Miliardi e miliardi di anni fa,
insieme al nostro si formò un universo parallelo. Gli abitanti dei due
universi, però, non sapevano dell’esistenza l’uno dell’altro,
perché i due universi erano situati come sulle facce opposte di un piano,
l’uno da un parte e l’altro dall’altra. Gli abitanti dei due
universi non si potevano incontrare anche se vivevano ‘a testa in giù
quasi attaccati per i piedi’ gli uni rispetto agli altri. Stavano come
su un foglio di carta, naturalmente lo spessore era miliardi di volte più
grande. Su ‘questo foglio’ camminavano le persone di un universo e ‘sotto’
quelle dell’altro. Ma vi domanderete: “Se non si potevano vedere, come
facevano gli abitanti di un universo ad accorgersi dell’esistenza degli
altri”? Anche se non si vedevano si ‘sentivano’: sentivano dei
piccoli rumori provenire dall’interno del ‘fogliuniverso’.
Naturalmente, però, sentire solamente dei rumori non era sufficiente per
dire che ci fossero delle persone come loro. E allora i loro scienziati
inventarono una ‘lente magneto-dinamica’! Era tramite quella che
ebbero la conferma dei loro dubbi. Accertatisi della loro esistenza,
vollero sapere qualcosa di più. Intensificarono così le loro ricerche ed
un giorno ebbero la sorpresa di veder comparire qualcosa di strano sui
loro monitor. Pensarono: “E se fosse un altro universo?”. “Sarebbe
stata una scoperta straordinaria per la scienza”. Tante domande si
accavallavano senza una risposta. Allora si misero a studiare e studiare
così intensamente che in un decennio ebbero la conferma di avere scoperto
un altro universo. Ma c’era qualcosa di strano.
Non era un universo…. …erano due. Due universi paralleli i cui
abitanti potevano vivere separatamente, ma anche passare l’uno nell’universo
dell’altro con estrema facilità e ritornare nel proprio.
Gli scienziati si chiedevano: “Come mai quell’universo non ha la
stessa forma del nostro? E i loro abitanti sono persone come noi?”.
Troppe domande senza una risposta si accavallavano.
Intanto in quel periodo era salita al trono un’imperatrice molto bella,
con un grande amore per il suo popolo e una vera passione per la scienza.
Suo padre, prima di morire, le aveva regalato un anello che nascondeva un
grande segreto. Ma secondo la ragazza, all’epoca troppo immatura e
ignorante, di nessun valore, perché contorto e di metallo comune.
Comunque la passione per la scienza spinse l’imperatrice a far visita
agli scienziati che da più di dieci anni cercavano di risolvere il
mistero. Qui anche lei osservò, incuriosita, i due strani universi,
ponendosi le stesse domande degli scienziati, ma senza trovare una
risposta.
Un brutto giorno l’imperatrice, che si era arrampicata come al solito
sulla torretta della lente magneto-dinamica, mise un piede in fallo e
precipitò.
A nulla servirono i soccorsi immediati dei suoi scienziati e a causa delle
ferite mortali spirò prima che la portassero all’ospedale. Il dilemma
dei due universi le era stato fatale.
Qualche tempo dopo uno scienziato, che aveva ricevuto l’incarico di
catalogare gli oggetti dell’imperatrice, trovò l’anello e rimase
colpito dalla sua strana forma. Lo guardò incuriosito, lo girò e
rigirò, lo esaminò con cura e quale non fu la sua meraviglia nello
scoprire che la forma dell’anello era uguale a quella dei due ’strani’
universi. Nel frattempo altri scienziati continuavano a porsi domande
sempre più acute. Si chiedevano: “E se la nostra imperatrice fosse
originaria di quell’universo, e ci avesse tenuto nascosto tutto?”
Altri replicavano: “Ma perché, a quale scopo?”, altri ancora si
domandavano: “Come avrà fatto ad arrivare nel nostro universo, o a
scoprirne l’esistenza?”. Anche qui gli scienziati per l’ennesima
volta avevano un milione di domande senza risposta.Miei cari lettori
dovete sapere che all’epoca non c’erano astronavi con cui visitare lo
spazio, per cui era una domanda comprensibile quella del nostro
scienziato: ‘Ma come avrà fatto ad arrivare fin qui?’. Forse anche
voi vi starete ponendo delle domande su come andrà a finire. Abbiate
pazienza: presto ci sarà una spiegazione.
Intanto uno scienziato ebbe l’idea di dare al nuovo universo il nome di
‘Möbius’, in memoria della loro ex imperatrice!
Col passare degli anni gli scienziati, che nel frattempo avevano inventato
degli strumenti che permettevano di osservare molto da vicino gli abitanti
di Möbius, scoprirono che erano proprio come loro, dei normali esseri
umani. E a poco a poco cominciarono a capire come mai le persone dei due
universi potevano incontrarsi nonostante fossero separati anch’essi dal
fogliuniverso. Era una superficie unica che si contorceva su se stessa e
si saldava all’altro estremo rendendo continuo lo spazio-tempo dei due
universi. Così costruirono un universo di Möbius in miniatura per
studiarne le proprietà più da vicino. Nello stesso tempo continuando l’osservazione
diretta si rendevano conto che i ‘Möbiusini’ avevano una tecnologia
molto più avanzata della loro: strumenti che ingrandivano oggetti vicini,
macchine per viaggiare nello spazio, strumenti che proiettavano sulle
pareti figure umane e altro.Vedendo attuate tutte quelle tecnologie
decisero che anche loro dovevano realizzarle e quindi si misero al lavoro
per costruire anch’essi strumenti così sofisticati. Esattamente dopo
otto anni anche loro riuscirono a inventare il ‘microscopio’, che gli
permetteva di ingrandire gli oggetti vicini; inventarono anche il ‘proiettore’,
che gli permetteva di proiettare le immagini su di una parete o su di uno
schermo abbastanza spazioso. Ma non erano soddisfatti, perché il loro
intento era quello di inventare quella ‘macchina’ per viaggiare nello
spazio. Avevano provato e riprovato mille volte, ma tutti i loro tentativi
erano andati in fumo. Finalmente dopo altri quattro anni riuscirono a
costruire una macchina che permetteva di viaggiare nello spazio, ma
solamente per un limitato numero di ore. Potevano restare in orbita
quattro o cinque ore, ma dopo dovevano ritornare alla base, altrimenti
avrebbero rischiato di vagare per sempre nell’universo.
Un giorno gli scienziati, che stavano studiando questa macchina, decisero
di collaudarla; ci salirono sopra in quattro, premettero il pulsante d’avvio,
e con un tremendo fragore partirono. Dopo un’ora di navigazione uno
scienziato domandò: “Ma dove stiamo andando?”; qui tutti cominciarono
a preoccuparsi, perché si resero conto che erano stati troppo imprudenti:
avevano sì costruito la macchina per visitare lo spazio e avevano trovato
il modo di farla partire, ma non avevano previsto l’apparecchiatura per
pilotarla! Erano talmente spaventati che uno si mise a urlare davanti al
finestrino, un altro per la grande paura svenne, mentre l’ultimo si mise
a recitare le preghiere.
Erano spaventati a morte, e mentre la paura e l’agitazione dentro di
loro cresceva, la macchina viaggiava negli spazi intergalattici senza una
meta precisa da raggiungere. E man mano che le ore passavano gli
scienziati si rendevano conto che la loro fine si avvicinava. Erano lì
ancora a rimproverarsi a vicenda, quando improvvisamente la navicella
cominciò a vibrare paurosamente. Impauriti più che mai si misero tutti a
urlare a squarciagola, meno quel poveretto che era ancora svenuto.
Pensavano che la navicella si sarebbe disintegrata o sarebbe precipitata
nello spazio indefinitamente, quando d’incanto questa si fermò di colpo
e cessò di vibrare. Aveva urtato contro qualcosa? Tutti rimasero sorpresi
di essere ancora vivi, ma nessuno ebbe il coraggio di scendere.
Di lì a qualche minuto uno scienziato — quello che prima si era messo a
pregare — trovò il coraggio di aprire la porta per vedere in quale
parte dell’universo fossero mai finiti. Provò ad aprire la porta, tirò
la maniglia con tutte le sue forze fino a staccarla finendo dalla parte
opposta della navicella. La porta era bloccata. Non sapevano cosa fare; un
attimo prima avevano creduto di essere in salvo ed ora invece la
situazione era quasi peggio di prima. Atterrati in qualche remota parte
dell’universo, prigionieri di una ‘scatola metallica’ che non gli
consentiva di uscire: avrebbero finito lì dentro i loro giorni? Dopo
circa due ore — che a loro erano sembrate un’eternità — sentirono
battere dei colpi violenti sulle pareti della loro navicella: terrorizzati
più che mai si chiedevano chi potesse essere? Erano mostri che li
avrebbero uccisi e mangiati? O esseri intelligenti e comprensivi? Non
sapevano cosa dire né cosa fare. Infatti non dissero e non fecero nulla.
Intanto quelli che stavano battendo da fuori, sembrava volessero
fracassare l’astronave. Erano spaventati a morte! Tutt’a un tratto gli
scienziati videro cadere la porta della loro macchina, e a questo punto
svennero tutti e quattro insieme.
Quando si risvegliarono, si ritrovarono in un laboratorio.…... il loro
laboratorio. Seduti attorno al tavolo da lavoro, si misero allora ad
osservare il modellino di Möbius, e all’interno del modellino videro…..
altri quattro scienziati che guardavano un modellino e dentro il modellino
c’era……... Allora i quattro si guardarono negli occhi senza il
coraggio di parlare, ma si voltarono tutti insieme a guardare verso l’alto
e videro….. …..loro stessi! Loro stessi chini sul modellino di Möbius
posto sul tavolo del loro laboratorio, che guardavano i quattro scienziati
chini sul modellino di Möbius , che guardavano i quattro scienziati chini
sul ……... che guardavano…….
Chiara T.
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