I  60 ANNI  DI    BOB  MARLEY

 

 



Cari amici,
ieri, 6 febbraio, Bob Marley avrebbe compiuto 60 anni. Ci viene difficile pensarlo sessantenne, magari con i dradlocks bianchi...
Fra non molto ricorrerà il 24° anniversario della sua scomparsa e ci domandiamo cosa possa rimanere oggi del suo messaggio, se sia ancora valido e, se si, in qual misura.
Ma qual è stato il messaggio di Bob Marley? O, più precisamente CHI è stato Bob Marley?
Di lui sono state date tante definizioni: prima rockstar del Terzo Mondo, visionario, sciamano, profeta... tutte valide e, al tempo stesso, tutte imprecise e limitanti se prese astrattamente ed asetticamente l' una senza l' altra. Per lui musica, vita, religione, impegno politico sono un tutt' uno inscindibile. Cominciamo dalla musica: con lui il reggae, ritmo
giamaicano ipnotico, discendente dal convulso ska e affondante le radici nella musica nera americana del dopoguerra assurge a paradigma.
Succesivamente imitato e ripreso da tanti e diversi artisti, decadrà a sound di maniera. Persino i primi Police risentono di questa eco (sentire Walkin' on the Moon per credere).
La religione rastafari (dal titolo di Ras Tafari dell' imperatore etiopico Ras Tafari Makkonen Haile Selassie) prende origine dai sermoni dei predicatori della consapevolezza nera giamaicani, i quali, prendendo spunto da opportuni passi della Bibbia reinterpretati ad hoc, vedono nella persona di Halie Selassie il Leone di Giuda, Lord of Lords, King of Kings, discendente da Salomone e dalla regina di Saba, il nuovo Messia (anzi, addirittura una reincarnazione del Messia stesso), colui che avrebbe riportato tutte le genti di pelle nera nella madrepatria Etiopia.
Sgombrato il campo da questa visione escatologico-apocalittica, quello che resta oggi attuale del messaggio marleyano è l' anelito alla pace e alla fratellanza universale, in un mondo in cui "il colore della pelle avrà lo stesso significato del colore degli occhi" (War, 1976).
Dal punto di vista musicale restano immortali le sue esibizioni dal vivo, vere e proprie trance mistico-canore, coinvolgenti ed intense come non ce ne sono state più.
Ottimo ed imperdibile è il DVD in edicola con l' Espresso in questi giorni: una delle migliori interpretazioni live di Bob ed una lunga intervista che espone tutti i concetti base della spiritualità di Marley.
Tale era il suo aderire ai precetti rasta (non taglierai la tua carne) da non curare adeguatamente la grave malattia che lo colpì e che lo portò a morte, non prima di aver tenuto un ultimo, struggente, indimenticabile concerto finale.
Tutto questo e molto più è stato Bob Marley. In questo breve ricordo si sono voluti sfiorare soltanto alcuni aspetti salienti di un artista forse spesso sottovalutato e liquidato come fenomeno marginale e naif ("quello con le trecce che si faceva le canne").
di lui ci rimangono 8 LP in studio, 2 "live" ufficiali ed un postumo; i primi tre (Catch a fire, 1972, Burnin', 1973, e Natty Dread, 1974) appartengono al filone "rudeboys", che narrano della vita degli slums di Kingston e dei suoi poco raccomandabili inquilini; il quarto è un live (1975) che idealmente chiude un ciclo e ne apre un altro più prettamente "politico" (Rastaman vibration - 1976) e religioso (Exodus, 1977). Segue Kaya (1978), inno al potere della marijuana, che strizza l' occhio all' easy listening, probabilmente per sfondare meglio sui mercati americani.
Curiosamente (fatta eccezione per il classico "Is this love") da questo LP non verranno mai tratti pezzi per le scalette dei concerti dal vivo, quasi fosse considerato "spurio" da Bob, una sorta di "marchetta". Tuttavia non mancano brani intensi (Misty morning) che avremmo sentito volentieri anche dal vivo.
L' impegno politico riemerge prepotente con Survival (1979), appello a tutti i neri di riunirsi nella madre Africa donde vennero tratti nell' epoca schiavista. Ultimo album in vita, Uprising (1980), intimista, black, persino suadente e dance (come in Could you be loved) è la summa ed il testamento di Marley (Redemption song che chiude l' album, per chitarra acustica e voce è emblematica in tal senso).
Confrontation, uscito postumo nel 1983 è una chiara operazione commerciale di raschiatura del barile. Ma anche qui possiamo trovare spunti non diprezzabili: Chant down Babylon, Blackman redemption e la celeberrima Buffalo soldier, quest' ultima non tanto per particolare pregi musicali, ma per la storia ivi narrata degli schiavi neri "affrancati" ed arruolati nell' esercito americano per combattere le cause dell' uomo bianco.
Mi rendo conto di essermi lasciato prendere la mano, ma, come sapete, sono un appassionato di tutto ciò che riguarda questo artista affatto singolare ed affascinante, che ha vissuto una vita in musica; quella musica che è stata essa stessa vita e mezzo di comunicazione di una spiritualità vissuta.
Una vita irripetibile, passata per un attentato subito e per un concerto di pacificazione della sua Giamaica, contesa fra due fazioni opposte e sanguinarie, capeggiate da due "caporioni" bianchi, sotto l' occhio interessato e preoccupato dalla CIA. Una vita pur breve ed intensissima, nella quale c' è stato spazio persino per 13 figli riconosciuti, avuti da 7 donne diverse: 36 anni, ognuno dei quali vissuto come sette.
Resta l' interrogativo ed il rimpianto per tutto ciò che avrebbe potuto essere, ma questo fa parte del mistero di quest' uomo unico.

Saluti a tutti

Love, peace and prosperty

Alessio






    Manda il tuo contributo su quest' argomento