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IL NOSTRO “AMICO” ZUCCHERO Che delizia addentare un goloso krapfen alla crema, oppure sorseggiare una tazza fumante di cioccolata con la panna. La nostra dolce debolezza ha origini molto remote; infatti inizia alla nascita, quando, inermi e beati, succhiavamo con passione il latte materno, delicatamente zuccherino. Il prodotto di partenza viene cotto con latte di calce (!), nella quale i componenti nobili del vegetale (albumine e minerali) precipitano, distruggendosi per conseguenza della reazione alcalina e del calore. La sostanza risultante viene poi trattata con calce viva (!), acido carbonico, biossido solforico e carbonato di calcio. La massa ottenuta viene ulteriormente cucinata, raffreddata, cristallizzata e centrifugata. L’ultimo processo, la raffinazione, avviene utilizzando acido carbonico, acido solforico ed altre sostanze non meno dannose. Ultimamente l’industria saccarifera, per aumentare la produzione del prodotto finale ha introdotto nella lavorazione anche il sistema della lunga macerazione dei composti in soluzioni di resine, ammoniaca (!) ed acqua. Una domanda che sorge spontanea è la seguente: quanti dei consumatori abituali di zucchero sono a conoscenza che stanno mangiando una miscela contenente calce, resine, ammoniaca, acidi vari e “tracce” di barbabietola da zucchero? Che cosa potrebbe ulteriormente convincerci a togliere lo zucchero raffinato dalla nostra dieta? Forse il sapere che non apporta alcuna vitamina, alcun oligoelemento, niente di niente; al contrario per permettere il suo assorbimento il nostro organismo deve investire buona parte delle sue risorse di vitamina del gruppo B (da ricordare che il crescente aumento delle depressioni e di esaurimenti nervosi è dovuto in gran parte alla carenza di vitamina B1 e B5). Oppure conoscere che compie un’azione demineralizzante, decalcificante e favorisce i processi fermentativi con conseguente aumento di flora batterica tossica per l’intestino. Oppure che è la vera causa dell’incremento dei diabetici nei paesi industrializzati. Anche il nostro sistema endocrino si sbilancia per l’introduzione di quest’elemento che non esiste in natura, e di conseguenza ne risente il nostro umore. Qualche anno fa un giudice inglese condannò un bambino che aveva messo a soqquadro tutta una scuola a sei mesi d’astinenza da dolci. Dopo un mese l’umore della piccola peste era ritornato normale! Con questo non significa che dobbiamo rinunciare del tutto ai piaceri della gola: possiamo sostituire i dolci industriali con prodotti artigianali preparati con malto, succo d’agave, acacia, fruttosio, o miele (che non contenga zucchero o che non ne sia stato dato alle api come nutrimento) a scelta. E, ogni tanto, facciamo pure uno strappo alla regola con un cannolo siciliano, ma con criterio e saggezza.
ANCORA ZUCCHERO Nel Premetto
che in tempi normali un globulo bianco è in grado di distruggere 14 batteri di
un determinato tipo. La seguente tabella mostra i risultati ottenuti 5 minuti
dopo la somministrazione di zucchero. N. di cucchiaini di zucchero N.ro di batteri distrutti dal globulo bianco 6 10 12 5 18 2 24 nessuno Oltre a
quello che si aggiunge nel caffè, lo prendiamo nelle bibite (in una lattina
arriva fino a 10 cucchiaini), nelle brioche, nei biscotti, nelle caramelle, nei
gelati, nello yogurt, nelle salse, nel pane, nei liquori ma anche nei cibi a
lunga conservazione. Preferibile scegliere di usare fruttosio (ha lo stesso gusto), sciroppo d’agave o d’acero, malto, o miele. Per i bevitori abituali di caffè, l’ideale sarebbe acquistare una scatolina dove portarsi appresso un po’ di fruttosio: è una soluzione che oramai parecchie persone stanno adottando. Alcune
aziende si sono già orientate in tal senso: nei supermercati iniziano ad
apparire le prime marmellate al fruttosio o allo sciroppo d’agave. E non
costano poi uno sproposito in più. Anche nei pasti sostitutivi con cioccolata e
vitamine, troviamo come dolcificante il malto, e non il subdolo aspartame. Quindi,
non dimentichiamo che possiamo stimolare la produzione e l’offerta di prodotti
più sani, semplicemente richiedendoli nei punti vendita: quante più persone lo
faranno, quanto prima vedremo i cambiamenti. Non perdiamo occasione di segnalare
commenti e suggerimenti, se è proprio l’esercente a offrircene la possibilità
con la “cassetta dei suggerimenti”. Sfruttiamo le situazioni ed accelereremo
i tempi. E al prossimo caffè, chiediamo con nonchalance “Scusi ... il fruttosio dov’è?” |
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