Giorgio Scerbanenco, Venere privata, in "La Milano nera di Scerbanenco", 2. ed., Garzanti, 1973, 3-142 p.  

Il romanzo

Il protagonista principale del romanzo è Duca Lamberti, medico appena uscito di prigione dopo la condanna subita per aver procurato la morte ad una vecchia paziente in fin di vita. In estrema difficoltà per essere stato radiato dall'ordine dei medici, all'uscita dal carcere grazie, alle amicizie paterne in questura (il padre era stato poliziotto), gli viene affidato l'incarico di strappare dall'alcolismo Luca Auseri, figlio di un importante industriale della Brianza.

Poco per volta Lamberti viene a scoprire le cause del comportamento del ragazzo che si ritiene colpevole della morte di un'occasionale prostituta, Alberta Radaelli, da lui accompagnata in un rapido viaggio da Milano a Roma e ritorno. Il rimorso colpisce il ragazzo perchè la ragazza viene trovata morta, con le vene tagliate, il giorno successivo al viaggio, poco distante da dove l'aveva lasciata.

Duca Lamberti si convince che l'effettiva guarigione del paziente passa attraverso il reale accertamento delle ragioni della morte: suicidio o omicidio. Nel corso delle indagini Lamberti si imbatte in una morte altrettanto misteriosa di un'amica di Alberta, Arbati Maurilia, trovata annegata nel Tevere pochi giorni dopo. Grazie alla testimonianza di un'altra amica di Alberta, Livia Ussaro, Duca Lamberti scopre che le due ragazze, oltre ad essere prostitute occasionali, posavano entrambe come modelle per foto pornografiche in un fantomatico studio gestito da un  tedesco.

Nel finale, di cui ovviamente non si fa cenno, estremamente rapido e convulso spicca in modo deteminante la figura di Livia Ussaro che si presta ad essere usata come esca per incastrare i colpevoli.


Le prime righe

Prologo per una commessa

"Come si chiama lei?"

"Marangoni Antonio, io sto lì, alla Cascina Luasca, sono più di cinquant'anni che tutte le mattine vado a Rogoredo in bicicletta."

"Non state a perdere tempo con questi vecchi, torniamo al giornale."

"E' lui che ha scoperta la ragazza, ce la può descrivere, se no dobbiamo passare all'obitorio e siamo in ritardo."

"Io l'ho vista quando è arrivata l'ambulanza, era vestita di celeste."

"Vestita di celeste. Capelli?"

"Scuri, ma non neri."

"Scuri, ma non neri."

"Aveva dei grandi occhiali da sole, rotondi."

"Occhiali da sole, rotondi."

"Non si vedeva quasi niente del viso, era coperto dai capelli."

"Andate via, non c'è niente da vedere."

"Non c'è niente da vedere, l'agente ha ragione, torniamo al giornale."

"Andate via, andate via. Non dovevate andare a scuola?"

"Già, qui è pieno di ragazzini."

"Quando sono arrivato io si sentiva odore di sangue."

"Dica, dica, signora Marangoni."

"Si sentiva odere di sangue."

"Naturale, era dissanguata."

"Non si sentiva nessun odore, era passato troppo tempo, siamo arrivati qui con la camionetta."

"Dica, dica, agente."

"In questura vi dicono tutto, io sono qui per tenere lontano questa marmaglia, non parlo coi giornalisti. Ma non c'era odore di sangue, non ci può essere."

"L'ho sentito io, e ho il naso buono. Sono sceso in bicicletta perchè dovevo spandere acqua, ho appoggiato la bicicletta in terra."

"Dica, dica, signora Marangoni."

"Mi sono avvicinato a quei cespugli, ecco, proprio quelli, e così ho visto la scarpa, il piede insomma."

"Andate via, circolate, non c'è niente da vedere, tutta questa gente per vedere un pezzo di prato vuoto."

"Io al principio ho visto solo la scarpa, il piede dentro non lo vedevo, ho allungato la mano."

"Alberta Radelli, ventitré anni, commessa, trovata a Metanopoli, località cascina Luasca, il cadavere è stato scoperto alle cinque e mezzo del mattino dal signor MarangoniAntonio, abito celeste, capelli scuri ma non neri, occhiali rotondi, io comincio a telefonare questo, poi torno a riprenderti."

"Allora ho sentito che dentro la scarpa c'era il piede e sono rimasto male, ho scostato tutte quelle erbacce e l'ho vista, si capiva subito che era morta."


Il commento

Si tratta del primo di una serie di romanzi noir e racconti raccolti da Oreste Del Buono in vecchio volume pubblicato nel 1973. Nell'opera Scerbanenco narra le vicende di Duca Lamberti, medico condannato al carcere per avere procurato l'eutanasia ad una vecchia paziente sofferente. Un romanzo decisamente azzeccato e felice dopo anni trascorsi a scrivere anonimi romanzi rosa per guadagnarsi da vivere. Un successo notevole da far sì che a distanza di oltre 30 anni dalla sua uscita (Venere privata venne pubblicato nel 1966) la critica consideri ancora Scerbanenco il più grande scrittore noir italiano.

Il romanzo è ambientato nella Milano degli anni '60, una Milano violenta e spietata, dominata dai trafficanti di droga e dal mercato della prostituzione. Il prologo iniziale dà un saggio dello stile di Scerbanenco: dialoghi diretti e brevi, uno stile rapido ed incalzante, non privo tuttavia di particolari descrittivi: una donna viene trovata morta, con le vene tagliate, alla periferia di Milano. Un avvio brusco e violento, una tecnica che Scerbanenco userà anche con gli altri successivi romanzi noir: Traditori di tutti, I milanesi ammazzano al sabato e I ragazzi del massacro. Il lettore viene subito messo crudemente di fronte all'elemento centrale della vicenda attorno a cui ruoterà successivamente tutto il romanzo.

Una menzione particolare merita l'ottima caratterizzazione di Duca Lamberti e di Livia Ussaro, l'amica di Alberta Radaelli, che si trova a svolgere un ruolo chiave nella risoluzione della vicenda.

Duca Lamberti, all'uscita dal carcere è un uomo molto riflessivo e posato. L'esperienza della reclusione lo ha segnato profondamente facendolo diventare freddo e razionale. Scerbanenco ce lo descrive molto legato al padre, morto di crepacuore dopo la sua condanna. Un padre poliziotto, con un senso del dovere estremamente pronunciato, che paga la sua solerzia ed efficienza con una coltellata mafiosa che lo priva dell'utilizzo di un braccio e lo relega a lavori di ufficio. Forse per vendicare il padre, forse per un profondo senso della giustizia, Duca Lamberti si trova progressivamente ad abbandonare l'idea della professione medica a favore di quella di collaboratore al servizio della polizia. L'autore ci descrive un uomo estremamente deetrminato e cabarbio, che non si fa nessuno scrupolo, così come un tempo il padre, ad usare metodi duri e sbrigativi (... Suo padre ogni tanto gli parlava del suo lavoro, e qualche volta gli avevo detto [...] che il solo sistema che in tanti anni gli era sembrato efficace, coi delinquenti e cogli onesti, coi buoni e coi cattivi, era il pugno in faccia. [...] La teoria a lui non era mai piaciuta, ed era anche convinto che fosse sbagliata. Ma l'applicò).

Livia Ussaro è invece un personaggio ancora più interessante e straordinario. Scerbanenco ce la descrive come alta, con capelli di un nero deciso e naturale. Una figura che subito colpisce Duca Lamberti: ... era vestita con un abito scuro che gli piacque molto: tutto liscio, tutto accollato, ma completamente senza maniche. Era abbronzata, ma normalmente, non sembrava una papuasa, né aveva il visino pallido delle ragazzine che non si abbronzano più. Più che dall'aspetto fisico, Duca rimane però colpito dal carattere della ragazza: deciso e risoluto. Liva è una persona del tutto singolare. Legge Pareto, si interessa di sociologia e, nell'ambito di questo interesse, si prostituisce per comprendere direttamente il fenomeno, con dati di fatto empirici, ma significativi.

Se non si fosse ancora capito, si tratta di un romanzo estremamente interessante e ben scritto la cui lettura mi ha lasciato decisamente soddisfatto ed appagato.


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