C'è stato un periodo della mia vita in cui ero ossessionato
dall'idea che l'unico modo di comunicare fosse rapire l'attenzione
del mio pubblico e dirottarla verso un punto qualsiasi al di fuori
delle sue aspettative rassicuranti. All'inizio speravo che venisse
fuori una specie di dialogo surreale in codice, il cui scopo fosse
gongolarsi all'idea di possedere una chiave in comune.
La mia ossessione era anche legata al fatto che, se da un lato
il fine giustificava i mezzi, questi ultimi non avevano niente a
che fare con me. Se non in senso lato. Mi sembrava che la gente
non fosse minimamente interessata alle mie idee, ma unicamente al
modo in cui potevo confezionarle. Dicevo: comprano solo il pacchetto.
Allora mi divertivo a preparare pacchetti molto accattivanti, ma
vuoti. Funzionava alla perfezione. Specie con le donne.
Ma era anche frustrante: finalmente avevo un pubblico in adorazione,
ma non arrivava mai il momento di cantare le mie canzoni.
Ho iniziato il mio blog perchè mi sembrava una cosa divertente.
Mi sono divertito? Vi siete divertiti? Se qualcuno ricorda i Fumetti
Bloggers sa che una parola e un tic esauriscono il senso di
un blog. E ne uccidono l'autore. Lo riducono a una specie di tormentone
patetico e assillante. Lo rigettano nel niente dal quale ha osato
emergere. Ma nessuno si è vergognato un po' di se stesso?
La mia esperienza si conclude qui. Con la sensazione di aver camminato
tra una folla di persone troppo orgogliose dei loro pacchetti polverosi.
I traffici consolidati di interessi personali e non, sono al di
fuori della mia portata. La polvere mi ha stufato. Quanto alle mie
canzoni, beh, le ho cantate tutte con gioia, stretto tra le braccia
di chi ha giocato con me il gioco più bello.
Sono sempre convinto che la comunicazione sia una delle utopie
più stupide.
O.
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