ORIGINE
E DESTINO DELLE COMETE
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L’astronomo olandese Jan Oort
studiando le orbite delle comete, scoprì che i loro afelii, cioè la
distanza massima dal sole, cadevano in un intervallo fra le 30.000 e le
100.000 UA, con una frequenza massima attorno alle 50.000 UA.
In
base a questi dati egli formulò un’ipotesi sull’origine delle comete,
nota come ipotesi della nube.
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Ad una distanza di circa 50.000 UA dal
Sole esiste una sorta di nube, formata da una miriade di nuclei cometari.
Diverse stime suggeriscono che il numero di nuclei nella nube di Oort sia
compreso fra 100 miliardi e 100.000 miliardi di unità.
A quella distanza dal Sole evidentemente le comete non hanno coda né
chioma, e si muovono appena. Se rimanessero sempre in questa nube, non ci
accorgeremmo mai della loro esistenza. Nella loro posizione i nuclei
possono essere guidati dalle perturbazioni delle stelle vicine, che pur
non cambiando significativamente la forma delle loro orbite, avvicinano al
Sole i perieli.
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A questo punto le comete sono alla
portata della gravità dei pianeti maggiori, che possono accorciare
notevolmente le orbite, rendendole infine accessibili alle nostre
osservazioni. Quasi contemporaneamente a Oort l’astronomo Gerard Kuiper
propose l’esistenza di una seconda nube di comete, oggi nota col nome di
cintura di Kuiper. Essa è molto più vicina al Sole della nube di Oort,
(comincia poco oltre l’orbita di Nettuno.
La nube di Oort e la fascia di Kuiper con ogni probabilità sono due
residui "fossili" della nascita del Sistema Solare, che si formò
circa 5 miliardi di anni fa dall’addensamento di una enorme nube
primordiale di gas e polveri. Il collasso di questa nube nella parte
centrale ha dato origine al Sole e ai pianeti interni, e il materiale in
orbita nella sua regione periferica ha formato i grandi pianeti gassosi,
come Giove e Saturno. I detriti molto periferici non si sono aggregati in
qualcosa di più consistente, ma sono rimasti in disparte Anche se
qualcuno di essi si è fatto trasportare verso il Sole, la maggioranza è
rimasta dov’era, così la nube di Oort e la cintura di Kuiper non hanno
subìto alcun mutamento apprezzabile da cinque miliardi di anni a questa
parte.
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Qual è il destino delle comete? Hanno
una vita lunga come quella dei pianeti oppure si esauriscono in tempi più
brevi? Per rispondere a queste domande dobbiamo tenere conto delle
peculiarità di questi astri. In primo luogo è fondamentale la
composizione del nucleo, che è composto di ghiaccio con una struttura
molto porosa. Durante i continui passaggi ravvicinati al Sole, i gas che
evaporano dal nucleo non vengono più recuperati, e la cometa subisce una
continua erosione, che a lungo andare la consuma del tutto. I gas e le
polveri perdute formano una scia di minuscoli detriti lungo l’orbita
della cometa, simile alla traccia lasciata dal passaggio di un aereo. Il
grande astronomo G.V. Schiaparelli vide per primo la relazione tra questi
detriti e un fenomeno molto noto a tutti: le stelle cadenti. Sappiamo che
la Terra orbita intorno al Sole; può accadere che in certi periodi dell’anno
essa si trovi ad attraversare questa scia di detriti microscopici, che
urtando gli strati alti dell’atmosfera con una velocità di qualche
decina di km/sec, in pochi istanti s’incendiano del tutto, lasciando una
miriade di scie brillanti, ossia uno sciame meteorico. Ad ogni sciame
meteorico è associata una ben precisa cometa. Le famose Perseidi, o
lacrime di San Lorenzo, visibili nelle calde notti di metà agosto, sono i
residui della cometa periodica Swift-Tuttle, che passa vicino al Sole ogni
135 anni.
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E’ possibile che le comete incontrino
una fine più drammatica che quella di
consumarsi lentamente come una candela: ciò accade quando trovano sulla
loro orbita un pianeta. L’evento di un impatto di una cometa con un
altro corpo celeste è rarissimo, ma abbiamo avuto la fortuna di
assistervi nel luglio del 1994, quando la cometa Shoemaker-Levy 9 cadde su
Giove. Durante l’avvicinamento al Sole, due anni prima, era già passata
radente Giove, che ne aveva disintegrato il nucleo in una ventina di
frammenti. La loro successiva caduta su Giove è stato un evento
straordinario, che ha consentito di compiere diverse stime sulla
consistenza del nucleo della cometa,
come pure sulla dinamica dell’atmosfera del pianeta. Il nucleo è stato
frantumato con relativa facilità dalle forze di marea di Giove,
quindi doveva essere assai poco compatto, come un semplice aggregato di detriti.
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Frammenti della cometa SL9 che precipitano su Giove.
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Luogo
dell’impatto di uno dei frammenti più grossi della SL9
fotografato dal telescopio spaziale Hubble
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Un evento ancora più raro (per nostra
fortuna) è l’impatto di nuclei cometari
con la Terra. Forse un evento del
genere è accaduto il 30 giugno del 1908, in
una sperduta località della Siberia,
nei pressi del villaggio di Vanovara, non
lontano dalle
rive del fiume Tunguska.
Alle
sette del mattino di quel giorno si udì un tremendo boato fino a
mille chilometri di distanza; una spedizione effettuata alcuni anni
dopo (nel 1927) trovò gli alberi della taiga abbattuti e bruciati
nel raggio di 30 chilometri, ma non fu rilevato alcun cratere, che
di solito indica l’impatto di un meteorite. Si pensa che questo
strano evento sia stato causato dalla caduta di un piccolo nucleo
cometario. Se l’impatto si fosse verificato poche ore dopo, a
causa della rotazione terrestre il bersaglio della cometa non
sarebbe stata una sperduta località della Siberia, ma la città di
San Pietroburgo.
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