Nicotera. Parte quarta

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Industria, Arti e mestieri, Commercio  //  Fiere e mercati // Mezzi di trasporto   //   Pesi e misure

INDUSTRIA, MANIFATTURE, COMMERCIO

Industria. Si può dire che industria quasi non esista in Nicotera, se per questa voce vogliamo intendere l’adoperare i mezzi escogitati dal genio dell’uomo per dar nuove forme ai prodotti naturali, e farli servire a soddisfare i bisogni fattizii divenuti oramai necessarii nello stato della presente civiltà. Negli scorsi anni si aprì una fabbrica di sapone, che rimase in attività solo per un biennio, e poi si chiuse. Un’altra maniera d’industria manifatturiera, che a definirla consisteva in un saggio di concia di vani cuojami all’uso di Livorno, fu pure tentata, e dopo due anni circa si dismise; come si è pure abbandonata nel 1854 un’Officina per la trattura della seta, che si era aperta con buon successo nel 1853. L’ostacolo che si oppone allo svolgimento industriale è la mancanza di grossi capitali di che abbisogna, poichè coloro, che hanno capitali amano meglio darli altrui ad interesse, od applicarlo alla agricoltura. Sola industria veramente riguardevole e proficua è quella degli alici, che si salano in piccoli barilotti, nomati volgarmente cognetti, e se ne fa grandissimo smercio.

Arti e mestieri. Le arti ed i mestieri incominciano a vedersi in qualche progresso. Gli oggetti infatti che escono dalle botteghe dei vari artigiani, se non si raccomandano per somma delicatezza o perfezione di lavoro, non si possono al certo dire spregevoli. Gli agricoltori comprano da’ maestri ferrai di Nicotera i loro strumenti agrarii, e li sperimentano di buona forma e ben temperati: due particolarmente lavorano il ferro in lettini, in cancelli, in toppe con lode; sicché Nicotera vanta buoni magnani, mentre non manca di maniscalchi e ferratori di cavalli. La Pietra dura, detta comunemente granito, si vede lavorare per diversi usi, e svariati ornamenti per edificii da tre ingegnosi scarpellini. L’arte del tintore è grandemente esercitata ed usano l’indaco per tingere le tele di lino, onde si veste la plebe; ma adoperano pure vari altri colori. Vi sono calzolai e sarti che giungono a contentare anche coloro, che amano di attillarsi; ed i fabbricatori danno forti e ben livellate fabbriche. Del canapo si fanno funi di ogni maniera e spago da tre cordari; ne vogliam tralasciare di nominare il fuochista di Badia con i suoi tre o quattro aiutanti, che caricano mastii, il quale si mostra bene inteso della sua arte, sicché nelle feste fa restare il pubblico soddisfatto de’ suoi fuochi artificiali.

    Anche le arti donnesche sono in sul fiorire; che anzi si veggono di giorno in giorno progredire viemaggiormente. Ed in vero da’ telai delle donne Nicoteresi, oltre le tele cotonine e di lino ordinarie, escono finissime e varie lavorate tele di lino per camice, per servizii di tavola e di coperte; e sono ammirevoli i tessuti di rigatini, che emulando i forestieri, li superano in perfezione per la fortezza. Dalle loro mani escono eziandio lavori pregevoli di maglia, di ricamo in filo, e di finissime reti; e sono da nominare le coperte a maglia lavorate ad una tela, che da pochi anni si sono introdotte. L’arte dello scardassare è esercitata anche dalle donne.

Commercio. il commercio si può dire invilito, anche per mancanza di strade rotabili. Godiamo intanto nell’osservare, che incomincia a svolgersi l’idea di esso nel pensiero di alcuni pochissimi speculatori, i quali esportano dalla marina di Nicotera per Napoli i nostri ottimi vini, ed a quando a quando importano generi diversi esteri e siculi da Messina, dopo aver esportato da qui il lin-seme, il mirto, la paglia, ed altri oggetti. Nel fatto poi si vede, che quattro famiglie della costa di Amalfi negoziano nella piazza di Nicotera, non solo per le paste di ogni qualità che importano e vendono, ma per traffichi di ogni genere, che possano ad essi offrire guadagno. La marina di Nicotera pel suo clima, per l’aere salubre, per la vicinanza della città, e per essere centro della piana della Calabria Ulteriore prima, meriterebbe di essere uno degli emporii del commercio delle Calabrie.

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Fiere e mercati. In Nicotera vi è mercato ogni otto giorni, ed in tutti i di festivi dell’anno nella piazza di Santa Caterina. Esso dura circa cinque ore, e per lo più suol terminare al mezzodì. Vi si vendono, merci di ogni specie, cereali, civaie, latticini, ortaglie, aranci, frutta, pollame, uova ec. ed è molto frequentato nei mesi di agosto e settembre. Da questo mercato da’ cavallari nicoteresi si fa esportazione di grani per quello di Palmi, e di esso si servono coloro che vengono dai circonvicini paesi della Piana. V’importano i cereali, i massai e i contadini de’ paesetti confinanti.

    Vi si celebrano anche due fiere: una nel mezzagosto, e l'altra dal sabato a tutta la prima domenica di ottobre: ambedue hanno molto concorso. Gli oggetti poi che, vi si rinvengono, oltre i soliti de' settimanali mercati, sono precipuamente chincaglierie, vetri, cristalli, terraglie, porcellane, diversi lavori di oro, di argento, di gioje, di corallo, stoffe varie, panni, mussoline, telerie forestiere, dolci, litografie, fantocci, tamburelli, ec. buone crete di Soriano e di Seminara, lini, canape, barili, scale a piuoli, vasi a doghe di legno per misure, casse, sedie per uso del basso popolo, ed in fine si smercia una spezie di grossa tela che usano i poveri per coperte, ed i massai per conservare i grani, detta tela di salauddi. Alle volte vi si veggono pure librai, e cappellari. In questi giorni dai caffettieri si gela, e si fa dai medesimi grandissimo smercio di gelati; egualmente i macellai fanno considerevole vendita di carne di vitella, di bue e di porco; ed è da notare, che la fiera di ottobre è più ragguardevole precipuamente per le molte contrattazioni di porci. Le strade in generale sono agevoli alle vetture con poche eccezioni; per coloro che debbono venire da paesi posti verso il nord-est ed il nord ovest, incontrano nella discesa del Monte Poro vie disastrose, ma più quelli del nord-ovest: coloro all'incontro che vengono da' paesi della Piana viaggiano commodamente, tanto più che il bosco di Rosarno si può, volendo, scanzare. Tutte le strade sono sicure; e solo giova avvertire coloro che vogliono transitare per detto bosco di Rosarno di stare guardinghi vicino al punto nomato l'acqua bianca, e nell'altro sito che nomasi Stretto o le Calcarelle di Gioja, perchè sogliono quivi succedere, benchè molto di rado, de' ladronecci. Siccome la città di Nicotera vanta abbondanza di viveri, in queste due fiere ne fa mostra: oltre gli ordinarii alberghi, taverne ec. a pochi passi l'uno distante dall'altro vi s'incontrano per le strade maestre della Città focolai accesi con caldaje nelle quali bolle gran quantità di carne; di lato un banchetto bene addobbato, su cui stanno esposti in vendita varii manicaretti di ulive, schiacciate in salsa, e cose simili, alici salate, pesci fritti, vino, pane ec. ec. Un villano, che si avvicina ad una di queste taverne improvvisate, con cinque o sei grana mangia e beve quanto basta.                                                                      

Mezzi di trasporto. I mezzi che si adoperano pel trasporto di ogni maniera tanto in Nicotera propriamente, che ne suoi villaggi di Badia, Comerconi, Preitoni, e Marina, li abbiamo distintamente registrati nel seguente:

Specchietto dei mezzi di trasporto

 

 

Carri

Cavalli e Giumente

Muli

Somari

Nicotera

60

25

22

200

Badia

12

04

"

12

Comerconi

12

03

"

14

Preitoni

06

01

03

32

Marina

"

06

"

32

TOTALE

90

39

25

263

 

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Pesi e misure.

      La misura agrimensoria in uso è la tomolata, consistente in una superficie di 44100 palmi quadrati. La misura pei panni e telerie è la canna, di otto palmi napolitani antichi: ogni palmo componesi di 12 once, ed ogni oncia di 5 decimi. La misura pe' cereali e ghiande è il tomolo, che supera il napolitano di una buona colmatura: ogni tomolo, divedesi in 8 parti detti ottavi. Comunemente nel misurare i generi si adopera la mezzaruola, ch'è la metà del tomolo, ed il quarto ch'è l'ottavo. La misura dell'olio consiste in un vaso di latta, o di creta, che nomasi mezzacannata, ed in un'altro più piccolo detto volgarmente cuccarico: la mezzacannata contiene di olio 2 rotoli e mezzo al 33 ed un terzo; il cuccarico è la sesta parte della mezzacannata. La misura del vino è la salma che si compone di 8 quartare: ogni quartara di 16 caraffe, ed ogni caraffa contiene 24 once di vino. La misura della calce è la salma, che componesi di 8 sportelle, delle quali ciascuna suole contenere una quarta parte del tomolo descritto. La fabbrica infine si suole anche misurare a canna; ed ogni canna dev'essere lunga palmi 32, larga palmi 2, alta palmi 2. I pesi che si usano nella piazza variano al variar degli oggetti. Per carne di bue, di vitella, di vacca, di agnello, di castrato, come pel pesce e per la frutta, ogni rotolo è di once 48; per le salsicce e la carne di porco senz'osso è di once 30; quello per la pasta, pel caffè, e per lo zucchero è di once 35. Pesandosi gli oggetti vendibili all'ingrosso, siccome carboni, ferro, ec. come pure le fave verdi in primavera, si calcola a catajo, consistente in cento rotoli di once 33 ed un terzo.                 

 

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