LA MEMORABILE STAGIONE DELLA ROMA

 

 

22/05/2005 SE SEMO SARVATI

E basta

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17/05/2005 A QUESTO SIAMO

Non avrei mai pensato di fare questi calcoli o di ricordare certi tempi
cupi, paragonandoli a quelli odierni, soprattutto confrontando gli organici
di oggi e di ieri. Sic transit gloria mundi, ma trant' è. Che se ne faccia
tesoro per il futuro e che la memoria delle defezioni di chi si è chiamato
fuori (tranne il 27 del mese...) resti ad imperituro scorno dei presunti
"palloni d' oro". Il tutto senza sconti o benevoli colpi di spugna. Ancora
due punti, poi a Trigoria coi tortori.

Saluti Giallorossi

Tifando solo la maglia

Alessio

(segue articolo dell' ingloriosa memoria)

Maggio ’79: 0-0 con l’Ascoli per restare in A

A due giornate dalla fine del campionato 1978-79, la Roma guidata da
Valcareggi e Bravi si trovava a due lunghezze dalla serie B (due punti a
partita, quell’anno tre retrocessioni) e con la prospettiva di dover
affrontare all’Olimpico l’Atalanta, penultima in classifica. Il 6 maggio del
1979 quella gara con l’Atalanta finì 2-2, con rete del sospirato pareggio
giallorosso firmata da Roberto Pruzzo. Con quel punto, la Roma si portò in
una posizione di classifica meno pesante: nell’ultima gara di campionato le
sarebbe bastato non perdere in casa dell’Ascoli, a quota 25 come i
giallorossi, per restare nella massima serie. Proprio a braccetto con la
squadra marchigiana. Così, il 13 maggio al “Del Duca” il pallone non entrò
in campo: la gara finì zero a zero con ampia abbondanza di tiri da metà
campo da entrambe le parti. La Roma, nel nulla generale, fece esordire nella
massima serie un ragazzo della Primavera, il difensore Massimo Lattuca,
entrato al posto di Maggiora. Renna, tecnico ascolano, non fece alcun
cambio. L’Atalanta, quell’anno, andò in serie B.


(segue articolo che sottoscrivo pienamente)


Basta con la retorica: servono soltanto i punti

ALZI la mano chi non è deluso e offeso per il derby. Tutti furiosi. Facile
no? Chi non preferirebbe vincere? Ovvio, ma non tanto scontato. Dopo un anno
disastroso e le ultime settimane semitragiche, la Roma calcistica si è
riscoperta domenica orgogliosa e retorica. Da tutte e due le parti si è
gridato: vigliacchi e traditori, avete svenduto anche il derby. A noi che
soffriamo le pene giallorosse, il grido è rimasto strozzato a metà. Reduci
da sconfitte casalinghe contro Reggina e Siena (meritatissime) e dagli
schiaffoni di Parma spesso ci svegliamo di notte sudati, con l'incubo della
retrocessione.
Abbiamo scritto, senza timore di fischi e pernacchie, che sarebbe ora di
smetterla con le favole, per ritrovare, prima della campana finale, una
doverosa umiltà. Cioè, la capacità di difendere alla morte anche un
pareggio: tre punti in tre partite fanno la salvezza. Con meno si va in B.
C'è anche chi dice: meglio la retrocessione che l'umiliazione. Belle parole:
in amicizia, chiamate due signori vestiti di bianco, misurategli la febbre e
portatelo via in fretta. Con le nuove regole del calcio televisivo, scendere
in B significherebbe restituire una valanga di milioni (miliardi del vecchio
conio). Una tragedia che sappiamo come comincia e non dove finisce, il
Napoli insegna. Per non parlare dei giocatori: la fuga dal cervello c'è già
stata, cosa vogliamo ancora, la fuga delle gambe? Neppure la vecchia cara
retorica sta in piedi. Non è il momento dei paroloni e dei proclami. I tempi
in cui un secondo posto vale uno scudetto perso sono molto lontani.
Abbiamo i leoni giallorossi che se avessero potuto avrebbero spezzato la
Lazio? Nessuno vieta loro di vincere a Bergamo. Ma già sappiamo che saranno
un campo e una partita infernali. Due ore di mal di stomaco, per strappare
un punto. E' parlare da vigliacchi? No, è realismo. Con Atalanta e Chievo,
c'è da soffrire e sanguinare. Ci vuole più coraggio a dire la verità che a
urlare alla luna.


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26/04/2005 LEGGO, CONDIVIDO, INOLTRO

SEGUE ARTICOLO DAL CONTENUTO INECCEPIBILE

Diteci almeno quando possiamo contestare

di Alberto Mandolesi

Conti, e’ ora di preoccuparsi. Capisco ma non condivido. Mi riferisco alla
filosofia di Bruno Conti in merito a quanto sta accadendo nella Roma. La
linea è quella improntata a minimizzare gli accadimenti, con un’ottica
sempre rivolta all’ottimismo. Passi per la fiducia ad oltranza, autentica
linfa della vita, ma questo minimizzare anche le situazioni più drammatiche
non ha mai portato niente di positivo. Insomma, lo ricorderete, fino a un
paio di settimane fa, con la Roma in evidente percorso di involuzione, Bruno
ci parlava ancora di speranze di Champions. Dopo la sconfitta di Genova,
Conti ha affermato che non era il caso di preoccuparsi. Fossi al suo posto
mi preoccuperei e proverei a dire le cose come stanno: forse, se tutti noi,
dalla Società ai tifosi, inizieremo a prendere coscienza della situazione,
qualcosa di diverso potrà scaturire. Altrimenti, sempre senza preoccuparsi,
continueremo fino alla fine con lo stesso andazzo.
QUAL E’ IL MOMENTO GIUSTO?
Leggo e ascolto dovunque la stessa esortazione: «Facciamo quadrato attorno
alla squadra. Nessuna critica, ma solo incoraggiamenti. Non è questo il
momento delle contestazioni». Verissimo. Al punto in cui siamo arrivati non
mi sembra più il caso di criticare. Avvalendomi, però, di una certa
esperienza in materia, mi chiedo quando sia il caso di farlo. Si, perché
ogni anno si ripete la solita storia che porta verso l’ Immunità Assoluta.
In estate, durante la campagna acquisti, se si denunciano errori di
valutazione ti dicono: «Vuoi contestare adesso? Aspetta che sia completata
per giudicare!». Poi, quando è fatta la frittata e inizia il campionato, i
soliti “buonisti” incalzano: «Vuoi contestare adesso? Lascia lavorare in
pace il mister ed i giocatori, i risultai arriveranno!». La stagione va
verso il termine, le ultime partite sono le più delicate. Mi resta dentro
tutta la rabbia per aver visto materializzare tutti i nostri timori, ma mi
sento dire: «Vuoi contestare adesso? Non è questo il momento! E’ una
situazione troppo delicata. Ora bisogna rimanere vicini». Per favore, dateci
una Zona Franca di una decina di giorni durante i quali poter dire ai tifosi
ed alla Società tutta la Verità, nient’altro che la Verità. Chissà che,
finalmente, non si riesca a fare veramente il Bene della Roma?


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21/04/2005 NON POSSO PIU' TACERE!!!

Avevo deciso di tacere, poiché il silenzio potesse decretare la "damnatio
memoriae" di questo vergognoso campionato e dei suoi degni interpreti.
Nondimeno la voce (e la tastiera) sfugge al mio controllo al cospetto di
cotanto scempio!
Torno a ripetere: perché solo i nostri (pseudo)campioni si comportano in
maniera così indecorosa ed invereconda?
Oggi (orrore!) ci tocca pure dare atto ai burini laziali di avere tigna e
palle da vendere.
Penso che ogni romanista di buon senso desideri ritornare un punto sopra i
pecorari e (stra)vincere il derby di ritorno, ma anche che ogni romanista di
buon senso sappia, in cuor suo, che ciò resterà un pio desiderio, con questi
chiari di luna.
Chi pretende di conoscere i progetti sul futuro prima di rinnovare il suo
lauto contratto, si ricordi che percepisce tuttora un miliardo al mese e
potrebbe vincere qualche partita anche da solo, se agogna il Pallone d' Oro.
E comunque non sarà una maglia a strisce e qualche compagno stellare in più
accanto a renderlo il Maradona del terzo millennio se contiunua a
passeggiare per il campo, a collezionare cartellini (gli unici colori
giallorossi che onora attualmente) e a non segnare da due mesi,
preoccupandosi più per le ecografie della sua compagna che per gli
elettrocardiogrammi dei suoi tifosi.
Del guappo dei sobborghi levantini che ormai non dà più segni di vita,
neppure più per le infrazioni stradali che un tempo lo contraddistinguevano,
non voglio neanche parlare, così come dei tanti sorci che stanno
abbandonando la nave fin dalle prime infiltrazioni d' acqua e dei pallidi
efebi che qualcuno sotto stupefacenti ha dipinto come "la mejo gioventù".
Una piccola riflessione sulla guida tecnica: se le avesse perse Del Neri
queste partite, cosa sarebbe successo? Appurato che non era all' altezza,
questo si poteva dire a posteriori e non appena messo piede a Roma, come
hanno fatto quelli che si definiscono "veri tifosi". Se adesso Bruno Conti è
un martire e i giocatori degli infami, perché con Del Neri era il contrario?
Questo per onestà intellettuale, che spesso ai sedicenti "veri tifosi"
manca.
Siamo sempre i soliti nostalgici, lacrimosi ed idolatri: certi "santini" non
si toccano, sennò "nun sei daa roma", anche se ci defecano sui pettorali.
L' attaccamento ai colori, profumatamente retribuito e non sempre privo di
stilettate al veleno, potrà al massimo essere di grado n-1 rispetto a quello
gratuito o pagante (quello di noi tifosi col fegato a pezzi, per capirci!).
Se questo siamo, ci meritiamo questa situazione e anche di peggiori: se
proclamiamo la diserzione dell' Olimpico per Roma-Milan (in odio a Del Neri)
e poi ci rimangiamo tutto (perché c' è Bruno Conti); se invochiamo Zeman
dimenticandoci dei quattroderbyquattrosuquattro persi in un anno e i tanti
3-4 e 4-5 ("armeno se divertivamo" Chi? gli avversari forse); se tornasse
Mazzone (tredici partite senza vittorie, scudetto consegnato ai burini con
tanto di partecipazione alla relativa festa, coltello fra i denti contro di
noi e brache calate contro la lazio); se... basta!!!
Al di là di campioni o pippe, di attaccamento o meno ai colori, pretendiamo
troppo se chiediamo a lorsignori di sudare la maglia per quegli almeno
centomila euro al mese che percepisce anche il più sfigato? Ed è colpa del
mancato filtro a centrocampo se si liscia il pallone o lo si appoggia agli
avversari nei pressi dell' area di rigore, o peggio, dentro?
Capitolo contratti: siamo sicuri che Montella non avrebbe accettato un
rinnovo inferiore ai cinque anni (e a che cifre!), cioè fino a quando ne
avrà 36? Se ora regge un girone, quanto reggerà fra un lustro? Al tempo
stesso perderemo Dellas per una questione di spicci (naturalmente rapportata
alle dimensioni faraoniche del pazzo mondo del calcio). Non che sia
Beckenbauer, ma, pensando che lo abbiamo preso a costo zero, che in fondo è
un onesto pedatore a cui comunque dovremmo trovare un sostituto a non meno
di 7-8 milioni d' euro, vale la pena? Ma sì, questo è il famoso e misterioso
Progetto di Rosella, che ieri sera, inquadrata in tribuna, cantava l' inno
di Venditti. Mi è venuta in mente un' immagine inquietante, quella del
Dottor Scucchione impegnato nella medesima performance canora e poi...
Un' ultima considerazione e concludo davvero: tanto di cappello al
Presidente Sensi per il terzo scudetto, per essersi impegnato l' oro di
famiglia per salvare la Roma, ma se non può (o non vuole) più continuare a
mantenere questa squadra ai livelli che competono a lei e ai suoi tifosi,
faccia un ultimo atto d' amore e passi la mano. E qualche mecenate con palle
e soldi (non buffaroli!), si faccia avanti e non solo per farsi pubblicità,
tirando il sasso, nascondendo la mano e allontanandola dal portafoglio.
Certo, si dirà che chi paga è padrone e Sensi ha tutto il diritto di restare
al timone. Ma se anche chi paga il biglietto si rendesse (finalmente!) conto
di essere padrone pure lui e decidesse di regolarsi di conseguenza?

Saluti giallorossi

Alessio (Nattydread)






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14/03/2005 DI CAGLIARI ROMA E MOLTO ALTRO

Di Cagliari-Roma e molto, molto altro

Rieccoci ancora una volta come i pifferi di montagna: andammo per suonare e
fummo puntualmente suonati. Si, suonati è il termine giusto, ché quest' anno
sembriamo in preda ai fumi dell' alcool quanto a prestazioni, comportamenti
ed esternazioni.
Dalla partita di Cagliari vediamo crollare una delle poche, ultime certezze:
Collina. Quello visto ieri è la pallida ombra del più bravo arbitro del
mondo, se mai lo è stato. Onore al merito: non guarda mai in faccia nessuno
(e oggi non è poca cosa!), ma non vedere il rigore su Cassano e risparmiare
l' ammonizione ad Esposito, uscito anzitempo dalla barriera ci sembrano
sconcertanti leggerezze e mollezze per chi è aduso, come lui, a concedere
rigori per la più invisibile "pizzicata" di maglietta in area.
Senza dilungarci oltre sui (mis)fatti in terra di Sardegna, vediamo quali
somme dobbiamo trarre da quest' annata. Sì, ormai è tempo di bilanci,
perché, da qui in avanti, ci giocheremo poco più che l' aperitivo, visto l'
esplicito "sciogliete le righe" peraltro già serpeggiante nelle recenti
prove.
Sotto, dunque, via il dente, via il dolore!
Capitolo portieri: bocciati senza remissione dei peccati Pelizzoli e il suo
degno emulo Zotti, Nostri Signori delle panzate. Cerchiamo un dignitoso
guardiano dei pali anche nella serie cadetta, o affidiamoci a Curci, ottimo
nell' unica ocacsione fin qui avuta (ma cautela: dicevamo così anche di
Zotti all' esordio!).
Difesa: togliamoci di torno Ferrari, o studiamo una marcatura ad uomo su di
lui! A Cagliari è riuscito a far sembrare dignitoso, al suo cospetto, la
statua di cera di colui che fu Abel Xavier. Cufré è un testaccino nato per
caso nella Pampa, ma nulla più; Dellas ha bisogno di un compare rapido al
suo fianco, per non cantare ad ogni partita il Barcarolo Romano (je corsi
appresso, ma nun l' arivai...). Mexes sembra un Petruzzi (incredibile la
simiglianza nei lineamenti, nelle amnesie e nei calcioni) dotato di trampoli
e coi capelli di Beckham; Swarosky-Chivu pare si sia fratturato un polso
stringendo la mano all' arbitro e Panucci non sappiamo fino a quando
riuscirà a non pagare dazio all' età incipiente.
Centrocampo: Dacourt è ammaccato come una Panda dopo un frontale con una
fuoristrada, Perrotta è uno di quei rarissimi giocatori (l' altro era
Bernardini, ricordate?) che riescono a passare 90 minuti senza lasciare
traccia di sé (solo il Trap poteva gratificarlo di una maglia azzurra); De
Rossi è atteso il prossimo anno dallo spareggio fra l' essere il faro di
centrocampo della passata stagione e l' incerta lucerna dell' attuale.
Amantino, infine, non giudicabile. Per le vicissitudini personali, le tante
panchine (degne dei tempi di Venezia) rimediate per far posto al
tri-dream-team e gli equivoci tattici dei troppo frequenti dirottamenti di
corsia nella stessa partita
Attacco: l' unico reparto al di sopra di ogni sospetto? niente affatto.
Air-Montella è rientrato nel buio dell' hangar dopo il girone d' andata.
Visto che con Capello era abituato a giocare stagioni di mezze partite, ora
gioca mezza stagione di partite intere; Cassano ci ha degnato di due o tre
esibizioni degne della sua fama e, dopo aver taciuto per tre stagioni, ha
deciso di aprire bocca per dire una marea di... cass(an)ate. Il capitano,
alla prova dei fatti, si è dimostrato l' unico continuo e l' ultimo ad
arrendersi, anche se vuole darci ad intendere che vorrebbe esplorare altri
lidi lastricati di maggior gloria. Il fatto è che dopo il turpe scippo
subito dalla squadra più positiva d' Italia, si è reso conto di quanto poco
valgano gli scudetti da agnelli in confronto a quelli vinti da lupi. E
finirà per restare, grazie al cielo.
Capitolo a parte per i giovani: detto di De Rossi, il più "anziano" fra
questi, i vari Aquilani, Corvia Scurto e compagnia hanno dato solo prove
evanescenti e sopravvalutate dai retori dell' innocenza giovanile e del buon
selvaggio. E meno male che De Martino e D' Agostino ci hanno sollevati dalla
loro presenza...
Ultimo, non per importanza, Del Neri. E' stato massacrato fin dal suo arrivo
dai soliti beceri aprioristici per la sua appartenenza al mondo-Gea (ma oggi
è sempre più raro trovare chi non vi appartenga!). Oggi, quegli stessi
benpensanti che vorrebbero Peruzzi in giallorosso (della serie: meglio un
laziale-bestemmia!- che un filo-Moggi), gridano tronfiamente gaudiosi:
"l'avevamo detto che non era adatto!"
Chi è pragmaticamente più attento ai fatti è addivenuto alla loro medesima
conclusione, ma, almeno con tanto di dati alla mano e con il tarlo del
dubbio di come si possa diventare Oronzo Canà (il teorico del 5-5-5) da
stratega e profeta nel Chievo, passando per due settimane da trainer dei
Campioni d' Europa. Misteri del calcio. Tuttavia le dimissioni odierne
costituiscono uno di quei gesti che, da soli, riscattano tutta una vita di
miserie, ultima: quella del non avere opinioni.
Intanto, benvenuto a Bruno Conti, per il quale ogni aggettivo risulterebbe
limitante, ma attenzione a non ripetere un Voeller-bis: non sempre la
mozione dei sentimenti dà buoni risultati ed il carisma della carriera
fulgida che fu non sempre basta da sola a ricomporre i mille pezzi di una
squadra in frantumi, morali e materiali.
Gaurdando al futuro, qualora ci fossero mezzi e volontà, occorrerebbero
rinforzi consistenti nel reparto arretrato e in quello mediano, considerando
l' attacco confermato e bacchettato nei suoi elementi più linguacciuti. Il
tutto condito da una proprietà finalmente chiara nei suoi intendimenti e
libera dagli amletici panni tuttora vestuti, possibilmente non disposta a
baciare la mano che la percuote.
Quanto alla guida tecnica, le sirene boeme, personalmente, non ci incantano.
Nulla contro l'uomo che stimiamo ed ammiriamo per la sua integrità
adamantina, ma ci brucia ancora il ricordo dei troppi 3-4 e 4-5 subiti,
senza contare i 4 derby che ancora turbano i nostri sonni. Non si vive di
nostalgia, soprattutto se di tempi bui.

Nattydread



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08/03/2005 DI ROMA JUVENTUS E MOLTO ALTRO

Di Roma-Juventus e molto altro

Amici giallorossi,
a bocce ormai ferme, non penso di poter aggiungere molto a quanto già detto
e visto;
solo qualche osservazione che, come di consueto, parte dal caso specifico
per allargare lo sguardo ad orizzonti più vasti. Non mi dilungherò sulla
teoria di misfatti che ci perseguitano da tempo immemore, né sull' esame di
quelli recentissimi, ché già a molti e più esperti pareri hanno dato
origine. Piuttosto, sfidando il codice penale, mi domando chi, in coscienza,
ancora crede alla buona fede arbitrale in certi frangenti? Si assiste con
stupore a direzioni di gara magistrali dei nostri uomini in nero in campo
internazionale e a beate sviste (in buona fede, beninteso!) quando si
trovano al cospetto delle squadre biancorossonere. Questa scissione di
personalità al limite della schizofrenia non è plausibile, soprattutto
perché estesa a troppi elementi della nostra classe arbitrale, che, novella
moglie di Cesare (o di Cesari!), non può esser mai sospettata. Delle due l'
una: o bravi (somari) sempre, oppure qualcosa non va entro i patrii confini.
Parafrasando Shakespeare: c' è del marcio in Calciolandia?
Di più: è irritante per le nostre ancorché modeste intelligenze vedere
arbitri con la supermoviola incorporata o con il visus di Mister Magoo a
seconda della convenienza contingente. Mi spiego con un esempio: a Palermo è
stato annullato il gol di Corvia in situazioni pressoché sovrapponibili ed
analoghe a quelle di Cannavaro. Nel primo caso si lodata la capacità
arbitrale di valutare con precisione microscopica l' azione di gioco
svoltasi in pochi attimi; nel secondo si è invocata l' improbità di
stabilire le posizioni dei partecipanti ad un' azione talmente veloce da far
invidia a Nembo Kid.
Semplificando all' estremo: perché (ma la domanda è evidentemente retorica!)
in alcuni casi l' arbitro avoca a sé i poteri di Superpippo e vede anche l'
umanamente impossibile e in altri (in cui fa comodo il contrario) si
trincera dietro il "non ho visto", "ero coperto", "ero lontano" "errare è
umano" et similia, declassandosi a Superpippa?
Un pensiero e concludo: se anche volessimo sposare la teoria dell' errore,
sempre in agguato contro la natura umana, questo (l' errore) dovrebbe di per
sua natura essere un elemento casuale ed assolutamente "spalmato" su tutto
l' arco costituzionale delle squadre iscritte al campionato.
L' esperienza empirica ed estesa a decine e decine di campionati ci dice
invece, dati alla mano, che l' "errore" ha una direzione costante ed
unidirezionale. E questo non va bene.

Nonostante tutto, Forza e Onore, fratelli!

P.S.: Cui prodest agganciarsi all' ultimo vagone del treno dei potenti per
ottenerne mazzate non meno pesanti di quando avevamo stabile dimora sull'
Aventino dei dissidenti?

By Nattydread




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08/02/2005 DI ROMA BOLOGNA E MOLTO ALTRO

 Amici giallorossi,
 la carrozza è tornata zucca allo scadere della mezzanotte.
 E' ormai pacifico che se i "tre tenori" non segnano almeno tre reti, non
si
 può ambire alla vittoria. Con due, almeno il pareggio sembra assicurato.
Con
 una, c' è da alzarsi il bavero ed accontentarsi. Quest' ultima ipotesi è
 quella verificatasi domenica: la premiata banda del buco ha colpito
ancora,
 quasi avesse fatto un fioretto di concedere agli avversari almeno un paio
di
 occasioni a porta vuota, per spirito sportivo.
 Non è valsa a nulla neppure la macumba del 4-2-4 di Mago Gigi nel secondo
 tempo.
 Certo, se l' omo nero avesse fatto il proprio dovere, probabilmente
saremmo
 a commentare un 3-1. E non parlo del gol annullato, viziato da due
 affossamenti in area, ma al fuorigioco inesistente di Cassano (che
 difficilmente avrebbe sbagliato da quella posizione) e dal rigore negato
 allo stesso genio barese. Cosa devono fare ad un romanista perché abbia un
 rigore? Una schiacciata pallavolistica come quella del bresciano Dallamano
 (potenza dei nomi!)? Risale ad anni luce fa. Da allora più niente!
 Quanto al fuorigioco bisogna schierarsi, per una volta, con Biscardone: è
 improrogabile l' uso della moviola in campo. Assistiamo da troppo tempo a
 percentuali di errore dell' 80% sulla rilevazione di questo fallo
bizantino.
 Nella migliore delle ipotesi si può invocare la umana fallacità rispetto
 alla velocità supersonica delle azioni del calcio d' oggi. Ma proprio per
 questo ci troviamo di fronte ad un' inevitabile dicotomia. Delle due l'
una:
 o coadiuvare elettronicamente l' occhio umano o cambiare una regola che si
 dimostra un capestro nell' applicazione, falsando sistematicamente l'
 andamento ed il risultato di troppe partite. E meno male che si era data
 disposizione, nel dubbio, di lasciar correre! si assiste all' esatto
 contrario!!!
 La via c' è e l' abbiamo esposta. solo chi pesca nel torbido rifugge la
 chiarezza come un vampiro la luce del sole.
 Chiudiamo con un sillogismo-loop: mercoledì scorso si è detto che la Roma
 aveva ricevuto una lezione da Zeman, il quale Zeman ha preso domenica una
 lezione dal Cagliari. Il quale Cagliari aveva preso una (sonora) lezione
 dalla Roma, qualche tempo fa.
 Chi dà lezioni a chi?

 Saluti sangue e oro

 Alessio






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31/01/2005 DI ROMA MESSINA E MOLTO ALTRO

dopo l' incontro di ieri ho deciso di estendervi alcune mie riflessioni, che, partendo dalla stupefacente vittoria contro il Messina, si allargano ad alcuni fra i temi più dibattuti di quest' annata così peculiare.
Era dall' epoca dei tempi di Zeman che non si vedeva una partita così vibrante e piena 
di colpi di scena e la gradevole differenza con quei pur sempre epici tempi sta nel lieto fine che, purtroppo, allora spesso mancava.
Ma andiamo per ordine.
Solo pochi ispirati profeti alla fine del primo tempo non hanno avuto almeno la tentazione di andarsene a fare una passeggiata (se presenti sugli spalti) o di sintonizzarsi su SKY-cinema (se a casa). Non per disfattismo o poca fede, ma perché sembrava di assistere all' ennesima cronaca di una morte annunciata sullo stile di Bologna-Roma.
Gl' ingredienti c' erano tutti: la solita dormita di Ferrari (a proposito: propongo di cambiargli il nome sulla maglietta con "Fiat Duna", altro che Ferrari!) e la vaccata del portiere, nella fattispecie Zotti, che seppur non stilisticamente ineccepibile, almeno era solito risultare efficace.
Del primo non sappiamo più cos' altro dire (di male): come ha fatto quest' uomo ad arrivare alla Nazionale? Va bene che giocava "fuori ruolo", non essendo un esterno difensivo, ma possibile mai che un calciatore sia fortissimo come centrale (e questo pure è tutto da dimpstrare!) e segone se viene spostato di una quindicina di metri???
Ieri si è fatto giobbare da una bestia che fa 'na piotta e che è stato in dubbio fino all' ultimo minuto per acciacchi vari. E questa è l' ultima di una serie nerissima che neanche il duo Collovati-Ferrario sarebbe in grado di emulare.
Il raddoppio, poi, è degno del gollonzo dell' anno. Purtroppo se è vero che con Pelizzoli è un inferno, non è con Zotti che si va in Paradiso. Resta Curci, ottimo in Primavera e sicuro nell' unica presenza in campionato, anche se si rischia di sopravvalutarlo, visto che, nel regno dei ciechi, il monocolo impera...
Detto questo e vista la ripresa, vien da pensare che il primo tempo sia stata una messinscena stile "Scherzi a parte". Senza soffermarci sulla genialità della triade Totti-Cassano-Montella (una vera trimurti per gli avversari) che ormai rischia di diventare ordinaria amministrazione, ritengo doveroso spendere parole di elogio e di riconoscenza per Amantino (per favore, non chiamiamolo con quell' altro nome che evoca tutt' altro personaggio!). Pur in ambasce per la salute del prorpio genitore, ha trovato le risorse per affondare di sciabola e di fioretto, fino al capolavoro finale, splendida sintesi di tecnica e freddezza. Quando ormai sembrava che il destino dicesse: "accontentatevi, avete ripreso per i capelli una partita già persa", sottolineando il concetto mediante l' obnubilazione del piede fatato di Cassano, che mai altrimenti avrebbe sciupato tanta grazia (due volte al tiro al bersaglio da posizione quasi rigoristica), ecco la perla di Amantino! Finta e ritorno, mettendo tutti a sedere ed appoggiando la palla dalla parte opposta, sguarnita dei cerberi 
avversari.
Menzione per questi ultimi: cosa bisogna fare a Totti per essere espulsi? Sappiamo per 
certo che con calci, spinte e tiraggi di maglia si sta sicuri; al massimo si rimedia un "giallo" che dà l' immunità per il resto della partita. E si ammonisce invece chi esulta togliendosi la maglia. Morale: pesta pure il tuo avversario (specialmente se romanista!), ma non spogliarti. Cari arbitri, così non va.
Ultimo, ma non per importanza, Gigi Del Neri. Non condivido la prevenzione nei suoi confronti (ancora quella storia dell' articolo sulla Padania? per favore, siamo seri); mi sembra che abbia dimostrato di saper usare a dovere il bastone e la carota e di aver riscostruito i mille cocci di uno spogliatoio allo sbando. Vi pare poco? Di più: ha l' umiltà di adattare il gioco ai giocatori ed il coraggio di schierare sempre i "tre tenori", in barba a chi ci ha fatto perdere due scudetti giocando con una punta e mezzo e lasciando in panchina il più forte attaccante italiano in attività. Poi se l' antipatia da parte della stampa deriva dal suo dare poco "la guazza", allora c'è quantomeno superficialità nel giudizio, se non addirittura malafede. E poi non corre subito negli spogliatoi a fina partita, ma si sofferma in campo a salutare i suoi. Piccole cose di splendido gusto, molto lontane dalle torri d' avorio degli "scienziati" e dei tattici ad oltranza. Questo c' ho e questo te dò: siamo deboli dietro? Giochiamo in avanti! Chi rimprovera al mister di aver sbagliato formazione nel primo tempo, deve dargli atto di aver azzeccato (e in che modo!) il secondo. Si dirà: ma non poteva farlo prima?
Ricordiamo che Panucci era reduce da un infortunio ed Amantino profondamente turbato e smarrito per le vicende familiari dette sopra. Sullo 0-2 Del Neri ha giustamente ritenuto inutile discettare sul sesso degli angeli e ha buttato il cuore oltre l' ostacolo (e Panucci ed Amantino in campo), consapevole che si può anche perdere, ma almeno, se ci si è giocata la partita fino in fondo, si esce a testa alta e senza rimpianti. E talvolta, come in questo caso, con tre punti in berta.

Saluti giallorossi

Alessio




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17/01/2005 LA RISPOSTA DI BIGLUC (www.corederoma.it)

Ciao Alessio
alcune cose che dici le sottoscriverei, altre no.
Ti dico cosa sottoscrivo e per il resto vai ad esclusione.
Sottoscrivo che a sei bomboni l'anno nun me poi pure
rompe li cojoni che la squadra non è competitiva.
A sei bomboni l'anno nun me poi rompe li cojoni che
me stai a fa un piacere.
Io pe giocà con la Roma una partita darei via le chiappe
(che non se sparga la voce che magari me convocano) e
c'è magari chi c'ha fatto l'abitudine e s'è pure rotto
le scatole.
Non credo che si tratti di un disegno preordinato di lunga gittata
anche se dopo i Mondiali e dopo gli Europei non c'erano
grandi possibilità.
La cosa che mi fa storce, e qua la chiudo, è che l'hanno
offeso e magari gli hanno pure tirato un borghetti, ma
dopo che gli autori, come ampiamente pubblicizzato, so
annati pure pe schina (non so a che livello conosci il dialetto
romanesco ma significa che j'hanno menato) continui ancora
a rompe li cojoni (sta parola la devo avè già sentita)
che sei offeso.
Personalmente aspetto un pò per non armare altra canizza ma
se continua a insiste non avere timore che CdR gli andrà sotto.
Noi volemo bene a tutti ma la nostra fede si chiama Roma.
Sempre FORZA ROMA!
B.L.



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15/01/2005 NUN SO CHI MME TIENE, EH!!!


Amici giallorossi,
già avevo espresso le mie perplessità sul comportamento del Simbolo della
romanità e qui le riassumo brevemente per introdurre l' argomento
conclusivo:
già da due anni assistiamo alla solfa del "me ne vado" se il presidente non
fa una squadra competitiva, perché voglio vincere qualcosa (invece noi
stiamo olmi così, eh???), perché invadono la mia privacy, perché mi piace S.
Siro, perché il Real mi affascina da quand' ero bambino e via cantando...
tutto poi smentito o almeno ridimensionato (dico e non dico, tiro il sasso e
nascondo la mano).
Il 6 gennaio non mi pare che abbia detto alcunché a Di Cane che offendeva
noi tifosi (e chi ci deve difendere se non il Capitano?), ma ha soltanto
blaterato un "li manneremo i serie B al ritorno" subito smentito per non
offendere "i miei amici laziali". Amici laziali????? Il Gladiatore
giallorosso ha amici laziali???????
Ultimo atto (e veniamo al dunque): giovedì a Siena è stato offeso (a suo
dire) dai tifosi della curva che era andato a placare (in realtà si è
fermato imbalsamato davanti a loro senza dire una parola o fare il benché
minimo gesto, ma si sa, dovevano intimorirsi solo al cospetto del suo
sguardo!). Gesto inqualificabile quello di PARTE dei (forse falsi) tifosi
presenti in curva a Siena.
Tutto questo ha sdegnato Sua Maestà, provocandogli una ferita difficilmente
sanabile e che lo farà riflettere sul suo futuro.
Pronta la "smentitina" consueta, relativa soltanto (badate bene!) a non
generalizzare il comportamento di pochi sconsiderati in relazione all'
immenso numero di tifosi romanisti, ma quanto alla sua riflessione sul
futuro lontano da Roma, nessun accenno: quindi nulla smentito, tutto
confermato.
Parliamoci chiaro, amici giallorossi, questo se ne vòle annà e cerca
pretesti da due anni. D' altra parte già Falcao si accordò con l' Inter all'
indomani della conquista del secondo scudetto (e solo la signorilità del
presidente nerazzurro Fraizzoli non permise lo sgarbo-altri tempi ed altri
uomini!) e il grande Bruno Conti, in prossimità delle sue scadenze
contrattuali, vagheggiava di andare a giocare al Napoli del suo amico
Maradona.
Il tanto vituperato (anche da me, mea culpa!) Batistuta è rimasto 10 anni
alla Fiorentina, squadra modesta, senza mai fare ricatti ai tifosi o porre
aut aut alla presidenza.
Lo dico con la morte nel cuore, ma noi romanisti siamo fatalmente destinati
ad essere sedotti e abbandonati e a dover sempre commutare gli osanna in
vaffa...
Forse ce lo meritiamo, in fondo la grinta e il carattere ci hanno spesso
fatto difetto, soprattutto nei momenti topici. Il calcio cambia, sono tutti
professionisti, anche quelli che non hanno finito le medie e gli unici
str... siamo noi tifosi, che ci inca22iamo per un derby perso, mentre il
nostro Simbolo scherza con gli amici laziali.

Ad maiora e tifiamo solo la maglia 



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10/01/2005 IL SIMBOLO (?) DELLA ROMANITA'

Cari amici, mala tempora currunt...
A parte il fatto che da oltre 10 giorni combatto con l' influenza, a mente
fresca ho ripensato al comportamento del simbolo di Roma e della Romanità.
La sera del derby solo un greco (Dellas) e un argentino (Cufrè) hanno
rinfacciato a Di Canio il suo comportamento osceno. Io Di Canio lo
ammazzerei per quello che ha fatto, ma almeno ha avuto il coraggio delle
proprie azioni, non smentendo o ritrattando, come fa di solito chi
conosciamo noi...
E Totti di Porta Metronia dov' era???
Ieri ha saputo fare la faccia feroce con un pischello di 18 anni dell'
Atalanta che gli aveva rifilato un calcione... che cuor di leone!
Tornando poi alle dichiarazioni ritrattate sulla Lazio da spedire in serie
B, ha detto che scherzava con AMICI LAZIALI!!!
Noi se stamo a magnà er fegato e lui cià l' amici laziali??????
Non c' è rispetto, ci vorrebbe meno talento e più fegato in campo.
Ma me ne viene in mente un' altra: avete sentito la sparata sul fatto che il
nostro pallone d' oro mancato si è stufato di "ingobbirsi" (testuali
parole!!!) portandosi la Roma sulle spalle???
E chi se la deve portare se non uno che presume di essere il più grande
talento europeo??? Ricordiamoci che i valori assoluti del calcio sanno
vincere le partite da soli, cosa che, mi dispiace dirlo, non ha mai saputo
fare il nostro pupone.
Per non parlare poi di altre primedonne.
Sono disgustato da tempo, non credevo mai di arrivare a questo punto. Ma so
chi devo ringraziare.
Un caro saluto

Alessio




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09/01/2005 TOTTI A MARCIA INDIETRO

Ma perché, oltre a non aver il dono della parola, non ha nemmeno quello di
saper tacere?
Ogni volta che rilascia qualche dichiarazione "pesante", segue subito la
smentita, per non dispiacere ad alcuno... mo' aspetto la litania del rinnovo
del contratto, della Roma competitiva, se no se ne va...
Ahò che fichi, amici miei...

Saluti

Alessio



-----------------SEGUE NOTIZIA INCRIMINATA----------------------------------------

http://www.repubblica.it/news/calcio/serie_a/generale/rep_nazionale_n_930192
.html

Roma, 17:17 , sabato 08 gennaio 2005
Calcio, Totti: Lazio in B? Scherzavo con amici

"Stavo solo scherzando con amici laziali". Così Francesco Totti ha spiegato
a due giorni dal derby la frase comparsa oggi su alcuni giornali, in cui il
capitano della Roma avrebbe detto "li mando in B", riferendosi ai cugini
biancocelesti. Totti racconta però che si è trattato di una battuta fatta
durante una chiacchierata tra amici, alcuni laziali, di quelle che seguono i
derby della Capitale. "Le dichiarazioni a me attribuite sono state
estrapolate dall'incontro con un gruppo di amici di fede laziale in un
locale nella zona dell'Eur - fa sapere Totti -, tra cui il proprietario del
locale stesso. Inutile aggiungere che il tono della conversazione è stato
goliardico e ricco di sfottò, come si conviene allo spirito romanesco".
(08/01/2005) (Spr)





 

  
 
 





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