Patrick Süskind, Il profumo, Longanesi & C., 1985, 259 p.

 

Il romanzo

Jean-Baptiste Grenouille, nato il 17 luglio 1738 nel luogo più puzzolente di Francia, il Cimetière des Innocents di Parigi, rifiutato dalla madre fin dalla nascita, rifiutato dalle balie perché non ha nessun odore, rifiutato dagli istituti religiosi, riesce a sopravvivere a dispetto di tutto e di tutti, anche a dispetto della sua figura brutta e sgradevole. Nonostante tutto, il protagonista riesce a sopravvivere ad ogni avversità e, crescendo, scopre gradatamente di possedere un dono inestimabile: un olfatto finissimo, una prodigiosa capacità di percepire, distinguere e catalogare gli odori.

Con testardaggine e pervicacia, egli decide di mettere a frutto questa qualità nel campo dei profumi, usati massicciamente in quell'epoca per coprire il lezzo che emanava da cose e persone. Greonouille intende diventare il più grande profumiere del mondo e l'autore lo segue nei vari passaggi della sua carriera: dal laboratorio parigino, dove apprende i primi rudimenti tecnici, sino alla città di Grasse, in Provenza, città per antonomasia dei profumieri. In ogni esperienza Grenouille mette a frutto le sue straordinarie facoltà, superando in breve i suoi maestri.

Il percorso geografico da Parigi alla Provenza coincide con un'ascesi di Grenouille che si ritira per ben sette anni, in una grotta sul massiccio dell'Auvergne, in completo isolamento dal mondo e dai suoi odori. In questo tempo, il protagonista raggiunge progressivamente la consapevolezza del suo obiettivo: la realizzazione di un profumo in grado di arrivare al cuore degli uomini, permettendo al suo creatore di soggiogarli completamente ai propri voleri.

"Gli uomini potevano chiudere gli occhi davanti alla grandezza, davanti all’orrore, e turarsi le orecchie davanti a melodie o a parole seducenti. Ma non potevano sottrarsi al profumo. Poiché il profumo è fratello del respiro. Con esso penetrava gli uomini, a esso non potevano resistere, se volevano vivere. E il profumo scendeva in loro, direttamente al cuore e la distingueva categoricamente la simpatia dal disprezzo, il disgusto dal piacere, l’amore dall’odio. Colui che dominava gli odori, dominava il cuore degli uomini." …

Raggiunta la Provenza, Grenouille perfeziona ulteriormente le proprie attitudini nell'arte della profumeria e dà inizio al suo progetto di fabbricare il profumo dei profumi, la perfezione assoluta, che darà al creatore il potere di soggiogare i sensi altrui. Lo scopo viene perseguito con tenacia e senza nesuno scrupolo. Il protagonista uccide 25 giovani illibate, le più belle della città e delle vicinanze per estrarre dai loro corpi le essenze necessarie alla realizzazione del suo profumo.

Segue una serie rocambolesca di vicende in cui Grenouille viene scoperto, condannato a morte, sfugge alla condanna, torna a Parigi dove, nel medesimo luogo in cui era nato, si lascia uccidere da dei barboni che, estasiati dall'essenza di cui egli si era profumato, lo fanno letteralmente a pezzi per impossessarsene.

Il romanzo venne pubblicato per la prima volta, a puntate, sul Frankfurter Allgemein Zeitung e sul Corriere della Sera,


Le prime righe

"Nel diciottesimo secolo visse in Francia un uomo, tra le figure più geniali e scellerate di quell’epoca non povera di geniali e scellerate figure. Qui sarà raccontata la sua storia. Si chiamava Jean-Baptiste Grenouille, e se il suo nome, contrariamente al nome di altri mostri geniali quali de Sade, Saint-Just, Fouché, Bonaparte, ecc., oggi è caduto nell'oblio. non è certo perché Grenouille stesse indietro a questi più noti figli delle tenebre per spavalderia, disprezzo degli altri, immoralità, empietà insomma, bensì perché il suo genio e unica ambizione rimase in un territorio che nella storia non lascia traccia: nel fugace regno degli odori.

Al tempo di cui parliamo, nella città regnava un puzzo a stento immaginabile per noi moderni. Le strade puzzavano di letame, i cortili interni di orina, le trombe delle scale di legno marcio e di sterco di ratti, le cucine di cavolo andato a male e di grasso di montone, le stanze non aerate puzzavano di polvere stantia, le camere da letto di lenzuola bisunte, dell'umido dei piumini e dell'odore pungente e dolciastro di vasi da notte. Dai camini veniva puzzo di zolfo, dalle concerie veniva il puzzo di solventi, dai macelli puzzo di sangue rappreso. La gente puzzava di sudore e di vestiti non lavati, dalle bocche veniva un puzzo di denti guasti, dagli stomaci un puzzo di cipolla e dai corpi, quando non erano più tanto giovani, veniva un puzzo di formaggio vecchio e latte acido e malattie tumorali. Puzzavano i fiumi, puzzavano le piazze, puzzavano 1e chiese, c'era puzzo sotto i ponti e nei palazzi. Il contadino puzzava come il prete, l'apprendista come la moglie del maestro, puzzava tutta la nobiltà, perfino il re puzzava, puzzava come un animale feroce, e la regina come una vecchia capra, sia d'estate sia d'inverno. Infatti nei diciottesimo secolo non era stato ancora posto alcun limite all'azione disgregante dei batteri i e così non v’era attività umana, sia costruttiva sia distruttiva, o manifestazione di vita in ascesa o in declino, che non fosse accompagnata dal puzzo.

E naturalmente il puzzo più grande era a Parigi, perché Parigi era la più grande città della Francia. E all'interno di Parigi c'era poi un luogo dove il puzzo regnava più che mai infernale, tra Rue aux Fers e Rue de la Ferronnerie, e cioè il Cimetière des Jnnocents. Per ottocento anni si erano portati qui i morti dell'ospedale Hôtel-Dieu e delle parrocchie circostanti; per ottocento anni, giorno dopo giorno dozzine di cadaveri erano stati portati qui coi carri e rovesciati in lunghe fosse; per ottocento anni in cripte e ossari si erano accumulati, strato su strato, ossa e ossicini. E solo più tardi, alla vigilia del1a Rivoluzione Francese, quando alcune fosse di cadaveri smottarono pericolosamente e il puzzo del cimitero straripante indusse i vicini non più a semplici proteste, bensì a vere e proprie insurrezioni, il cimitero fu definitivamente chiuso e abbandonato, e milioni di ossa e di teschi furono gettati a palate nelle catacombe di Montmartre, e al suo posto sorse una piazza con un mercato alimentare.

Qui dunque. nel luogo più puzzolente di tutto il regno, il 17 luglio 1738 nacque lean-Baptiste Grenouille. Era uno dei giorni più caldi dell'anno. La calura pesava come piombo sul cimitero e spingeva i miasmi della putrefazione, un misto di meloni marci e di corno bruciato, nei vicoli circostanti. La madre di Grenouille, quando le presero le doglie, si trovava all'esterno di un bugigattolo di pescivendolo in Rue aux Fers e stava squamando dei pesci bianchi che aveva appena sventrato. I pesci, pescati presumibilmente nella Senna la mattina stessa, puzzavano già tanto che il loro odore copriva l'odore dei cadaveri. Ma la madre di Grenouille non percepiva né l’odore dei pesci né quello dei cadaveri, perché il suo naso era in larghissima misura insensibile agli odori e a parte questo il suo corpo era dolorante, e li dolore soffocava ogni capacità di ricevere impressioni dall’esterno. Voleva una cosa sola, che il dolore finisse, voleva liquidare il più presto possibile quel parto disgustoso. ..."


Il commento

Ritengo che il romanzo sia decisamente squilibrato. L'inizio è decisamente promettente: l'autore descrive minuziosamente ed in modo così efficace e realistico gli odori di Parigi che il lettore sembra quasi percepirli con l'olfatto.

Pagine da ricordare, sicuramente, non a caso citate in uno dei libri della collana curata da Electa-Gallimard, "Storia della bellezza : canoni, rituali, belletti". Interessante l'idea dell'autore di non attribuire a Grenouille nessun odore, caratterizzando quindi il proprio personaggio con una valenza simbolica e di finzione, in decisa contrapposizione alla "realtà" odorosa di Parigi dalle strade che puzzavano di letame, dai palazzi infiorati di muffe, dall'insopportabile puzzo dei mercati di pesce e dal rancido odore del sopravvivere quotidiano.

Nelle parti iniziali viene mantenuto un credibile equibrio tra realtà e fantasia. Le pagine scorrono rapide e leggere sostenute da un buon ritmo narrativo. Nelle fasi successive tale equilibrio viene perso a favore dell'elemento fantasioso. Dal momento in cui Grenouille abbandona Parigi l'elemento reale rimane ai margini della vicenda. Vi sono, è vero, efficaci descrizioni della Provenza e della cittadina di Grasse, ma queste sembrano essere solo una cornice marginale rispetto alle frenetiche attività di Grenouille nella realizzazione del suo profumo. Per assicurare ritmo al romanzo Süskind dà alla storia una caratterizzazione quasi macabra, facendo compiere al protagonista una sequenza di omicidi riscontrabile solo nei serial-killer. Ancora meno riuscita la parte della grande orgia compiuta dagli abitanti di Grasse, obnubilati dal profumo di Grenouille che, grazie a questo artificio, riesce a sfuggire alla condanna a morte.

La scelta di concludere il romanzo con la morte del protagonista nel medesimo luogo della sua nascita , dà all'intera vicenda un senso di ciclicità ed immutabilità del divenire. La natura diventa così l'ultimo imperscrutabile arbitro delle vicende umane, concede e toglie a proprio arbitrio, ma sembra ammonirci che l’avidità di possedere la bellezza, di essere ciò che non ci è dato, porta, come è successo a Grenouille, alla tragedia.


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