NAPOLI BONSAI CLUB & SUISEKI
 

   Anatomia dell'albero:


    Peonia  
petalo a petalo 
   palpiti,
    ti apri,
ti ricomponi.

Ogiwara Seisensui

Per capire come funziona il meccanismo albero occorre sapere come esso è fatto. Chiaramente per trattare l'argomento in modo approfondito ci vuole ben altro che le informazioni presenti nel testo. Ciò che qui è contenuto serve solo a rinfrescare la memoria su argomenti che forse qualcuno a suo tempo ha studiato a SCUOLA o a dare un minimo di conoscenza di base a chi proprio è a digiuno dell'argomento. La nostra visita alle componenti dell'albero seguirà il percorso dei liquidi che transitano in esso. Intendiamo partire dalle radici, risalire per il fusto, proseguire per un ramo e per tutte le sue ulteriori diramazioni sino ad entrare in una foglia. Nella foglia osserveremo il magnifico fenomeno della fotosintesi clorofilliana. Usciremo dalla foglia e riscenderemo fino al tronco e alle radici. Durante questo percorso ci soffermeremo ad osservare e descrivere prevalentemente gli apparati dell'albero e le loro funzioni.


L'apparato radicale

Le radici si dipartono dal colletto dell'albero e si irradiano nel terreno allungandosi orizzontalmente verso il basso. La loro funzione primaria è quella di assorbire acqua e sostanze nutritive in essa disciolte, ma oltre questa funzione le radici servono anche ad ancorare e stabilizzare l'albero al terreno. A mano a mano che esse si allungano, si ramificano in radici secondarie, la parte più vecchia si ingrossa e si arricchisce: di nuovi tubicini che trasporteranno l'acqua alle foglie. L'estremità di ogni radice è leggermente ingrossata e forma una punta di sfondamento che si fa strada nel sottosuolo, Fig 21. Dietro questa punta che ha funzioni di trapano, ci sono i peli radicali, minuscoli filamenti che assorbano l'acqua. 

 

  Fig, 21: Apparato radicale

I peli radicali hanno vita breve e vengono continuamente sostituiti da nuovi. L'acqua che essi assorbono viene incanalata nel tubicino che all'interno della radice risale verso il piede dell'albero. Possiamo immaginare il sistema idraulico della parte sotterranea, come un continuo riunirsi di tubicini dal diametro microscopici, che convogliano in tubi più grandi della dimensione di minuscoli capelli tutt'intorno alla base del tronco.


Il tronco

Se esaminiamo il tronco in sezione,  possiamo notare differenti cerchi concentrici (Fig. 22), dalla parte più interna detta xilema sino alla parte più più esterna detta corteccia. Se si osservano attentamente i cerchi all'interno del legno, si nota che essi sono formati da un susseguirsi di tubicini.Questi tubicini sono la continuazione di quelle condotte che arrivano dalle radici e trasportano il liquido alle foglie. Chiamiamo linfa grezza questo liquido che transita dalle radici alle foglie. Ad ogni nuova fogliazione la pianta si arricchisce di un nuovo apparato di tubicini, di qui i cerchi annuali. Con il passare degli anni i tubicini più interni perdono la




Fig, 22: Il tronco

loro funzione lasciando lavorare i fratelli più giovani degli anelli più esterni. Capita così che la parte più interna prende la funzione di struttura portante dell'albero e in questa parte vengono accumulate le tossine che la pianta non riesce ad espellere all'esterno. Non a caso, la parte centrale del tronco di vecchi esemplari è più scura; questa parte é detta durame e si differenzia da quella più esterna di solito più chiara detta alburno. All'esterno del legno c'è un anello particolare molto importante per l'albero detto cambio (o meristema). Questo strato è un continuo produttore di materiale: durante la fase vegetativa dell'albero produce cellule differenziate: verso l'interno produce legno, verso l'esterno produce le cellule del libro. 
Il libro, tecnicamente floema, è l'insieme dei tubicini di ritorno della linfa, in questo caso la linfa elaborata. 
La linfa elaborata è carica di sostanze nutritive prodotte nelle foglie e durante il suo percorso a ritroso v a a nutrire tutte le cellule dell'albero, sino a quella della radice più profonda. 
Il suo nome volgare, libro, è appropriato perché le sue cellule così compresse assomigliano alle pagine di un libro. 
Uno strato più esterno al libro è la corteccia, ed è prodotto dall'accumulo delle cellule morte del libro degli anni precedenti. 
La corteccia si può immaginare come il vecchio vestito dell'albero che, lacerato per l'aumento del diametro sottostante, rimane a brandelli sulla superficie esterna del tronco. 
Benché sia un accumulo di cellule morte, la corteccia svolge ancora l'utile funzione di isolante termico tra le cellule vive all'interno del tronco e gli agenti atmosferici dell'ambiente esterno. 
La sezione del tronco e dei rami hanno la stessa caratteristica; così come partendo dalla radice più piccola abbiamo immaginato la canalizzazione dei tubicini aumentare sino al tronco, così ora dobbiamo immaginare il processo inverso di rimpicciolimento che si ripete ad ogni ramificazione secondaria sino ad arrivare al più piccolo rametto da cui si diparte la foglia.



La  foglia

La foglia è una meravigliosa centrale di elaborazione Fig. 23.
A1 suo interno si svolgono gran parte delle funzioni indispensabili all'albero. La più importante è la fotosintesi clorofilliana, quel fantastico procedimento attraverso il quale le piante assorbono l'energia della luce e la utilizzano per trasformare 1'anidride carbonica e l'acqua in zuccheri, cioè in sostanze ricche di energia chimica. 
Il processo è abbastanza laborioso e si può riassumere in due serie di reazioni distinte, la prima dipende dalla luce e porta alla scissione (fotolisi) dell'acqua in idrogeno e ossigeno; quest'ultimo viene liberato in forma gassosa. L'idrogeno, invece, entra nella seconda serie di reazioni dove attraverso passaggi intermedi si arriva alla sintesi degli zuccheri, partendo dalla anidride carbonica e dall'idrogeno liberato dal processo di fotolisi dell'acqua. Gli zuccheri così formati, sotto forma di amido formano il cibo dell'albero. La sezione della foglia vista dall'alto verso il basso è la seguente. 
La parte superiore, detta epidermide superiore, è il fotosensore della centrale. 
La parte centrale, detta mesofillo, contiene una struttura di cellule molto allungate dette strato a palizzata, e sotto di questo un altro strato, il tessuto lacunoso. 
In quest'ultima parte risiedono i cloroplasti e la clorofilla, è proprio questa la centrale vera e propria dove avviene il meraviglioso prodigio.

  

  
Fig. 23: La foglia


La pagina inferiore contiene gli stomi che sono le cavità respiratorie per l'entrata della anidride carbonica e l'espulsione dell'ossigeno. 
Anche all'interno della foglia il tutto è collegato da una minuscola canalizzazione che porta in entrata quella che chiamiamo linfa grezza e porta in uscita il frutto del lavoro della foglia, il nutrimento per la pianta.

 

  La linfa elaborata. 

A questo punto il sistema di canalizzazione trasporta la linfa carica di sostanze nutritive a tutte le cellula dell'albero, rami, tronco, radici, radichette, peli radicali. 
La linfa elaborata ridiscende in tutte queste regioni attraverso i tessuti contenuti nel libro, Fig. 24. 
Nella linfa elaborata, oltre al nutrimento .sono presenti gli ormoni, che sono i mezzi di scambio di messaggi fra le varie parti dell'albero, come vedremo poi in seguito.

          
              
Fig. 24: Il sistema di canalizzazione della linfa.