Il denaro veniva spartito perchè combinavano le operazioni finanziarie e le speculazioni sicure su titoli in Borsa tra i quali quelli di AntonVeneta. Poi , dopo aver realizzato il previsto guadagno, prelevavano il denaro in contanti allo sportello. Quindi, nell'assaluta privacy di un ufficio, si dividevano le banconote.

L'ex a.d. della Bpi aveva creato una sorta di "banca nella banca" per garantire guadagni sicuri per se e per i suoi complici. Quello che fino a oggi non si sapeva, però, è che questa banca "parallela" funzionava quasi come una bisca clandestina: con denaro prelevato in contanti e spartizioni lontane dagli occhi indiscreti.

A descrivere il meccanismo ai magistrati è stato Silvano Spinelli, uomo di fiducia di Fiorani per il quale aveva condotto operazioni riservate in Italia e all'estero. Un meccanismo poi confermato dallo stesso Fiorani e dal suo braccio destro, l'ex direttore finanziario di Bpi Gianfranco Boni. L'idea secondo Spinelli era stata di Fiorani: era stato lui, spiega ai magistrati nel corso dell'interrogatorio di ottobre, a suggerire di sondare questi clienti per verificare se fossero disposti a dividere gli eventuali guadagni che noi potevamo far loro fare con operatività in titoli da noi diretta. Comunque era evidente che l'offerta presupponeva che la banca erogasse gli affidamenti necessari per operare in titoli. Insomma venivano individuati dei clienti accondiscendenti e veniva erogato loro un fido per investire su titoli "sicuri" in Borsa. I guadagni erano certi quindi. Il patto era però che venissero spartiti.

Con alcuni clienti, racconta infatti Spinelli, mi ero accordato perchè questi mi retrocedessero in contanti parte dei guadagni che Boni faceva conseguire investendo in titoli. In particolare tali clienti retrocedevano il 40% del guadagno che spartivo con Fiorani e Boni, diceva sempre Spinelli: i clienti solitamente prelevavano il denaro contante e me lo consegnavano direttamente in ufficio. Il tutto avveniva su conti correnti creati ad hoc. Questi clienti infatti, oltre ad un conto personale o dell'azienda che non veniva toccato dalle operazioni, usufruivano di conti sui quali venivano erogati dei finanziamenti da Bipielle. Per quanto concerne i prelievi in contanti spesso i clienti richiedevano degli assegni circolari che poi cambiavano in cassa. In altri casi invece prelevavano direttamente dalla cassa. Questo ha permesso loro di realizzare notevoli guadagni. Solo sui titoli AntonVeneta gli investigatori hanno rilevato un gruppo di clienti "privilegiati" che ha ricevuto affidamenti per 791 milioni di euro, generando plusvalenze per 82 milioni di euro.