Augustin Breda, coordinatore di Lavoro e Società in Fiom, ha finalmente preso le distanze da lavoro e Società.

 

26 -01- 2006     Dal coordinamento rsu sull'accordo Metalmeccanici

 

APPUNTI D'ANALISI CRITICA DI UN CONTRATTO

Essendo la democrazia una convivenza basata sul dialogo, il mezzo che permette il dialogo, cioè la parola, deve essere oggetto di cura particolare, come si riscontra in nessun'altra forma di governo. Cura duplice in quanto numero e in quanto quantità. Il numero di parole conosciute e usate è direttamente proporzionale al grado di sviluppo della democrazia; più sono le parole che si conoscono più ricca è la discussione politica (sindacale) e, con essa, la vita democratica. Quando il nostro linguaggio si fosse rattrappito al punto di poter pronunciare solo sì o no, saremmo pronti ai plebisciti; e quando conoscessimo più si, saremmo nella condizione del gregge che può solo obbedire al padrone….( Imparare la Democrazia Gustavo Zagrebelscki)

 

Il contratto nazionale dei metalmeccanici , è entrato nell'immaginario collettivo dei lavoratori e cittadini italiani come un evento importante della vita del nostro paese, evento che determina rapporti di forza utile al mondo del lavoro. Questo prescindere dal giudizio che se né da dell'evento stesso. È il contratto più importante dell'industria privata, coinvolge oltre 1 milioni di lavoratori e quasi altrettanti sono i lavoratori delle imprese cooperative, artigiane e delle medie piccole imprese che completano la contrattazione del settore.  È il contratto che più degli altri nel mondo privato esercita l'interesse e l'attenzione dell'opinione pubblica, sopratutto per la dinamicità e la generosità delle lotte che sanno esprimere i lavoratori di questo settore. Così è avvenuto anche in quest'occasione

IL CONTRATTO È STATO FIRMATO CON RISERVA.

La decisione spetta ai lavoratori che si esprimeranno attraverso un referendum, con un sì o un no sul risultato raggiunto. Si vota il 15, 16, 17 febbraio in tutti i luoghi di lavoro dove il sindacato dei metalmeccanici è presente. Questi scritti sono un contributo di critica utile a formare un'opinione altra anche in vista del referendum.

IL MERITO

Questa scadenza contrattuale è definita di biennio economico 2005 2006. Per le regole del sistema contrattuale vigente deve trattare dei soli aspetti economici: il salario. In questo caso non è stato così! Le parti: il sindacato dei lavoratori e degli imprenditori, hanno regolato oltre al salario anche elementi normativi quali flessibilità/precarietà, apprendistato.

SALARIO

Il primo confronto, per capire il risultato è con la piattaforma delle richieste votata dai lavoratori. La richiesta per il biennio 2005/2006 era di130 euro d'aumento al mese per tutti, di cui 105 sui minimi tabellari ( al 5 livello) e 25 euro per chi è privo di contrattazione integrativa aziendale.

Il risultato è di 100 euro lordi sui minimi al 5 livello, ma se si toglie la proroga di 6 mesi della durata del contratto (una deroga alle regole esistenti), la somma effettiva di aumento nel biennio è di 85 euro lordi (biennio 01/01/2005 al 31 /12/2006), gli altri 15 euro erogati da marzo 2007, per raggiungere i 100 euro, servono a coprire il periodo che va sino a giugno 2007.

I futuri aumenti partiranno così dal giugno 2007, anziché da gennaio 2007.

Questo contratto nel biennio 2005 – 2006 porta complessivamente nelle tasche dei lavoratori 1.287 euro lordi al 5 livello ( si raggiunge tale cifra, nei due anni di competenza 2005/2006, sommando gli aumenti: 60 euro da gennaio 2006 per 13 mensilità, 25 euro da ottobre 2006 per 4 mensilità, più l'una tantum di 320 euro e l'indennità di vacanza contrattuale percepita da aprile 2005 a dicembre 2005 di 87 euro). La sorpresa non gradita è che tale cifra, oltre ad essere modesta, è inferiore sia al contratto del 2003: 1.460 euro il percepito dai lavoratori in quel biennio (2004/2005); sia del contratto del 2001: 1.300 euro il percepito in quel biennio (2001/2003)

Facile trarre delle conclusioni rispetto alla concreta portata economica di questo contratto.

I 25 euro mese per chi non aveva la contrattazione sono stati trasformati in 130 euro che saranno dati in una soluzione, una sorta di una tantum che però vedrà la ricerca di una sua strutturazione nella futura contrattazione.

  AUMENTI LORDI

CATEGORIA

I° aumento 1/1/06

II°aumento01/10/06

III° aumento 1/3/07

        TOTALE

1

37,50

15,63

9,37

62,50

2

43,88

18,28

10,97

73,13

3

51,75

21,56

12,94

86,25

4

54,75

22,81

13,69

91,65

5

60,00

25,00

15,00

100,00

5s

66,38

27,66

16,59

110,63

6

71,25

29,69

17,81

118,75

7

78,75

32,81

19,69

131,25

 

 

NORMATIVA

ORARIO PLURISETTIMANALE

L'allargamento delle causali alle esigenze produttive e di mercato introdotte nel contratto nazionale, estende le ragioni per chiedere l'orario plurisettimanale. Si allarga così le causali per attivare la flessibilità d'orario, confermando la contrattazione con le RSU sulle modalità di attuazione (come farla e quando).

Questa norma potrebbe cambiare nei prossimi mesi se la Commissione su precarietà e flessibilità costituita ad hoc dovesse arrivare a dei testi condivisi. Negli obbiettivi del sindacato c'è una regolazione stringente delle percentuali massime di lavoro atipico e nell'obbiettivo delle imprese una maggiore flessibilità degli orari. Se i lavori di questa Commissione dovessero chiudersi senza risultati le aperture già introdotte sulla flessibilità decadrebbero.

 

NUOVO APPRENDISTATO.

È la parte peggiore del contratto. Ha riformato profondamente la disciplina contrattuale precedente prevista e normata nel contratto nazionale. Il contratto di apprendistato è ad oggi inesistente nell'industria metalmeccanica. L'ultima sistemazione (unitaria) della materia nel contratto nazionale è del maggio 2003, ma anche quella modifica per i vincoli giusti che manteneva, non ne ha esteso l'utilizzo. Ora con la nuova normativa introdotta in questo contratto, per come è stata regolata, vedrà nell'apprendistato la forma prevalente e diffusa di assunzione, come annunciato anche da Federmeccanica.

Ecco perché: 1- per le aziende ha un costo del lavoro inferiore alle altre tipologie di contratto di circa il 30%; 2- il contratto è esteso a tutte le qualifiche compreso i lavori di serie, ripetitivi, di basso contenuto e catene di montaggio, precedentemente esclusi; 3- è esteso alle alte qualifiche di 6° e 7° livello anche per lavoratori con lauree attinenti alle alte professionalità, precedentemente esclusi; 4- gli apprendisti non hanno diritto al versamento dei contributi per la pensione INPS, per gli anni della durata dell'apprendistato; 5- non ha diritto al trattamento e alla retribuzione durante i periodi di malattia; 6- non hanno diritto alla cassa integrazione ne ordinaria, ne straordinaria; 7- non hanno dirit to ne alla mobilità ne alla disoccupazione in caso di crisi aziendali e licenziamenti; 8- gli anni di apprendistato non valgono per la maturazione degli istituti legati all'anzianità di servizio; 9- gli apprendisti sono esclusi (salvo diverso accordo aziendale) dai benefici della contrattazione e premi aziendali; 10- sono retribuiti con i soli minimi contrattuali, per i periodi e le categorie definite nel piano di apprendistato e fanno 1/3 della durata dell'apprendistato a due livelli di inquadramene inferiori al livello d'uscita: un terzo livello fa 14 mesi al primo livello, con una paga netta che si aggira poco sopra i 700 euro al mese.

A limitare questa situazione v'è una utile clausola, non di legge ma contrattuale, che impegna le imprese a confermare un minimo del 70% dei lavoratori assunti con contratti di apprendistato.

 

OSSERVAZIONI

Vi sarà modo e tempo per approfondire i vari aspetti dell'apprendistato e i suoi riflessi sociali ed occupazionali. Da subito sono evidenti alcune contraddizioni che si spiegano solo con una condivisa necessità di intervenire surrettiziamente, ma efficacemente, per abbassare il costo del lavoro delle imprese, agendo sui futuri assunti.

Non si capisce cosa ci sia da apprendere e quindi da formare nei lavoratori che fanno lavori semplici, ripetitivi, privo di contenuto professionale, come sono in buona parte i lavori inquadrati al 3° livello e in qualche caso al 4° livello. Manca in questi casi la ratio per costruire un percorso d'apprendistato, perché non c'è nulla da apprendere. In genere per questi lavori i lavoratori in qualche ora o al massimo qualche giorno raggiungono le conoscenze per svolgere quell'attività. L'apprendistato dura 42 mesi per un 3° livello, di più per gli altri livelli, con centinaia di ore di formazione. Inoltre se un operaio è assunto senza contratto di apprendistato in 40 mesi ha il 3 livello(come da ccnl), mentre se fa la formazione ne servono 42, è un ulteriore paradosso. Ad un operaio in catena di montaggio con operazioni con contenuto di qualche minuto e in certi casi di secondi, si prevede un contratto di apprendistato di 24 mesi. Per imparare che cosa?.

C'è poi da aggiungere che questa forma di assunzione, che riguarda lavoratori sino ai 29 anni d'età, rischia di produrre un effetto dirompente sui lavoratori da occupare che superano la soglia dei 29 anni, visto che assumerli costerebbe all'impresa il 30% in più di un apprendista.

L'esclusione dalle tutele sociali quali la malattia, la cassa integrazione, i contributi Inps rendono discriminatoria e non socialmente accettabile questa regolamentazione del lavoro, anche perché apre un pericoloso varco per l'aggressione di queste tutele ai restanti lavoratori. Una legge che non andrebbe applicata per via contrattuale finché non modificata nei suoi aspetti deteriori. Questo è un problema di tutta la confederazione, che si è ampliato dopo la legge 30 che ha riformato anche l'apprendistato. Il reccepimento nei contratti nazionali di tale normativa che non era ne obbligatoria, ne opportuna. Un errore! Servirà ora un rinnovato impegno per una modifica profonda.

 

Prime valutazioni sull'accordo metalmeccanici

 

La conclusione della trattativa per il rinnovo del Ccnl metalmeccanico ripropone la necessità di una vera svolta nella linea contrattuale del sindacato confederale, e della Cgil in primo innanzitutto.

 

Una valutazione sull'accordo per il rinnovo del contratto metalmeccanici deve partire necessariamente dalle due questioni principali che sono:

 

Il Salario. Anche se nominalmente si può apprezzare come alla fine si sia riusciti ad ottenere un aumento pari alla cifra di 100 euro medie (che rappresentava il limite simbolico attraverso il quale misurare la tenuta sindacale rispetto alle pretese di Federmeccanica) è facile concludere come, per effetto degli scaglionamenti, del ritardo rispetto alla scadenza del contratto (la tantum non riesce a coprire lo scarto di valore perso) e dello slittamento di 6 mesi della durata contrattuale, alla fine il montante salariale effettivamente percepito sia inferiore a quanto prevede lo stesso accordo del 23 luglio in materia di recupero del potere d'acquisto delle retribuzioni.

 

Sulle flessibilità. Se è vero che sulle flessibilità, più che sul salario, Federmeccanica aveva giocato molto in questo rinnovo contrattuale, il risultato propone in realtà una mediazione che probabilmente non soddisfa nessuno, nè i padroni, nè quanti, sopratutto in Fiom, puntavano ad un rifiuto tou-court di qualsiasi disponibilità.

In definitiva ciò che l'accordo propone in materia di orario è un'apertura di principio sulle casistiche di ricorso alla flessibilità (aggiungendo alle necessità della stagionalità anche quelle delle ragioni produttive e di mercato) ma mantenendo inalterato (e non è stato facile) il tetto delle 64 ore annue e l'efficacia del potere contrattuale delle Rsu in materia di distribuzione degli orari (articolo 5 del contratto) che i padroni volevano sfondare e rimuovere.

Sul recepimento della legge 30 e sulle varie tipologie di lavoro, l'accordo propone praticamente un nulla di fatto nell'immediato, rimandando la materia al lavoro di una commissione paritetica ed a una verifica entro il giugno 2006. Rinvio che, se ha contribuito a sbloccare il contratto, non risolve il problema che necessariamente si ripresenterà tal quale nei prossimi mesi e su cui sarà bene già da ora aprire una discussione per evitare che ciò che non è entrato dalla porta entri fra qualche mese dalla finestra.

Unica materia regolamentata, per quanto riguarda il mercato del lavoro, è l'apprendistato sul quale si è ottenuto perlomeno che almeno il 70% dei contratti di apprendistato vengano consolidati a fine percorso con assunzioni a tempo indeterminato.

 

Quello che ne esce è, in definitiva, una mediazione che contiene formalmente elementi che permettono di dire a sindacati e Federmeccanica di non essere stati costretti a subire l'una le pressioni dell'altro, ma che dimostrano per altro la difficoltà vera nella quale questo rinnovo si è dovuto muovere.

 

Non possiamo infatti affermare che sia mancata la determinazione sindacale (sopratutto della Fiom) a tenere sulla piattaforma iniziale. Così come non si può dire che sia mancata una convinta adesione dei lavoratori alle lotte, anzi.

Il dato vero di questo accordo (che se pur con i suoi evidenti elementi di debolezza ha retto meglio di altri accordi alle pressioni concertative ed a quelle delle controparti padronali) è che è stato portato avanti in un contesto dove altre categorie andavano a firmare accordi che, in materia di flessibilità e legge 30 sopratutto, finivano per dare ragione a Federmeccanica, permettendole di provarci a mettere in campo il solito giochino di una Fiom intransigente ed indisciplinata rispetto al resto del sindacalismo confederale.

 

E qui sta il dato vero, e non nuovo, da sollevare.

I lavoratori metalmeccanici saranno ora chiamati a valutare ed a dare il loro giudizio sull'accordo attraverso procedure partecipative sicuramente più trasparenti e democratiche di quanto altre categorie pratichino.

Ma a tutti, non solo ai lavoratori metalmeccanici, compete una valutazione più generale sulla debolezza della linea sindacale in generale che, incapace di prendere atto dei disastri che la linea concertativa ha prodotto e continua a produrre, ed indisponibile a sottoporsi a critica e verifica per definire una vera svolta, ha di fatto messo in un angolo una categoria che, pur con tutti i limiti che gli vanno riconosciuti, ci ha perlomeno provato a mettere in campo una pratica contrattuale diversa.

 

E' evidente a tutti (e questi ultimi 4 anni di contrattazione nei metalmeccanici lo dimostrano) che non si può pensare che la Fiom da sola sia in grado di mutare il quadro delle relazioni sindacali e le forme attuali della subordinazione del lavoro al nuovo e più aggressivo regime dei mercati. Ciò che ha pesato negativamente sul rinnovo dei metalmeccanici è sopratutto la mancanza di una prassi e di una linea diversa e generalizzata in tutte le altre categorie, e quindi anche l'essere venuta meno, in Cgil, di una sinistra sindacale che tenesse aperta in tutte le categorie una battaglia contro le disponibilità concertative..

Per questo anche il congresso Cgil non può non tenere conto di questi problemi. In fin dei conti anche questa vicenda dimostra la bontà della tesi 8a (primo firmatario Rinaldini) che pone al centro della discussione congressuale la necessità di una diversa linea generale in materia di contrattazione, una linea che non può risultare facilmente sostenibile se isolata solo in alcune categorie o territori ma che deve affermarsi, appunto, come linea generale dell'intera organizzazione.