SULLA CONDIZIONE DEI DISOCCUPATI
In Germania, secondo la statistica ufficiale, nel 2005 erano dichiarate circa 5
milioni di persone come disoccupate. In realtà esse sono circa il doppio poiché
in queste statistiche i numeri vengono presi di mira.
Infatti, prima di tutto, non vengono conteggiati i disoccupati che non ricevono
più la “indennità di disoccupazione”. Quindi persone da tempo disoccupate e che
non hanno più alcun diritto al contributo sociale o ai contributi previsti dalla
legge Hartz (che ha fortemente ridimensionati i diversi sussidi sociali), alla
fine non risultano più come disoccupate.
Oltre a queste persone, non vengono comprese come disoccupate:
• gli occupati temporanei collocati dalle “Agenzie del lavoro” (circa 900.000
persone);
• i disoccupati in prepensionamento e i disoccupati che hanno superato l’età di
58 anni (in totale circa 1 milione di persone), disoccupati a tempo pieno che
seguono corsi di ulteriore formazione (circa 170.000 persone);
• disoccupati nell’ “io spa” (partita iva) “lavoratori autonomi aiutati dallo
stato (circa 170.000 persone, il cui 20% all’inizio del 2005 era già naufragato
e si trovava di nuovo senza lavoro e spesso pieno di debiti);
• operai e operaie che lavorano a orario ridotto;
• donne che da tempo non hanno più preso lavoro;
• lavoratori che vengono riqualificati;
• lavoratori degli altri paesi che di fronte alla crescente disoccupazione sono
costretti a ritornare nei paesi d’origine;
• pensionati precoci (anzitempo) e giovani che dopo la scuola dell’obbligo
portano a termine un corso di “perfezionamento” non pagato, un tirocinio o
simili.
Tutte queste persone non sono contate allo scopo di abbellire il rapporto e per
nascondere la dimensione vera del crescente immiserimento. (Persino il giornale
borghese “Wirtschaftwoche” conclude che nel 2004 esisteva un esercito di
disoccupati di circa 8,6 milioni di persone).
LE MISURE REAZIONARIE CONTRO CHI PERCEPISCE IL SUSSIDIO DI DISOCCUPAZIONE
Dal 1° gennaio 2003 è in vigore la legge secondo cui in caso di
disoccupazione dopo 7 mesi, l’Ufficio del lavoro può costringere il disoccupato
ad accettare un posto di lavoro in qualsiasi località del paese anche con un
salario inferiore alle tariffe (salario-dumping). In caso di rifiuto il sussidio
di disoccupazione viene cancellato per tre mesi. Nel settembre 2002 gli occupati
in simili posti erano già 4,1 milioni, nel giugno 2005 erano già 6,6 milioni.
Coloro che sono disoccupati da lungo tempo vengono costretti a lavorare contro
un salario orario di 1 euro. A chi rifiuta una simile proposta viene accorciato
il sussidio o anche cancellato. Il loro numero nella prima metà del 2005 è
passato da 78.000 a 236.000. A causa di questi mini-posti da 1 euro, il numero
dei posti di lavoro regolari persi dall’inizio del 2002 è stato pari a circa 1,3
milioni, che corrisponde ad una quota di quasi il 5% (sul totale
dell’occupazione regolare). Il “numero ufficiale dei disoccupati” nello stesso
spazio di tempo è aumentato di 1 milione. La quota degli occupati nel lavoro in
affitto negli ultimi dieci anni è triplicata.
Dal 1° gennaio 2004 la durata massima del sussidio di disoccupazione è stata
portata a 12 mesi, a 18 mesi per chi ha superato i 55 anni. La situazione dei
lavoratori e delle lavoratrici stagionali si è inasprita, poiché adesso nello
spazio di 2 anni bisogna aver lavorato almeno un anno per aver in genere diritto
al sussidio di 6 mesi. Nel 1991 gli occupati con contratti a termine erano circa
il 21% della popolazione attiva, nel 2004 tale quota è salita al 40%.
Dal 1° gennaio 2005 la situazione si è ulteriormente inasprita: il sussidio di
disoccupazione e il sussidio sociale sono stati riuniti. Il sussidio di
disoccupazione II, nei primi due anni è poco più alto del sussidio sociale, dopo
due anni diventano identici. Questo significa un taglio effettivo del sussidio
di disoccupazione.
Diecimila giovani sotto i 25 anni nell’aprile 2004, a causa di “mancata
collaborazione nella ricerca del posto di lavoro” non hanno più ricevuto il
sussidio di disoccupazione. In totale i giovani disoccupati attualmente sono
circa 664.000.
La conseguenza di queste diverse “leggi regolanti il mercato del lavoro”, che
presumibilmente dovrebbero ridurre la disoccupazione, conduce ad un continuo
ingrossamento della disoccupazione ed ad un aumento dei “rapporti di lavoro
precari”, cioè ad uno sfruttamento acutizzato mediante la riduzione dei salari e
all’assicurazione sociale completamente cancellata. In questo modo il numero
degli occupati che percepiscono l’assicurazione sociale obbligatoria, fra il
2003 e il 2005, è salito a 900.000.
Nello stesso tempo tutto questo significa che la pressione nelle imprese su
lavoratrici e lavoratori, che hanno ancora la possibilità di vendere la loro
forza-lavoro, è enormemente accresciuta e si inasprisce ogni giorno di più.
CRESCENTE POVERTA'
Proprio dalle frazioni di lavoratori e lavoratrici gettati fuori dal
processo di produzione si evidenziano particolarmente i segni dell’immiserimento
assoluto: il numero dei disoccupati di lungo periodo aumenta. A metà del 2004 le
stime parlavano già di circa 2 milioni di persone da un anno senza lavoro;
all’inizio degli anni 90 erano circa la metà.
Il numero di coloro che ricevono l’assistenza sociale, il sussidio per l’affitto
cresce; questi sussidi tuttavia vengono continuamente ridotti e limitati. Il
numero di coloro che ricevono l’assistenza sociale nella Germania dell’ovest
negli ultimi 15 anni è raddoppiato (oggi lo percepiscono circa 4 milioni di
persone). Allo stesso tempo il numero dei senza-casa è aumentato da circa
600.000 nel 2003 a circa 860.000 nel 2005; particolarmente colpiti sono i
giovani e le famiglie giovani. Più di un sesto degli occupati a tempo pieno è
schiacciato nella sfera dei “bassi guadagni”, di cui il 60% circa è costituito
da donne.
Questi inasprimenti oggi colpiscono già centomila persone, per dare il segnale a
milioni di noi!
Negli ultimi quattro anni, rispetto alla popolazione totale, la “quota”
ufficiale “della popolazione povera”(quota della popolazione che deve cavarsela
con meno della metà del reddito medio), in Germania è aumentata dal 9,2% (2000)
al 12% (2003). Secondo uno studio dell’Onu in Germania il 10,2% di tutti i
bambini vive nella povertà; di questi il 40% sono figli unici.
BILANCIO SULLA LOTTA PER LA "CHIUSURA DELLE AGENZIE DI LAVORO": UNA ANNO DI
HARTZ IV
(Conferenza stampa a Berlino il 2 gennaio 2006, con presentazione di un
libro)
Agenda 2010 (il piano governativo per il ridimensionamento dello stato sociale)
e le diverse leggi-Hartz (taglio dei diversi sussidi sociali, di disoccupazione,
indurimento del mercato del lavoro...) rappresentano una nuova dimensione, nella
Rft, dell’attacco allo stato sociale; esse condurranno in futuro ad aspri
confronti sociali. Cogliamo perciò l’occasione del moment o “Una anno di Hartz
IV” per una classificazione e valutazione della continua aggressione sociale e
politica.
Il bilancio emerso a Berlino il 2 gennaio sulla valutazione delle diverse
iniziative sostenitrici della campagna “Chiusura delle Agenzie del lavoro”.
Olga Schnell (Lega di Berlino “Basta con la moderazione”) ha riassunto le idee e
le attività dell’iniziativa “Chiusura della Agenzie del Lavoro” e ha presentato
“Il libro nero di Hartz IV – attacco sociale e resistenza” (ISBN 3 – 935936 – 51
– 6; 188 pag., 11 euro) appena pubblicato dall’Editrice Associazione A. Anne
Alex (Tavola Rotonda dei disoccupati organizzati e di riceve l’assistenza
sociale) ha tratto un bilancio micidiale dal programma di immiserimento e
insicurezza statale e ha presentato in dettaglio le pretese della prassi Hartz
IV.
Michael Mauer (Lega contro l’abbattimento dello stato sociale, di Juterborg) ha
analizzato il processo di autorganizzazione dei disoccupati a Kleinstadt, città
industriosa del Brandeburgo ed ha spiegato la necessità di collegare il
potenziale della resistenza. Peter Grottian (Lega d’azione per la protesta
sociale) ha tratteggiato l’avanzamento e l’intensificazione, attesi, della
rapina sociale da parte del nuovo governo (grande coalizione fra i tre maggiori
partiti, compreso il partito socialdemocratico) ed ha pronosticato il naufragio
di una politica del mercato del lavoro disciplinata e ancorata al principio
“lavoro attraverso lo sviluppo”. La giornata di lotta dell’11 febbraio 2006, con
manifestazione a Strasburgo, deve perciò essere utilizzata come avvio della
protesta per l’anno appena iniziato.
Oltre a ciò, Guido Arnold (Social Forum di Wuppertal ha esposto il piano dei
diversi gruppi nella difesa offensiva in particolare contro l’opera portata
avanti dagli Uffici del lavoro nel quadro dell’assistenza paurosamente tagliata.
Mag Wempel del portale sindacale di sinistra, Labournet, non ha potuto essere
presente, tuttavia è intervenuta, con una dichiarazione stampa completa, sulle
conseguenze dell’attacco sociale contro disoccupati e occupati.
Dal comunicato stampa diffuso alla fine della conferenza:
il periodo di collaudo degli Uffici del lavoro è terminato. A cominciare dall’1
Gennaio 2006 gli spazzolini da denti fioccano su chi mette il naso nello stato
sociale. Naufragano gli sfratti, perché i furgoni per i traslochi non vengono
fatti passare, perché molti amici bloccano l’accesso...
Non sappiamo se i nostri desideri per quest’anno saranno appagati così o in
altro modo. Ma sappiamo che la resistenza contro l’attacco sociale, in ogni sua
forma e in tutti i luoghi, penetra sempre di più, che i partiti [naturalmente si
riferisce al neonato partito della sinistra, al Pds, n.d.t.] ci adottano e
imparano a rappresentare con efficacia gli interessi dei disoccupati, dei
cacciati dalle abitazioni.
Quando il 3 gennaio 2005 in tante città abbiamo tentato di occupare gli Uffici
del lavoro non ci era completamente chiaro se dopo le manifestazioni del lunedì
e le dimostrazioni di massa del 2004, se, successivamente all’entrata in vigore
alle leggi-Hartz, potesse svilupparsi una rete di protesta capace di difesa
efficace. La Chiusura della Agenzie del lavoro ancora oggi è iniziativa di
gruppi politicamente e socialmente impegnati di numerose città, i quali hanno
coscienza che le lotte contro l’attacco sociale sono appena iniziate e che
abbiamo bisogno di un respiro lungo.
Nella nostra agenda, dopo il 3 gennaio 2005, era perciò scritto l’avvio di un
ampio lavoro di inchiesta. Per i nostri interventi successivi negli Uffici del
lavoro, sulle strade, al primo posto c’era e c’è la lotta contro il lavoro
pagato un euro l’ora assieme ai presidi davanti alle case private dei direttori
degli Uffici del lavoro. Noi abbiamo bisogno di informazioni. Assieme a
Labournet, BAG-SHI e Ta sviluppiamo un’inchiesta sulle conseguenze di Hartz IV e
sui posti da un euro; l’inchiesta è su Internet dal marzo 2005, è ovunque
adoperata anche in forma stampata dai gruppi di disoccupati e dai partecipanti
alle manifestazioni del lunedì. Noi volevamo e vogliamo conoscere tutto: chi
tormenta i disoccupati, come vengono imposti gli sfratti, quali istituzioni
assumono ad un euro lavoratori e lavoratrici, in quali città nei servizi si
lavora con quella paga. L’inchiesta aveva ed ha diverse funzioni. Accanto
all’acquisizione di informazioni necessarie ai gruppi di disoccupati, chi
interessato poteva e può prendere parola in modo anonimo. Gli uffici del lavoro
e i responsabili dell’applicazione delle leggi-Hartz IV dovevano insomma
sentirsi controllati, cosa non ovvia e naturale per chi se ne sta seduto negli
uffici.
SULLA GIORNATA DI LOTTA ORGANIZZATA PER SABATO 11 FEBBRAIO 2006 A STRASBURGO
La resistenza europea ha condiviso di dare una risposta unitaria alla
direttiva (Bolkenstein) UE sui servizi. Questa risposta di lotta è stata
confermata e rafforzata successivamente al rigetto della costituzione da parte
di Francia e Olanda.
Ma la Commissione europea non tiene conto della democrazia e del rifiuto dei
cittadini. Adesso la direttiva sui servizi deve diventare legge.
Le cause del rifiuto non sono state rimosse. La corsa intrapresa per il taglio
sulla sicurezza del lavoro, per l’ulteriore degradazione dell’ambiente, prende
di mira le condizioni di vita sociali, culturali di circa il 60 percento della
popolazione attiva.
Al contrario della libertà illimitata concessa alle imprese dei servizi, i
disoccupati devono sanguinare a causa di ulteriori aspri tagli sui sussidi, la
spirale della povertà vortica ancor più velocemente attorno al precipizio.
Movimenti sociali e sindacati devono stoppare tutti insieme la direttiva della
Commissione UE, nella giornata di lotta europea dell’11. febbraio 2006 a
Strasburgo.
SULLA LETTERA ALLA POPOLAZIONE DEL CANCELLIERE APPENA ELETTO, ANGELA MERKEL,
27 DICEMBRE 2005
Appena entrato in carica il nuovo cancelliere ha scritto una lettera alla
popolazione, il cui aspetto essenziale dichiarato è che “l’economia deve
crescere in misura robusta” affinché “il sistema sociale resti finanziabile ed
efficiente”. Viene così apertamente propagata la rottura con la costituzione.
Questa ideologia che i ricchi devono diventare ancora più ricchi affinché una
volta o l’altra i poveri ricevano qualcosa, rimuove l’offerta dello stato
sociale. Lo stato deve esistere soltanto ancora per l’economia, per la
ripartizione subordinata alle imprese. Contro tutto questo la resistenza da
tempo è inconsistente.