NAPOLI BONSAI CLUB & SUISEKI
 

  Materiale di partenza

Sibila il vento,  
tra le fronde degli alberi. 
La musica del koto  
raggiunge il cielo.

Kaya Shirao

Visto quale é lo scopo ultimo, " l'albero in miniatura ", visto come dovrebbe essere, prima di realizzarlo facciamo una rapida carrellata sul materiale da usare e come reperirlo.


Piante da vivaio

Questo è sicuramente il metodo più semplice ed è più consigliato per procurarsi una pianta da lavorare. Il materiale acquistato in vivaio ha di solito una serie di caratteristiche positive che lo fa preferire a quello proveniente da altre fonti. Queste positività sono: La possibilità di trovare una ampia gamma di soggetti differenti sia come specie, sia come forma, sia come dimensioni. La certezza di un pane radicale ben sviluppato e ricco che comporta quindi un attecchimento pressoché sicuro; La possibilità di acquistare durante tutto l'anno il materiale se esso è coltivato in fitocelle di plastica senza aspettare primavera o autunno per zollare l'albero. Come scegliamo l'albero? Nella scelta del soggetto dobbiamo porre particolare attenzione alla zona del colletto dove radici e tronco si raccordano, pertanto: frughiamo con 1e dita, spostando un po' di terra se necessario, per capire dove si dipartono esattamente le radici. Verifichiamo che il soggetto abbia una buona disposizione dei rami in tutte le direzioni e il tronco e i rami stessi non presentino internodi troppo lunghi e cilindrici. Se il soggetto si può estrarre senza danno dal contenitore, una rapida occhiata allo stato e alla consistenza delle radici ci dà qualche informazione in più sulle potenzialità dello stesso. Un buon pane radicale di un albero che vive in vaso da almeno un anno non si sfalda, le radici infatti sono giunte alla periferia e lo trattengono completamente: al contrario, se si sfalda, è probabile un marciume radicale o la presenza di gallerie provocate da ospiti indesiderati come larve, formiche o altri. Infine..sono importanti l'aspetto sano e il bel colore delle foglie.

 


Il seme

Costruire un bonsai partendo da seme è il metodo più lungo, ed è consigliato solo per essenze non reperibili in vivaio. È sicuramente sconsigliato al principiante che vuole avere risultati e soddisfazioni in tempi brevi. In poche parole, partendo da seme si deve realizzare quello che il coltivatore vivaista fa prima di vendervi il materiale da vivaio. Brevemente, si inizia con la raccolta dei semi maturi della varietà da trattare. Si mantengono stratificati in sabbia o in bustine di carta. Circa quattro settimane prima di seminarli, i semi vengono posti in frigo (normale frigo domestico, temperatura 3-6 gradì centigradi) perché sentano l'effetto inverno. L'effetto inverno è indispensabile per alcuni semi, ad esempio quelli delle piante delle nostre latitudini, perché senza di esso ben difficilmente germoglierebbero. I semi, vengono quindi posti in seminiera. Uno dei vantaggi di questo metodo è che si ha sotto controllo la crescita della pianta sin da giovane e gli interventi di potatura saranno meno drastici. 

 


Talea


La talea è una porzione di ramo alla quale si chiede di produrre radici, Fig. 27. Con questo metodo si possono ottenere tante copie uguali al soggetto donatore e produrre tanti nuovi individui con le stesse caratteristiche dalla pianta madre. Ovviamente bisogna porlo nelle condizioni ottimali perché la radicazione avvenga. Le talee sono generalmente di due tipi, legnose ed semilegnose.


   
Fig. 27: Talee: porzione di ramo messo a radicare separato dalla pianta   madre.

Le talee legnose si eseguono in primavera con porzioni di ramo che abbia lignificato durante la stagione vegetativa precedente. Il fabbisogno di zuccheri necessari a far riprodurre la vegetazione ed innescare il meccanismo di produzione delle radici è accumulato nei tessuti della porzione di ramo. Le talee semilegnose, dalla consistenza poco più che erbacea, si eseguono invece durante la stagione vegetativa, di solito dopo il grande caldo estivo, quando la pianta riprende i suoi ritmi di produzione degli zuccheri. La talea erbacea non è ancora così carica di zuccheri come quella legnosa per questo viene lasciata una porzione di foglia in modo che dalla sua funzionalità la talea tragga beneficio mantenendosi in vita ed emettendo radici. Per evitare una eccessiva evaporazione dell'acqua dalle foglie è necessario ridurre a circa un terzo la loro superficie. 
Come si esegue la talea? 
Le talee legnose si raccolgono durante l'inverno o comunque prima che avvenga il risveglio delle gemme. Se vengono raccolte troppo in anticipo possono essere raggruppate in un fascetto e poste sotto terra o sotto sabbia leggermente umida. 
Ad inizio primavera si preparano per porle a radicare. Si esegue un taglio obliquo alla loro base per far si che la superficie delle fibre predisposte alla radicazione sia maggiore. Immergere la talea in una soluzione di ormoni radicali se questi sono liquidi o darne una spolverata se essi sono in polvere, facilita 1' emissione di radici. 
Le talee vengono quindi poste in una cassetta a distanza regolare con il taglio obliquo della base posto verso il basso. Il terriccio composto per la maggior parte da sabbia è un buon substrato per le nostre talee. Il grado di umidità del terreno e dell'aria è importante. La parte aerea della talea tende a disidratarsi facilmente e la parte immersa nel terreno, non avendo ancora le radici che assorbono acqua, non è ancora efficiente. A tale proposito si può costruire una semplice e veloce serra mettendo il contenitore delle talee in un sacco di plastica trasparente ermeticamente chiuso. Il giusto grado di umidità è raggiunto Attraverso la plastica si controlla lo stato delle talee e in caso sia necessaria altra acqua Si può provvedere. Per quel che riguarda le talee erbacee, il procedimento è lo stesso con una sola differenza; come già detto, le talee, non avendo molte sostanze di riserva nei tessuti, devono prodursele immediatamente e necessitano quindi di una porzione di foglie per il processo della fotosintesi. Un consiglio utile: non esagerare con le dimensioni delle talee, più il diametro della talea è piccolo maggiore è la possibilità di riuscita. Se non è possibile mettere subito a dimora le talee è bene conservarle in uno straccio umido.



Margotta


La margotta consiste nel far produrre ad una porzione di ramo le radici per ottenere un nuovo soggetto, Fig, 28. A differenza della talea che comporta la separazione del ramo dalla pianta madre, la margotta rimane attaccata
                                                                                 

Fig. 28  La margotta, produzione di radici su di un ramo ancora attaccato alla pianta madre.

all'albero durante tutto il periodi di formazione delle radici. Va eseguita quando la pianta è in pieno regime di produzione di zuccheri,nel nord d'Italia ottimale è il mese di maggio, per il sud occorre anticipare. Tre o quattro mesi sono il termine minimo in genere per produrre le radici nelle latifoglie, le conifere necessitano di tempi più lunghi che possono arrivare anche a due anni. 

Come si esegue?
Il ramo su cui operare paro essere quello di urla qualsiasi pianta o di un bonsai. Normalmente la scelta cade sii di un ramo che ha già di per sé una interessante forma e che fa intravedere un futuro soggetto bonsai; Oppure può essere un ramo inutile al disegno dell'albero, nel caso che questo sia già un bonsai, che invece di essere eliminato, si fa radicare mediante margotta e poi lo si asporta. Un interessante vantaggio della margotta è che se il ramo possiede già una ramificazione secondaria, essa può essere potata e modellata mentre la produzione di radici è in atto. Operativamente si procede così;

Si asporta un anello di corteccia alto due centimetri circa nel punto in cui si vogliono ottenere le radici. Su alcuni testi viene suggerito anziché l'asportazione della corteccia, la strozzatura del ramo con un filo metallico. Il risultato è lo stesso, in effetti sia un metodo che l'altro comportano l'interruzione del flusso della linfa discendente, che è ciò che vogliamo. L'asportazione dell'anello di corteccia è più sicuro perché interrompe sicuramente il flusso. Viceversa con la strozzatura via filo, può capitare che il rigonfiamento delle fibre prodotto sia così veloce da emettere un callo che rimette in comunicazione le fibre strozzate, senza produrre radici rendendo inutile l'operazione. L'anello scortecciato viene ricoperto da muschio umido e il tutto viene racchiuso e tenuto assieme da tiri foglio di plastica chiuso accuratamente sopra e sotto con una salda legatura. L'analogia con la talea è evidente; nella margotta abbiamo le condizioni ideali per la radicazione nella regione del ramo scorticata; l'afflusso della linfa grezza è assicurata dai canali interni al legno che sono rimasti intatti. La verifica della presenza delle radici si compie senza disfare il pacchetto; la mancanza di umidità all'interno di esso può significare che le radici si sono già sviluppate e stanno assorbendo l'acqua trattenuta dal muschio. Alcune volte la presenza delle radici nel pacchetto è percettibile anche al tatto.

 


Propaggine

Una variante della talea e della margotta è la propaggine. Lo scopo ultimo anche in questo caso è quello di far radicare un ramo. Operativamente consiste nell'abbassare un ramo sino a terra, incidere o spelare il ramo nel punto dove si desiderano le radici e sotterrarne la porzione; la parte sotto terra produrrà nuove radici. Questo metodo molto facile è del resto naturale per arbusti a carattere strisciante che emettono radici dai rami che toccano terra.

 


Innesto

La tecnica dell'innesto è quella che permette di far vivere una porzione di pianta (la marza) prelevata da un albero donatore eli cui si vuole riprodurre le caratteristiche, su di un soggetto ricevente detto portainnesto, Fig. 29.

    

Fig. 29: Esempio di innesto a corona, a) Marza con taglio a becco di flauto, b) Portainnesto con lembi di corteccia alzata pronto a ricevere la marza. c)La marza innestata sul portainnesto viene legata fermamente ad esso con una fasciatura di raffia

In poche parole possiamo dire che il portainnesto offre il piede e l'apparato radicale e la marza la parte aerea. Portainnesto e marza diventano un tutto unico quando le due parti si sono saldate. Tra marza e portainnesto ci deve essere affinità perché l'innesto possa attecchire.Un buon livello di affinità si raggiunge tra piante della stessa famiglia e stessa sottofamiglia, detta anche tribù. L'innesto deve essere eseguito il più basso possibile, affinché l'eventuale rigonfiamento prodotto dalle cellule di cicatrizzazione non stoni sul fusto. Questa tecnica viene usata quando non è possibile riprodurre una varietà in modo più semplice quale talea, seme o altro.

 

Materiale raccolto in natura

I giapponesi chiamano Araki il materiale raccolto in natura da utilizzarsi per bonsai. Già da molto tempo in Giappone hanno smesso di raccogliere araki e si sono dedicati alla coltivazione di mate riali per bonsai in vivaio. Sarebbe bello poter fare lo stesso anche da noi. Dico questo per scoraggiare il neofita, almeno all'inizio, a raccogliere in natura. Molteplici sono le difficoltà e gli aspetti negativi del raccogliere in natura. Il più delle volte il soggetto è così grazioso e contenuto perché vive in un posto ostile e pertanto è difficile asportarlo; ad esempio le sue radici si affondano nelle fessure di una roccia e la loro parte utile chissà dove si trova. Le condizioni ambientali lo hanno così forgiato da farlo assomigliare ad un bonsai, e per questo può apparire più bello di quello che è in realtà. Una volta portato a casa ci si accorge che le sproporzioni tra rami e tronco a volte costringono ad un lungo lavoro di ricostruzione. A conti fatti, le correzioni da apportare su ciò che rimane dopo lo sfoltimento iniziale sono così pesanti che torna più proficuo usare materiale da vivaio per le ragioni prima esposte. Se proprio non potete trattenervi dal raccogliere una pianta, ricordatevi che essa ha un padrone a cui conviene chiedere prima il permesso. Per portare a termine fruttuosamente l'operazione è il caso di preparare il soggetto con una zollatura, eseguita magari in due tempi, in modo da dargli la possibilità di ricostruirsi il pane radicale vicino al tronco. Le operazioni affrettate portano solo alla morte della pianta

Pratica:

- Prove pratiche di realizzazione di talee e margotte. - Prove pratiche, all'inizio solo sui rami campione, di differenti tipi di innesti. -Ricerca e scelta di materiale in vivaio osservando i punti positivi e negativi che lo caratterizzano. - Consigli sul tipo di essenze da usare: Latifoglie, quali olmo e acero, per i principianti impazienti di vedere dei risultati.
Conifere da usare in un secondo tempo, o comunque quando ci si rende conto che la fretta occorre metterla da parte,soprattutto per il bonsai di conifera.