Un anno e due mesi di lotta, ma alla fine la delibera che il 23 novembre del 2004 ha cominciato la privatizzazione dell'acqua di Napoli e Caserta è stata ritirata. E' il risultato dell'opera di controinformazione e di mobilitazione organizzata dai comitati civici delle due province campane, dopo l'appello di Alex Zanotelli ed altri all'indomani dell'approvazione della delibera da parte dell'assemblea dei sindaci dell'Ambito Territoriale Ottimale (ATO) Campania due.

La delibera fu presentata furbescamente dal CdA dell'ATO 2 come una semplice attuazione di normative nazionali ed europee per le quali la gestione del servizio idrico avrebbe dovuto essere affidata ad una società privata. Anzi i privatizzatori di centrosinistra hanno propagandato quel provvedimento come un 'male minore' visto che prevedeva che ad assumersi il compito della gestione del servizio idrico sarebbe stata una società a capitale misto. Salvo il fatto che si prevedeva espressamente la possibilità di cedere anche la quota pubblica dopo due anni di gestione mista. In realtà quella fu una scelta politica ben precisa, altro che attuazione di norme nazionali. Contrariamente alle affermazioni del CdA,  era – ed è – possibile affidare il servizio in house ad una società interamente formata da capitale pubblico, come previsto dalla legge Galli su cui torneremo; come è stato costretto a dichiarare lo stesso tavolo tecnico istituito ad hoc dall'ATO; come è stato dimostrato dalle scelte operate in questo senso in Piemonte, Abruzzo, Basilicata...

In questo anno e due mesi c'è stata una mobilitazione costante di comitati, associazioni, lavoratori e cittadini in generale per fermare la privatizzazione dell'acqua. Ogni nuova assemblea dei sindaci dell'ATO 2 è stata presidiata e si è trasformata in una manifestazione pubblica, tanto che le amministrazioni privatizzatrici hanno cominciato a tentennare nel loro proposito, dichiarando propagandisticamente (in vista delle elezioni regionali del giugno 2005) la loro disponibilità a ritirare la delibera, salvo poi far mancare il numero legale nel momento decisivo. L'unica cosa che il movimento era riuscito ad ottenere, fino allo scorso 30 gennaio, era stato il rinvio della chiusura della gara per l'individuazione del socio privato.

Nel frattempo la mobilitazione è cresciuta proporzionalmente alla goffaggine dell'apparato di stato bassoliniano nel continuare a sostenere una posizione insostenibile. Fino ad arrivare alla censura di Beppe Grillo e Alex Zanotelli durante la manifestazione della Notte bianca di Napoli, pensata proprio per risollevare la credibilità di un'amministrazione comunale incapace di dare risposte ai problemi della città, ferita da una nuova guerra di camorra, dalla piaga della disoccupazione di massa, della povertà e ora beffata con la vendita dell'acqua pubblica ai privati. La Notte bianca si è trasformata in un megafono per i movimenti per l'acqua pubblica, che hanno visto crescere esponenzialmente la partecipazione ai momenti di mobilitazione pubblica, come la manifestazione del 17 dicembre a Napoli – in contemporanea e in solidarietà con la manifestazione No TAV di Torino.

La manifestazione dello scorso 31 gennaio, con la partecipazione di Beppe Grillo, è stato un momento di festa per la vittoria ottenuta il giorno prima, ma anche un segnale che la nostra lotta non finisce qui. Al di là della soddisfazione per aver strappato il ritiro della famigerata delibera dell'ATO 2, la questione della privatizzazione dell'acqua in Campania è ancora attuale:

(1) Innanzitutto la gestione del servizio idrico nell'ATO 3 (zona del Sarnese-Vesuviano) rimane privatizzata. Lì la lotta continua, e bisogna fare in modo di ricomporre il fronte tra i lavoratori a cui sono state raccontate frottole sui loro posti di lavoro a rischio e i cittadini che si battono contro la privatizzazione.

(2) In secondo luogo il ritiro della delibera dell'ATO 2 non significa che il centrosinistra campano abbia rinunciato definitivamente alla privatizzazione dell'acqua di Napoli e Caserta. La gestione mista pubblico/privata anche per l'acqua rimane il programma dei principali partiti al governo in Campania, DS e Margherita, e questo retro-front potrebbe essere solo una tattica pre-elettorale. E' necessaria la massima vigilanza da parte dei comitati civici e di tutti quelli che si sono mobilitati in questi mesi.

(3) Per terzo, la giunta regionale della Campania, nella sua opera di maquillage pre-elettorale, ha presentato un progetto di legge regionale per l'acqua pubblica, che anziché prescrivere agli ATO campani la gestione pubblica del servizio idrico, istituisce una SpA inizialmente a capitale pubblico che dovrebbe svolgere solo le funzioni residuali non attribuite agli ATO, in cui si va avanti con la privatizzazione.

(4) Infine, il nostro obiettivo di lotta non può essere limitato alla richiesta di affidamento in house della gestione dell'acqua ad una società per azioni, sia pure (inizialmente) a capitale pubblico. Questa sarebbe una soluzione rischiosa per la possibilità di successive privatizzazioni in momenti di difficoltà economica degli enti pubblici (vendita delle quote azionarie dei comuni). Sarebbe una soluzione inaccettabile inoltre per chi si batte per un governo pubblico e partecipato dei beni comuni, dato che le società per azioni pubbliche hanno l'obbligo di comportarsi come un qualsiasi soggetto privato per quanto riguarda la massimizzazione dei profitti dell'impresa e l'esternalizzazione dei costi e dei disagi sulla società. Questo è incompatibile con qualsiasi controllo democratico, Noi vogliamo un settore pubblico ben diverso, in cui i cittadini e i lavoratori possano esercitare un controllo reale e partecipare attraverso assemblee democratiche alla gestione dei beni comuni, come hanno scritto i movimenti toscani nella loro proposta di legge regionale di iniziativa popolare per l'acqua pubblica che ha ottenuto 40mila firme a sostegno della sua presentazione nel Consiglio regionale della Toscana. Occorre una iniziativa analoga dei movimenti su scala nazionale, per invertire il processo di privatizzazione innescato dalla legge Galli sulle acque.

Per vincere su ognuno di questi punti, i comitati di cittadini che hanno ottenuto l'importante risultato di Napoli, devono saper ricercare l'unità con gli altri movimenti che si stanno battendo contro le privatizzazioni e dei diritti democratici minimi, con i comitati dell'ATO 3, con gli altri comitati che stanno lottando in tutta Italia e che si incontreranno dal 10 al 12 marzo prossimi per il primo Forum dei movimenti contro la privatizzazione dell'acqua, con le lotte contro la TAV, il ponte sullo Stretto e le altre grandi opere che stanno producendo devastazioni ambientali a vantaggio dei soliti noti (privatizzazione dei profitti e socializzazione delle perdite). Abbiamo bisogno di rafforzarci ognuno dell'esperienza dell'altro.

Tanto più che oggi le privatizzazioni e le devastazioni ambientali sembrano non essere prerogativa di uno solo degli schieramenti politici che si candidano a governare l'Italia nel prossimo futuro. Il centrosinistra rincorre il centrodestra sul terreno della difesa degli interessi delle multinazionali e dei profitti privati, si vedano le preoccupanti dichiarazioni di Prodi sulla TAV di questi giorni, ma anche il programma dell'Unione che sostiene le “liberalizzazioni generalizzate” dei servizi pubblici e rimane ambiguo sull'acqua, dicendo che il servizio idrico “deve rimanere pubblico”, quando è ormai di una ripubblicizzazione generalizzata che ci vorrebbe, dato che esso è stato privatizzato già in diverse regioni amministrate dallo stesso centrosinistra.

La lotta per l'acqua pubblica è ancora di là da essere vinta, in Campania e a livello nazionale e internazionale. La privatizzazione dell'acqua è ancora nell'agenda politica dell'Unione europea, che con la direttiva Bolkestein lancia un'offensiva su tutti i servizi pubblici e sulla dignità del lavoro in questo settore; inoltre l'acqua è oggetto di negoziazione nell'ambito del trattato sul commercio dei servizi (GATS) che impone a tutto il mondo la liberalizzazione degli investimenti esteri nei servizi pubblici, e quindi il loro smantellamento. E' necessaria una iniziativa autonoma, unitaria e dal basso dei movimenti per l'acqua in Italia e nel mondo, per sconfiggere gli interessi delle multinazionali. Vincere si puo', come è stato ormai dimostrato da tante e tante lotte locali, da Cochabamba a Napoli. Il Forum sociale che si terrà ad Atene dal 4 al 7 maggio dovrà essere il luogo dove portare le nostre esperienze di lotta per organizzarci con gli altri movimenti sociali europei.

Napoli, 15 febbraio 2006