Si insedia Morales, presidente indio si commuove e ricorda Che Guevara
La Paz. Evo Morales ha ricevuto ieri la fascia presidenziale della Bolivia alzando il pugno chiuso. Primo indio ad assumere la massima carica dello Stato nel Paese più indio del Sudamerica, Morales ha definito la sua elezione come «il proseguimento di 500 anni di resistenza» dei popoli andini. Nel palazzo del Congresso di La Paz, Morales ha ricevuto la fascia e il medaglione presidenziale dal vicepresidente Alvaro Garcia Linera con il pugno sinistro chiuso eretto, la mano sul cuore e lacrime che gli scorrevano dagli occhi. Il primo gesto del nuovo presidente, in apertura del suo discorso di insediamento, è stato un minuto di silenzio in memoria ai «martiti della resistenza», primo tra tutti Tupac Katari, che guidò la lotta contro gli spagnoli, per finire a Che Guevara. Morales, leader del Movimento al Socialismo, ha ricordato la lunga storia di emarginazione dei popoli indigeni, i massacri e le sofferenze patite nei «cinque secoli di discriminazione e umiliazioni». «Siamo qui per cambiare insieme quest'ingiustizia, questo permanente saccheggio ai danni della nostra terra e dei nostri popoli: siamo qui per servire il popolo, non per vivere del popolo», ha affermato, in una chiara allusione ai molti presidenti che lo hanno preceduto. Morales ha già fatto capire che non intende vivere nella residenza presidenziale di San Jorge e che preferirebbe qualcosa di più semplice nel centro di La Paz. Il nuovo presidente riceve un Paese in pieno recupero economico dopo anni di recessione (Pil + 4% nel 2005), ma con un tasso di povertà del 64%, la disoccupazione al 12% e il salario minimo a 24 dollari.