Questo racconto narra
la storia di una famiglia composta da due coniugi molto giovani che
avevano due gemelli speciali. Questi due gemelli nascondevano un grande
segreto: man mano che il tempo passava diventavano sempre più
intelligenti, ma…. .
L’avventura inizia!
In una casa molto povera e
spoglia viveva una famiglia con due gemelli molto carini, ma con un grave
problema che turbava giorno e notte i genitori. Per questo la povera madre
aveva portato i suoi figlioli da un’ottima psicologa senza purtroppo
ottenere buoni risultati.
Fino a quel giorno, la famiglia aveva vissuto una vita felice come ogni
nucleo familiare comune; ma a poco a poco la gente iniziò ad avere dei
sospetti, perché nessuno usciva più dalla casa nemmeno per comprare del
cibo; gli abitanti del paese pensavano addirittura che quell’abitazione
fosse disabitata. A volte durante la notte, si intravedevano delle ombre
con una luce fioca che illuminava la piccola stanza, e man mano che i
giorni passavano la gente s’insospettiva sempre di più. I genitori dei
due gemelli, avevano deciso di tenere nascosti i loro figli perché dotati
di caratteristiche insolite sulla Terra, che solamente i due bei fanciulli
possedevano. Essi si chiamavano Maik e Micheal, due bambini molto allegri
con dei begli occhioni color verde acqua, e dei capelli biondi e luminosi
come la luce del sole, così paffutelli e con due guance colorite da
sembrare dei bambolotti pronti per ricevere un caldo abbraccio.
I genitori erano molto affettuosi con loro, giocavano insieme, li
coccolavano, li adoravano e tutte le sere, i vicini sentivano una dolce
ninna nanna, sussurrata piano piano per far addormentare i bimbi.
Una notte serena, avvenne un episodio alquanto strano per tutti gli
abitanti del villaggio, si vide partire un’astronave molto piccola con
alla guida uno dei due gemelli. Non aveva ancora un anno, ma era già
molto abile nel guidare la navetta spaziale. Maik partì e portò con sé
tutto l’occorrente per sopravvivere un lungo periodo di tempo ed un
orologio per misurare il tempo.
Egli viaggiava ad una velocità poco inferiore a quella della luce,
infatti in pochi istanti poteva saltare da un pianeta all'altro, facendo
ogni volta scoperte molto interessanti.
Così, mentre il piccolo Maik visitava a poco a poco l'intero universo, i
suoi genitori sulla Terra cominciavano a preoccuparsi per la salute sua e
del gemello, che cominciava a soffrire per la mancanza del suo fratellino.
Molti si saranno chiesti: “ma come può un neonato guidare un’astronave?”
E questo era proprio il segreto! I due gemelli pur essendo esteriormente
bambini normali, avevano le capacità intellettuali e l’autonomia di un
adulto.
Un giorno i genitori notarono che Michael, crescendo diventava sempre di
più un ‘comune’ essere umano — come tutti gli abitanti della Terra
— e la felicità per ciò alleviò di molto le loro preoccupazioni per
il figlio lontano. Contemporaneamente Maik sulla sua navetta misurava
attentamente il tempo con il suo orologio . . .
Vedendo che il tempo trascorso era solo di poche settimane — viaggiando
ad una velocità prossima a quella della luce il tempo rallenta
enormemente — e avendo ancora molte provviste, Maik decise di passare
ancora un mese girovagando per il cielo a bordo dell'astronave.
Ecco all'orizzonte apparirgli un piccolo pianeta; subito Maik si avvicinò
alquanto sorpreso e poco dopo decise d'atterrarvi.
Si fermò in prossimità di un piccolo villaggio circondato da folti
boschi abitati da animali molto diversi da quelli presenti sulla Terra.
Con cautela si attrezzò ben benino, senza dimenticare l'orologio, scese
dall'astronave con passo alquanto circospetto e, con un po’ di paura
nell'animo, si diresse verso il piccolo paesino. Raggiunse in poco tempo
l'abitato. Tutto sembrava normale, ma quando arrivò al centro del paese
notò che tutti lo guardavano con sospetto; lui, allora, si diresse verso
una locanda. Qui si sedette e affamato chiese gentilmente il menu, ma
dispiaciuto notò che ogni alimento conteneva sostanze mai sentite
nominare. A questo punto ordinò da bere e quando il cameriere portò la
bibita la bevve, nonostante il sapore disgustoso. Decise di ripartire.
Maik cominciò a stancarsi di queste avventure e decise di far ritorno a
casa. Ma nella strada del ritorno s’imbatté in un meteorite che schivò
miracolosamente. Nel viaggio di ritorno verso la Terra si presentarono
molti altri ostacoli che superò non sempre facilmente. Infine, ormai
stanco, scorse finalmente la Terra. Molto felicemente atterrò nel
giardino di casa sua, ma inspiegabilmente non trovò nessuno. Così decise
di darsi da fare per cercare la sua famiglia e il suo gemello. Qualche
giorno dopo venne a sapere che i suoi genitori erano morti e Michael, suo
fratello, era ormai grande.
Con grande dolore per la morte dei genitori e stupore per l’incomprensibile
accaduto decise di incontrare suo fratello.
Inaspettatamente un giorno, mentre girovagava nei pressi della sua casa,
si trovò davanti al suo gemello: era un anziano signore sopra i settant’anni,
che stava lavorando nel suo piccolo giardino!
Maik decise di elaborare un piano per attirare l’attenzione del gemello,
così, si mise a piangere gridando a squarciagola il nome della madre.
L’anziano Michael, sentendo quel nome a lui ben noto, ripensò al
passato e ricordando che il suo gemello era partito e non più ritornato,
decise di prendere il bambino e portarlo a casa per mostrarlo alla moglie
e chiederle di adottare quel piccolo disperso trovato tra i viali.
La moglie, che adorava i bambini, ma che purtroppo non aveva potuto
averne, fu felicissima di prendere il bimbo ed allevarlo con felicità e
amore.
Purtroppo, Michael, che era avanti negli anni, si ammalò di un tumore all’intestino.
E una notte, ormai in fin di vita, mentre osservava con la sua famiglia
— forse per l’ultima volta — il cielo stellato, seppe dal bimbo da
poco trovato che era il suo gemello Maik, e pur non spiegandosi come
poteva essere accaduto ciò, riuscì a cullarlo un’ultima volta mentre
la sua vita pian piano lo abbandonava. Il suo viso, nonostante il dolore,
era disteso e sereno: nel suo cuore regnava l’amore e la felicità, per
aver vissuto gli ultimi istanti della sua vita con suo fratello —
consapevole che il fatto a lui accaduto non era dovuto al destino, ma il
puro volere di colui che regnava l’infinito mondo da lassù.
Eleonora B.
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