fiori
di pruno:
è
un'estasi
la
mia primavera
Kobayashi Issa (1763-1828)
Lo stile shakan non è molto prescelto dai bonsaisti, forse l’inclinazione del tronco procura un senso d’instabilità, di precarietà. In natura le piante inclinate, sono state modellate nel corso della loro crescita da avvenimenti naturali, quali smottamenti di un terreno in discesa, dall’ombra causata da altre piante o dalle pareti rocciose o dal peso della neve stabilmente su una parte ecc.
Fig. 1 |
Rappresenta una via di mezzo tra eretto casuale e
semicascata, se si traccia una linea immaginaria dalla base all’apice l’angolo
così formato con la perpendicolare è tra dieci e quarantacinque gradi. Inoltre
la perpendicolare condotta dall’apice alla superficie del terreno non cade
nella base del tronco. L’inclinazione può andare a destra o a sinistra. Questo
stile da una rappresentazione più tormentata della Natura. La posizione del
ramo più importante (che definiremo primo ramo anche se risalendo lungo il
tronco non è il primo che vedremo) è collegata principalmente alla struttura
del nebari (base del colletto) ed alla direzione dell’apice. Le tre
strutture devono armonizzare tra loro. La prima cosa da guardare è la forma e
posizione delle radici che costituiscono uno dei “punti visivi” dello stile.
L’esatta sistemazione delle radici conferisce stabilità ed equilibrio alla
pianta. Per gli alberi a crescita verticale le radici sono sistemate a raggiera,
ed uniformi su tutti i lati. Aumentando l’inclinazione del tronco, aumenta la
trazione dovuta alla forza di gravità. Ne deriva un adeguamento delle radici. La
posizione delle radici non è determinata dai rami pesanti, o masse vegetative,
ma dalle
forze di reazione necessarie a sostenere il tronco. La forza che comprime (b)
fa assumere una struttura detta “ a ginocchio o a sperone” sul
lato opposto, la forza di trazione (a) ha una funzione d’ancoraggio. L’apice
deve chinare verso l’osservatore, e i rami sono posti orizzontalmente. I rami
posti sul lato opposto all’inclinazione, crescono diritti e forti. In natura la
pianta si oppone a queste sollecitazioni tendenti a forzare la crescita del
tronco, spostando il peso della vegetazione. Si ricavano in questo modo
due forme tipiche dell’inclinato: quando l’albero inizia ad inclinarsi,
i rami opposti a quelli della pendenza ricevono più luce,
e quindi sono più robusti. I rami posti sul lato della pendenza sono inclinati
verso il basso. Il primo ramo è il più robusto, riceve più luce, questo ramo
servirà a bilanciare la forma, (fig. 2, fig3 ) ed è opposto all’inclinazione.
In questo caso per es. l’inclinazione è dovuta allo smottamento del terreno.
Quando un albero si trova su una forte pendenza, e
Fig3 |
non può affondare le radici
ed ancorarsi, e si verifica una lieve e limitata frana, la pianta scivola con
tutto il suo apparato radicale. Tale avvenimento fa sì che l’albero s’inclina, e
avrà i rami più importanti sul lato opposto all’inclinazione, le radici grosse
nella stessa parte dove si trovano i rami più robusti, e anche l’apice
crescerà
verso la luce e si solleverà. L’altra forma tipica (fig. 1) al contrario ha il
primo ramo posto sul lato della pendenza, si riscontra in natura negli
alberi lungo i fiumi, nelle forre, dove il ramo si sviluppa in direzione del
corso d’acqua, per una maggiore luce ed umidità. In questo caso non deve essere
troppo sviluppato. In altri casi si può avere l’ombra di un altro albero, o di
una parete di montagna, (fig. 4)
Fig. 4 |
che inibisce lo sviluppo e costringe il ramo
opposto ad allungarsi alla ricerca della luce. L’apice è inclinato ma poi
ritorna verso la verticale che passa dalla base del tronco. L’apparato radicale
in generale è più sviluppato sul lato in cui l’angolo d’inclinazione del tronco
con la superficie del terreno è più
piccolo (fig. 1 b). Questo stile è ideale per piante che hanno
vegetazione su un solo lato, o che cominci ad una certa altezza. L’effetto
finale deve essere d’estrema dinamicità, ma all’occhio dell’osservatore deve
trasmettere stabilità e forza. Il tronco può essere diritto o
curvato, si deve armonizzare il nebari con l’inclinazione del tachiagari.
L’occhio umano è abituato ad accettare elementi verticali od orizzontali,
è turbato da un elemento
Fig. 2 |
diagonale perché gli trasmette una sensazione di precarietà. Il bonsaista deve equilibrare la silhouette, mutando l’instabilità in dinamicità. Decidere il centro di gravità della pianta per disporre un’area contraria, che dà stabilità al bonsai.