LA CUCCAGNA

Ovvero: come diventare ricchi con lo stipendio fisso

Tratto dal SITO INTERNET: http://space.tin.it/edicola/marcalle

PRESENTAZIONE

Si sente sempre più spesso parlare, da parte dei nostri politici di "riforma dei welfare", con riferimento alle pensioni di anzianità, ritenute oramai un vergognoso privilegio dei lavoratori dipendenti (e statali in particolare) a danno dei giovani disoccupati. Viene spontaneo chiedersi a quanto ammontano le pensioni (e gli stipendi) degli artefici di tali dichiarazioni: abbiamo provato a dare una risposta raccogliendo alcuni articoli apparsi in tempi diversi su quotidiani e settimanali.

La maggior parte degli articoli è tratta da "Il Corriere della Sera" e dal suo supplemento "Sette"; altre informazioni sono attinte da "L'Italia della vergogna" di Mario Guarino; vi sono poi articoli pubblicati su altri periodici a diffusione nazionale, come "La Repubblica", "Il Messaggero", "L'Espresso", "Panorama", "Il Giorno", ecc. Di ogni dato è citata la fonte e/o il giorno di pubblicazione.

Questa ricerca non ha alcuna pretesa di completezza: sicuramente sono apparsi numerosi altri articoli che qui non sono presi in esame; tuttavia riteniamo che quanto trovato sia sufficiente a dare un'idea complessiva della situazione.

La speranza è che questa lettura aiuti tanti disoccupati e pensionati a riflettere con maggior consapevolezza sulla propria situazione e sul livello del "fare politica" oggi nel nostro paese. Pensiamo infatti sia giusto, al di là di ogni semplice qualunquismo, che le persone per bene prendano coscienza del distacco creatosi tra i problemi e le aspettative della maggior parte della popolazione ed i privilegi di una casta ingorda ambiziosa e veramente trasversale, che difficilmente rinuncerà a questo lauto banchetto completamente a carico dei contribuenti.

 

Nota degli Autori

Questo sito è stato attivato la prima volta nel novembre 1998; in seguito ci sono pervenute molte e-mail e form compilate dai visitatori, alcune di consenso altre di critica. Molte chiedono informazioni sugli autori: chi siamo, come mai abbiamo realizzato questa raccolta di articoli, cosa vogliamo, ecc. Cerchiamo ora di rispondere: siamo due amici, entrambi insegnanti, non legati ad alcun partito o movimento politico; l'idea di questa raccolta è nata in seguito alla lettura del libro di Mario Guarino "L'Italia della vergogna": profondamente colpiti dai dati riportati, abbiamo dato inizio ad una ricerca di articoli sulle indennità dei Parlamentari, al fine di avere un quadro il più preciso possibile della situazione. La ricerca è diventata via via più interessante, e, incoraggiati anche dagli amici che ne venivano a conoscenza, abbiamo pensato di renderla disponibile a tutti tramite Internet. Non perseguiamo altro scopo se non quello di rendere accessibili a tutti le informazioni che abbiamo raccolto, sia perché riteniamo fondamentale in uno Stato Civile la trasparenza e la chiarezza sulla gestione del denaro pubblico, sia perché speriamo che ciò sia un contributo alle tante discussioni che si fanno sulla riforma del welfare e per una maggiore equità sociale: per la nostra coscienza è scandaloso continuare a chiedere sacrifici e tagli alle pensioni dei deboli in presenza di tali e tanti privilegi!

E' molto importante per noi precisare quanto già detto nella presentazione:

·         questa è una raccolta di articoli pubblicati in diverso tempo su vari giornali: NIENTE è frutto di una nostra ricerca su "fonti dirette";

Tra i messaggi pervenuti segnaliamo in particolare quello di un dipendente della Banca d'Italia, che ci segnala gentilmente diverse inesattezze; riletto l'articolo da cui sono stati presi i dati, abbiamo chiarito le frasi che si prestavano ad ambigue interpretazioni, cercando di renderle più chiare possibili; occorre tener conto, comunque, che l'articolo in questione è stato pubblicato nel 1997, e che da allora i tassi dei mutui per l'acquisto di una casa sono notevolmente diminuiti per tutti. Tutto ciò, d'altronde, non altera la sostanza: che cioè un caporeparto della carriera operaia di Bankitalia, dopo 30 anni di servizio, poteva arrivare a guadagnare nel 1997, fino a 111.987.000 lire, cioè circa 2,5 volte quello che percepisce oggi un professore di liceo con 34 anni di servizio!

Stipendi e pensioni dei parlamentari

Sfogliando il libro di Mario Guarino "L'Italia della vergogna" LASER edizioni, pubblicato nel settembre 1995, alle pagine 163-165 scopriamo quali sono e a quanto ammontano i privilegi dei nostri parlamentari; abbiamo:

1.      "Indennità" di £ 16.000.000 al mese lordi;

  1. £ 3.950.000 al mese per l'assistente;
  2. £ 3.750.000 al mese per diaria;
  3. £ 4.000.000 l'anno per viaggi all'estero;
  4. £ 1.000.000 al mese per l'affitto di un ufficio a Roma;
  5. Telefono gratis;
  6. Tribuna d'onore gratis negli stadi;
  7. Tessera per il cinema gratis;
  8. Voli aerei nazionali gratuiti;
  9. Viaggi in treno e carrozza letto gratuiti;
  10. Tessera di libera circolazione sulle autostrade;
  11. Polizza assicurativa per morte e infortuni;
  12. Permesso per l'automobile nel centro storico di Roma;
  13. Possibilità di usare i ristoranti di Camera e Senato;
  14. Conto corrente presso il Banco di Napoli con lo scoperto di 20 milioni;
  15. Rimborso del 90% delle spese mediche e dentistiche;
  16. Corso di lingua straniera gratuito;
  17. Assistenza medica 24 ore su 24;
  18. Iscrizione al circolo sportivo Acquacetosa;

 

 

A tutti questi il Presidente della Camera aggiunge:

  1. £ 4.500.000 d'indennità di presidenza;
  2. Appartamento di rappresentanza di 350 metri quadrati a Montecitorio;
  3. Uso di macchina, autista e scorta, anche a mandato concluso;
  4. Uso di un vagone di rappresentanza delle ferrovie della Stato;
  5. Uso dell'aereo di Stato;
  6. Uso delle prefetture e delle ambasciate in occasione dei viaggi.

 

Alcune osservazioni: in qualche modo si comprende che alcuni di questi privilegi sono direttamente collegati alla funzione di "rappresentanti del Popolo", ma proprio non si comprende la necessità di avere la tribuna gratis agli stadi, o la tessera gratis per il cinema o il corso di lingua straniera (con le evidenti difficoltà di molti a parlare correttamente la nostra lingua…); così come è amaro constatare che, mentre si affannano a risolvere quello che chiamano "il dramma della disoccupazione", i nostri rappresentanti non disdegnano una partitella a tennis, sempre a spese dei disoccupati. Visto il funzionamento del pronto soccorso, non ci stupisce l'assistenza medica 24 ore su 24, anche se riteniamo che tanti casi di malasanità non si sarebbero verificati se nostri politici fossero finiti d'urgenza in ospedale (possibilmente a Ferragosto).

Ancora più sorprendente è lo scoprire che molti di questi privilegi proseguono anche a mandato concluso, quando cioè, il consenso degli elettori non è più quello di un tempo; nelle stesse pagine del libro citato troviamo un elenco dei privilegi degli ex:

1.      Assegno di fine mandato;

  1. Pensione di parlamentare;
  2. Tessera di libera circolazione sulle autostrade;
  3. Viaggi in treno gratuiti;
  4. 18 biglietti aerei l'anno gratuiti;
  5. Utilizzo dei servizi parlamentari e dei ristoranti;
  6. Conto corrente presso il Banco di Napoli con scoperto di 20 milioni;
  7. Rimborso del 90% delle spese mediche e dentistiche;

Ammirevole l'attenzione che i nostri pongono nella cura dei propri denti (con quello che mangiano!), ed il perenne legame verso il Banco di Napoli, (e su questo evitiamo i fin troppo facili commenti, ricordando che il Banco di Napoli è stato salvato dal fallimento dallo Stato!).

A fronte di tanti e tali privilegi, ci si aspetterebbe un notevole rendimento di Camera e Senato, con parlamentari consapevoli del loro compito di rappresentanti del Popolo; ed invece apprendiamo (fonte: L'Espresso) che su 439 votazioni effettuate dalla Camera dal 5 maggio 1994 al 19 ottobre 1994, le percentuali delle assenze per alcuni big della politica sono:

1.      Silvio Berlusconi: 100%

  1. Giulio Tremonti: 100%
  2. Gianfranco Fini: 97.72%
  3. Giuseppe Tatarella: 97.49%
  4. Rocco Buttiglione: 97.49%
  5. Fausto Bertinotti: 96.35%
  6. Clemente Mastella: 94.98%
  7. Adriana Poli Bortone: 94.53%
  8. Franco Marini: 91.34%
  9. Vittorio Sgarbi: 89.97%
  10. Umberto Bossi: 89.97%
  11. Massimo D'Alema: 87.69%
  12. Walter Veltroni: 87.47%
  13. Antonio Martino 86.35%
  14. Oliviero Diliberto 86.10%
  15. Armando Cossutta: 83.82%
  16. Beniamino Andreatta: 78.81%
  17. Enrico Boselli: 77.44%
  18. Giovanni Pilo: 76.08%
  19. Miriam Mafai: 74.94%
  20. Ottaviano Del Turco: 74.03%
  21. Roberto Formigoni: 73.12%
  22. Luciano Violante: 71.52%
  23. Francesco D'Onofrio: 70.84%
  24. Luigi Berlinguer: 68.56%
  25. Alfredo Biondi: 68.33%
  26. Vincenzo Visco: 67.42%
  27. Rosa Russo Jervolino: 66.28%

Onorevoli, senatori, boiardi, uscieri e segretarie

Si dice che chi sta vicino al fuoco si scalda: è certamente vero se si leggono gli articoli pubblicati dal "Corriere della Sera" nella primavera del 1997 a firma d'Ivo Caizzi: scorrendo le interessanti tabelle che accompagnano l'inchiesta, si scopre ad esempio che:

·         (CdS del 7/4/97, Supplemento Corriere Economia, anno IX/Numero12, pag. 20) a proposito di pensioni, i politici della "Prima Repubblica" incassano vitalizi fino a 200 milioni. Non sono da meno i loro colleghi della "Seconda": inquisiti, miliardari, sindacalisti tutti retribuiti (e bene) a carico dei contribuenti; in tutto si contano, alla Camera, 1.188 onorevoli pensionati. Tra i casi più eclatanti citiamo quello di Bettino Craxi che, nonostante il volontario esilio, continua ad incassare come ex deputato della Camera la pensione di 200 milioni annui. Non è minore il vitalizio di Arnaldo Forlani e Vincenzo Scotti; di poco inferiore quello di Gianni Prandini, Cirino Pomicino, Gianni De Michelis, Rino Formica e Claudio Martelli. Sempre a carico dei contribuenti sono galantuomini del calibro dell'ex ministro della sanità De Lorenzo e di Massimo Abbatangelo, condannato quest'ultimo per l'attentato dell'84 al treno Napoli-Milano, per non parlare di Salvo Andò e Calogero Mannino, coinvolti in inchieste di mafia.

Vi sono poi miliardari che hanno preteso la pensione da ex deputato con appena due anni di mandato parlamentare, come Franco Miroglio, ed altri del calibro di Eugenio Scalfari e Claudio Signorile.

Per i nostri parlamentari, inoltre, è possibile sommare la pensione con altri redditi: usufruiscono di questo privilegio, ad esempio, Giorgio Napolitano, Marco Formentini, Giuliano Amato, Marco Pannella ed Emma Bonino, Stefano Rodotà, Luigi Spaventa, Pino Rauti, Mariotto Segni, Adelaide Aglietta e Pino Leccisi (consigliere personale di Silvio Berlusconi).

Vi piacerebbe essere un ricco pensionato a 50 anni? Sicuramente la cosa non dispiace a Roberto Formigoni, baby pensionato pur restando in attività. Come lui, pensionati a 50 anni sono La Ganga, Franco Piro, Vizzini, Mario Raffaelli, Giulio Di Donato.

Sul CdS del 14/4/97, Supplemento Corriere Economia, anno IX/Numero13, pag. 17, compare poi un altro lungo elenco di ex deputati, vecchi e nuovi, le cui pensioni variano da un minimo di 50 milioni ad un massimo di 200 milioni.

 

 

 

 

 

 

Ma come funziona la pensione dei parlamentari? La base è l'indennità parlamentare di £16.933.339, non soggetta a ritenute previdenziali; si segue poi la seguente tabella.

 

Legislatura

Vitalizio Mensile Lordo

Prima = 25% dell'indennità parlamentare

4.233.350

Seconda = 38%

6.434.692

Terza = 53%

8.974.701

Quarta = 68%

11.514.711

Quinta = 75.5%

12.784.716

Sesta = 80.5%

13.631.386

Settima = 85.5%

14.478.056

Complimenti!

Nello stesso articolo di Caizzi del 7/4/97 troviamo altri dati circa le indennità dei parlamentari; secondo il giornalista esse ammontano:

1.      £ 16.933.399 per l'indennità parlamentare base;

  1. £ 4.125.000 per diaria di vitto e alloggio;
  2. £ 6.500.000 per i "portaborse"
  3. Da £ 648.841 per il segretario di una commissione a £ 12.089092 per il presidente della Camera;
  4. Liquidazione (esente da imposte) a fine mandato pari all'80% dell'indennità parlamentare per ogni anno di "servizio";
  5. Rimborso di £ 200.000 al giorno per le missioni;
  6. Contributo di £ 1.137.000 mensili per l'ufficio a Roma;

ed altri ancora già citati.

Passiamo ora ad esaminare gli stipendi dei dipendenti di Montecitorio; un commesso, ad esempio, con una ventina d'anni di anzianità, guadagna circa 5 milioni netti per 15 mensilità senza contare altre indennità; un operaio specializzato o una segretaria raggiungono circa 125 milioni annui, senza parlare poi dei quadri e dei dirigenti. Inoltre, il personale di Montecitorio non è toccato dai tagli e dalle riforme imposte dal governo ai pensionati dell'INPS e degli altri enti previdenziali pubblici. Più dettagliatamente abbiamo i seguenti importi mensili lordi:

Anni Commesso/Operaio Operaio Specializ.

Segretario

Quadro

Dirigente

1

2.067.000

2.319.000

2.319.000

2.726.000

4.908.000

5

2.699.000

3.166.000

3.166.000

4.320.000

7.155.000

10

3.365.000

4.592.000

4.592.000

6.243.000

10.666.000

15

4.592.000

5.689.000

6.113.000

8.931.000

13.556.000

20

5.689.000

6.565.000

7.629.000

10.452.000

15.808.000

23

6.565.000

7.629.000

8.362.000

12.241.000

18.609.000

25

7.284.000

8.362.000

 

13.247.000

20.117.000

Ancora complimenti!

·         (CdS del 21/4/97, pag. 19) Un discorso del tutto analogo si potrebbe rifare per i pensionati del Senato; senza riportare le stesse tabelle viste precedentemente, ci limitiamo a qualche nome famoso: pensionati del Senato sono ad esempio Severino Citaristi, Antonio Gava (con quasi 200 milioni annui), Carlo Bernini, Claudio Vitalone, Giulio Andreotti il quale non ha negato di aver sommato la pensione da ex ministro con l'indennità da senatore a vita e con la liquidazione anticipata di una parte del vitalizio da ex deputato, "richiesta perché altrimenti non avrebbe potuto cumulare gli introiti di Montecitorio con quelli di palazzo Madama".

Nessun ex senatore ha rinunciato al vitalizio, e lo ricevono pure miliardari come Susanna Agnelli, Umberto Agnelli, Luciano Benetton, Guido Rossi, Francesco Merloni ed altri ancora.

Anche al Senato non mancano i cumulatori di pensioni, come magistrati, generali, professori universitari ed altri ancora. In tutto il Senato paga circa 752 pensioni d'oro a cui vanno aggiunti 391 eredi di defunti (perché anche loro godono di privilegi per diritto ereditario).

Da segnalare anche la presenza di un'associazione di ex parlamentari, presieduta da Paolo Cavezzali, che si impegna a difendere proprio i privilegi degli onorevoli pensionati.

Per ciò che riguarda i dipendenti del Senato, oltre a poter andare in pensione (fino al 1995) con solo 20 anni di servizio (ora ne occorrono almeno altri sei, anche se versati con altri datori di lavoro: aggiungendoci i quattro anni che da sempre vengono regalati ai commessi come ai dirigenti, si arriva al minimo di 30 anni, che prevede una penalizzazione del 3%), rileviamo la seguente tabella, a cui vanno aggiunte le indennità di funzione e vari fringe benefit:

 

 

Scatti

Commesso

Coadiutore

Segretario

Stenografo

Dirigente

Iniziale

3.254.000

3.584.000

3.992.000

5.040.000

6.397.000

3.649.000

   

6.330.000

8.119.000

3.960.000

4.330.000

5.080.000

   

4.297.000

       

Assistente/capo

5.434.000

6.165.000

7.515.000

9.130.000

11.172.000

6.425.000

7.411.000

10.143.000

11.191.000

13.746.000

7.695.000

       

 

9.608.000

13.541.000

15.017.000

18.537.000

8.980.000

       

10°

       

23.286.000

 

A questo punto viene da chiedersi quanto ci costano le due Camere; senza riportare le dettagliate tabelle pubblicate nell'articolo, vediamo che i totali sono: 638 miliardi di lire per il Senato per l'anno 1996, e 1.259 per la Camera dei Deputati per l'anno 1997, che nel '98 diventano 658 per il Senato e 1.414 per la Camera (tratto da "Sette", supplemento del Corriere della Sera, N°24-1998)

·         (CdS del 5/5/97, pag. 21) Passiamo ora ai dipendenti della Banca d'Italia: possono contare su 17 stipendi l'anno, ricche liquidazioni, e tanti altri fringe benefit che Ciampi o Dini non hanno mai proposto nemmeno per gli italiani più poveri.

Senza entrare nei dettagli riportiamo solo qualche esempio:

·         le spese di Via Nazionale relative al 1995 ammontano a 2.146 miliardi di lire per circa 9.500 dipendenti in servizio, 7500 tra pensionati e loro eredi ed un migliaio dell'Ufficio italiano cambi;

Anni Serv.

Grado

Sviluppo Funzionale

Grado

Sviluppo Professionale

1

Operaio di III

49.753.000

Operaio di III

49.753.000

15

Operaio di I

76.778.000

Operaio di II

67.954.000

30

Capo Reparto

111.987.000

Operaio di I

79.005.000

 

·         (CdS del 19/5/97, pag 18) Un capitolo a parte merita Giulio Andreotti; riportiamo la parte dell'articolo che lo riguarda: "Eletto alla Camera nel '46, ha maturato il vitalizio massimo degli ex parlamentari (si ottiene con almeno sette legislature), che è di 9.229.178 lire nette al mese (…). I suoi 45 anni da onorevole valgono una liquidazione pari a 45 volte l'80% netto dell'indennità parlamentare lorda. In più Andreotti nel '91 è stato nominato senatore a vita dal suo collega DC ed allora Presidente della Repubblica Francesco Cossiga. Per cui da quell'anno gode dell'intera indennità parlamentare, più 5.250.000 lire mensili nette come diaria, più 6.500.000 lire nette come contributo per il "portaborse", più i ricchi fringe benefit in denaro e servizi che i legislatori italiani si sono autoassegnati". Occhio e croce, l'ex DC dovrebbe ricevere circa 400 milioni annui, solo in parte pignorabili. Tra gli altri big che godono della pensione da ex ministro citiamo: Emilio Colombo, Remo Gaspari, Paolo Emilio Taviani che dopo 21 anni da ministro è stato nominato senatore a vita e dovrebbe cumulare anche con la pensione da ex professore. Professore è anche Prodi, che tra gli introiti di Palazzo Chigi e di deputato dell'Ulivo incamera circa 500 milioni annui.

Antonio Perricone

622.223.000

Giovanni Minoli

530.371.000

Marino Bartoletti

563.076.000

Luca Giurato

496.947.000

Bruno Vespa

468.678.000

Michele Lubrano

433.655.000

Michele Santoro (35 settimane)

393.632.000

·         Da Sette, supplemento del CdS (n°24, del 18/6/98, pag.42-48) apprendiamo che il costo complessivo di Camera e Senato per il 1998 supera i 2.000 miliardi, di cui 28,5 miliardi per affitti (?), 8 miliardi per "pulizia e igiene" (e pensiamo a certi ospedali), ed un altro miliardo per cure termali. Inoltre ad ogni deputato e senatore è stato fornito un personal computer portatile. Sempre a carico dei contribuenti.

Che questa leggina abbia comportato un "leggero" aumento della spesa pubblica, se n'è accorta anche la Corte dei Conti (CdS del 5/8/98, pag.2) che segnala nel 1997 un aumento di spesa per il personale dell'Amministrazione dello Stato del 15,75% rispetto l'anno precedente; da notare che nel 1996 la spesa era cresciuta rispetto il 1995 del 30,11%!

·         (CdS del 30/9/99, pag.3, di Giuseppe Sarcina) Dopo questa scorpacciata di dati e tabelle, torniamo ai nostri rappresentanti: le sorprese non finiscono mai! Il 1999 sembra regalarci una rilevante svolta nella moralizzazione della vita politica: il Presidente del Consiglio, Massimo D'Alema, promette che nella finanziaria ci saranno sgravi fiscali e, finalmente, quello che viene definito con grande enfasi un contributo di solidarietà: è una tassa del 2% per tutte le pensioni superiori ai 138.000.000 annui, per la quota eccedente tale cifra! A conti fatti non è proprio gran che, ma è il gesto che conta: per dirla con Moretti, "finalmente qualcosa di sinistra!". Vediamo un esempio concreto: chi ha una pensione di £ 150.000.000 annui, subirà un prelievo del 2% su £ 12.000.000, ovvero £ 240.000; è un prelievo praticamente indolore: su un mensile di £ 12.500.000 si perdono ben 20.000 lire! E' come togliere 2.560 lire da un stipendio di 1.600.000 lire. Ma questa proposta sembra scatenare un putiferio: Dini sostiene "che è incostituzionale modificare retroattivamente i trattamenti previdenziali" (ma evidentemente non c'è alcun problema per chi in pensione sta per andarci!); anche i magistrati sembrano non gradire il contributo di solidarietà, e trovano il sostegno del ministro Diliberto. Ma ecco che i nostri politici tirano fuori il coniglio dal cilindro: con un colpo di scena degno del miglior romanzo giallo, scopriamo (CdS del 7/10/99, pag.41), grazie ad una lettera inviata dal Sig. Guido Hassan a "La stanza di Montanelli", che il contributo di solidarietà non verrà applicato a magistrati e politici! Se la notizia verrà confermata (e speriamo in una rapida smentita!) ci verrà il mal di pancia per le risate!

Lo stesso articolo ci fa conoscere altri privilegi (ma quando finiscono?) dei parlamentari: pare che ogni senatore sia stato dotato di un personal computer da 8 milioni (e sembra che molti lo usino solo come stereo), ed inoltre ogni eletto a Palazzo Madama può chiedere il rimborso di sei paia di occhiali l'anno!

·         (Panorama del 10/6/1999, pag. 24) In questa nostra rassegna sembrano essere sfuggite altre due categorie di privilegiati: i consiglieri regionali e gli europarlamentari. Iniziamo dai deputati di Strasburgo: percepiscono lo stipendio più alto tra tutti i rappresentanti europei, oltre a diverse altre voci:

In tutto, all'incirca 60.000.000 di lire al mese! Siamo senza parole!

·         (Il Giorno del 4 8/1999, pag. 4, di Alessandro Farruggia) Non se la passano male neppure i consiglieri regionali; ecco un piccolo elenco di agevolazioni:

Analoghi sono i casi degli "irriducibili del cumulo", di coloro cioè, che non si rassegnano al divieto introdotto nel 1993, di sommare all'indennità del parlamentare in attività, lo stipendio da pubblico dipendente (cosa che avveniva regolarmente fino a quella data): e così diversi parlamentari hanno tentato la strada del ricorso al TAR; tra essi vi sono insospettabili come Sergio Mattarella (che dopo il TAR siciliano si è appellato al locale consiglio di giustizia amministrativa), Vincenzo Visco e Mario Condorelli; riportiamo il commento del deputato-questore di Montecitorio, Ugo Martinat: "Trovo vergognoso che esponenti di primo piano del governo vadano contro una legge dello Stato; stiamo combattendo tanto per eliminare i privilegi, ma vedo che c'è ancora chi in Parlamento vorrebbe incassare stipendi senza aver nemmeno lavorato". Buon lavoro, onorevole Martinat. (L'Espresso del 7/10/1999, pag. 52, di Primo Di Nicola).

 

 

 

 

FONTI

Elenchiamo i testi e gli articoli dai quali abbiamo tratto le notizie sopra riportate: spesso sono molto lunghi e dettagliati, corredati da un gran numero di tabelle e cifre; non potendo riportare integralmente gli articoli esaminati, abbiamo operato una scelta dei dati che ci sono parsi più interessanti, cercando tuttavia di rimanere il più possibile fedeli al testo degli Autori; riportiamo l'elenco degli articoli, invitando ad una consultazione diretta degli stessi.

·         Mario Guarino "L'Italia della vergogna" LASER edizioni, 1995

 

Segnaliamo ora altri articoli che riteniamo interessanti, ma che non abbiamo ancora utilizzato per questa rassegna:

 

 

 

 

 

 

LINKS

Proponiamo un elenco di links a siti che affrontano in qualche misura le tematiche presentate su "La Cuccagna":

1.      http://www.freeweb.org/associazioni/ANTIFISCO/

...oggi constatiamo che siamo in piena emergenza fiscale e quindi lanciamo l'S.O.S.. La crescita insostenibile della pressione fiscale determina interventi consistenti nella lotta manifestata, con il preciso fine di stabilire una consuetudine fiscale che non ha nulla a che fare con i principi costituzionale attualmente in vigore…..

  1. http://www.freeweb.org/associazioni/fiscoetico/

…….PERCHÈ PAGARE LE IMPOSTE È UN DOVERE DI TUTTI I CITTADINI, A PATTO CHE QUESTE SIANO GIUSTE, EQUE, STABILITE DA POCHE REGOLE CHIARE E UGUALI PER TUTTI E CHE SERVANO EFFETTIVAMENTE A RESTITUIRE POI UN SERVIZIO AL CONTRIBUENTE!….

  1. http://www.goldnet.it/lafederazione/

Tra le varie iniziative segnaliamo: Proposta di Referendum per togliere pensione stipendio e privilegi ai Deputati e Senatori della Repubblica Italiana.

 

 

Il business elettorale
Giorgia Camandona -
I partiti italiani si scontano l'Iva e hanno rimborsi milionari. Mentre gli stipendi dei nostri eurodeputati sono da capogiro

Taglio dell'Iva per le spese elettorali

In vista della campagna elettorale, i partiti hanno messo da parte per un attimo dissapori e divergenze e, insieme e velocemente, hanno approvato, nel mese di aprile, una norma ad hoc che ha ridotto al 4% l'Iva sulle spese sostenute nel periodo pre-elezioni: un bello sconto rispetto al canonico 20%. L'agevolazione è passata quasi inosservata, trattandosi di un breve comma all'art. 7 nella Legge 80 dell'8/04/2004. Comma che modifica una legge di 11 anni fa e ne allarga la portata: se allora lo sconto sull'Imposta sul valore aggiunto valeva soltanto per il materiale tipografico attinente le campagne elettorali, ora l'Iva al 4% si estende a carta, inchiostro, acquisto di spazi di affissione, di comunicazione politica radio-tv, di messaggi elettorali su quotidiani e periodici, all'affitto di locali e agli allestimenti e i servizi connessi alle manifestazioni. Si è valutato che l'onere derivante da questa piccola modifica normativa, corrisponde a circa 14 milioni di euro. Anche perché, come specificato dopo dall'Agenzia delle Entrate, tale agevolazione «non è limitata a uno specifico evento elettorale, ma assume portata tale, da riferirsi alla generalità delle competizioni elettorali». Il provvedimento, però, potrebbe trovare contraria Bruxelles. «L'agevolazione Iva...» cita la Rivista della Scuola superiore dell'Economia e delle Finanze, legata al ministero dell'Economia « ...appare difficilmente compatibile con il quadro normativo comunitario di riferimento». In attesa che la Commissione Europea verifichi la conformità della norma alle disposizioni comunitarie, la campagna elettorale è andata avanti e le richieste di rimborso pure. Poi, se modifiche ci saranno, si faranno.

Finanziamenti e budget

I partiti si spartiranno una “torta" da 250 milioni di euro per le spese elettorali sostenute in occasione dell'election day. La somma sarà ripartita in base alla percentuale ottenuta da ciascuno. Inutile dire che il buon esito delle votazioni è fondamentale. Per intendersi: un punto in percentuale vale 2,5 milioni di euro (5 miliardi di vecchie lire). A questa cifra ci si è arrivati negli anni e con piccoli aggiustamenti. Alle elezioni del 1999 fu approvata una legge sui rimborsi elettorali che elargiva oltre 160 miliardi ai partiti: 3.400 lire per ogni cittadino iscritto nelle liste elettorali. Nel 2002 i rimborsi si sono quasi triplicati: 5 euro. Il tutto grazie a una delle rarissime leggi approvate in un clima bipartisan. Inoltre gli iscritti alle liste elettorali, causa invecchiamento della popolazione, sono aumentati superando i 50 milioni. Così nelle casse dei partiti arriveranno, questa volta, 250.038.250 di euro. Per vincere bisogna spendere e chi spende e perde, oltre al seggio, perde quel che ha speso. Per il 2004 i budget iniziali dichiarati dalle forze politiche viaggiano a 6 zeri.
Forza Italia ha stanziato per ora circa 25 milioni per una campagna fatta non solo di manifesti con Berlusconi. Il partito ha per esempio pubblicato un libricino di 50 pagine destinato ai 250mila iscritti in cui sono riportate le realizzazioni del governo e vengono confutate le "menzogne" dell'opposizione. La Lista Prodi ha messo in campo una cifra iniziale di 6 milioni per tutte iniziative: manifesti, spot, incontri dei leader sul territorio (non sono comprese le spese sostenute dalle strutture periferiche, che a loro volta si autofinanziano grazie a donazioni). Cifra destinata a lievitare fino a 8 milioni nell'ultima fase "calda" della campagna elettorale. I Verdi e L'Udeur prevedono una spesa di 1 milione. Chi ha solo spese è invece il singolo parlamentare, impegnato in una corsa difficilissima, perché deve ottenere preferenze in una circoscrizione che comprende 4 o 5 regioni. Le Europee possono costare anche 1 miliardo ecchie lire, come mostrano i resoconti del 1999. Ma al momento nessun candidato svela il suo budget.

Gli stipendi europei: italiani nababbi

Se l'elezione va in porto, l'indennità parlamentare ricompensa lo sforzo: 8.500 euro al mese più i rimborsi spese, più la diaria per la partecipazione ai lavori in commissione e in aula. Gli eurodeputati italiani sono quelli che percepiscono la busta paga più ricca. L'attuale sistema, infatti, prevede che i parlamentari di ogni Paese membro abbiano un'indennità pari a quella dei rispettivi parlamentari nazionali. Il trattamento lordo degli italiani si aggira intorno agli 11.000 euro mensili, seguono gli austriaci (7.500), gli inglesi (7.100) e i tedeschi (7.000). Ultimi della fila gli spagnoli, i cui rappresentanti prendono appena 2.618 euro, meno dei portoghesi con salari da 3.449 euro. L'ultimo tentativo di istituire uno stipendio unico per i parlamentari di Strasburgo è stato respinto dai quindici il 26 gennaio 2004. La cifra avrebbe dovuto essere pari alla metà di quella percepita da un giudice europeo: circa 8.600 euro. Il provvedimento, tra l'altro, avrebbe potuto favorire i Paesi dell'Est. Attualmente, i parlamentari nazionali ungheresi devono accontentarsi di 761 euro al mese, gli slovacchi di 888, i lettoni di 980. Gli sloveni stanno decisamente meglio: prendono 4.144 euro al mese, stipendio superiore a quello dei

colleghi di alcuni Paesi già membri Ue.
10  giugno  2004

Dopo decenni di lavoro, il pensionato medio italiano percepisce circa 1.500.000 al mese mentre circa 5 milioni e mezzo di italiani, hanno una pensione minima di 700.000 lire. Queste ,si dice, sono le pensioni che hanno messo in crisi i conti della previdenza, e per lòe quali sono messi in discussione i diritti dei nuovi pensionati, queste sono le pensioni che produrranno dolorose riforme. Ma della riforma delle pensioni, e dei compensi dei nostri parlamentari, nessuno ne parla. Dal 1994 tutti i parlamentari eletti fino all'ultima legislatura, e quelli che sono stati rieletti in questa, percepiranno a 60 anni una pensione baby.

Cioè basteranno solo 5 anni di contributi per ottenere un vitalizio corrispondente ad una percentuale dell'indennità parlamentare lorda , da un minimo di 5.000.000 ad un massimo di 17.000.000. Ma se gli anni di contribuzione saranno superiori a 5 , per ogni anno di contribuzione in più, il vitalizio si otterrà un anno prima, quindi, a qualsiasi età. Notate bene che ho parlato di vitalizio e non di pensione, perché, chiamandolo vitalizio, la Corte Costituzionale nel 1994 ha reso legittimo il cumulo con altre pensioni e redditi ordinari. Tutto questo trattamento non sarà mai rimesso in discussione ,perché la Costituzione non prevede interventi retroattivi , anche se il ministro Barucci nel 1992, sotto il governo Amato, ha tassato retrottivamente i conti correnti bancari di tutti noi.

Con queste norme, che i parlamentari si sono costruiti a loro uso e consumo, si sono verificati casi paradossali. Un caso limite è stato quello del sen. Arturo Guatelli che, designato senatore l'ultimo giorno della legislatura del 1983, per la scomparsa del sen. Tommaso Morlino, senza mai essersi seduto al Senato ,ha maturato stipendio, liquidazione e il vitalizio. E quindi riscattando con 20 milioni, comodamente rateizzati, i contributi dei 5 anni di legislatura, alla quale non ha mai partecipato, riceve dal 1994 ogni anno 39.228.000 lire.

Ma questo non è il solo caso. Giovanni Valcavi subentrò nel 1991 al senatore Antonio Natali per tre mesi. Poiché in quel momento era presidente della Banca Popolare di Luino e Varese, per non optare tra le due cariche incompatibili, guadagnò tempo per 12 settimane presentando un disegno di legge per abolire la necessità di opzione, attese la scadenza della legislatura e adesso cumula due pensioni . Questa situazione ovviamente ha dei costi non indifferenti, anche perché, il vitalizio non è pensione quando rischia di non poter essere cumulato, ma è pensione quando ne devono beneficiare anche le vedove e i superstiti.

Nel 1996 gli ex senatori a riposo erano 752 ai quali vanno aggiunte 391 vedove ed eredi di defunti, per un costo di circa 94 miliardi. Nel 1996 gli ex deputati a riposo erano 1188 con una spesa di 150 miliardi, il che vuol dire 130 milioni a testa, circa 7 milioni al mese. Ma attenzione, la legge dice che un parlamentare può andare in pensione a sessanta anni se ha fatto almeno una legislatura, anche se questa non è durata 5 anni. Questo vuol dire che grazie allo scioglimento anticipato delle Camere, dal 1992 al 1997, in cinque anni ci sono state 3 legislature e quindi un deputato costantemente rieletto, pagando circa 165 milioni di contributi avrebbe potuto andare in pensione a 50 anni con circa 80 milioni netti all'anno , essendo stato presente in parlamento solo 5 anni.

Ma non basta, a chi non e' rieletto, viene data una liquidazione chiamata "indennità di reinserimento " che ad Arnaldo Forlani ha fruttato 439 milioni, a Ciriaco De Mita 378 , a Bettino Craxi 317. Questa situazione ha creato nell'opinione pubblica, una volta trapelati a fatica questi dati molto riservati, un'ondata d'indignazione con proteste sia di singoli cittadini, che di associazioni e movimenti politici, non legati ai partiti e, poiché la stampa ha riportato la situazione, vedendo compromessa la propria immagine, il Parlamento ha varato nel 1997 un nuovo regolamento che ha portato alcuni timidi ritocchi ai privilegi parlamentari in tema di pensioni.

Quali sono queste modifiche ?
1- valgono solo per i nuovi eletti di questa legislatura, quindi non solo i diritti già acquisiti non vengono toccati, non solo per i rieletti valgono ancora i vecchi privilegi, ma in questo modo si creano due tipi di trattamento tra parlamentari della medesima legislatura, i vecchi che sono privilegiati ed i nuovi che sono un po' penalizzati.
2- La pensione può essere percepita a partite dai 65 anni invece che dai 60 anni, e comunque anche se si sono versati più anni di contributi non si puo' mai scendere sotto il tetto dei 60 anni.
3- Il vitalizio è sospeso (attenzione sospeso, non revocato) non solo al rieletto ma anche all'eurodeputato e al consigliere regionale. Questo vuol dire che lo prenderà più tardi cumulato agli altri.
4- L'importo massimo del vitalizio passa dall'85% all'80% dell'indennità parlamentare lorda.(oggi tale indennità è di 20.607.808 lire) mentre resta invariato l'importo minimo del 25% e per chi ha fatto una sola legislatura che ammonta a 4.828.932 lordi.
5-Resta invariato il versamento mensile dovuto dal deputato di L. 1.762.000.

Non è difficile comprendere come sia stata beffata l'opinione pubblica che protestava e come, l'arroganza di coloro che hanno approvato questo nuovo regolamento sia senza limite. Continua così il metodo di calcolo retributivo, continuano i riscatti possibili a condizioni favorevolissime, continuano i doppi trattamenti cumulabili, continua la percepibilità del vitalizio anche prima dei 50 anni.

Ad esempio Walter Veltroni, ex deputato, ora sindaco di Roma , per le sue quattro legislature ha diritto, da subito, cioè a 46 anni, a 14 milioni lordi mensili, oltre all'indennità di reinseremento, sopra indicata. Ma vi sono i non rieletti che hanno raggiunto i 60 anni, come Tiziana Maiolo di Forza Italia che avrà un vitalizio mensile di 10.922.138, Michele Salvati dei Democratici di Sinistra con 5.151.952 lire mensili. Per altri è possibile ottenere il vitalizio riscattando gli anni mancanti al compimento di ogni legislatura. Tra i più giovani, ad esempio, l'ex deputato Luciano Caveri dell'Unione Valdostana a soli 43 anni con quattro legislature, matura il diritto ad un vitalizio di 14.013.309.

Alcuni degli interessati, intervistati per conoscere il loro parere su queste situazioni paradossali hanno risposto : "Ho pagato tutti i contributi, quindi sono in regola" (da Giovanni Valcavi) "Non sono abituato a buttare i soldi dalla finestra. Capisco che si tratta di un privilegio ma la legge non l'ho inventata io " (da Arturo Guatelli) Marco Formentini deputato nel 1992 per 13 mesi, per divenire poi sindaco di Milano ha dichiarato "La legge è così ed io non ci rinuncio. Rinunciare al vitalizio dei 3 milioni abbondanti mensili, sarebbe immorale !" Per fortuna non tutti la pensano allo stesso modo. Riccardo Illy, ex sindaco di Trieste, ha sempre rinunciato al compenso di sindaco che è stato utilizzato per finalità sociali ( che immoralità di comportamento …!) Inoltre oggi ,eletto deputato, ha detto che, se fosse stato deputato nel 97 non avrebbe approvato quel regolamento, varato sotto la presidenza di Luciano Violante, e che essendo favorevole alla eliminazione di ogni privilegio proporrà una drastica revisione del regolamento per eliminare ogni privilegio. In questo paese dove tutti sanno tutto, l'unico segreto conservato a tenuta stagna durante le campagne elettorali e oltre, è quello dei soldi che i parlamentari percepiscono.

E quando le cifre saltano fuori si sentono le seguenti giustificazioni : "Si', prendo circa 19 milioni mensili ma detratta IRPEF e Vitalizio mi restano solo 8.200.00 (invece, diciamo noi, gli altri lavoratori non hanno detrazioni IRPEF e previdenziali) In più è vero che prendo 400.000 lire al giorno di presenza in aula (cioè circa 4 milioni mensili) ma mi sono tolte, se sono assente per il 70% delle votazioni in aula, e poi un albergo convenzionato a Roma mi costa dalle 280000 alle 350000 a notte. Questo vuol dire che con una presenza a Roma di soli 15 giorni si possono pagare circa 4.5milioni per incassare 9 milioni. In più è vero che mi danno 6.800.000 per pagare un portaborse, ma io sono socio di una cooperativa di servizi per i quali pago circa 2,5 milioni mensili (e quindi altri 4,3 milioni restano in tasca). Per il resto mi appoggio ai servizi gratuiti offerti dal Parlamento."

E' bene infine sapere che gli europarlamentari italiani sono quelli che hanno lo stipendio più alto di tutti gli europarlamentari europei, infatti prendono 17 milioni mensili, mentre i tedeschi ne prendono 11, i belgi 10, i francesi 9 , gli inglesi circa 7, gli spagnoli 5 etc. Che bello ,forse nessuno di noi si era accorto che apparteniamo al paese più ricco d'Europa!

20.7.2001

ROMA - Dal 2009 i deputati europei non potranno più aumentarsi gli stipendi in modo indiscriminato con il sistema dei rimborsi spese, e avranno tutti lo stesso stipendio. Attualmente ognuno prende la stessa cifra che guadagnano i deputati nel Parlamento del proprio Paese: il risultato è di una grande disparità, in cima alla quale spiccano gli italiani con i loro oltre 12.000 euro mensili, oltre dieci volte la cifra guadagnata in media dai colleghi dell'Est europeo.

Della riforma dà notizia il Timesonline, che, oltre ad assicurare che il piano è in dirittura d'arrivo, spiega che, tra l'altro, con un giro di vite sulle spese, Bruxelles spera anche di favorire il riavvicinamento dei molti euroscettici alle istituzioni comunitarie.

Attualmente, gli eurodeputati possono chiedere il rimborso delle spese di viaggio per se stessi e per il proprio staff, senza fornire alcuna prova di quanto versato. In futuro non sarà più così.

Ma la riforma prevede anche l'equiparazione degli stipendi. Se la parte del provvedimento sulle spese dovrebbe entrare in vigore nel giro di pochi anni, dal 2009, invece per l'adozione del nuovo sistema di stipendi i deputati dovrebbero avere la facoltà di scelta tra vecchio e nuovo sistema fino al 2019.

Probabilmente gli ungheresi, che percepiscono 761 euro al mese, opteranno subito per il nuovo sistema. E così i lettoni (1,075) e i lituani (1,183) e gli estoni (1,922) aderiranno al nuovo stipendio equiparato, che dovrebbe essere di circa 7.000 euro (84.000 euro annui). Gli italiani, che svettano per parecchie migliaia di euro in cima alla classifica degli eurodeputati europei, con i loro 12.007,03 euro mensili, hanno poco interesse ad aderire in tempi rapidi al nuovo regime.

 


Dopo il loro, gli stipendi più alti sono abbastanza vicini a quello che sarà il nuovo stipendio equiparato: attualmente infatti un austriaco guadagna 7.613, 10 euro al mese, un olandese 7.177,13, un tedesco 7.009 euro, un irlandese 6.838,83 e un britannico 6.800.

(8 giugno 2005)