CUBA
La rivoluzione cubana mira a costruire uno Stato socialista. La rivoluzione è irreversibile, così come la sua distanza dalla sfera d'influenza statunitense. Cuba ha promosso un sistema a partito unico con Fidel come segretario generale.
La rivoluzione non intende erigere una cortina di ferro attorno a Cuba, bensì dare il benvenuto a tecnici e visitatori da tutto il mondo.
Le fabbriche sono alla costante ricerca di pezzi di ricambio statunitensi, la cui scarsità rende le cose molto difficili. La rivoluzione ha intrapreso troppo rapidamente il processo di sviluppo economico e le riserve monetarie sono diminuite. Cuba non è in grado di importare beni di consumo e di venire incontro alle necessità primarie della popolazione. E non desidera un accordo con gli Stati Uniti (perchè ciò è impossibile), ma un modus vivendi o, almeno, un modus vivendi provvisorio.
In America Latina negli ultimi anni non c'è paese che non ha visto la mobilitazione delle masse contro l'imperialismo Usa. Il continente è in fermento e diverse rivolte si sono registrate per contestare il modello liberista, che ha causato miserie, sfruttamento e grossi squilibri sociali tra i popoli del sud America. L'insurrezione boliviana contro la svendita delle risorse naturali alle multinazionali, la rivolta di Ecuador, la vittoria del Frente Amplio in Uruguay e il prolungato processo rivoluzionario in Venezuela sono alcuni esempi di lotta in atto oggi. In questo scenario Cuba continua a rappresentare un punto di riferimento per la difesa dei popoli oppressi dagli interessi e dai profitti delle potenze straniere. Il suo processo rivoluzionario attualizzato nel programma governativo denominato "La Battaglia delle Idee" è un segnale di vitalità e di prosecuzione dei risultati ottenuti in campo sociale in oltre quarant'anni. Oggi Cuba vede nuovi alleati nella sua strategia di solidarietà verso i più emarginati. Il fronte caraibico-latinoamericano messo in atto da Chavez e Castro nel rilanciare l'indipendenza e la libertà dei popoli ne è un segnale evidente. Gli attacchi al processo rivoluzionario cubano continuano con l'applicazione di un blocco economico e da un preciso piano controrivoluzionario imposto dagli Usa.
Bisogna quindi rilanciare una seria riflessione sulla necessità del socialismo nel 21° secolo.
In Venezuela è in atto una rivoluzione. In Venezuela è in atto da quattro anni un processo di profonda trasformazione sociale e politica, che non ha eguali sullo scenario internazionale. Dal 2001 la vittoria del presidente Hugo Chavez costituisce un punto di riferimento per il popolo grazie alle riforme economiche e sociali avanzate: la riforma agraria, l'alfabetizzazione di massa, la sanità gratuita costituiscono la base della rivoluzione bolivariana. Riforme che hanno migliorato le condizioni di vita di milioni di venezuelani e che hanno incontrato sin dall'inizio la ferma opposizione del patronato, della burocrazia statale e di alcuni settori delle classi medie, legati all'imperialismo statunitense. Opposizione che si è concretizzata nel golpe 2002 e nella serrata padronale del dicembre 2003, poi sconfitti dalla mobilitazione dei lavoratori e delle masse venezuelane. Il processo bolivariano è andato avanti e ha segnato ulteriori conquiste. In seguito alla serrata, appoggiata dal vecchio sindacato Ctv, i lavoratori si sono organizzati in un nuovo sindacato di classe, l'Unt, radicato in tutte le regioni industriali del paese. L'Unt è stato in grado di portare avanti la rivendicazione dell'esproprio dei padroni golpisti e la gestione delle fabbriche sotto il controllo dei lavoratori; la Venepal e la CMV, i primi due stabilimenti espropriati, sono esempi destinati ad estendersi a tutto il Venezuela, come sostenuto dallo stesso Chavez.
Il Venezuela con Cuba costituisce il punto di riferimento della lotta dei popoli latino-americani contro l'imperialismo. La rivoluzione bolivariana non mette solo paura agli oppressori di tutto il mondo, suscita anche timor in quella sinistra che ritiene sia impossibile una rivoluzione nel XXI° secolo. In quest'ultimo campo l'ala riformista descrive Chavez come un fautore di un populismo da quattro soldi. Fingono di non sapere che milioni di oppressi in Venezuela hanno preso in mano il proprio destino, hanno sconfitto più volte la reazione ed ora cominciano a gestire le aziende, ad imporne la nazionalizzazione, a discutere sulla necessità del socialismo. La borghesia e i riformisti hanno paura della rivoluzione e dell'esempio che le masse qui in Europa potrebbero trarne. Al contrario bisogna trarre ispirazione dagli avvenimenti in Venezuela e cercare con tutti i mezzi di farne comprendere il significato e la potenzialità qui in Italia.
Nei prossimi vent'anni si deciderà il destino dell'umanità, si deciderà tra socialismo e barbarie. Per questo è necessario procedere alla costruzione del socialismo del XXI° secolo, sulla base delle idee originarie di Marx ed Engels e anche dei grandi pensatori contemporanei come Alan Woods.