GUNNAR NILSSON GENTLEMAN DRIVER

 

 

Oggi il mondo della Formula 1 non è più quello romantico degli anni ruggenti
anni 50 e nemmeno quello gaudente e scanzonato degli anni 70, dei piloti
gentlemen e un po' playboy. Veleni, interessi ed intrallazzi di bassa cucina
si sono fatti strada un po' ovunque in tutte le discipline sportive.
Nel momento in cui, nonstante tutto, la stella di Schumacher sta compiendo
la sua parabola più alta e tutto sommato più "umana" rispetto agli inizi
algidi e un po' ritrosi, mi sono imbattuto nella vicenda triste eppure così
dignitosa e virile di Gunnar Nilsson, sfortunato pilota della metà degli
anni Settanta, il cui nome, ai più, resta sconosciuto. Ammetto io stesso di
non averne mai sentito parlare prima, seppure abbia una certa conoscenza di
questo mondo. Chissà perché sulla vicenda di questo giovane uomo è calato un
velo d' oblio, come se non valesse la pena di essere ricordato, poiché un
pilota esiste in funzione diretta del suo palmares. Probabilmente la ribalta
della Formula Uno sarebbe stata troppo stretta per questo ragazzo che, visto
l' approssimarsi del momento del commiato da questo mondo, ha pensato di
spendere le sue ultime energie perché altre vite non fossero troncate come
la sua. Trent' anni dopo siamo ancora lontani da questo traguardo, ma l'
esempio ed il coraggio di Gunnar Nilsson meritano di restare impressi quanto
e più di quei titoli e vittorie di cui si sono potuti fregiare altri suoi
colleghi e che a lui non è stato dato di poter raggiungere.



Saluti a tutti

alessio

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L'ultima corsa di Gunnar Nilsson 
di Paolo A. Solinas

I ricordi della Formula 1 degli anni 70 sono molteplici: grandi duelli fra campioni come Hunt e Lauda, la prima donna pilota di una monoposto (la compianta Lella Lombardi), la crescente esasperazione tecnica (macchine a sei ruote, l’introduzione del motore turbocompresso, l’effetto suolo, solo per citare alcuni esempi) e, purtroppo, grandi tragedie, come quella di Ronnie Peterson a Monza, di Jochen Rindt (unico pilota cui il titolo sia stato assegnato dopo la sua morte) o di Roger Williamson, che morì in un incidente simile a quello da cui, tre anni dopo, si sarebbe salvato Niki Lauda.
Ma forse pochi si ricordano di un pilota che avrebbe potuto diventare un campione se il destino non lo avesse fermato a soli 30 anni. Si chiamava Gunnar Nilsson, svedese come il suo grande e sfortunato amico Ronnie Peterson.
Gunnar Nilsson non corrispondeva all’immagine del pilota guascone e playboy, tutto pista e modelle. Era un ragazzo semplice ed un pilota serio e coscienzioso. Invitava a casa sua scrittori, artisti e scienziati: il suo salotto era aperto alla cultura. Parlava perfettamente inglese, francese e tedesco, oltre allo svedese.
In un’intervista concessa al settimanale Expressen di Stoccolma alla fine della stagione 1977, e cioè poco prima che si manifestasse il male che l’avrebbe portato alla tomba, aveva detto: «Forse sono un po’ diverso dagli altri. Certo, non è che non mi piacciano le belle ragazze, lo champagne e le avventure folli. Però mi trovo bene soprattutto a casa mia, con i miei dischi, la mia fidanzata Kristine ed i miei libri. E mi piace, soprattutto, poter stare vicino a mia madre».
Era nato a Helsingborg, nel sud della Svezia, il 20 novembre 1948. La morte del padre Arvid, avvenuta quando Gunnar aveva 15 anni, rafforzò il fortissimo legame con la madre Elisabeth. Aveva abbastanza denaro per vivere senza rischiare la vita in una monoposto, ma la passione era tanta e lui voleva correre a tutti i costi.
Dopo gli esordi in “Formula Atlantic” e poi in “Formula 3” venne notato da Colin Chapman, patron della Lotus, che lo volle come seconda guida a fianco dell’esperto Mario Andretti. Il suo debutto in Formula 1 avvenne a 27 anni nel Gran Premio del Sudafrica, nel marzo del 1976. La sua Lotus 77 numero 6, con la celebre livrea nero ed oro dello sponsor JPS, si dovette però fermare al 18° giro per un problema meccanico. Tuttavia l’intuizione di Chapman era esatta e Gunnar conquistò il suo primo podio due mesi dopo, a maggio, nel GP di Spagna dove arrivò terzo dietro a due mostri sacri quali Hunt e Lauda.
Nella stagione 1976 Gunnar Nilsson salì ancora una volta sul podio nel GP d’Austria (terzo, dietro a Watson e Lafitte) e concluse la stagione al decimo posto del Mondiale con 11 punti. In quell’anno cominciò a collaudare una macchina che avrebbe rivoluzionato il mondo della Formula 1: la Lotus 78, la prima auto con “effetto suolo”.
Il 1977 fu l’anno della sua consacrazione. Sempre in coppia con Andretti, la nuova monoposto consentì a Gunnar di vincere il suo primo ed unico GP a Zolder, in Belgio, il 5 giugno 1977. Sotto una pioggia torrenziale, al primo giro Andretti e Watson si scontrarono e lasciarono via libera a Nilsson che tagliò il traguardo davanti a Lauda ed a Ronnie Peterson.
In quella stagione salì ancora una volta sul podio nel GP d’Inghilterra, nel luglio del 1977 (terzo, dietro Hunt e Lauda).
23 ottobre 1977, GP del Giappone. Lauda è già campione del mondo e Nilsson ha già firmato per la Arrow insieme a Patrese mentre il suo posto alla Lotus viene preso dall’amico Ronnie Peterson. La corsa, funestata da un incidente dove muoiono due spettatori, viene vinta da Hunt. Gunnar Nilsson si era ritirato al 63° giro per un problema al cambio.
Fu la sua ultima gara.
I medici infatti gli diagnosticarono un tumore e Gunnar dovette sottoporsi alla terapia. L’uomo pieno di vita, esuberante, giovane, capelli sempre al vento, era stato aggredito dal cancro proprio quando cominciava a farsi un nome. Il suo peso scese a 47 kg, i suoi capelli caddero. Probabilmente, se avesse avuto meno voglia di vivere il suo destino si sarebbe compiuto in breve tempo ed invece lottò con molto coraggio, seppur inutilmente, per mantener fede alla sua promessa di ritornare a correre.
Ormai debilitato dalle cure, compì uno sforzo tremendo portandosi da Londra (dove veniva curato) sino in Svezia, per partecipare ai funerali dell’amico Ronnie Peterson deceduto nella tragedia di Monza il 10 settembre del 1978. Fu allora, e si era a metà settembre, che disse ai giornalisti di voler tornare presto in pista al posto di Ronnie, per tenere alto il nome della Svezia nel mondo delle corse. Pochi giorni dopo, a Londra, il collasso. I medici non gli nascosero che era alla fine. E allora, di fronte alla morte, si rivelò tutta la grandezza dell’uomo. Rifiutò la morfina e tutto quanto gli avrebbe potuto attenuare il dolore. Aveva ormai un solo pensiero: raccogliere soldi per istituire un fondo per lo studio del cancro.
Per raccogliere il denaro fece appello agli amici. Quelli delle corse e quelli che aveva incontrato nella sua vita breve ma intensa: gli Abba, Bjorn Borg, Ingmar Stenmark e tanti altri. E gli amici accorsero mentre lui continuava a scrivere: «Come sai, caro amico, è da un anno che combatto contro il cancro. Ora mi è stato detto che non c’è più niente da fare, che è finita. Vorrei però vincere la mia ultima corsa: quella contro il male che domani o dopo attaccherà altra gente. Per favore, amico mio, aiutami. Invia ai miei medici un contributo per gli studi sul cancro. Aiutami a vincere questa mia ultima corsa».
Poco prima di entrare in coma, il 20 ottobre 1978, ha afferrato la mano della madre e di Kristine andandosene così, semplicemente.
L’unico pilota deceduto per malattia mentre era ancora in attività non ha vinto il titolo mondiale ma ha ugualmente trionfato nella sua ultima corsa: la Fondazione che porta il suo nome (Gunnar Nilsson Cancer Foundation), istituita nel 1979 ed attiva ancora oggi, lo scorso anno ha finanziato con circa 9 milioni di corone svedesi (circa 450.000 euro) 76 progetti ed iniziative per lo studio e la cura del cancro.



LA SCHEDA

Gunnar Nilsson.
Nato a Helsingborg (Svezia) il 20 novembre 1948.
Morto a Londra il 20 ottobre 1978.
Esordio in F1: GP del Sud Africa - 6 marzo 1976
GP disputati: 31
GP vinti: 1
1° GP vinto: GP del Belgio - 5 giugno 1977
Podi: 4 (3° nel GP di Spagna il 2 maggio 1976; 3° nel GP d’Austria il 15 agosto 1976, 1° nel GP del Belgio il 5 giugno 1977, 3° nel GP d’Inghilterra il 16 luglio 1977)
Giri veloci: 1 GP del Belgio - 5 giugno 1977
Punti totali: 31


Per PAGINE 70
Paolo A. Solinas

 





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