Nel corso degli ultimi anni la necessità di costruire forme di coordinamento a livello europeo tra le realtà della sinistra di classe si è affermata con forza crescente, sia nelle mobilitazioni contro i vertici imperialisti e contro la guerra, sia nell’esperienza concreta di numerose e differenti lotte sociali. Tuttavia, finora è mancata la capacità di procedere effettivamente verso la realizzazione di quest’importante obiettivo. Consapevoli di questo dato di fatto, le realtà partecipanti all’assemblea intendono avviare un percorso comune finalizzato ad individuare e rimuovere gli ostacoli che ad oggi hanno impedito la costruzione di forme stabili di comunicazione, dibattito e mobilitazione tra compagni a livello europeo.

Allo scopo di porre le basi di tale lavoro comune, e di estenderlo alla partecipazione di altri compagni, le realtà partecipanti – sulla scorta del dibattito svolto in assemblea – hanno convenuto i seguenti punti fondamentali, da approfondire e sviluppare successivamente:

 

1. L’Unione Europea è un polo imperialista

Al pari degli Stati che la compongono, l’Unione Europea (UE) esprime e materializza gli interessi di classe della borghesia. Essa è nata e si è sviluppata con lo specifico compito di sostenere ed imporre le esigenze di valorizzazione del capitale a base europea nell’attuale fase dell’imperialismo. La natura imperialista dell’UE rispecchia il carattere imperialista degli Stati che l’hanno promossa e costituita; questi ultimi non vengono indeboliti dall’“integrazione europea”, ma ne sono anzi rafforzati nella loro costitutiva e irriformabile funzione di dominio e repressione per conto della borghesia. Come gli Stati che la compongono, anche l’UE svolge una duplice azione: a) verso “l’interno”, rinsaldando e riproducendo il dominio di classe nei confronti del proletariato che vive sul continente (in particolare, in questa fase, attraverso l’imposizione della precarietà e lo smantellamento dei diritti sociali); b) verso “l’esterno”, costruendosi come forza continentale in grado di giocare un ruolo nella competizione interimperialistica (in particolare con gli Usa), ai danni dei popoli della periferia e del proletariato internazionale.

 

2. L’Unione Europea non è un interlocutore, è una controparte

Da quanto appena detto, consegue necessariamente che l’unico atteggiamento concepibile, per il movimento della sinistra di classe, è quello dell’opposizione e della lotta contro il nuovo imperialismo europeo rappresentato dall’UE (e dai singoli Stati che la compongono): per contrastare il razzismo e lo sciovinismo che la caratterizzano; per difendere le condizioni di vita e di lavoro del proletariato; per ostacolare la sua azione di potenza aggressiva e sfruttatrice dei popoli della periferia. L’UE è perciò una nuova controparte che va ad aggiungersi (non a sostituirsi) a quella rappresentata dagli Stati nazionali. Anche la mobilitazione contro l’aggressione imperialistica ai danni del popolo iracheno è intrinsecamente inconciliabile con le posizioni e le forze politiche che tacciono o sorvolano sulla natura imperialistica dell’UE e che vorrebbero attribuire a quest’ultima una funzione di “contrappeso democratico allo strapotere Usa”: solo il rafforzamento del protagonismo e dell’autonomia del movimento contro la guerra può rappresentare un ostacolo al prevalere delle esigenze di profitto e di dominio del capitale.

 

3. Uscire dal localismo

Attraverso una vasta gamma di atti giuridicamente vincolanti, l’attività quotidiana dell’UE investe già, con un’influenza decisiva e crescente, settori di importanza vitale, come la politica monetaria, il mercato del lavoro, la legislazione in materia di immigrazione, ecc.; l’UE ha già istituito una struttura giudiziaria continentale (Eurojust), un Ufficio Europeo di Polizia (Europol), una politica repressiva comune (“Black List”); l’UE ha già reso operative attività militari all’estero (ad esempio in Congo), ha già creato uno stato maggiore militare europeo, un’agenzia europea per gli armamenti e il sostegno all’industria militare, ecc. A fronte di un livello già così profondo di “integrazione reale”, bisogna purtroppo costatare che tra i compagni che vivono e lottano in Europa, esiste un livello di “integrazione percepita” ancora troppo basso, una scarsa consapevolezza che spesso alimenta concezioni e pratiche localistiche. In realtà, il processo di “integrazione” ha già trasformato l’insieme delle condizioni nelle quali si colloca la nostra attività e nelle quali si esprime la lotta di classe, non acquisire coscienza di questo dato di fatto significa solo subire passivamente l’iniziativa politica, economica e repressiva che ormai i padroni – pur tra mille contraddizioni e mediazioni – stabiliscono e dirigono sul piano continentale (almeno nelle loro linee strategiche). E’ perciò assolutamente prioritario lavorare affinché il movimento della sinistra di classe assuma pienamente il contesto europeo come dimensione basilare della propria attività politica.

 

4. Per l’unificazione internazionale delle lotte proletarie

Gli stessi provvedimenti degli Stati membri dell’UE possono essere compresi, analizzati e affrontati politicamente solo inquadrandoli nel contesto del processo – tuttora contraddittorio ma già avanzatissimo – di costruzione del polo imperialista europeo. Di conseguenza, anche le lotte proletarie e le mobilitazioni che a tali provvedimenti si oppongono – per non perdere di incisività ed efficacia – sono poste dinanzi alla necessità di travalicare l’ambito “statuale-nazionale” per assumere quello continentale. La “direttiva Bolkestein”, la nuova direttiva che allunga l’orario di lavoro, lo “spazio europeo dell’istruzione e della formazione”, le politiche persecutorie nei confronti dei migranti, il programma di ristrutturazione capitalistica noto col nome di “Strategia di Lisbona”, ecc., mostrano chiaramente che tale necessità si è ormai trasformata in urgenza concreta.

 

5. Costruire un punto di vista complessivo

E’ necessario costruire e assumere un punto di vista più generale e complessivo, una visione d’insieme dello scontro di classe a livello europeo e internazionale, riqualificando a partire da questo il proprio lavoro sul piano specifico o locale di lotta. Perciò il nostro primo compito dev’essere innanzitutto quello di colmare il deficit di conoscenza, di analisi, di collegamenti, di dibattito, di comunicazione e – soprattutto – di pratica comune, che abbiamo accumulato nel corso degli anni a fronte dei progressi realizzati dalla “integrazione europea” dei padroni. Si tratta di avviare un lavoro concreto che proceda verso la costruzione di forme stabili di comunicazione e reti di movimento a livello europeo, sviluppando assieme la capacità e la possibilità di dialettizzarci realmente e concretamente con le numerose e diverse esperienze di lotta che “si aggirano per l’Europa” ed inquadrando fin dall’inizio tale lavoro in una più ampia prospettiva internazionalista (che ne sarà concretamente rafforzata). L“integrazione europea” è un fenomeno politico che – direttamente o indirettamente – attraversa e condiziona ormai tutti i contesti economico-sociali del continente (anche quelli più “locali” e particolari), di conseguenza, un tale lavoro comune rafforzerà la capacità di ciascuno di radicarsi nel concreto delle lotte, nella classe, nel “locale”.

 

6. Porsi obiettivi intermedi realistici

Avviare un lavoro concreto che proceda verso la costruzione di forme stabili di comunicazione e reti di movimento a livello europeo, significa impegnarsi materialmente attorno ad obiettivi intermedi realistici, definendo e promuovendo la sequenza di passaggi concreti in grado di accumulare ed alimentare metodicamente le forze, gli strumenti e le capacità necessarie. E’ a causa dell’assenza di un approccio metodico, incrementale, continuativo, che generi un lavoro specifico con responsabilità specifiche, che finora non si è riusciti a procedere nella direzione voluta.  Pertanto, le realtà partecipanti all’assemblea si impegnano: i) a dar vita e ad alimentare con continuità un percorso comune che – mobilitando gradualmente le capacità, le forze e gli strumenti materiali necessari – si faccia promotore di forme stabili di dibattito, comunicazione e mobilitazione tra realtà della sinistra di classe a livello europeo; ii) ampliare, approfondire, sviluppare questa discussione e questa proposta, in particolare convocando ulteriori incontri periodici; iii) costruire una partecipazione coordinata alla campagna per il ritiro della cd. “direttiva Bolkestein” e della nuova direttiva sull’orario di lavoro, cominciando col coordinare la loro partecipazione alla manifestazione europea di sabato 15 ottobre.