Eve fece un gran sorriso e salutò gli altri.
- Ci conviene muoverci ad andare in classe ora, se arriviamo in ritardo il primo
giorno non faremo certo una bella figura!!- scherzò Danny mentre Kim
guardava preoccupata l'orologio della scuola.
- Emh... ragazzi... siamo già in ritardo!!- disse con foga Ed, seguendo
lo sguardo della ragazza. Mark sussultò al sentire quelle parole, Eve
che stava ancora sbadigliando si bloccò e Danny cominciò a correre
su per il campo, fino a rientrare all'interno dell'istituto, seguito da tutti
gli altri.
Arrivati al centro del corridoio il più giovane si allontanò per
raggiungere la classe di corso inferiore al primo piano, salutando con un cenno
gli altri.
- Ci vediamo più tardi!- fece il portiere senza fermarsi, seguito da
Eddie.
- Avanti, muoviamoci anche noi!- ordinò Eve guardando Mark, che guidò
lei e Kim verso l'aula.
Nessuno dei tre parlava. Mark sembrava piuttosto irritato, Kim non aveva espressione
e Eve abbozzava qualche sorrisetto involontario.
- Si può sapere che hai da ridere?- le chiese tutt'un tratto il capitano.
La ragazza si voltò verso di lui.
- Che situazione assurda!- commentò. Mark sbuffò.
- Su ragazzi... capita...- disse Kim a bassa voce.
- Già... capita!- il capitano alzò gli occhi al cielo, contrariato.
- Avanti non mi dire che tu sei lo studente modello!- sorrise Eve - Non mi dispiace
saltare qualche ora!-
Mark la guardò... accidenti ma che aveva da sorridere?!... però
era bello starla a vedere mentre cercava di tirargli su il morale... certo non
capita a tutti di essere sbattuti fuori dalla classe per ritardo già
il primo giorno!... poi posò lo sguardo sugli occhi neri di Kim che parevano
supplicarlo di non arrabbiarsi, così si calmò e sospirò
in un sorriso...
- Però... non è una brutta prospettiva...-
Stava scarabocchiando un Chibi Mark, un Chibi Danny e un Chibi Ed che si facevano
le boccacce... Eve sorrise. Che carini! Il professore continuava a spiegare
inglese e in quel mentre suonò la campanella.
Eve uscì finalmente dalla classe... non le sarebbe dispiaciuto rimanere
fuori anche per quella noiosissima ora. Kim le si fece vicino.
- Dove vai di solito all'intervallo?- le chiese la ragazza.
L'altra indicò il giardino, e sorrise.
- L'anno scorso lo passavo in giardino con Eddie. Di solito veniva a chiamarmi
lui e... beh... uscivamo in cortile.-
Kim si guardò intorno e lo cercò con lo sguardo, poi si rivolse
di nuovo a Eve.
- Si vede che le abitudini cambiano...-
Eve si mosse verso le scale.
- Si può andare sul tetto?- le domandò. La ragazza dai capelli
castani si arrotolò una ciocca su un dito e la guardò con aria
dubbiosa.
- Non so se è permesso... -
L'altra stava già salendo le scale e aprendo la porta che dava sul tetto
quando Kim la raggiunse.
- Hai davvero intenzione di...-
- Nella mia ex-scuola era permesso salire sul tetto.- Eve si guardò intorno
- Avanti, vieni.-
Le due si sedettero contro il muretto e Kim sospirò.
- Non l'avevo mai fatto.- disse.
- Mh?- chiese Eve mentre si accendeva una sigaretta.
- Salire quassù, intendo. In tutti questi anni non ci ho mai pensato...-
- C'è sempre una prima volta per tutto!- sorrise l'altra mentre espirava.
- Già...- Kim abbassò lo sguardo. Rimasero in silenzio, poi la
bruna alzò gli occhi e incontrò il bel profilo di Eve. Aveva dei
lineamenti dolci, la carnagione chiara, gli zigomi tondi, il naso perfetto,
né piccolo né grande, gli occhi di un blu intenso fissi verso
il cielo, le labbra rosee che ogni tanto stringevano la sigaretta e cortissimi
capelli biondo scuro che le incorniciavano il viso. Kim aveva quasi timore a
rivolgerle la parola... forse solo il fatto che tenesse una sigaretta in mano
le pareva che potesse rovinare un così bel viso.
- Ti fa male.- si lasciò sfuggire.
Eve comprese facilmente a cosa si stava riferendo l'altra, ma sorrise dolcemente,
come per rassegnazione e le rispose con due semplici parole:
- Lo so.-
Kim non disse più nulla, finché l'amica non si alzò e si
avvicinò alla ringhiera.
- Guardali là.- disse fissando un punto preciso sotto di sé. L'altra
la raggiunse di nuovo e sorrise.
- Stanno sempre con un pallone ai piedi! Non so come facciano a pensare sempre
al calcio!-
Mark si preparò a lanciare il suo tiro migliore.
- Ed mi ha spiegato che è una passione... è come tormento, non
puoi smettere di pensarci. - Eve cambiò espressione - Beh, non è
così drammatico, però è una cosa che quei ragazzi adorano
fare e non smetterebbero mai per nulla al mondo.-
Kim si sporse per vedere il suo ragazzo che passava il pallone al capitano.
Mark tirò una cannonata che però si spense tra le mani di Ed.
Danny cominciò a saltare festeggiando e Eddie si portò le mani
ai fianchi. Il portiere scoppiò a ridere di gioia e urlò così
forte che le parole giunsero chiare anche alle orecchie delle due ragazze.
- L'ho parato!! Yahoooo!! Giornata memorabile!! Ho parato il Tiger Shot di Lenders!!-
Anche Eve rise, guardando quel ragazzo più felice che mai per aver battuto
il suo capitano. Non sapeva perché ma sentiva qualcosa di strano dentro,
mentre lo guardava ridere.
- Che ti dicevo?- aggiunse guardando Kim. La ragazza aveva un sorriso forzato
sulle labbra, e disse:
- Dici che non rinuncerebbero al calcio per nulla al mondo?-
Eve spense il mozzicone sulla ringhiera poco più in là e si appoggiò
con i gomiti.
- Parli di Eddie, vero? Non voglio sapere tutta la storia, spetta soltanto a
te decidere se dirmelo o meno, l'unica cosa che ti posso dire è di non
mollare perché se tieni veramente a lui dovresti capire cosa prova verso
il calcio.-
Kim guardò il cielo azzurrissimo e si limitò a sospirare.
"Eve ha ragione... che stupida sono... non ci ho mai pensato... sono stupida
ed egoista... Eddie ama il calcio più di ogni altra cosa... anche più
di me... rinuncerebbe al calcio per me?... no. Assolutamente. E a me per il
calcio... accidenti forse ne sarebbe capace... io so di amarlo con tutta me
stessa, forse è perché non ho mai avuto passioni che non posso
comprenderlo... o forse... perché... no Kim!! Non ci devi neppure pensare!!..."
- Hey! Ci sei ancora?- Eve le agitò una mano davanti agli occhi.
- Cosa...?... Oh, sì... sì ci sono!... ora è meglio scendere
o ci cacceranno fuori una seconda volta!-
Sì, si era davvero divertita! Finalmente le cose stavano andando per il verso giusto. Aveva trovato dei nuovi compagni e in quei giorni si sentiva veramente bene. Si asciugò il viso e prese il tubetto di gel che stava accanto alla spazzola. Se ne spalmò un po' sulle dita, che poi passò sui capelli corti. Perfetto. Così sarebbero stati a posto ancora una volta. Con il pettine si aiutò ad acconciarli in modo da darle un'aria vivace e naturale, come sempre. Poi si lavò di nuovo le mani. Il suo sguardo, mentre afferrava la salvietta, cadde sui propri occhi, riflessi nello specchio. Erano occhi sorridenti, che volevano affrontare una nuova giornata con tanta voglia di vivere.
Quando scese in cucina, sua madre lo salutò.
- Ciao Ed!-
- Mamma!- fece un cenno con la mano, poi si fermò di scatto e si voltò
- Ah! Oggi iniziano gli allenamenti, ci vediamo questa sera!-
La donna rimase in cucina in vestaglia, mentre il figlio chiudeva la porta e
correva verso la scuola con un toast in mano.
- Non gli farà bene mangiare mentre corre...- sospirò prima di
tornare alle sue faccende.
Nel frattempo il portiere cercava di inghiottire quello che restava della sua
colazione, sempre correndo sulla strada.
"Corri!! Corri!! Corri!! Corri!!" si diceva Eve mentre girava l'angolo
con una mano che impugnava la cartella e l'altra lungo il fianco, entrambe si
muovevano avanti e indietro accanto alla sua vita snella.
- Eve!- la chiamò Ed. La ragazza si voltò, ma senza smettere di
correre lo aspettò, poi cominciarono ad avanzare rapidamente l'uno di
fianco all'altra.
- Anche tu in ritardo stamattina?- sorrise lei.
- Già... ehi, aspettami!- Ed riprese il passo veloce di Eve - Potresti
iscriverti al club di atletica, sai?-
- Mh, ci avevo già pensato. Anche nella mia ex scuola facevo parte di
una squadra di atletica.- rispose lei guardando la strada davanti a sé.
- Di sicuro faresti un figurone! A proposito... ti ho detto che qualche giorno
fa ho parato il Tiger Shot di Mark?-
- Almeno un milione di volte, portiere!- Eve sorrise alzando gli occhi al cielo
- Ti ho detto che ho anche assistito al miracolo dal tetto della scuola?-
- Sì... ora che ci penso... hey!! Ma non è stato un miracolo!
Sono io che mi sono allenato duramente!- replicò Ed come un bambino.
- Già... eheh!! Come no!- Eve aumentò la velocità - Vediamo
se riesci a starmi dietro se ti sei tanto allenato!-
La ragazza scattò in avanti con una velocità impressionante, Ed
riuscì a tenere il passo per un po', poi si distaccò ma sempre
correndo, la raggiunse davanti all'entrata della scuola dove Eve lo aspettava
col fiatone. Fece un passo avanti oltrepassando il cancello e rise:
- Ho vinto ancora!-
- Oh, ma che simpatica!! Aspettavi l'ultimo momento per umiliarmi, eh?- Ed scherzò,
facendo il finto serio e appoggiandosi al muretto per riprendere fiato. Eve
cambiò improvvisamente espressione.
- No. Umiliarti mai. Stavo solamente scherzando.-
Ed alzò lo sguardo e incrociò quegli occhi profondi e così
seri che parevano parlare, si sentì in colpa... in colpa per qualcosa
che nemmeno lui riusciva a spiegarsi, così cambiò discorso distogliendo
lo sguardo e dando un'occhiata distratta all'orologio della scuola:
- Hey! Siamo arrivati prima di quanto potessimo immaginare, che ne dici se ti
accompagno ad iscriverti alla squadra di atletica? Dovrebbero essere aperti
da oggi gli sportelli.-
- Ok.-
La ragazza lo seguì in silenzio.
La campanella suonò e Kim si stiracchiò. Mark uscì di
corsa dalla classe. La ragazza ripose di nuovo i libri nella cartella e si sistemò
la gonna della divisa. Diede un occhio alla sua compagna. Che strano, le pareva
che ci fosse qualcosa che non andava quel giorno in lei.
- Eve...- cominciò. L'altra non disse nulla, si limitò a fare
un cenno con il capo a segno che la stava ascoltando.
- Che ne diresti di venire con me a guardare gli allenamenti dei ragazzi?-
- Preferisco tornare a casa. E poi devo anche ritirare la divisa di atletica.-
rispose Eve a voce bassa.
- Se è questo il problema, facciamo così: tu vai a ritirare la
divisa e io ti aspetterò sul campo, mh?- Kim la guardava con quegli occhioni
neri che parevano supplicarla - È la prima e l'ultima volta che te lo
chiedo, ti preeeeego...-
La ragazza si attaccò alla manica della divisa dell'amica.
- Ok, ok basta che la smetti di tirare!- Eve alzò gli occhi al cielo
e si portò la cartella su una spalla, uscendo dalla classe.
Anche per quel giorno le lezioni erano finite, avevano salutato gli altri ed
ora si stavano muovendo verso il campo di calcio.
- Dai, aspettami qui. Prendo la divisa e arrivo.- fece Eve mentre Kim scendeva
sugli spalti ed andava a sedersi. L'altra si allontanava e scendeva le scalinate
fino al campo di atletica. Ad un tratto si fermò sulle scale e si sedette,
appoggiando i gomiti sulle ginocchia e tenendo la testa tra le mani, si lasciò
andare e sospirò chiudendo gli occhi.
"Perché mi ha detto che lo stavo umiliando?... sì, stava
certamente scherzando ma... perché ho reagito così?... basta...
basta io non voglio più avvilire nessuno... non voglio che tutto torni
come tre anni fa... io così sto veramente bene... non voglio tornare
indietro... non voglio guardare dietro di me..."
Improvvisamente sentì una mano posarsi dolcemente più volte sulla
sua spalla.
- Eve... Eve?-
La ragazza aprì stancamente gli occhi e fissò quelli castani della
sua amica.
- Marica...- sussurrò schiarendosi la voce.
- Che ci fai qui tutta abbandonata?- sorrise sedendosi accanto a lei.
- Una pausa.- sbadigliò. Marica si sciolse i lunghi capelli ricci e neri:
- Non è stato carino andare via in quel modo, l'altro giorno!-
Sulle labbra di Eve si delineò un sorriso mentre ricordava le risate
che si erano fatti lei e Mark.
- Sì, lo so.- rispose ancora sorridendo. Anche Marica prese a ridere:
- Di' un po'... come fai a conoscerlo?-
- Conoscerlo? Intendi Mark?- domandò Eve.
- Esatto!- l'altra si fece attenta.
- Non è che lo conosca così bene... ricordi quella volta in cui
abbiamo incontrato Warner in quel negozio?-
Marica annuì pendendo dalle labbra dell'amica, che proseguì.
- L'ho incrociato più tardi qui al campo e anche qualche giorno dopo,
per caso. Così mi ha chiesto se avevo voglia di andare alla festa di
un suo amico: Mark. Ho accettato e così ora conosco tutti i ragazzi della
squadra...-
- Ma che fortuna!!... Wow!!... Vuoi dire che sei stata ad una festa con Warner??...-
l'euforia di Marica durò poco -... perché non mi hai detto niente??-
- È così importante per te, Ed?- replicò Eve alzando le
spalle. L'altra si rimise a sorridere compiaciuta.
- Beh, in verità mi piace quasi quanto Mark!... o forse il bel portiere
un pochino di più... pensa che oggi quando stava entrando in classe e
io l'ho salutato mi ha detto "Ciao!"... oh, sono tutti e due così
belli!!... che tu sappia, hanno una qualche ragazza?-
Eve sorrise e scosse la testa, Marica non cambiava mai!
- Che io sappia no... ma non te lo posso giurare.-
- Umh... devo indagare...- fece pensosa.
- Sì, certo! Poi fammi sapere!- la prese in giro.
- Hey, tu scherzi! Ma io lo faccio seriamente!- rispose Marica un po' indispettita.
- Ora è meglio che vada a prendere quella benedetta divisa...- sospirò
Eve scendendo uno scalino.
- Ideaaaaa!!!- gridò ad un tratto l'altra. L'amica si girò di
scatto e la guardò preoccupata:
- Che vuoi fare, genietto?- sospirò mettendosi le mani ai fianchi. Marica
cominciò a sogghignare malignamente...
- Domani comunicheranno le date della gita d'inverno...-
- Oh, no...- Eve aveva già inteso cos'aveva in mente l'altra.
- Oh, sì!!... pensa se riesco a convincere il signor Eagles a portare
con la nostra classe anche la vostra... così non solo ci porteremo in
gita quei due, ma assisterai anche al mio trionfo!! Ah ah ah ah ah!!-
- Scommettiamo che non riuscirai a combinare un accidente?- ridacchiò
Eve.
- Scommessa accettata! Vedrai di cosa sono capace! Se vinco io tu farai qualcosa
per me... se invece la remota possibilità di vittoria da parte tua, ovvero
lo 0,001% si realizzerà, sarò io a doverti un favore!- Marica
la raggiunse e le strinse la mano, in segno di promessa. L'altra continuava
a sogghignare per nulla convinta dalle parole che aveva appena sentito.
- Certo! Già m'immagino Ed con uno sguardo che impietosisce il re dei
serial killer e Mark praticamente distrutto nel suo orgoglio, ridotto alla stregua
di uno zerbino!!- poi scoppiò in una risata divertita.
- Allora domani hai le selezioni?-
- Già. Se voglio entrare in squadra devo battere i tempi che faranno
le altre.- Eve guardò il sole quasi al tramonto. La luce rossa inondava
gli spalti e si rifletteva sul suo viso sorridente. L'incontro con Marica l'aveva
tirata su di morale. Quella matta aveva intenzione di combinare qualcosa sia
con Ed che con Mark, ma chissà che cosa l'aveva spinta a proporre la
scommessa... certo quella ragazza non avrebbe faticato a convincere il signor
Eagles a portare entrambe le classi in gita, quell'uomo era molto insicuro e
volubile, caratteristiche che non si addicevano per niente ad un professore,
eppure insegnava al Toho da anni a quanto le avevano detto. Il resto sarebbe
venuto da sé... chissà come avrebbe fatto Marica a sedurre Mark
e Ed... le sfuggì un sorriso divertito. Figuriamoci... Marica che adesca
quei due! S'immaginava davvero Warner con uno sguardo che avrebbe commosso anche
un serial killer e Lenders sul serio annientato nel suo orgoglio, ridotto alla
stregua di un !
puliscipiedi!... Eve sogghignò ancora... forse stava andando troppo oltre,
però c'era qualcosa che la preoccupava... anche se non voleva ammetterlo
sapeva che qualcosa la infastidiva.
- Mark è veramente un fenomeno!- esclamò Kim alla sua destra.
- Hey!! Mark è mio!- ribatté Marica alla sua sinistra, guardando
male la ragazza dai lunghi capelli castani.
- Ho solo fatto un apprezzamento, non ho detto nulla di speciale...- fece Kim
guardandola in faccia.
- Allora perché non tifi un po' per il tuo attaccante Bright!- disse
l'altra a denti stretti. Kim si fece seria, e aggrottò le sopracciglia
distogliendo lo sguardo da lei - Beh? Che c'è?... hai perso la ling...-
Eve la interruppe bruscamente:
- Piantala, Marica! Occorre litigare per queste stupidaggini?! Vi conoscete
da dieci minuti!!-
Marica si strinse nelle spalle e abbassò lo sguardo. Eve aveva sempre
uno strano effetto su di lei... sin da quando si erano conosciute tre anni prima,
aveva notato il suo carattere forte e fiero e anche se non voleva darlo a vedere
ne era un po' gelosa... voleva possedere la sua forza d'animo e il suo sorriso.
- Tutto bene, Kim?- le disse una volta fuori dalla scuola.
- Tutto bene.- rispose lei sospirando. Si vedeva molto chiaramente che le cose
tra lei e Eddie non andavano per niente come si deve. Ogni volta che lo nominavano
Kim diventava seria e perdeva il suo sorriso. Eve non volle dire nient'altro,
tanto la causa della sua tristezza era sempre lui.
"Ecco. Parli del diavolo..." la ragazza si fermò, sentendo
una voce che le chiedeva di fermarsi.
- Ciao ragazze!- Eddie sorrideva - Posso accompagnarvi?-
- Veramen...- Kim stava per replicare quando la voce di Eve sovrastò
la sua.
- Ma certo!... Oh! Un momento, tu sai dove si è cacciato Ed?- si inventò
qualcosa su due piedi.
- È ancora in spogliatoio, perché?- rispose il ragazzo.
- Devo... emh... devo... chiedergli un paio di cose sull'equipe di atletica.
Vi spiace andare senza di me? No, vero? Ci vediamo!!- Eve non diede nemmeno
il tempo di rispondere ai due che diede una leggera spinta per sollecitarli
ad andare via insieme. Eddie rispose al saluto e si voltò, Kim la guardò
con occhi supplichevoli, ma l'altra le fece l'occhiolino e alzò la mano
in segno di vittoria. Poi, quando anche Kim si fu voltata decise di aspettare
almeno che voltassero l'angolo per tornare a casa anche lei.
Finalmente stava per lasciare la scuola quando le si fece vicino un ragazzo
dalla carnagione scura e dall'altro lato un ragazzo dai lunghi capelli neri.
Eve sorrise guardando davanti a sé.
- Ragazziiiiiii!!!- Danny arrivò correndo.
- Eccolo, ci risiamo...- scherzò Ed senza voltarsi.
L'amico li raggiunse e prese a camminare con loro.
- Ah...- sospirò felice - Mi mancavano i nostri allenamenti!-
- A chi lo dici! Ho passato tutta l'estate in pena per poter ricominciare ad
allenarmi con la squadra!- esclamò Ed portandosi le mani dietro al collo.
Eve mosse leggermente la mano che aveva sulla spalla, sentendo dietro di sé
la cartella che si muoveva di poco.
- Non credevo che foste veramente così forti. Allora la vostra fama è
meritata.- disse. Era rimasta davvero affascinata dagli allenamenti, i bolidi
di Mark, i rapidi passaggi di Danny e le spettacolari parate di Ed l'avevano
lasciata a bocca aperta.
- Grazie! Lo vedi Mark, anche le ragazze dicono che siamo bravi!- sorrise il
più piccolo del gruppo.
- Ma non dobbiamo sottovalutarci e continuare ad allenarci!- lo rimproverò
il capitano.
- Eddai, non essere così severo! Se ci fanno dei complimenti è
buona educazione accettarli!- replicò Danny.
- Stai dicendo che sono un cafone?!- lo fulminò Mark. Danny tacque all'istante,
ma intervenne Ed.
- Beh, un po' presuntuoso lo sei!-
- Che!?!- il cannoniere si fermò di scatto. L'altro scoppiò a
ridere:
- È troppo divertente farti arrabbiare!-
- Warner!!!- gridò Mark.
- Presente!!- continuò l'altro.
- Ed!! Se ti prendo...!!!!- e iniziarono ad inseguirsi per la strada, uno furibondo
e l'altro che stava morendo dal ridere. Beh, Ed aveva ragione: era divertente
provocare Mark! Eve scoppiò in una risata fragorosa, seguita da Danny,
che si piegò in due.
- Mellow!! Springer!! Volete prenderle anche voi?!!?-
I quattro camminavano per la strada tranquillamente, ormai il rosso del sole
si stava accentuando all'orizzonte e le vie erano pressoché deserte,
qualche auto passava ogni tanto e i ragazzi non avevano smesso un minuto di
sorridere.
- Mark!! Mark!!- una bambina dai capelli nerissimi uscì correndo dal
cortile e saltò in braccio al cannoniere.
- Ciao piccolina!- la salutò lui tenendola su con un braccio e strapazzandole
i capelli con l'altro. Gli altri lo guardavano mentre festeggiava la bimba.
L'espressione di Eve era rilassata e allegra ma si era stupita nel vedere quel
ragazzo così scontroso e schivo giocare con quella bimba che rideva felice
tra le sue braccia.
- Quella è la sua sorellina.- le disse Danny. Mark si voltò verso
di loro e si rivolse alla ragazza.
- Credo che tu sia l'unica a non conoscere Nathalie.-
Eve sorrise alla piccola, che le strinse la mano, un po' intimidita.
- Ciao Nathalie. Io sono Eve.- disse la giovane.
La sorellina sorrise dolcemente e disse il suo nome con una vocina mielata,
pareva aver perso tutta la sua timidezza.
Ed e Danny la salutarono, mentre entrava in casa e richiudeva la porta. Eve
si tolse le scarpe e si annunciò:
- Mamma! Sono tornata!-
"Sì certo!... tanto non c'è nessuno!!" si ricordò
battendosi una mano sulla testa.
Salì di corsa le scale ed entrò in camera sua. Non vedeva l'ora
di riprovare la divisa di atletica! I pantaloncini corti blu le fasciavano i
fianchi e la maglietta non troppo attillata bianca con il simbolo della scuola
su una manica la faceva sembrare veramente un'atleta. Si ricordò della
sua ex divisa... la maglia era rossa, e i pantaloni bianchi... aveva fatto tante
gare con la sua ex squadra. Era considerata una delle migliori del gruppo, ma
l'allenatore le rimproverava più volte il fatto che fumasse, l'aveva
anche minacciata di cacciarla dalla squadra se non avesse smesso. Ma non successe
mai perché fu lei ad andarsene, dopo l'incidente. Già... l'incidente...
era da tempo che non ci pensava più... tre anni prima continuava a tormentarsi...
aveva 15 anni... maledizione solo 15 anni!! Poco più che una bambina!!...
si rilassò. Aveva superato tutto ma a volte, quando tornava indietro
con la memoria la invadeva un senso di tristezza mista a rabbia...
Dopo quello che era successo i suoi genitori non riuscivano più a parlarsi
e ogni volta che si rivolgevano la parola si accusavano a vicenda di ciò
che era accaduto. Così si separarono. Suo padre partì per l'Europa,
l'Austria, dove era nato e cresciuto portandosi con sé il suo fratellino
Dexter, di due anni più giovane di lei. Da quel giorno non li rivide
più. All'inizio lei e Dex si scrivevano delle lettere ma diventò
sempre più raro che la sua cassetta delle lettere ricevesse un messaggio
del fratello. Lui le raccontava che viaggiava molto in Francia e in Italia,
poi più nulla.
La ragazza sospirò. Sì, era rimasta sola con la madre a Okinawa.
Subito dopo la partenza del padre anche lei vendette la casa e si trasferirono
in quella città, Tokio. Per motivi del lavoro di sua madre, chirurgo
in un nuovo ospedale, si erano trasferite un'altra volta nella parte occidentale
della città, proprio all'inizio della primavera. Eve aveva continuato
gli studi dove li aveva cominciati tre anni prima, poi all'inizio dell'anno
nuovo aveva iniziato a frequentare il Toho. Si sentiva rinascere nella sua nuova
casa, aveva lasciato alle spalle tutto... anche l'angoscia che l'aveva accompagnata
quando praticava i corsi nella sua ex scuola. Aveva sempre avuto una passione
per la corsa. Ma si era accentuata in quel periodo. Era un modo per sentirsi
libera e poter scappare da quel mondo cattivo... aveva perso fiducia nelle persone,
viveva come se gli avvenimenti che capitavano fuori dalla sua mente non esistessero.
Sì, provava emozioni ma minime... ma ora non voleva più pens!
arci. Si era fatta una promessa quando si era trasferita l'ultima volta: avrebbe
tentato di rinascere, e ci stava riuscendo... non voleva guardarsi alle spalle,
e nemmeno dentro...
Ed e Danny parlavano ancora tra loro per la strada.
- È carina.- cominciò il più piccolo.
- Mh?- domandò il portiere scosso dai suoi pensieri.
- Eve, intendo. Ed è anche simpatica! A me piace... come persona, non
credo di poter arrivare ad essere il suo ragazzo.-
- Danny ma che discorsi fai?... Non ti avevo mai sentito dire una frase seria!-
rise Ed. L'altro aggrottò le sopracciglia.
- Eddai... non prendermi in giro!... -
Ed rimase zitto con un sorrisetto sulle labbra.
"Ma sentitelo! Danny che fa un discorso serio sulle ragazze!"
Il centrocampista fece un sospiro e si portò le mani dietro la nuca,
lasciando che la cartella gli si appoggiasse sulla schiena.
- Tu che ne pensi?- chiese poi.
- Eh? Di che cosa?- fece l'altro.
- Ma come di che cosa! Di lei, no? Mi stavi ascoltando?- esclamò Danny.
Ed si fece pensieroso... già, che pensava di Eve?...
- Beh,...- cominciò -...senza dubbio è molto carina... e allegra...
mi piace stare in sua compagnia.-
Danny accennò un sorrisetto soddisfatto, guardandolo in faccia. Ed osservava
il cielo rosso davanti a sé con un'aria assorta.
- In poche parole sei cotto di lei!- sogghignò. Warner sbuffò:
- Ecco. Sapevo che con te un discorso serio è impossibile da costruire!-
- Hey! Non cambiare discorso! E poi non è vero, dico solo la verità!-
protestò l'altro.
- Già! Come no!- Ed scoppiò in una risata spontanea.
- Piantala Ed!!... - sorrise infastidito l'amico.
- Vuoi fare un salto in palestra o preferisci in mezzo alla strada?- il portiere
continuò a ridere. Il povero Danny tacque, sapeva che Ed stava scherzando,
non l'avrebbe mai picchiato... se non per gioco... e poi gli conveniva non mettersi
contro una cintura nera di karate... proprio no...
- Perché ve la prendere sempre con me?... - sospirò imitando un
bambino -... solo perché sono il più piccolo... non è giusto!!-
- Avanti Danny! Lo sai che io e Mark scherziamo... E poi non è vero che
ce la prendiamo sempre con te.- fece tranquillo il portiere, ma sempre sorridendo
e camminando verso casa nella luce rossastra del tramonto.