Tariffa a 1,2 euro al minuto, scatto alla
risposta a 30 centesimi
ROMA
- L'indagine dell'Autorità per le Comunicazioni era partita, a furor di popolo,
il 22 novembre dell'anno scorso. Tirata per la giacca dalle associazioni dei
consumatori, l'Autorità si era accorta che il servizio di informazione elenco
abbonati - gestito ormai da 17 società anche straniere, in concorrenza tra loro
- stava spennando gli italiani. Cercare il numero telefonico di un parente, di
un amico, di una azienda si stava rivelando uno sport ad alto rischio.
Soprattutto se la telefonata durava più di due minuti; soprattutto quando
partiva da un telefonino diretta a certi servizi di informazione. Tra pupazzi
animati e musichette, gli spot che hanno lanciato questi nuovi servizi (con
centralini a quattro cifre che iniziano con 12; oppure a sei cifre che iniziano
con 89) sono stati seducenti. Ma la colonna sonora più appropriata era semmai
"Piange il telefono", visto la possibile spesa.
Ora, dopo 50 giorni di lavoro, l'Autorità ha scritto la
delibera che taglia le tariffe del servizio. E' un primo passo. L'Autorità
interviene solo per le chiamate che partano da un apparecchio fisso (sia esso di
casa o di ufficio). Viceversa non tocca le tariffe delle telefonate che partono
da cellulare, spesso dolorose. Questo secondo intervento è ancora oggetto di
studio.
La bozza del provvedimento (limitato, dunque, alle sole
chiamate da apparecchio fisso) contiene tre novità. Intanto la tariffa massima
consentita scende di 30 centesimi. Mentre nel 2004 l'Autorità l'aveva fissata a
1,5 euro al minuto, adesso intende abbassarla a 1,2 euro. La seconda novità è
che questo importo massimo varrà anche per i minuti a seguire. Due minuti,
insomma, non potranno costare più di 2,4 euro; e tre minuti non andranno oltre i
3,6 euro.
La terza
novità riguarda una delle maggiori insidie per gli italiani. Quando chiami i
nuovi servizi di informazione, il centralinista ti trova il numero e subito ti
chiede se vuoi essere collegato "all'utente desiderato". La cosa è
maledettamente comoda e tante persone accettano questo trasferimento automatico.
Per molte settimane, però, almeno alcuni operatori non chiarivano che questa
telefonata costava più del solito. In pratica, poteva costare al minuto quanto
il servizio stesso di richiesta informazioni. Ora, nell'offrire il trasferimento
automatico, il centralinista dovrà indicare in modo inequivocabile i costi della
operazione. Fin qui, come detto, le mosse dell'Autorità.
C'è una cosa, però, che questo organismo di garanzia non
tocca, ed è lo scatto alla risposta. La delibera 15 del 2004 fissava il tetto
massimo dello scatto a 30 centesimi (intendiamo sempre per le chiamate da
fisso). Importo che dovrebbe ora restare immutato. Da oggi la bozza di delibera
è all'esame dei quattro commissari dell'Autorità che hanno diritto di ultima
parola. Sono Savarese, D'Angelo, Roberto Napoli e Stefano Mannoni. E la loro
decisione è imminente.
Lo spirito del provvedimento è chiaro. Da un lato, non vuole
stangare le società italiane e straniere che hanno investito nel nuovo servizio.
Dall'altro lato, prova a proteggere di più gli utenti. Fino ad oggi, le famiglie
potevano finire in una trappola tremenda. Qualche centralinista esitava a darti
il numero richiesto (segno di un servizio scandente); e l'italiano, proprio in
ragione di questa attesa prolungata, pagava sempre di più. Una beffa. L'insano
meccanismo ora può essere incrinato. Anche la trasparenza aumenta.
Fino a pochi giorni fa, chi voleva conoscere il costo del
servizio doveva andare nei siti degli operatori e armarsi di molta buona
fortuna. In Internet molte tariffe erano indicate per ogni secondo di
conversazione con il centralinista, risultando così oscure. Adesso, invece,
l'Autorità pubblica sul suo sito (www. agcm. it) ogni tariffa, valide per
qualsiasi servizio informazione, da qualsiasi tipo di apparecchio si chiami. E
molte cose si vanno chiarendo.