
a cura di
Chiara Padrini
articolo tratto da "Bonsai Arte e Natura" Nel raccogliere, collezionare o valutare i Suiseki, devono essere prese in considerazione certe qualità e caratteristiche estetiche. Perché una pietra sia considerata "suiseki" deve essere contenuta entro determinate dimensioni. Queste misure non sono però definite con precisione, anche se le pietre non dovrebbero essere più basse di 4 cm. Vengono considerati suiseki in miniatura quelli compresi tra 4 e 8 cm di altezza, larghi 8-10 ( foto l ). I grandi suiseki, invece, non dovrebbero superare 50-60 cm di altezza. 45 di larghezza e 25 di profondità.
 Foto I - Minisuiseki cm 10 x8 x 7 Il termine di misura generalmente adottato è comunque quello riferito alla possibilità di poter portare la pietra tra le mani da parte di una persona dotata di forza comune. I sassi più grandi di particolare interesse sono considerati NIWA-ISHI, cioè per giardini. Esistono due sistemi di valutazione dei suiseki, quello cinese e quello giapponese. Nel sistema cinese le quattro qualità considerate sono: traforo, rugosità, finezza, snellezza. L'ultima qualità, snellezza, è un concetto per il quale non esiste una parola veramente equivalente in italiano. Il termine suggerisce l'idea di forza disadorna, semplicità, frugalità. Nel sistema giapponese sono considerate tre qualità: shitsu (minerale e struttura) katachi (forma) iro (colore). Parliamo della prima qualità e degli aspetti che vi sono correlati. SHITSU. Riguarda principalmente la durezza e la struttura di superficie. La durezza di un suiseki è valutata con la scala Mohs, da 1 a 10, dove 1 indica la durezza del talco e 10 quella del diamante. La durezza ideale per i suiseki è 5. Su rocce di questo grado, forze naturali come acqua e vento, agiscono più rapidamente col passare del tempo, senza peraltro che possano essere facilmente graffiate dalla lama d'un coltello. Le caratteristiche della superficie d'un suiseki devono contribuire a suggerire all'osservatore una scena naturale. Esistono vari termini per indicare queste caratteristiche (foto 2 e 3): 1 - Hadame (pelle). La superficie è così frastagliata che la zona della frastagliatura stessa risulta come protetta, rimanendo molto marcata. 2 - Kawame (cuoio). La superficie, completamente esposta, si presenta più o meno ugualmente logorata. 3 - Jakure (passaggio di pitone). La superficie appare solcata. 4 - Sudachi (alveare vuoto). 5 - Ugachi (burrone - come un segno). 6 - Beitei (molte frastagliature della dimensione di un chicco di riso). 7 - Shun (pieghe e solchi).
 Foto 2 - Setagawa-ishi. Pietra di fiume dalla superficie alternativamente liscia e granulosa Dopo aver selezionato la pietra per quante concerne la misura, la durezza appropriata e valutata la superficie

Foto 3 - Shun - pieghe e solchi esterna, il collezionista deve occuparsi di alcuni aspetti e qualità estetiche come, per esempio, l'equilibrio e l'armonia, le suggestioni o le emozioni provocate, e deve giudicare se la pietra possiede wabi, sabi, shibui e yugen, quattro concetti estetici strettamente correlati. Potere evocativo Più un Suiseki riesce a suggerire una scena o un oggetto, più è apprezzato (foto 4). Nel corso dei secoli si sono ricercate pietre che stimolassero l'immaginazione, soprattutto quelle raffiguranti montagne, isole, laghi. Recentemente però il gusto giapponese è mutato, ed ora sono prese in considerazione anche pietre che, formatesi naturalmente, suggeriscano un'immagine della natura e di oggetti ad essa associati. In pratica, un Suiseki ha possibilità di suggestione illimitate. L'osservatore può immaginarsi di essere di fronte ad alte montagne,cascate impetuose, vallate o laghi alpini, grotte o lande deserte, scogliere e capanne abbandonate in riva al mare. Oppure potrà ammirare la bellezza di uni fiore per sempre scolpito nella pietra
(foto5). Ai Suiseki vengono perciò attribuiti nomi che esprimono le suggestioni evocate. Famose pietre giapponesi sono chiamate: "capanna coperta di neve", "luna sopra il riso che cresce",. nuvole crepuscolari". Oltre a suggerire immagini, i Suiseki possono suscitare emozioni e sentimenti sia di serenità sia di tranquillità che di ansia o conflitto. Da ciò i nomi "calma" o "eleganza . Infine, e questo capita servente in America, certi nomi evocano rapporti letterari, musicali, artistici, mitologici, da cui i nomi di "Monnalisa" o" Quattro Stagioni". Sovente anche se può sembrare paradossale, più una pietra è semplice più grande è la sua possibilità espressiva. Un Suiseki di grande qualità non è un' esatta copia di un oggetto naturale, ma, in accordo con la semplicità Zen, bastano solo semplici cenni a catturare l'essenza dell'oggetto. E' il collezionista che di fronte a sassi evocanti varie. ambigue interpretazioni e suggestioni si affiderà alle proprie esperienze individuali e di disposizione all'osservazione.(foto 6)
foto6 - Suiseki da molteplici interpretazioni suggerisce la testa di un alligatore, pellicano o drago. Da un altra angolazione fa pensare alla testa di uria giovane donna con i capelli al vento. La pietra può anche essere apprezzata come forma astratta (cm 10). Grande importanza nel Suiseki è l'equilibrio che conferisce bellezza alla pietra. Questa va esaminata in ognuna delle sue sei parti: fronte, retro, parte destra, parte sinistra, sopra e sotto. Valutati i fattori più interessanti, più asimmetrici e meno ripetitivi, si sceglierà il fronte. Un suiseki non dovrebbe avere elementi che si ripetono esattamente o avere forme quadrate, rotonde o di triangolo equilatero. Bisogna verificare che la pietra dia un senso di stabilità e armonia. La qualità di un Suiseki viene in parte determinata dalle risposte a queste domande: "I vari elementi concorrono a formare una pietra stabile e le parti sono proporzionate? Le figure triangolari sono asimmetriche? C'è diversità nella struttura di una pietra e nella misura e aspetto dei picchi? Questi sono pari o dispari? (si preferisce un numero dispari se sono più di due)". Se una pietra non è bilanciata, i vari elementi contrasteranno tra di loro, dando una sensazione di instabilità e disordine. WABI, SABI, SHIBUI e YUGEN.
Se varie sono le qualità da ricercare in un Suiseki (equilibrio, struttura, colore, capacità di suggestione), va ricordato che molta importanza viene data alla capacità di una pietra di possedere Wabi. Sabi. Shibui e Yugen. Non si può definire con precisione quello che questi termini rappresentano. Sono concetti estetici complessi, legati strettamente al Buddismo Zen, alla cerimonia del thé e alla forma poetica Haiku (versi giapponesi di 17 sillabe). Queste parole, più che qualità ben individuate, indicano uno stato mentale, avvertito da chi guarda un Suiseki, anche se differiscono tra di loro per sottili sfumature, racchiudendo in sé molte similitudini. WABI. Questo termine viene esemplificato dalle impressioni che si possono avere guardando una capanna su una spiaggia solitaria, battuta dai venti. Vuol perciò dire qualcosa di immobile, desolato, quieto, solitario. modesto. SABI. La presenza di questo concetto viene soprattutto suggerita dalla patina del tempo, quando cioè l'oggetto possiede un'aria antica. Significa antico, classico, sereno, maturo, stagionato ed anche sottomesso, melanconico, isolato. SHIBUI. La cerimonia del the, con la sua eleganza formale, suggerisce i significati di questa parola, ossia composto, riservato, rifinito, calmo, elegante. YUGEN. infine, parla di mistero. Una sensazione di oscurità, di buio, metafore di incertezza, incomprensibilità. Questo concetto è esemplificato dalla luna dietro le nuvole o dalla bruma che vela i monti al mattino. Esiste, come si vede, molta ambiguità in questi termini e ciò è da collegarsi a un certo gusto giapponese per le cose indefinite. I Suiseki con angoli smussati, erosi da vento, calore, acqua, ghiaccio, che hanno sopportato per anni le modellature delle forze naturali, sono belli non solo in sé stessi, ma per ciò che rappresentano. Sono simbolo di resistenza, carattere, forza, stabilità. Ma nel contempo, le crepe, le fessure, le pieghe e la patina del tempo stanno a significare che le forze della natura hanno agito modificandoli, perciò parlano di deteriorabilità, transitorietà e del carattere passeggero di tutte le cose. La pietra che sembra immobile, dura, solida, è anch'essa destinata alla distruzione, a sparire. I Suiseki che possiedono questi quattro caratteri devono avere una bellezza indefinita, tale che solo un osservatore attento possa coglierne i dettagli, le raffinatezze della forma e le differenze nella struttura. Un occhio esperto e acuto scoprirà la qualità di una pietra dietro una semplice, modesta superficie. Wabi, Sabi, Shibui e Yugen prenderanno un Suiseki speciale rispetto a uno comune. Lo spirito di questi termini viene mantenuto inalterato quando i Suiseki non vengono trattati e lavorati (puliture con acidi, scheggiature, ecc.), ma lasciati come sono stati modellati dalla natura. I tradizionalisti concedono solo una leggera spazzolatura e piccole levigature a una base irregolare. I più rigorosi sostengono che un Suiseki va pulito bagnandolo con acqua pura tutti i giorni. Per ottenere lo scopo desiderato, questa operazione può richiedere a nche 15 anni !
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