Oidio
Una delle patologie
funginee che più
frequentemente
colpiscono i bonsai
è l'oidio, meglio
conosciuto come "mal bianco".
Questa patologia è causata da specie diverse di funghi Ascomiceti che parassitizzano molti generi vegetali: Acer.
Quercus, Malus, Pyrus, Crataegus, Fraxinus, Fagus, Ligustrum, per citare solo i più utilizzati in campo
bonsaistico. Una
caratteristica importante dell'oidio è quella di essere una malattia
ectofitica, cioè il fungo si trova all'esterno dell'organismo vegetale il quale viene attaccato mediante delle strutture di tipo digitiforme denominate austori che si insinuano attraverso la cuticola fogliare e parassitizzano le cellule vegetali.
Macroscopicamente la malattia si presenta come una patina bianca presente sulle foglie, localizzata in macchie o estesa su tutta la superficie fogliare. Il tipo di danno che può causare ai bonsai dipende dal grado di sviluppo della malattia.
Negli stadi iniziali si riduce l'attività fotosintetica, la pianta manifesta segni di sofferenza e si hanno notevoli danni estetici a carico della vegetazione. Successivamente si verifica una necrosi di parti di foglie, sono colpiti anche i germogli, fino ad arrivare ad uno stato di disseccamento più o meno generalizzato che può avere esiti letali per la pianta. In molti casi, e questo succede ad es. per il biancospino, i rami più colpiti vengono abbandonati dalla pianta e ciò può tramutarsi in un grosso danno per la struttura del bonsai.
I fattori climatici non influiscono molto sull'evoluzione di questa patologia in quanto l'optimum per il suo sviluppo prevede temperature di 25-30° C e una umidità relativa del 40-60%, ma in ogni caso riesce a svilupparsi bene nell'intervallo termico tra 8 e 40° C e con U.R. compresa tra 25 e 70%.
Il controllo dell'oidio è relativamente semplice sia perché può essere diagnosticato sin dall'inizio anche dai meno esperti, sia perché il fungo si trova all'esterno della pianta ed è quindi facilmente aggredibile con prodotti specifici. Tra di essi il più utilizzato è lo zolfo che ha un meccanismo di azione basato sulla sublimazione (=passaggio dallo stato solido a quello aeriforme) con formazione di vapori di zolfo che penetrano all'interno delle cellule del fungo andando ad interferire coni processi respiratorie formando un composto tossico, l'acido solfidrico.
L'utilizzo dello zolfo può, però, presentare due tipi di problemi legati alla temperatura. Se questa è inferiore a 15° C l'entità della sublimazione è modesta per cui l'efficacia è scarsa, mentre se la temperatura supera i 35°C la velocità è alta e si possono avere problemi di
fitotossicità. Ne consegue che all'inizio della primavera l'efficacia dello zolfo può essere modesta, mentre nei periodi estivi più caldi, il suo utilizzo rischia di danneggiare seriamente la pianta. Inoltre lo zolfo agisce soltanto sulla vegetazione esistente ma non protegge i germogli di nuova formazione.
Per ovviare a questi problemi è consigliabile utilizzare in primavera il p.a. Karathane, attivo a temperature più basse rispetto allo zolfo, mentre quando la temperatura è alta o si intende proteggere anche la nuova vegetazione è necessario ricorrere ad antioidici sistemici tra cui citiamo il p.a. Benomyl
(che storicamente nasce come antioidico anche se attualmente, dato il suo largo spettro d'azione, è utilizzato per altre patologie), e il
Triadimefon.
E opportuno precisare che la maggior parte dei fungicidi sistemici presentano una sistemicità parziale, definitiva di tipo acropeto (il prodotto viene traslocato nella pianta, rispetto al punto di assorbimento, verso l'alto). Questo aspetto deve essere tenuto presente quando si somministra il prodotto, in quanto si può invalidare l'efficacia del trattamento.
Ad esempio, nel caso del Benomyl la sistemicità è acropeta, per cui se si irrora il prodotto bagnando soltanto la parte apicale di un bonsai, le parti basse non risulteranno protette in quanto il p.a. non discende nella pianta.
Ritornando al problema della lotta contro l'oidio in base a quanto detto è consigliabile utilizzare, ove la temperatura lo permette, lo zolfo ed in alternativa il Karathane o il Triadimefon (sistemico completo) ricordando di osservare sempre le dosi consigliate e le precauzioni d'uso riportate sull'etichetta del prodotto.