NAPOLI  BONSAI CLUB (Antonio Acampora)                   

fiori di pruno:  
è un'estasi  
la mia primavera

Kobayashi Issa (1763-1828)

       STILE INCLINATO
    SHAKAN




Lo stile shakan non è molto prescelto dai bonsaisti, forse l’inclinazione del tronco procura un senso d’instabilità, di precarietà. In natura le piante inclinate, sono state modellate nel corso della loro crescita da avvenimenti naturali, quali smottamenti di un terreno in discesa, dall’ombra causata da altre piante o dalle pareti rocciose o dal peso della neve stabilmente su una parte ecc.

Fig. 1

Rappresenta una via di mezzo tra eretto casuale e semicascata, se si traccia una linea immaginaria dalla base all’apice l’angolo così formato con la perpendicolare è tra dieci e quarantacinque gradi. Inoltre la perpendicolare condotta dall’apice  alla superficie del terreno non cade nella base del tronco. L’inclinazione può andare a destra o a sinistra. Questo stile da una rappresentazione più tormentata della Natura. La posizione del ramo più importante (che definiremo primo ramo anche se risalendo lungo il tronco non è il primo che vedremo) è collegata principalmente alla struttura del nebari (base del colletto) ed alla direzione dell’apice. Le tre strutture devono armonizzare tra loro. La prima cosa da guardare è la forma e posizione delle radici che costituiscono uno dei “punti visivi” dello stile. L’esatta sistemazione delle radici conferisce stabilità ed equilibrio alla pianta. Per gli alberi a crescita verticale le radici sono sistemate a raggiera, ed uniformi su tutti i lati. Aumentando l’inclinazione del tronco, aumenta la trazione dovuta alla forza di gravità. Ne deriva un adeguamento delle radici. La posizione delle radici non è determinata dai rami pesanti, o masse vegetative, ma dalle forze di reazione necessarie a sostenere il tronco. La forza che comprime (b)                                                                                                                                                                                                                
fa assumere una struttura detta “ a ginocchio o a sperone” sul lato  opposto, la forza di trazione (a) ha una funzione d’ancoraggio. L’apice deve chinare verso l’osservatore, e i rami sono posti orizzontalmente. I rami posti sul lato opposto all’inclinazione, crescono diritti e forti. In natura la pianta si oppone a queste sollecitazioni tendenti a forzare la crescita del tronco, spostando il peso della vegetazione. Si ricavano in questo modo due forme tipiche dell’inclinato: quando l’albero inizia ad  inclinarsi, i rami opposti a quelli della pendenza ricevono più luce,                                                
e quindi sono più robusti. I rami posti sul lato della pendenza sono inclinati verso il basso. Il primo ramo è il più robusto, riceve più luce, questo ramo servirà a bilanciare la forma, (fig. 2, fig3 ) ed è opposto all’inclinazione. In questo caso per es. l’inclinazione è dovuta allo smottamento del terreno. Quando un albero si trova su una forte pendenza, e

 Fig3

 non può affondare le radici ed ancorarsi, e si verifica una lieve e limitata frana, la pianta scivola con tutto il suo apparato radicale. Tale avvenimento fa sì che l’albero s’inclina, e avrà i rami più importanti sul lato opposto all’inclinazione, le radici grosse nella stessa parte dove si trovano i rami più robusti, e anche l’apice
crescerà verso la luce e si solleverà.  L’altra forma tipica (fig. 1) al contrario ha il primo ramo posto sul lato della pendenza, si riscontra in natura negli alberi lungo i fiumi, nelle forre, dove il ramo si sviluppa in direzione del corso d’acqua, per una maggiore luce ed umidità. In questo caso non deve essere troppo sviluppato. In altri casi si può avere l’ombra di un altro albero, o di una parete di montagna, (fig. 4)

Fig. 4

che inibisce lo sviluppo e costringe il ramo opposto ad allungarsi alla ricerca della luce. L’apice è inclinato ma poi ritorna verso la verticale che passa dalla base del tronco.   L’apparato radicale in generale è più sviluppato sul lato in cui l’angolo d’inclinazione del tronco con la superficie del terreno è più                                                                                                            
 piccolo (fig. 1 b). Questo stile è ideale per piante che hanno vegetazione su un solo lato, o che cominci ad una certa altezza. L’effetto finale deve essere d’estrema dinamicità, ma all’occhio dell’osservatore deve trasmettere stabilità e forza. Il tronco può essere diritto o curvato,  si deve armonizzare il nebari  con l’inclinazione del tachiagari. L’occhio  umano è abituato ad accettare elementi verticali od orizzontali, è turbato da un elemento

Fig. 2     

 diagonale perché gli trasmette una sensazione di precarietà. Il bonsaista deve equilibrare la silhouette, mutando l’instabilità in dinamicità. Decidere il centro di gravità della pianta per disporre un’area contraria, che dà stabilità al bonsai.                     

                                                      

 

 

 

   

 

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