- Come va?- le chiese.
- Tutto ok!- rispose Eve con un semplice sorriso. Eh, già... si stava
divertendo in loro compagna - Non occorre che tu mi stia dietro. Va' un po'
con i tuoi amici, mi farò un giro.-
- Per me non è un problema se...- fece per dire lui.
- Ehi, portiere! Sono maggiorenne e vaccinata, me la cavo bene anche da sola.-
la ragazza continuò a sorridere - Non sei venuto qui per me, vai pure.-
disse poi seriamente.
Ed ricambiò il sorriso e scherzando dichiarò:
- Come vuoi, ti tengo d'occhio!-
Poi si allontanò. Eve si voltò e notò una ragazza seduta
stancamente su una sedia, in un angolo della sala. Incuriosita le si avvicinò.
- Ehi! Ci si annoia?-
Quella sospirò:
- Un po'... mi sento un pochino a disagio...-
Eve le si sedette accanto.
- Di sicuro conosci tutti meglio di me!-
La ragazza dai lunghi capelli castani le sorrise.
- Dovrei...- staccò lo sguardo dal pavimento e le tese la mano -...io
sono Kim. Kim Bratt.-
- Eve Springer.- fece stringendole la mano - Accidenti! Ho detto il mio nome
a talmente tante persone oggi che mi sembra la milionesima volta che lo ripeto!-
- Sei la ragazza di qualcuno?- le domandò ancora sorridendo.
- No. In verità è stato quel tipo strano a portarmi qui.- indicò
Ed con lo sguardo - E tu? Non sembri divertirti molto.-
- Io...- Kim arrossì -... dovrei essere la ragazza di Eddie. Però
il signorino Bright non sembra volermi fare molta compagnia!-
- Uff... che ci vuoi fare! I ragazzi sono incomprensibili!- rise Eve appoggiandosi
allo schienale della sedia.
- Già... il fatto è che io e lui ci conosciamo da tanto tempo...
dovrebbe aver capito come sono fatta...-
- Oh, non farti di questi problemi! Pensa che io conosco Ed da due giorni, poco
più!- Eve alzò le spalle - Goditi l'estate e basta! Vedrai che
sarà sempre lui a cercarti!-
Le due parlarono ancora per un po', poi un ragazzo di media altezza e con i
capelli castani le raggiunse.
- Scusate ragazze... Kim, posso parlarti?- chiese Eddie.
Kim gli sorrise. Eve le fece l'occhiolino e poi si alzò anche lei, dirigendosi
nella direzione opposta a quella dei due fidanzatini. Prese un bicchiere di
aperitivo dal tavolo e si diede un'occhiata in giro, alla ricerca di qualcuno
con cui perdere tempo. Ed stava parlando con un paio di suoi amici e Mark era
stato appena lasciato da un altro tizio. Lo raggiunse.
- Benvenuto nel mondo dei diciottenni, allora!- sorrise.
- Grazie! - rispose scrutando nei suoi occhi azzurri - Scusa ma... Ed non mi
ha mai parlato di te.-
- Ha poco di cui parlare!... Ci conosciamo da pochi giorni.- gli rispose.
- Be... bene...- rispose Mark, un po' stupito.
- C'è di buono che comincerò a frequentare il Toho quest'anno.
Se non altro grazie a lui un po' di persone le conosco già!-
- Anche tu all'istituto Toho. Anche se non mi sembri una che fatica a comunicare
con gli altri. Scommetto che diventerai una delle più grandi tifose della
nostra squadra!- scherzò.
- Mh... e chi può dirlo? Per ora cerco solo di fare qualcosa di divertente!-
Ed la raggiunse fuori dalla cancellata. Eve tirò dalla sigaretta. Una
scia di fumo grigio si alzò verso il cielo disperdendosi nel nero della
tarda serata. Si era fatta notte un'altra volta. Il tempo passava inesorabile
quando si stava bene! Il portiere si sedette sul muro senza dire nulla. Lei
sentì la sua presenza e alzò la testa, riuscendo a guardarlo negli
occhi, anche nel buio della sera. Mezzanotte e mezza. Quasi tutti se ne erano
andati, Eve era uscita da qualche minuto e Ed non aveva tardato a raggiungerla.
- Ti sei divertita?- le chiese dopo un po'.
La ragazza annuì inspirando tabacco.
- Non credevo di potermi divertire così. Grazie.-
- Grazie? E di che? Sai, avevo paura che avessi difficoltà ad ambientarti,
invece è stato tutto perfetto!- sorrise lui.
- Ora ci sarà il tuo di compleanno.- affermò lei.
- Già. Avevo pensato ad una cosa in grande... magari sulla spiaggia...
è bello essere nati in estate! Che ne dici? Ti piace l'idea?-
- Perché lo chiedi a me?...- gli domandò Eve.
- Mi interessa il tuo parere.- replicò fermo Ed.
Eve fissò dritto davanti a sé.
- È un'idea carina. Pensi davvero di farlo?-
- Certo! Perché no?... se partiamo tutti di mattina faremo una bella
festa sulla spiaggia! E magari anche il bagno di mezzanotte!-
La ragazza rise, trasportata dalla sua euforia.
- Poi ti farò sapere... in qualche modo! Ora che sai dove abito potresti
farti viva e...- proseguì lui.
- Vuoi veramente che io venga, portiere?- lo interruppe Eve, fissandolo.
- Mi farebbe piacere. Sì.- rispose lui sempre sorridendo.
- Perché?- la domanda suonò fredda. Ed si fece serio.
- Credo che non ci sia niente di male nell'invitare ad una festa una persona
cui trovo piacevole la compagnia.-
Eve sorrise di nuovo, ma le sue labbra non riuscirono a tenere un sorriso spontaneo...
si fece triste. Quel sorriso divenne malinconico e lei si voltò di nuovo
verso la notte... Nel buio Ed non fu sicuro di vederlo bene ma gli sembrò
strano come era cambiata l'espressione sul volto di lei. Sotto la debole luce
dei lampioni in lontananza vedeva solo i suoi corti capelli e una parte del
suo viso. Scese dal muretto, infilandosi le mani nelle tasche posteriori dei
jeans.
- Il mondo è strano...- cominciò -...pensi di conoscere una persona
a fondo, da lungo tempo e poi questo assume degli atteggiamenti o dice delle
cose che mai ti saresti aspettato... e poi esistono le persone conosciute da
poco... che però sembra conoscerle da sempre... e si sente di potersi
fidare...-
- Non dire assurdità... non fidarti mai della gente... la gente è
stupida, stupida e cattiva.- disse semplicemente.
Ed socchiuse gli occhi...
- Ma se non si ha nessuno su cui contare... si rimane soli... soli e vuoti.-
- Si vive ugualmente.-
- Però l'esistenza è priva di significato...-
- Ah, sì? Allora dimmi: qual è il significato della tua vita?-
I due continuavano a parlarsi fissando davanti a loro, quasi mormorando... ma
le parole giungevano chiare alle orecchie di entrambi. Ed chiuse gli occhi e
ripensò al suo sogno. Si sentì riempire di energia...
- Voglio diventare il migliore portiere del mondo.-
- E Price?- fece lei espirando l'ultimo tiro.
Quelle parole... il ragazzo spalancò gli occhi... il suo sguardo era
sempre fisso davanti a sé... non voleva voltarsi a guardarla... sapeva
che non avrebbe incontrato il suo sguardo... Price... fu come una pugnalata
al cuore... Ed si sentì male... era come se la lama affilata di un coltello
stesse penetrando dritta fin dentro al suo cuore, lacerandogli la carne... aggrottò
le sopracciglia...
- Si è fatto tardi, andiamo a salutare gli altri. Ti riaccompagno.-
Ma chi diavolo era quella ragazza?!... sembrava che potesse manovrarlo come un burattino... "Devi avere più fiducia..."... e così aveva fatto... pochi giorni prima, quando le aveva rivolto la parola per la prima volta era stato come se avesse fatto il pieno di energie... si sentiva bene... e ora? Ora lo aveva di nuovo fatto cambiare, lo aveva svuotato, come un vaso senza contenuto... era cambiato così tanto il suo atteggiamento... da quando si erano messi a parlare seriamente. Price... perché diavolo si era sentito tanto male quando aveva sentito pronunciare quel nome?... e perché Eve aveva parlato così male della gente e della fiducia?... non riuscì a capacitarsi. Fu come se stesse ritornando allo stato in cui era ridotto qualche giorno prima... una sensazione di frustrazione e di stanchezza... non voleva sentirsi così... no... non voleva...
Aveva visto i suoi occhi spalancarsi. Aveva visto la sua espressione a metà
tra il triste e l'arrabbiato. Si era sentita in colpa. Perché, maledizione!?...
Perché si sentiva in colpa per ciò che aveva detto?!... non l'aveva
sempre pensata così, forse?... e allora per quale ragione vedere quel
ragazzo smettere di sorridere era stato tanto brutto?... aveva sentito parlare
di Price come il miglior portiere in circolazione, nelle nazionali... aveva
anche letto su un giornale sportivo che era il titolare della juniores... forse
doveva scusarsi. Ma che stava pensando?!... non si era mai scusata per cose
del genere e mai l'avrebbe fatto. Con nessuno! Figurarsi con uno conosciuto
il giorno prima!!
Si rigirò nel letto, ma non prese sonno fino alla mattina.
- No, Danny. Non ti preoccupare.-
- Sicuro?-
- Certo che sì! Ti passerà la mania dell'organizzatore!- scherzò.
- Beh, allora ti auguro un buon compleanno da parte di tutti!-
- Grazie. Ci vediamo.-
- Ciao Ed!-
Il ragazzino si allontanò a passi lenti, girandosi qualche volta per
salutarlo di nuovo. Ed aveva deciso di rimanere per i fatti suoi. Sarebbe andato
al mare, sì... un giorno soltanto, da solo però. Aveva voglia
di pensare... di rimanere con sé stesso e magari allenarsi anche un po'.
Era questo che aveva detto a Danny, pochi minuti prima. Poteva benissimo festeggiare
un altro giorno, quando si sarebbe sentito meglio, infondo era solamente un
giorno... anche se gli non sembrava giusto non festeggiare come gli altri che
ci poteva fare?... non se la sentiva per niente e di tenere il muso alla sua
festa non aveva nessunissima voglia. Si era sforzato di sorridere anche con
i genitori... la madre appena lo aveva subito accolto festosamente non appena
si era svegliato. Il padre si era limitato a fare un gesto con la mano e abbozzare
un mezzo sorriso. Non voleva impensierire sua madre, per questo le aveva detto
che sarebbe andato con gli amici... Danny era andato a fargli visita nel!
primo pomeriggio, sperando di convincerlo a fare qualcosa all'ultimo momento,
ma non c'era stato verso. Un pomeriggio al mare... avrebbe rimuginato a lungo...
Prese il portafogli e se lo rimise in tasca. Non aveva altro.
- Io vado! A stasera!-
- Sicuro di non volerti portare altro?-
- Sicuro!-
- D'accordo, allora a stasera!- la madre lo salutò dalla finestra, prima
di richiuderla dolcemente e tornare in casa. Ed mosse il primo passo.
- Tua madre è una donna molto dolce.- disse una voce alle sue spalle.
Il ragazzo non si voltò.
Fissò le sue spalle coperte da una maglia verde, facendo scorrere lo
sguardo su tutto il suo giovane e forte corpo.
Ed mosse leggermente la testa.
- Che ci fai qui?-
- Mi avevi detto di farmi viva... ma forse è tardi.-
Eve incrociò le braccia al petto e attese una risposta.
- Forse... sì è tardi.-
Le parole gli scivolarono fuori dalle labbra. La ragazza mosse due passi verso
di lui e gli piantò gli occhi addosso.
- Ti va una partita, portiere?- sorrise come se non avesse sentito cosa Ed aveva
appena detto. Il ragazzo si voltò verso di lei e la guardò. Aveva
fermato un pallone con il piede e lo stava ancora fissando. Ed rimase in piedi
e le rivolgeva uno sguardo vuoto.
- Ehi, ti lascerò in pace se mi dirai di no!- Eve non smetteva di sorridere
e lui guardava i suoi occhi cercando una risposta... una risposta alla domanda
che si era posto qualche sera prima... ma chi diavolo era quella ragazza?!...
ma mentre la fissava in quello strano silenzio, riempito solo dal suo sorriso,
le si avvicinò...
- Cosa scommettiamo?- fu la sua attesa risposta.
Eve alzò le spalle.
- Ci penseremo.-
- Come vuoi.- ora anche Ed stava sorridendo.
Possibile che il mio umore dipenda dal suo atteggiamento?... perché
mi comporto così... ci conosciamo da due settimane ma è come se
fosse così da una vita...
- Stavolta è dentro!!-
Ed fu distratto dai suoi pensieri e scattò a destra, stoppando un bolide
che sfrecciava a tutta velocità verso la rete, prima di finire tra le
sue mani.
- Accipicchia! Sei veramente un gatto!- sbuffò Eve mettendosi le mani
ai fianchi. Ed si massaggiò una mano, dopo averle rilanciato il pallone.
Sorrise.
- Puoi fare quanti tiri vuoi, ma non riuscirai a fare rete!- la prese in giro
lui, ridendo.
- Sta a vedere!-
La ragazza prese la rincorsa e calciò la sfera con tutta la forza che
aveva in corpo. La palla prese il volo dritto verso la porta. Ed rimase fermo,
il pallone era diretto al centro della rete. Veloce. Velocissimo. Il tiro di
Eve lo colpì in pieno stomaco, anche se aveva mosso le mani per farsi
da scudo ma la palla era caricata con una forza straordinaria.
- Dentro!! Rete!! Yahoooo!!-
Mentre lei esultava Ed si rialzò con la palla tra le braccia. La guardò...
quasi ovale. Vuol dire che... quella volta in cui l'aveva incontrata fuori dal
campo era stata lei a conficcare la sfera tra i pali della ringhiera degli spalti
bassi. E chi se no? C'era solo Eve in quel momento e lui non andava al campo
dalla sera prima...
- Allora che ne dici, ridi ancora gattino?- Eve gli si avvicinò ancora
ridacchiando.
- Ma dove la prendi quella forza?...- le chiese Ed ancora stupito.
La ragazza si appoggiò con la schiena alla rete e si lasciò cadere,
sorretta dall'intreccio di corda.
- Da qui!- sorrise battendo le mani sulle gambe.
- Beh, complimenti. Con un po' di allenamento potresti sfidare Mark!- Ed ricambiò
il sorriso, sostenendosi con un braccio al palo. Una ventata calda soffiò
sulle guance di Eve, che chiuse gli occhi, lasciandosi andare, sedendosi sull'erba.
Quando aprì gli occhi vide la rete intorno e dietro di sé, il
campo davanti e Ed poco più avanti.
- Questa è un po' come la tua casa...- sembrava una bambina da come si
guardava intorno, dal bianco della rete al verde del prato. Ed si voltò
per guardarla e si scostò dal palo per raggiungerla e sedersi accanto
a lei.
- Già. Si sta bene, vero?- sorrise.
- Bene.- confermò Eve. Si passò una mano sul collo e sospirò
in un sorriso - Si sta davvero bene.-
Il sole brillava come splende d'estate, il vento leggero poi era un toccasana
per sentirsi come si deve! Era da tempo che non stava così bene... da
quanto?... chi se lo ricordava, ormai... non aveva nemmeno voglia di ricordare...
- Dimmi qualcosa di te.- Ed la riportò alla realtà.
- Qualcosa... di me?- ripeté Eve.
- Sì, ormai tu conosci alcuni dei miei amici, sai dove abito, insomma
sai molto di me... io invece so solo che ti chiami Eve Springer, che adori disegnare
e che hai una potenza incredibile nelle gambe...- il portiere sorrise dolcemente.
La ragazza non rispose... cercò di riordinare i pensieri e poi parlò...
- Io... io... non sono giapponese. Mia madre lo è.- disse dopo un po'
- Mio padre invece viene dall'Europa. Però per una serie di motivi i
miei non stanno più insieme... io sono rimasta qui con mia madre, mentre
mio padre e mio fratello dovrebbero essere in Italia... o in Francia...-
"Perché?!... perché diavolo gli stai parlando di questo?!...
maledizione Eve ma cosa ti prende?!..."
- Com'è avere un fratello?-
Aveva sempre visto Mark e i suoi fratellini che ridevano e scherzavano... si
era sempre chiesto come poteva essere... ma da pensare ad avere c'è una
bella differenza.
- Non lo so.- disse lei in un soffio - Io e Dex non ci sentiamo più.-
- Scusa.- Eve lo guardò... scusa... e perché?... - Non parlarne
più se non vuoi.-
Eve tornò a guardare l'erba, giocando con i fili verdi accanto alle sue
gambe. Silenzio. Era di nuovo silenzio.
- Non volevo farti passare il compleanno in questo modo...- sussurrò
lei, nascondendo il viso con una ciocca di corti capelli. Ed chiuse gli occhi
e alzò il mento al cielo, per poi riaprirli con un sorriso rivolto verso
di lei.
- Sai che faccio quando sono triste? Vengo qui a pensare. Qui mi sento un po'
come a casa. Ormai conosco ogni metro quadrato di questo campo come le mie tasche...-
continuò a sorridere - ...pensa che oggi avevo programmato di andarmene
al mare da solo... a riflettere e a deprimermi! Grazie di stare qui con me.
Non voglio andare da nessun'altra parte.-
Eve alzò lo sguardo di scatto su di lui. La stava ringraziando... perché
lei era lì con lui... Ed...