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La scultura ad Alcara

Formella votiva con Ade e Persefone in trono - arte della magna grecia - locri - 470-460 a.C. - terracotta - h cm 27 - Reggio Calabria, Museo Nazionale

Un altro muzzuni

Il “MUZZUNI”

Il 24 giugno, solstizio d’estate, ad Alcara si svolge una festa che celebra da millenni gli Dei della natura: tali Divinità agresti Demetra, Kore e Dioniso, sono oggetto di culto di questa festa; il“MUZZUNI”.

   Questa festa viene considerata dagli studiosi di antropologia culturale e di tradizioni popolari la più antica manifestazione religiosa d’Italia e per risalire a tali riti si fa riferimento agli antichi popoli della Grecia dove, verso il secolo VIII a.C., dopo la caduta di Troia (1183 a.C.) molti abbandonarono la loro Patria; secondo la leggenda un gruppo di costoro, partiti assieme al notissimo condottiero Enea, si separarono da lui e si fermarono sulle coste nord orientali tirreniche della Sicilia sotto il comando di Patron Turio che la leggenda vuole abbia fondato il borgo poi divenuto Alcara.

   Erano popoli legati a dei culti fondati sulla religione con divinità agresti, essi continuavano a mantenere i costumi ed i culti della madrepatria anche nei territori colonizzati.

   La festa del Muzzuni si svolge la sera del 24 giugno e fino a tarda notte per antichissima tradizione, legata al fatto che Enea fosse partito proprio quel giorno (solstizio d’estate) per arrivare in Sicilia a primavera, a conferma di possiamo citare le parole di Dionisio, riportate nel libro di Tommaso Fazello “Della storia di Sicilia” (vol.2—Palermo 1817):

<<...In questo mentre Enea, il primo anno dopo la rovina di Troja, che cominciò il ventesimo di dopo il solstizio estivale, cioè à 24 di giugno, venne con l’armata verso l’Italia, e ritrovandosi….. In Tracia…..Dopo questo egli venne nell’Epiro dove molti Epiroti e Patron Turio con una brava compagnia di Turj, s’accompagno con lui….>>

   Per conoscere il senso della festa bisogna rifarsi al dialetto siciliano, dove è contenuto un vocabolo che conserva il segno della cultura del grano come prima coltura. Ossia il vocabolo Lavuri, con il quale si indica la piantagione di grano prima della mietitura.

   Ringraziando la Dea Demetra che ha insegnato agli uomini a seminare e lavorare la terra si inneggia al duro lavoro nei campi, al lavurari dei lavuraturi a quei lavureddi che nella festa del muzzuni, simboleggiano la Dea delle biade e delle messi, in questo rito propiziatorio che fa rivivere la preparazione della terra, la semina, la falciatura e la trebbiatura come un ciclo che si chiude ed un altro che si apre dove le ragazze che preparano le brocche di terracotta che vengono portate al Muzzuni ed offerte in devozione alle divinità,ossia a Demetra, non è altro che la celebrazione della madre terra; qui avviene la personificazione del grano nel rito della brocca del Muzzuni con le spighe intrecciate, i mazzi di grano falciato, come a dire mozzo o muzzuni, ossia il collo delle ultime spighe; collo falciato, mozzato o mozzo che trova, appunto, riscontro nella brocca del Muzzuni.

   La stessa simbologia si riscontra nella festa di S.Giovanni Battista che si svolge sempre il 24 giugno, subito prima della festa del Muzzuni anche il Battista, decollato, dal collo mozzato, racchiude nella sua storia la morte e la resurrezione come il grano appena falciato,quasi a portar l’odore dei campi mietuti, l’incatesimo che assicura il raccolto dell’anno seguente.

   Una comunità cresciuta rapidamente, sia nel lavoro che nella loro religione pagana, fondata semplicemente sui culti della natura come ringraziamento agli dei di quello che la terra misteriosamente dava loro e, di conseguenza, tutto qui era di matrice greca e anche,successivamente, con l’avvento del Cristianesimo, la fede pagana continuò a resistere nell’animo della gente di Alcara.Non riuscendo a smantellare una delle ultime testimonianze dell’era pagana, sopravvissuta in tutto il meridione d’Italia, si celebrano, come già detto, due feste nello stesso giorno, infatti le ragazze vestiti d bianco, rappresentanti le vergini, la purezza dell’animo,portano a coppia dei cesti di petali di ogni specie, seminandoli lungo il percorso della processione, ma, finita la festa di S.Giovanni, all’imbrunire, ci si prepara subito per la festa del Muzzuni. Si spogliano gli altarini del Battista ed in ogni quartiere le donne rivestono il luogo con delle pezzare, tessute al telaio, con vasi di grano fatti germogliare al buio per prendere il colore dell’oro; adesso le ragazze assumono il ruolo delle sacerdotesse accanto al Muzzuni.

   Dal collo della brocca spuntano steli di grano e da questo momento il Muzzuni si erge come simbolo fallico, quale per la Dea Demetra (1) e con l’offerta dei “lavuri” che è il simbolo delle aspettative contadine per un nuovo raccolto abbondante. I canti polifonici dei contadini sono il momento di svago per dimenticare le dure fatiche della terra con bevute di vino in omaggio a Dionisio; tutti gli uomini cantano, e bevono insieme.

 

 

 

 

 

 

(1) Studiosi di antropologia culturale e di storia delle religioni hanno riscontrato nel muzzuni l'archetipo del simbolo fallico, che, come il liquido spermatico feconda la donna, cosi i semi fecondano la terra.

 

 

Demetra, bassorilievo in Pompei

Inno a DEMETRA

Targhe raffiguranti il Muzzuni

Il muzzuni

 

Moduli decorativi romboidali e variopinti applicati alla lavorazione delle pizzare.

 

 

 

 

(Le pizzare sono delle coperte realizzate al telaio utilizzando strisce di stoffa ricavate da indumenti non più utilizzati.)