Nei giorni 13 e 14 Luglio del 2006 si è tenuto il referendum consultivo sull'accordo relativo all'integrativo aziendale di tutto il gruppo Avio. Si ricorda che del gruppo Avio fanno parte le realtà produttive di Pomigliano d'Arco, quella di Acerra, quella di Brindisi e infine quella di Torino. La bozza dell'integrativo è stata firmata a Roma alla presenza di tutte le parti interessate  e poi presentata ai lavoratori delle varie realtà produttive per l'approvazione definitiva. Purtroppo va menzionata la situazione critica di alcuni settori produttivi del gruppo. Infatti A Brindisi, tempo fa, si è avuta una flessione della produzione in merito a mancate commesse, conseguente a mancati finanziamenti da parte dello Stato nel settore della difesa militare e ciò ha comportato l'apertura, da parte del gruppo Avio, della procedura di Cassa integrazione. Anche a Pomigliano d'Arco si è assistiti al ridimensionamento del tessuto produttivo con conseguente perdita di professionalità da sempre riconosciute a livello internazionale. Difatti, sempre il gruppo Avio ha, in questi anni, annullato la ricerca, progettazione e sviluppo, centro d'eccellenza del gruppo Avio, depauperando la realtà produttiva in questione. Tutt'oggi si assiste anche al forte ridimensionamento del reparto delle Revisioni civili con la dismissione di importanti commesse che hanno segnato la produzione e i rapporti commerciali degli ultimi 20anni tra L'Avio e i suoi clienti. Infine nello stabilimento di Acerra, anche se le cose sembrano andare bene, non ci sono stati gli investimenti promessi dai dirigenti Avio. Infatti i lavoratori possono facilmente constatare che le loro produzioni, con i relativi mezzi di produzione (impianti), sono stati dirottati nella realtà produttiva della Polonia, dove naturalmente il costo del lavoro per unità di prodotto è decisamente più basso. E' da precisare che lo stabilimento della Polonia è identico a quello di Acerra, ma con un'eccezione importante, anzi con un valore aggiunto: il piano industriale tanto rivendicato dal sindacato per avere garanzie future e quindi certezze per centinaia di lavoratori.

Questi cambiamenti, avvenuti negli ultimi anni, se non addirittura negli ultimi mesi, ma che comunque sono il frutto di una politica aziendale e di una strategia venuta da molto lontano e sulla quale purtroppo non si è stati abbastanza vigili, hanno determinato i contenuti dell'integrativo aziendale. Quest'ultimo infatti presuppone un Premio di Risultato a regime, cioè il cui raggiungimento del valore massimo si avrà nel 2010 e solo nel caso in cui vengano raggiunti certi obiettivi, ossia legati ad indicatori atti a misurare l'andamento economico dell'impresa, il miglioramento delle prestazioni del suo processo industriale ed il miglioramento della qualità dei suoi proditti. Comunque si tratta di indici dalla indubbia raggiungibilità e che in ogni modo legano sempre più il salario a delle variabili dipendenti, diventando, in tal modo, esso stesso dipendente dagli effetti dinamici del mercato. La bozza prevede infine il consolidamento dei cosiddetti P.a.r. presi a frazione di otto ore per tutti i lavoratori (compresi i turnisti), cioè dei permessi aziendali retribuiti. Detto questo però bisogna precisare che c'è una notevole differenza tra l'integrativo odierno e la piattaforma in ingresso che invece fu approvata dalla stragrande maggioranza dei lavoratori 18 mesi prima. Infatti non si menzionano affatto i lavoratori interinali, per i quali era previsto, o meglio chiesto la loro regolarizzazione, anche progressiva, ponendo un argine alla precarietà. Addirittura tali lavoratori non percepiranno neanche il premio pattuito nell'integrativo. Non mi illudevo che tutta la piattaforma in ingresso potesse essere presa in considerazione dalla controparte, ma mi sembra alquanto assurdo che da una rivendicazione di diritto dei precari a godere delle nostre stesse garanzie, si possa passare ad una situazione di totale disconoscimento degli stessi lavoratori.

Ad ogni modo il referendum avvenuto il 14 Luglio del 2006 ha avuto un esito positivo all'interno di tutto il gruppo. Mi premeva, però, precisare quali differenze sostanziali vengono determinate in ogni fase della trattativa. Ancora lontani sono i tempi per chiedere il riscatto dei nostri diritti, che sono solo quelli di un vivere dignitoso in una società che lascia pochi spazi alla libertà di esprimere se stessi e alla libertà di accrescere la propria personalità nel modo che meglio si crede. la nostra voce sia sentita Ma, quanto meno, ci sono gli spazi per lottare affinchè la nostra voce ci sia e che giunga a chi non vuole ascoltarla. Dopodichè, solo col tempo e con la solidarietà di chi condivide il nostro riscatto, si può far si che in questa società qualcosa cambi.