Dualismo
cartesiano, soggettività delle qualità sensibili ed esistenza dei corpi.
Secondo Cartesio l’uomo ha
coscienza di sé come essere pensante: res cogitans. L’essenza dell' uomo è la sola
sostanza pensante. La realtà è divisa in due sostanze:res cogitans, ovvero
l’ambito di ciò che è psichico ed in esteso, e res extensa, ovvero tutto ciò
che è estensione materiale e movimento meccanico. Tutti i corpi, compreso il
corpo dell' uomo, sono pure macchine; gli animali sono macchine in quanto non
sono esseri pensanti. Anima e corpo nell’uomo comunicano attraverso la
ghiandola pineale. Si noti che secondo Cartesio la sensazione non è una facoltà
corporea, essendo il corpo un puro meccanismo; la sensazione e anche
l’immaginazione sono modi cogitandi, ovvero modificazioni della sostanza
pensante.[1] Questa
definizione della sensazione è utile per comprendere la concezione cartesiana
della soggettività delle qualità sensibili. La mente umana è in grado di
pensare sia idee chiare e distinte sia contenuti di pensiero confusi. Res
cogitans (il pensiero inesteso) e res extensa (l’estensione materiale nelle sue
dimensioni quantitative e misurabili) sono concepite con evidenza. Secondo
Cartesio solo ciò che è chiaro e distinto ha una corrispondenza certa nella
realtà: all’idea chiara e distinta di estensione, che incontriamo nelle scienze
matematiche e geometriche, può corrispondere nella realtà qualcosa di reale.[1]
Le qualità sensibili (rosso, dolce, amaro) sono invece qualcosa di percepito in
modo oscuro; sono idee confuse senza un corrispondente certo nella realtà. La
sensazione è un modo confuso di pensare che non ha la funzione di farci
conoscere qualcosa, ma una funzione pratica: orientare il corpo. Nella VI
meditazione Cartesio afferma la distinzione reale dell' anima dal corpo e
presenta le prove dell' esistenza delle cose materiali. Se l’uomo, infatti, si
scopre come essere pensante, l’esistenza delle cose materiali dovrà essere
dimostrata. La distinzione anima-corpo è fondata sul criterio della conoscenza
evidente: a due idee concepite chiaramente e distintamente come diverse,
corrisponderanno due realtà diverse. L’idea chiara e distinta di me stesso come
sostanza pensante è diversa dall’idea del mio corpo come estensione materiale;
l’anima, quindi, è distinta dal corpo. Una prima dimostrazione della realtà dei
corpi parte proprio dalla differenza tra idee chiare e distinte ed idee
confuse: l’idea dell' estensione è chiara e distinta, s’impone con evidenza
alla nostra mente e quindi corrisponde ad una cosa realmente esistente.[1]
Una seconda prova è fondata sulla differenza tra immaginazione e pensiero.
Immaginare significa avere presente una figura non definita, mentre pensare
significa definire esattamente. L’immaginazione, quindi, è un modo della
sostanza pensante, ma non è costitutiva della sua essenza: io continuo ad
essere sostanza pensante anche se non immagino nulla. L’immaginazione e la
sensazione sono modificazioni della sostanza pensante, non sono costitutive
della sua essenza: l’uomo si scopre come sostanza pensante e potrebbe
continuare ad esistere come essere pensante anche senza immaginare e sentire.
Se immaginare e sentire sono in me , ma non fanno parte della mia essenza,
allora sono l’effetto in me di qualcosa di diverso da me. Immaginare e sentire
sono facoltà passive implicanti che la causa di ciò che è sentito o immaginato
sia qualcosa di distinto da me stesso, ovvero la realtà corporea.[1]
L’inclinazione a credere che all’idea di estensione materiale corrispondano
corpi estesi è garantita da Dio.[1]
E’ significativo deh nella conclusione del paragrafo II della Meditazione VI
Cartesio ritorni alla distinzione tra conoscenza confusa ed evidente per
confermare l’esistenza dei corpi: “ (…) E di conseguenza le cose corporee esistono.
Forse, tuttavia, non tutte esistono interamente tali quali le comprendo con il
senso, poiché codesta comprensione dei sensi è in molti assai oscura e confusa;
ma, almeno, in esse, vi sono tutte quelle cose che intendo chiaramente e
distintamente, cioè tutte quelle cose che, considerate generalmente, sono
comprese nell’oggetto della matematica pura”[1]
[1] Galileo aveva affermato che le qualità
sensibili appartengono al corpo sensitivo. La soluzione non accontenta
Cartesio: quale differenza esisterebbe tra corpi non sensibili, pure forme
amorfe, e i corpi che sentono, uomo e animali?
“ C’era il rischio di dover rispondere; una forma
sostanziale. E nulla più di tutto questo spaventava Cartesio. Il quale risolve
la difficoltà riducendo anche il corpo a pura estensione.(…) Tutto il mondo
corporeo fino all’uomo è pura estensione in movimento, puro meccanismo (di qui
la teoria degli animali macchine, tanto strana quanto coerente col sistema);
nell’uomo accanto alla res extensa, che spiega tutta la vita fisiologica, c’è
una res cogitans, l’anima che è l’unico soggetto delle sensazioni oltreche dei
pensieri (…)”
Sofia Vanni Rovighi, Elementi di filosofia, vol.I,
La Scuola, Brescia p.122