Nicotera: Parte quinta

POPOLAZIONE

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Popolazione  // Qualità fisiche degli abitanti * Qualità morali* Immeglioramenti desiderabili  //  Qualità religiose e politiche*Occupazione e industrie particolari *Qualità intellettuali  //  Agiatezza-Pauperismo*Nobiltà  // Uomini illustri e personaggi distinti.

Popolazione . La popolazione del Comune di Nicotera e dei tre casali Badia, Comerconi e Preitoni, poichè quella del Casale Marina è compresa nella città, ascende in totale a 6476 anime, delle quali sono da attribuirsene:

                                    A Nicotera...............................…..5390

                                    - Badia............................................ 530

                                    - Comerconi.....................................420

                                    - Preitoni........................ .................131 

                                    Totale.........… ……..…….…... ....6476

 

STATO DELLA POPOLAZIONE SECONDO LE CONDIZIONI NATURALI

 

 

In Nicotera

Badia

Comer-coni

Preitoni

TOTALE

Maschi prima di 14 anni

Femmine prima di 12 anni

Adulti

 

Adulte

706

707

1.304

2.083

60

49

216

205

38

47

180

160

 

10

17

51

53

 

814

820

2.341

2.501

 

5.390

530

425

131

6.476

Celebi maschi

Celibe femmine

Coniugati

Vedovi

Vedove

1.034

1.103

2.788

181

284

119

146

208

29

28

111

72

186

19

37

23

46

40

08

14

1.287

1.367

3.222

    237

    363

 

5.390

530

425

131

6.476

Maschi da 15 a 18 anni

" da 19 a 25 "

 

" da 26 in poi

390

419

1.084

60

49

107

39

43

101

10

10

30

498

521

1.322

 

1.893

216

182

50

2.341

 

CONDIZIONI CIVILI

 

 

In Nicotera

Badia

Comerconi

Preitoni

Totale

Possidenti

Avvocati

Medici

Chirurgi

Farmacisti

Regi Notai

Maestri di Scienze e Lettere

Preti

Frati

Addetti a belle arti

Maniscalchi

Falegnami

Fabbricatori

Ferrari

Sartuii

Calzolai

Barbieri e Salassatori

Tintori

Arrotini

Funaioli

Conciapelli

Armieri

Sellai e Bastai

Merciajuoli

Pescatori

Mugnai

Contadini

Levatrici

Mendici maschi

Mendici femine

734

121

8

3

7

3

 

26

46

14

8

5

24

19

30

73

61

14

11

3

2

2

2

3

10

416

31

786

3

11

21

83

--

--

--

--

--

 

--

2

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

-

--

--

--

212

1

--

--

96

--

--

--

--

--

 

--

2

--

--

--

--

--

--

--

--

--

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--

--

--

--

--

--

--

--

208

1

--

--

10

--

--

--

--

--

 

--

1

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

--

50

1

--

--

923

12

8

3

7

3

 

26

51

14

8

5

24

19

30

73

61

14

11

3

2

2

2

3

10

416

31

1.256

6

11

21

 

MOVIMENTO DELLA POPOLAZIONE IN 10 ANNI DAL 1845 AL 1854

 

 

 

 

N A T I

 

 

MORT I

 

Anni

Totale della popolazione

Maschi

Femmine

TOTALE

Maschi

Femmine

TOTALE

Matri-moni

1845

1846

1847

1848

1849

1850

1851

1852

1583

1854

6.127

6.125

6.182

6.180

6.167

6.150

6.211

6.221

6.336

6.406

112

104

99

106

104

97

111

101

117

106

91

95

95

91

83

87

120

90

95

70

203

199

94

197

187

184

231

191

212

176

87

79

109

97

112

131

115

112

75

77

79

56

77

101

94

81

72

96

70

49

166

135

186

198

206

212

187

208

145

126

32

25

26

38

26

35

45

36

89

32

 

 

STATO DE’ NATI E DE’ MORTI NELL’ANNO 1855

 

 

 

N A

T I

 

 

 

M O

R T I

 

 

 

 LEGITT

IMI

ILLEGI

TTIMI

 

LEGITT

IMI

ILLEGI

TTIMI

 

in

Maschi

Femmine

Maschi

Femmine

TOTALE

Maschi

Femmine

Maschi

Femmine

TOTALE

Nicotera

Badia

Comer-

Coni

Preitoni

73

8

7

2

82

2

9

4

3

2

--

--

8

2

--

--

166

14

16

7

65

9

2

--

51

3

14

2

5

--

--

1

5

--

--

--

126

12

16

3

 

90

97

6

10

203

76

70

6

5

157

 

Il Comune per la parte amministrativa è regolato da un Sindaco e due Eletti per la città, ed altri 4 pe' villaggi, un Esattore Comunale, un Cassiere, un Cancelliere col Sostituto, un Commesso per le Conciliazioni, 4 Servienti Comunali, e 2 postieri.

 Per la parte giudiziaria ha un Giudice Regio, ed un suo Supplente, un Cancelliere col suo Sostituto, un Commesso e tre Uscieri: un Giudice Conciliatore ed un Custode delle Carceri.

Pel ramo finanziero: Un Ricevitore del Registro e Bollo col suo Soprannumero, e 4 venditori privilegiati: e quattro Uffiziali doganali, un Ricevitore, un Tenente, ed un Brigadiere con 4 guardie. E comechè abbiamo un posto telegrafo, si contano in esso quattro impiegati di questo ramo.

Sette cittadini di Nicotera esercitano cariche fuori della Comune; tre Giudici Regii, un Controlloro di dazi indiretti, e tre Uscieri di Regio Giudicato.        

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Qualità fisiche degli abitanti.

 La costituzione fisica degli abitanti è generalmente robusta, ben formata, e buona la salute, che sarebbe ottima, se non fosse, massime nelle persone agiate, affetta allo spesso dagli emorroidi. In tutte le classi s'incontrano avvenenti e regolari fattezze negli uomini, come si vedono belle e simpatiche fisonomie nelle donne. Nero, o castagno oscuro e' il colore predominante de' capelli, e raro il biondo, come raro e' pure il vedere capelli ricciuti. Parecchi poi sono dolenti dell'incanutire a 40 anni. Non vi sono ne' rachitichi, ne' nani; e tanto è generale l'idea di una giusta statura, che si additano due o tre individui di bassa taglia, che pure raggiungono cinque palmi di altezza. In tutta la città e nei villaggi non arrivano a 10 i zoppi e gli storpi; un solo melenso si conosce, e questi va girovago, e con maraviglia; giacchè il nicoterese non emigra neanche per tutto l'oro del mondo.

Qualità morali.

 Di umore giulivo, scherzoso e vivace, e di maniere affabili, è in generale il nicoterese: varia n'è l'indole secondo che varia n'è la condizione. La classe civile vedesi piuttosto a virtù inchinata, che a vizio; ed in modo potente si avverte l'influenza della buona educazione morale e religiosa; chè laddove è ben diretta, tu trovi commiserazione e carità pel prossimo, bella cortesia ed esemplare ospitalità pel forestiero; al contrario non t'imbatti che in una smodata brama d'avvantaggiare, e però in un'egoismo che per nulla si briga di ciò che tornar può ad utilità pubblica. Per quanto poi si voglia dissimulare, non si può nascondere l'invidia che si ha nel veder prosperare altrui. D'altra parte però dobbiam dire che il galantuomo nicoterese nel dì della sventura si presta a sollevare l'afflitto con ogni maniera di soccorsi e di conforti, e quasi fa sfoggio di generosità. Biasimevole poi è nel nicoterese una certa persistenza a servar rancore, ed il voler gareggiare ad ogni costo con le classi superiori, e primeggiare nella propria; donde poi molti sconci, fra' quali lo spirito di parte, cui tende ogni ordine della città, massime gli artefici e le persone di piazza. Gli artefici col nome di maestri, mostrano una grande attitudine alla civiltà, e buona voglia di divenir civili; e perciò fra i medesimi si osserva una bella gara nello immegliare. Sono portati per le festevoli brigate e sono attaccatissimi alle cose che riguardano il decoro del Culto; tanto che si dolgono, e non mancano di pure mordere con motteggi coloro che per avventura credono di avere contrariata la solennità delle feste. Si vantano di zelare l'onore del proprio paese, e chi si tiene in preferenza affezionato ad una delle famiglie de' galantuomini, chi ad un altra. Negli artefici medesimi si nota pure una propensione alla maldicenza, difetto che è sperabile vogliano smettere. Nella plebe, ch'è divisa in agricoltori, pescatori e vetturali, se non trovasi quella gentilezza che nasce da coltura civile, non mancano di tratti cittadineschi, e nulla hanno di veramente selvatico o brutale. Di fatti non v'ha persona dello gentame che non vanti la sua creanza, e giammai dà del tu al galantuomo, come suole il Calabrese della limitrofa provincia di Cosenza. E non dobbiam tacere che nella luttuosa epoca del brigantaggio delle Calabrie, durante l'occupazione francese, Nicotera non diede alcun brigante.

 

lmmegliamenti desiderabili.

  Vorremmo che gli agricoltori ai quali è dovuta - più particolarmente lode di buona indole, si andassero spogliando di taluni difetti, come sono quelli di essere sospettosi e proclivi a basse vendette; tanto che credendosi da taluno offesi, di notte tempo si vendicano tagliando viti od altri alberi. Come vorremmo che i pescatori non peccassero d’infingardaggine e di smodato amore per la crapula; e i vetturali lasciassero quelle schifose ed immodeste parole che hanno frequentemente nella lingua, non disgiunte da bestemmie: difetti che a poco a poco potranno svanire, se si vorrà essere docili alle voci dei Ministri della Religione, e dei probi galantuomini. In tal modo il popolo nicoterese si avvierà a civiltà vera. Chiuderemo questa rubrica col rivelare una falsa credenza in cui è il basso popolo Nicotera, la quale fa si che non si sradichi all’intutto un certo antico rancore contro il galantomismo: i dazii comunali credono taluni che paghino a’ galantuomini. Tale falsa supposizione gl’induce a mormorare, ad imprecare, massime le donne, quando si vedono in casa la coazione pel pagamento del balzello.         

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Qualita religiose e politiche.

 Devotissimi alla religione ed allo stato; la Chiesa e il Re sono pei nicoteresi nomi sacri inviolabili solenni, e guai a chi si attentasse di contrariarli. I fatti terribili del 1799, ne sono pruova evidente. E la plebe sorretta dal Sacerdozio e dalla gente colta e da bene, mantenne in bell’ordine la città tutta nell’anno 1848. Il sentimento religioso può dirsi radicato nel cuore del Nicoterese; e noi abbiamo avuto occasione di assicurarci e compiacerci di quest’ottima qualità religiosa nel fortunato tempo in cui facea la sua residenza in Nicotera il chiarissimo Monsg. Franchini. Zelantissimo egli colle varie pratiche di devozione da lui instituite chiamava il popolo a venerare Iddio, dopo averlo instruito nei dommi e nella morale; e quando gli egregi Francesco Antonio Brancia, Francesco Antonio Laureani, ambidue in seguenza di tempo Penitenzieri della Chiesa Cattedrale nelle due Chiese di Gesù e Maria e San Giuseppe gareggiavano a mantenere nella plebe la frequenza dei sacramenti. Ma a meglio raggiungere lo scopo, avendo l’egregio Prelato posto mente che il grave peso della cura di circa 6 mila anime tutta è sulle spalle dell’arcidiacono, che è la prima Dignità del Capitolo, saggiamente divisava d’istituire tre parrocchie. Ma la morte tolse a lui i giorni, ed a Nicotera il bene di avere i suoi Parrochi. Tre sono le feste che si celebrano con maggior devozione, e pompa; cioè: la festa della V. Assunta, di S. Giuseppe, e della V. del Rosario.

Occupazioni ed industrie particolari.

Oltre e l’esercizio della propria professione, arte, o mestiere, cui ciascuno attende con maggiore o minore solerzia, vi sono taluni nicoteresi i quali si occupano di una specie di commercio di estrazione dei grani dai Quartieri (24) e dal mercato di Nicotera per portarli al mercato di Palmi, ed in altri luoghi de1la Piana; ove oltre le varie granaglie recano pure lino, e di là portano in Nicotera castagne, mele, noci, patate. Altri vanno ai boschi di Burello e di Rosarno a trarne legna pel consumo della città, e sono per la maggior parte asinai. Questi uniti a pochi mulattieri nella stagione propria fanno il negozio del mirto, che vanno a raccogliere nei boschi di Burello e della Lamia, poi lo curano, lo macinano, e vanno a venderlo pei comuni di Soriano e di Cinquefrondi, ove sono molti conciapelli. Questi stessi assumono il trasporto del mosto nel tempo della vendemmia, de’ grani nella messe, delle pietre e della calce per le fabbriche, e non stanno mai oziosi. Tre o quattro fan da sensali tra i compratori e venditori di vino, sorvegliando assiduamente l’entrata del1e strade maestre della città, e nel vedere le vatiche dei muli, e cavalli, tosto si fanno incontro ai conduttori per portarli nelle migliori cantine. In quella ove si conclude il contratto mangiano e bevono di conserva co’ compratori, e di soppiatto ricevono poi compenso dal venditore. Chi ha vino e non ricorre a questi cani di piazza, difficilmente può venderlo, e sia pure di ottima qualità. Son da notare poi taluni addetti ad arti vili, che nell’està abbandonano le botteghe, e si recano nei giardini e nei frutteti del Contado per esercitare il mestiere di fruttajoli. Le donne della plebe generalmente, sino ad una certa ora di vespro si veggono filare, o tessere tele per uso loro; verso sera lasciano il compito, e vanno alla fontana a prender l’acqua, poscia all’orto per comprare verdure e preparar la cena: guai a quella moglie il cui marito non trova pronta la minestra(25) nella sera! Difficilmente si potrebbe esimere la meschina dalle grosse battiture del marito sia agricoltore, sia marinaio, o vetturale. Vi sono delle donne finalmente che si sobbarcano ai lavori della campagna: la giornata di una di queste donne si paga un carlino.

NOTE:

(24) Nome collettivo di molti piccoli villaggi che sono siti nelle vicinanze della città di Mileto.

(25) Consiste per lo più in cavoli cotti e conditi con olii o col grasso di porco.

Qualità intellettuali. Nicotera abbonda di buoni ingegni, i quali se avessero la pazienza di perdurare nei lunghi studi, salirebbero a gloriosa altezza. Si prediliggono gli studii Teologici, Filosofici, Legali, Medici, Chirurgici, Letterarii; non mancano cultori di Pittura e di Musica; anzi la Musica è molto generalizzata. L’istruzione quindi può dirsi che sia in grandissimo pregio.                                                                                (inizio pagina)

 

Agiatezza - Pauperismo. Sono pochissimi i poveri relativamente alla popolazione, siccome si è potuto osservare ne precedenti statini; è anzi da notare, che la cifra quivi segnata si vede nei mesi d’inverno, poiché nelle altre stagioni si riduce ad un numero assai minore. In fatti (giacché i poveri ordinariamente usano elemosinare per le strade, presso le porte altrui nei giorni di Lunedì e Venerdì) se nel tempo d’inverno senti picchiare la porta dal pitocco, o t’incontri per le vie quando a quando in qualche viso sparuto, che si raccomanda alla tua carità, nella primavera, nell’està e nell’autunno non ti si fa innanzi che qualche cieco o qualche accattone forestiero. Nè mai vien loro negato il pane dalla carità degli agiati, i quali sarebbero molti, se molti si contentassero di quell’agiatezza conveniente al proprio stato. Ma comechè si suol salire incessantemente più al di sopra della propria condizione, così accade che mai si è contento, e talvolta si diviene vizioso e peggio per soddisfare tale cupidigia.

    In Nicotera la proprietà è divisa in tutte le classi; cosicchè pochissimi sono gli artigiani, e pochi i contadini i quali non abbiano la lor casa, la loro piccola vigna od il poderuccio; e que’ pochi che non hanno né proprietà, nè industria, nè arte da esercitare, hanno che raccogliere nella estensione del territorio feracissimo in ogni tempo; poichè nel tempo delle varie ricolte il mendico trova il suo pane nella campagna e nell’inverno la campagna stessa gli offre erbe saporitissime per la minestra, fra le quali distinguonsi la cicoria, una specie di cardo detto volgarmente scolimbre, ed un’altra detta dal volgo misi misi che dà gusto un amaretto stomatico. Or dunque, i veri bisognosi, cioè i ciechi e gli storpi riducendosi a circa 15, questi potrebbero essere ricoverati a spese del Comune nell’antico monastero delle Clarisse, edifizio che dura in buono stato, e con pochi riattamenti potrebbe servire a molti usi di carità. Notiamo infine, che tra le famiglie dei gentiluomini la proprietà si estende dagli otto a’ 30 mila ducati, e che vi sono anche de’ massai proprietarii di 10 a 18 mila.

 

Nobiltà. Nicotera vanta ab antico generosa nobiltà, la quale amministrava ed esercitava gli uffici della cittadinanza. Un castello terminato da tre torri, ognuna sormontata da tre corone, era lo stemma della città. E perchè non abbia a credersi, che l’amor della patria ci faccia travedere, pensiamo bene riferire ciò che sul proposito abbiamo letto nella città di Tropea, in una cronaca scritta dall’abate Francesco Sergio, dell’anno 1720, e che in MS, inedito si conserva dal Dott. Fisico Antonio Punturieri- Quondam fuit (Nicotera) regia Civitas, non vendita, ubi celebres familiae vigebant tam nobilitate, quam antiquitate clarae; nec non divitiis, praeclarae et illustres. Unde plurime earum, quae Tropeae extant se ex ea regia et antiqua Civitate originem traxisse utilique gloriantur (26). Che vi sia stata nobiltà si rileva benanco da un atto del 29 Dicembre 1495, e dagli atti del Parlamento tenuto da’ Patrizii di Tropea a 3 Giugno 1508, quando da’ Patrizi stessi fu aggregato al loro sedile Mario Pellizza, perchè di famiglia nobile Nicoterese, e dal processo di nobiltà di Fabio d’Afflito, compilato nel 1565, ove si pruova che i maggiori del d’Afflitto avevano esercitato in Nicotera gli uffici e la parte di nobili. Si attigne ancora dagli atti della S. Visita pastorale del 1620, che sono nella Curia Vescovile, ne’ quali trovasi notato che la Chiesa di S. Andrea nella sua Istituzione apparteneva ai civili della Città. E finalmente si conosce una distinta nobiltà dagli atti di separazione eseguita nel 1649, quando i nobili deputati Giuseppe Brancìa e Scipione Adilardi numerano 26 famiglie nobili, delle quali sette erano estinte, e quattro abitanti in Tropea. Questi atti colle ultime capitolazioni della città nostra si trovavano nel protocollo di Notar Filippo de Luca di detto anno. Ci duole che questo libro MS. sia stato involato. Solo si trova presso il piccolo nostro archivio una copia della notata separazione con firma--Antonius Luciano Scriba de mandato.

Nota:

(26) Chronologica - Collectanea del Civitatae Tropeae ejusque territorio. Sive eorundem chronicorum libri tres.Deprompta ex nonnullis gravibus autoribus Collectore R.D. Franc. Sergio Anno Sal. 1720.

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Uomini illustri e personaggi distinti. Dai tempi antichi è giunta a noi la rinomanza de’ pochi che qui annotiamo.

L’atronomo Filippo Medameo, che fu discepolo di Platone negli studi matematici, e di cui così scrisse Stefano Bisantino: Medme unde erat Philippus, mentione dignus, vir qui de ventis scripsit (27).

Geracio, Valoroso cavaliere, accettissimo al re Carlo I d’Angiò, da cui ebbe l’aureo cingolo militare, e con diploma del dì 23 luglio 1279 un feudo con vassalli nel tenimento di Mesiano. Fatto prigione nel 1284, fu decapitato a Messina.

Pietro Pellizza, Pretore in Reggio, ragguardevole per spirito di generosità cavalleria, e per attaccamento e fedeltà serbata al detto Re Carlo (28).

Amandino, Corrado e Riccardo, i quali nel 1202 militando sotto le bandiere angioine, ottennero una regia ordinanza diretta a’ segreti di Puglia a lor prò; e Riccardo particolarmente avea Guarano in feudo.(29)

Comito, Filippo, e Matteo, figli di Geracio, i quali ebbero un feudo nel quartiere di Carbonara.(30)

Guglielmo Geracio, il quale fu militare e feudatario del Casale di Saxo in Nicotera, ed ottenne dal Re nel 1333 la reintegrazione di una porzione della Bannia, che si ritrova smembrata.(31)

Bartolomeo Farfera, il quale nel 1314, trovandosi Tesoriere di Giovanni Conte di Gravina e Duca di Durazzo meritò dal Sovrano larga provvisione. (32)

Niccolo' Antonio Scattaretica, nobile per lignaggio e per virtù sua, fu in favore del Re Alfonzo I, il quale in un Diploma del 1445 lo chiama nobilis familiaris noster, nostri ospitii ec. ed ottenne moltissime franchigio.(33)

Monsignor Francesco Scattaretica, figlio di Nato ossia di Donato, degnissimo Vescovo, come dicemmo, della sua patria dal 1452 al 1460. (34)

Fra Francesco Pellizza distinto e nobile personaggio, Cav. Gerosolimitano, che vivea nell'anno 1460.(35)

Fra Fabio d'Afflitto, fatto Cav. di Malta dopo aver provato i quattro quarti di nobiltà della sua famiglia nell'anno 1565. (36)

Fra Giancola Adilardi, il quale avendo ottenuto nel 1589 di essere suddito della Religione Gerosolimitana, ottenne in seguenza la decorazione di Commendatore di S. Giovanni di Drosi, e morì in Roma nel 1598--Aggiungi il B.Vincenzo morto in Palermo nel 1602.(37)

Marcello Fossataro, Terziario di S.Francesco d'Assisi, uomo di puri costumi e di santa vita, il quale nel 1598 aprì in Napoli una casa a' fanciulli poveri, che intitolò alla Misericordia. (38)

Annibale Brancia di Andrea, nato nel 1579, ragguardevole Ecclesiastico, per scienza e per virtù tale, che da giovine fu insignito della dignità canonicale della Cattedrale Chiesa. Prese laurea dottorale in Roma, e dopo la morte dell'Arcid. Massimiliano Pellizza, verso l'anno 1614, fu eletto Arcidiacono, prima dignità del capitolo, di anni 35.

Questi fa quell'Arcidiacono che per squisitezza di coscienza andò di persona in Roma, per togliersi il carico della cura delle anime, ma senza effetto, avendo avuto contrario il voto del Vescovo e del Capitolo di quel tempo.

Andrea Coppola, Ecclesiastico riputatissimo per colto ingegno e per integrità di costumi. Nel 1681 da suddiacono era canonico della Cattedrale, e nel 1684 da Luogotenento di Monsig. Aricò visitò la Diocesi.

Carmine Antonio Prenestini personaggio distinto per coltura d'ingegno, e per bontà di cuore. Fu Dottore di ambe le leggi, Arcidiacono della Cattedrale, e Vicario Vescovile e Capitolare quasi di continuo dal Vescovado di Monsig. Gualtieri a quello dell'egregio Monsig. Franco.

Giuseppe Brancia, nato da Antonio e Laura Cesareo nel 1707, ecclesiastico distinto che studiò filosofia e teologia in Napoli sotto il chiarissimo filosofo Abate Genovesi, e del ch. teologo La Torre. Ritiratosi in Patria ebbe la prebenda Teolagale della propria Chiesa: di lui lodavasi ad Sacra Limina Monsignor Entrerio.

Ignazio Cesareo nato nel 1683 da Niccolò ed Eleonora Grillo, nel 1714 ebbe diploma di dottor di legge dal Collegio della Sapienza di Roma: fu Vicario Generale della Diocesi, e promotore della Reale Accademia Peloritana di Messina; ove era Patrizio.

Pasquale Laureani, Professore di teologia e delle lingue ebraiche e greca, esaminatore Sinodale della Diocesi di Nicotera, e Vicario Generale nelle Diocesi di Cotrone e di Oria, morto nel 1781.

Lorenzo De Luca. Ecclesiastico ragguardevole, Vicario Generale nelle Diocesi di Pozzuoli, Bovino, e Reggio, e pro-Vicario in Mileto, ove morì nel 1817.

Giuseppe Massara nato a 3 Agosto 1773. Sortì da natura animo gioviale ed ameno: studiò lettere in Nicotera, ed in esse si fece tanto innanzi da sentire con squisitezza il Bello. I suoi vari sonetti inediti, ed alcune poesie pubblicate lo mostrano poeta. Oratore pieno di delicata facondia lo ricorda

la Patria, come ancora pronto e leggiadro negli acuti motti. Era versato negli studi del Chiericato, e Dottore di ambe le leggi; e sostenne luminose cariche. Di lui così scrisse l'Adilardi:

"Dottorossi nell'una e nell'altra legge a 24 Aprile 1800". Uomo di sapere e commendevole per sociali virtù: fu segretario e confidente stretto di Monsig. Gervasio, Cappellano Maggiore nella Corte, e quindi Teologo del Cardinal Ruffo Arcivescovo di Napoli. Andato Ruffo in Roma come Bibbliotecario della Vaticana, egli amorevolmente lo seguì. Fu del pari Vicario Generale del Vescovo di Larino, il quale l'amava a segno, che in morire l'istituì suo erede; Vicario Apostolico in S. Angelo dei Lombardi e Bisaccia; Vicario Generale in Cosenza ed in Tropea; Provicario Generale in Capua; Vicario generale e poi capitolare in Nicastro ed in Nicotera, ed Arcidiacono in sua patria ec. ec.

Monsignor Francesco Maria Coppola, il quale nacque da Orazio e Carmina Brancia agli 11 aprile 1773. Sacerdote esemplare, spettabilissimo per provata virtù riuscì Vescovo quale lo desiderava l'Apostolo scrivendo a Tito. Giovinetto apprese la scienza chiericale nel Seminario Arciv. di Reggio, donde venuto in Patria resse il Seminario Diocesano e curò l'erezione di un tempio al Patriarca S.Giuseppe protettore della città. Ebbe dal Vescovo Marra di cui era confessore la prebenda teologale, e da canonico teologo cercò mai sempre difendere il decoro della sua Chiesa. A 21 aprile 1822 fu consacrato Vescovo di Oppido in Roma, ove si acquistò la benevolenza di varii Cardinali, tra' quali quella particolarissima del suo Esaminatore P. Cappellari, poscia Cardinale, ed infine Papa Gregorio XVI. Ritiratosi nella Diocesi, intento al fine pel quale era stato chiamato all'apice del Sacerdozio, si fà tutto de' poveri, del clero, e della chiesa. Il tempio eretto da lui dalle fondamenta pieno a dovizia di marmi, di quadri di ottimi pennelli, di argenti, di sacri preziosi arredi, e il pianto de' poverelli oppidesi che lo hanno perduto agli 11 dicembre 1852, parlano ai presenti, e mostreranno ai posteri che il Clero Nicoterese ha dato in lui alla Chiesa di G. Cristo un ottimo Pastore.

Andrea Coppola fratello del lodato Vescovo, giovane pieno d'ingegno e di buon volere, studiò con grandissimo profitto in patria lettere, matematiche e filosofia nella scuola dei Minimi sotto la disciplina del dotto P. Caristina, il quale lo chiamava auditor non vulgaris ingenii et sanguine illustrior.

In Napoli fu discepolo del celebre Carmine Femiani; e nel certificato degli esegniti studii così il dotto Precettore dice del suo discepolo: optimus, magnaeque spei adolescens.... qui eo successu profectuque addidicit, ut et ingeniosos diligentia vicerit, et ingenio diligentes. Venuto in patria, dottor di legge, morì giovane.

Giuseppe De Luca figlio di Francesco Antonio e Petronilla Brancia, nato a' 18 febbraio 1775. Fu valoroso soldato, e si distinse precipuamente in Civita Castellana, nella campagna di Roma, in quella di Campotenese, nella battaglia di S. Eufemia, col grado di Capitano ajutante di campo del Generale inglese Stuart, ed in fine nella battaglia di Mileto, ove morì combattendo con soverchio ardire da Colonnello di cavalleria.

Francesco Castorone nato in Nicotera a 6 Aprile 1786 da Domenico e Francesca Brancia, morì da capitano della Gendarmeria Reale nella Marina di Nicotera a 15 settembre 1831. Fu cavaliere dell'ordine di S. Giorgio della riunione, e decorato dalla medaglia di bronzo, dopo aver dimostrato valore e fermezza militare negli assedii di Reggio, di Scilla, d'Ischia, di Procida, in Genova, e nelle Spagne.

Francesco Antonio De Pietro, filosofo e medico, lodato dal ch. Salvatore de Renzi nel Discorso sulla tesi: Esame Critico sulle tante opinioni avanzate in ordine alla causa prossima della febbre--Napoli presso i Fratelli Manfredi 1819, letto nella società Filojatrica, di cui il de Pietro era Presidente, con le seguenti parole: Saggio Presidente... giovine medico di estese cognizioni e di profondo discernimento! Morì in Nicotera a dì 21 luglio 1847.

Cav. Francesco Adilardi, Nicoterese d'origine, nato in Mandaradoni da Paolo e Rosa Brancia nel 1815. Egli visse ammirato da' suoi contemporanei, non men per gli umanissimi suoi costumi, che per gli studi nei quali laboriosamente durò intorno la storia ed archeologia patria. Fu anche ammirato per l'integrità singolarissima dimostrata nelle cariche alle quali venne chiamato. Fu Cav. dell'ordine insigne di S. Gregorio Magno, Presidente del Consiglio Distrettuale di Monteleone, Membro di 40 Accademie e Regio Giudice in Cariati, ove morì per apoplesia, di anni 38, rimpianto da tutti.

Dei vivi non facciamo menzione volendo rispettare la modestia di ognuno.

 

Note:

(27)Proclo che fioriva nel 511 lo nomina Filippos o Medmaios (in lingua greca). vedi " Iparco, Vetruvio, Cemino ec.ec.

(28) Vedi Neocastro ed il Mauralico.

(29) Regest. Regis Caroli anno 1292 lit. E fol. 339-ivi foglio 309.

(30) Regest. An. 1308 et 1309 lit. C f. 140

(31) Regest. An. 1333 et 1334 lit. B f. 282

(32) Regest. An. 1314 lit. C f. 256  

(33) Vedi Adilardi (Memorie Storiche ec. Napoli 1838), stamperia Porcelli.

(34) Vedi Adilardi, pag. 37. op. cit.

(35) Adilardi Op. cit.

(36) idem

(37) idem

(38) Per questi ed altri pii frati di S. Francesco: V. il più volte citato Adilardi, pag. 103

 

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