|
LA VITA ECONOMICA NELL'ALTO MILANESE |
LE
INDUSTRIE E IL COMMERCIO Le
industrie più importanti e più sviluppate in questa zona erano senza
dubbio quelle tessili, in particolare quelle della seta e del cotone. Le
attività manifatturiere come la trattura e la torcitura della seta erano
riuscite a mantenersi anche dopo la crisi, avvenuta verso la metà
dell'Ottocento, derivata dalla diffusione delle malattie del baco; ciò fu
possibile grazie all'intraprendenza degli imprenditori tessili, i quali
scoprirono un seme-bachi di provenienza giapponese, meno produttivo ma
resistente alle malattie. Sicuramente
la Lombardia era una regione che poteva competere con i paesi orientali
grandi produttori di seta, soprattutto grazie all'operosità dell'altopiano,
anche se dopo la diffusione della malattia sopra accennata i prezzi
aumentarono passando da circa lire 3,5 l'oncia a circa lire 5 per il seme,
creando instabilità al mercato. Il clima
arrendevole per le colture cerealicole, diventava meno sfavorevole per il
mantenimento di attività quali la gelsibachicoltura. I gelsi, principale e
unico nutrimento dei bachi da seta, erano sparsi in filari nei giardini e
negli aratori; si classificavano a foglie larghe, con colore più intenso e
a foglie meno larghe, più tenere e adatte ai bachi nei primi stadi della
loro vita. Il seme veniva
tenuto nelle case dei padroni e una volta trasformato in baco, affidato ai
coloni, i quali se ne prendevano cura con molto attaccamento. Come abbiamo
già detto il prodotto finale, i bozzoli, veniva diviso a metà tra il
colono e il proprietario. Le malattie, diverse e sempre in agguato, potevano
falsare di anno in anno la produzione, determinando instabilità di mercato;
esse erano tipicamente chiamate "flaccidezza, atrofia, calcino e
giallume" e si manifestavano in qualunque momento della vita
dell'insetto; questa si svolgeva attraverso mutamenti, denominate
"mute" (generalmente quattro), alla fine delle quali il
baco si avvolgeva del sottile filo di seta formando il bozzolo. La quantità
di foglia-gelsi da somministrare e le cure da portarsi cambiavano in base
alla fase di vita nella quale si trovava l'insetto. Il bozzolo formato
veniva venduto ai produttori di seta, cioè ai proprietari delle filande, i
quali attraverso una particolare lavorazione svolta principalmente da donne
e fanciulli, ottenevano il filo della seta. La trattura del filugello si
effettuava in bacinelle contenenti acqua bollente, nelle quali occorrevano
mani sottili e rapide. Ecco perché lo sviluppo delle manifatture avvenne
grazie al lavoro principale delle donne e non degli uomini, i quali dovevano
badare alle vicende agricole. A Buscate
esisteva una filanda esercitante nel settore della trattura e torcitura
della seta, probabilmente operante dal 1839, la quale occupava 6 uomini, 96
donne e 16 fanciulli nel 1876; le cifre erano diverse per Castano Primo dove
esistevano 5 opifici operanti con una forza motrice di 20 cavalli dinamici e
impegnanti 15 uomini, 592 donne e 436 fanciulli. Comunque nel 1880 la
Lombardia era la prima regione italiana per numero di operai addetti alle
industrie, con un totale di 161.320 unità. Nel 1893 le
Notizie sulle condizioni industriali della provincia di Milano, di
Leopoldo Sabbatini, riportavano alcuni dati del 1868: il numero di 26
filande nel circondario di Abbiategrasso, con 2.361 bacinelle a vapore e 90
a fuoco diretto; nessuna di esse era compresa nel territorio di Buscate.
L'unica industria che risultava da quella statistica in paese era quella
della produzione di acque gassose, che non impegnava cavalli dinamici e dava
occupazione a 3 persone. Neppure la Statistica industriale della
Lombardia del 1900, a cura della Direzione Generale di Statistica del
Ministero dell'Agricoltura, Industria e Commercio riportava dati relativi a
industrie tessili a Buscate, per contro rilevava la fabbrica di acque
gassose (prodotto: 70 ettolitri, 2 operai e 90 giorni di lavoro annuali) e
una ditta di produzione casearia ( un lavoratore, senza impiego di motori a
vapore o idraulici). Gli unici dati trovati in archivio comunale, dopo
l'unificazione e anteriori al 1895, relativi all'industria della seta sono
quelli della campagna serica del 1885, riportanti le indicazioni della
produzione bozzoli mese per mese del 1884, la quale assumeva valori elevati
in prossimità dei mesi di maggio fino ad agosto (massimo valore) e minimi
in dicembre. Arriviamo
al giorno 15 dicembre 1895, nel quale veniva stilato un protocollo d'intesa
tra l'amministrazione comunale e il signor Imhoff per la concessione
edilizia relativa all'ampliamento della "galletteria" della
filanda da lui acquistata; tale atto si rendeva necessario perché la
deputazione provinciale aveva risposto negativamente alla richiesta
dell'imprenditore tedesco di smaltire nella vasca in prossimità della
strada per Cuggiono, le acque derivanti dalla lavorazione. Gli
ultimissimi anni del XIX secolo e i primi anni del XX furono il periodo più
importante per lo sviluppo industriale lombardo. Le industrie si
localizzavano principalmente nelle zone dell'altopiano e delle colline,
oltre che in Milano città. Nel 1903, secondo una statistica industriale, la
provincia di Milano occupava un totale di 35.221 lavoranti, 18.076 donne,
5.820 ragazzi e solo 11.325 uomini.
Osserviamo che le condizioni dell'agricoltura rendevano per gli uomini
sempre più conveniente il lavoro negli opifici, piuttosto che quello nei
campi. Il
censimento degli opifici del 1911 indicava in Buscate 13 industrie con 599
persone occupate e 37 cavalli dinamici di forza motrice, contro le 26 (1.178
occupati e 50 cavalli dinamici) di Castano Primo e le 78 (964 occupati e 195
cavalli dinamici) di Cuggiono. Gli opifici buscatesi erano così suddivisi:
7 industrie di utilizzazione dei prodotti agricoli (escluse le tessili), le
quali occupavano 107 persone con 7 cavalli dinamici; 2 industrie lavoranti
le fibre tessili, con 481 dipendenti e 22 cavalli dinamici; 1 industria
chimica con 2 persone occupate e 1 industria di servizi generali anch'essa
con 2 persone occupate. Ma la realtà
industriale, come si nota, non era effettivamente sviluppata come in altre
aree vicine alle zone occidentali dell'altopiano, quali la valle Olona, zone
più dipendenti dai mutamenti strutturali delle grandi fabbriche. In questi
paesi e principalmente a Buscate si assistiva al consolidamento delle
attività tradizionali legate al lavoro a domicilio e al commercio di
mercanti imprenditori. Logica conseguenza di questa evoluzione era la crisi
del patto colonico, il quale veniva sostituito sempre più col piccolo
affitto a denaro, che aveva facile via, scemando l'interesse verso la
gelsibachicoltura. Così non è difficile supporre che alcuni soggetti
rimanessero marginalmente sfavoriti da questa situazione instabile e
cercassero maggiore fortuna altrove, in particolare in America del Nord; si
trattava di emigranti temporanei, i quali, accumulata una discreta somma di
denaro, dopo qualche anno ritornavano generalmente in patria. I dati che
indicava il Serpieri per l'emigrazione erano nel 1898: 10 persone a Buscate,
18 a Castano Primo e 67 a Cuggiono; nel 1903, 40 a Buscate, 160 a Castano
Primo e 178 a Cuggiono, il quale aveva visto un movimento di 225 persone nel
1902; nel 1905 ci fu il maggior esodo da Buscate, con 72 persone, 181 a
Castano Primo e 283 a Cuggiono. Nel 1901 le popolazioni complessive dei tre
paesi erano di 2.225 abitanti a Buscate, 4.966 a Castano Primo e 4.803 a
Cuggiono. Per quanto
riguarda le attività commerciali di Buscate, non possiamo dimenticare
l'impianto della tramvia Milano-Sedriano-Magenta/Sedriano-Cuggiono-Castano,
conclusa nel suo ultimo tronco (Cuggiono, Buscate e Castano) l' 8 marzo
1880; successivamente qualche riflesso sull'economia del paese lo ebbe, dopo
il 1887, anche il tronco ferroviario della Novara-Seregno.
L'attenzione
della classe politica allo sviluppo della rete ferroviaria, vista come
rimedio al frazionamento economico e culturale di uno Stato unito, ma
disomogeneo, aveva messo in secondo piano i progetti di trasporto locali.
L'esigenza di sostenere questa causa venne riconosciuta con la legge n.
5002/1879, che favoriva la concessione ai privati delle linee tramviarie. Il
tram aveva spese di impianto nettamente ridotte rispetto a quelle delle
ferrovie perché essi non erano soggette alle spese di esproprio dei
terreni, in più i binari erano legati alla sede stradale, quindi non
occorreva una sistemazione particolare degli stessi; un loro svantaggio era
semplicemente quello di avere dei limiti di velocità restrittivi. A
testimoniare la propensione commerciale e industriale della zona occidentale
dell'altopiano, i concessionari del tram Milano-Magenta-Castano (l'ingegnere
Enrico Horvath e il ragioniere Amos Mascheroni) si attivarono nel 1877 per
creare una linea che doveva collegare questi paesi; essi rispondevano al
comitato promotore guidato dal senatore conte Aldo Annoni, sindaco di
Cuggiono; tra i componenti il signor Biffi Cesare e l'ingegnere Carlo Bossi
rappresentavano il comune di Buscate. Il tratto che interessava Buscate era
quello che si staccava dalla strada provinciale per Vercelli e seguendo
quella per Turbigo, proseguiva, dopo Inveruno, per le strade comunali di
Cuggiono e Buscate, in prossimità del quale si reinseriva sulla strada
provinciale fino a Castano Primo; la lunghezza complessiva del tratto era di
20.294 metri (11.052 metri su provinciali in ghiaia, 1.944 metri su
provinciali in selciato, 6.128 metri su comunali in ghiaia e 712 metri su
comunali in selciato), nei quali si comprendeva un tratto nuovo di strada
della lunghezza di 458 metri da costruirsi in selciato nel territorio di
Buscate. Il passaggio della tramvia avrebbe portato, secondo i
concessionari, vantaggi anche ai comuni di Arluno, S.Stefano, Marcallo,
Mesero, Arconate, Bienate e Robecchetto, i quali erano distanti dalle
ferrovie e quindi avrebbero sicuramente preferito utilizzare il tram come
mezzo migliore per arrivare a Milano. Nel 1877,
lo studio dei signori Horvath e Mascheroni dell'economia del territorio
individuava i mercati (i più importanti erano quello di Magenta, di Castano
Primo e Sedriano), i movimenti di persone, derrate e altre merci con Milano
e il combustibile necessario alle industrie tessili, il quale veniva
trasportato dalla ferrovia Milano-Magenta e successivamente distribuito nei
vari comuni con carri o carretti.
Infatti il sistema di trasporto si basava su una vettura giornaliera
che portava da Milano a Castano Primo e da un corriere di merci per ogni
paese (Buscate era l'unico paese ad essere visitato da due corrieri
saltuari, perché si diceva "grande il commercio in stuzzicadenti").
Gli stabilimenti industriali esistenti nella zona, secondo l'Horvath e il
Mascheroni, erano quattro a Cuggiono, uno a Castano Primo (con impiegati 764
operai) e uno a Buscate, il quale occupava 160 operai ed era definito:
"Filanda ad incannatoio in seta il cui trasporto bozzoli, seta e
combustibile viene operato da carrettieri diversi"; alla fine di
tale descrizione si puntava nuovamente l'accento sul commercio di
stuzzicadenti. Le linee
tramviarie del 1880 si rivelarono un grosso affare per le compagnie
concessionarie private straniere. In particolare la Società Anonima del
tram Milano-Magenta-Sedriano-Cuggiono-Castano Primo, costituita nel 1878 con
un capitale di lire 1.250.000 (diviso in 5.000 azioni di lire 250 ciascuna,
sottoscritte dal 20 febbraio al 31 marzo 1878), permise
agli azionisti di vedersi restituire l'intero capitale azionario,
continuando a dividere ogni anno larghi benefici; addirittura, dal 1880 al
1899, furono pagati dividendi nell'ordine delle lire 17. I rapporti
tra questa società e l'amministrazione comunale di Buscate non furono però
sempre buoni; nei primi anni del 1900 vi fu una vertenza (non fu la prima),
in merito alla sistemazione delle strade comunali sede dei binari, con
interessamento della prefettura e di un tecnico sopra le parti; alla fine la
spuntò l'amministrazione, nonostante il parere contrario della società
alla sistemazione di alcune cunette che rendevano disagevole il passaggio
coi mezzi tradizionali e formavano pozze d'acqua nei periodi piovosi. Nel
1902 essa chiudeva l'esercizio con un utile di lire 73.198 e nel 1909 il
consiglio comunale deliberava l'adesione al consorzio di comuni per
l'esercizio della tramvia Milano-Magenta-Castano Primo, con il contributo di
lire 100 circa da pagarsi una volta tanto, le quali servivano per il
funzionamento del comitato esecutivo; tali somme sarebbero state prelevate
dal fondo spese impreviste. Ma, nonostante la speranza delle amministrazioni
locali di mantenere la gestione delle linee tramviarie, solo in pochi casi e
con l'apporto di consistenti capitali delle società elettriche fu possibile
la ristrutturazione delle stesse. Come
precedentemente sottolineato, le attività commerciali erano molto
sviluppate e la produzione di stuzzicadenti poteva essere considerata
l'impiego nettamente prevalente nel comune di Buscate. A conferma di questo
erano le risposte al questionario della giunta tecnica del catasto del 1889,
la commissione censuaria affermava: "In questo comune non havvi
industria alcuna, tranne nella stagione jemale e nelle giornate piovose
d'estate, tutte indistintamente le famiglie contadine attendono alla
fabbricazione a mano degli stuzzicadenti". In realtà già nella
relazione del sacerdote Rinaldo Anelli del circondario di Abbiategrasso,
risalente ai primi anni Ottanta, si accennava all'attività invernale dei
contadini della zona asciutta, i quali non avendo molto da fare in quella
stagione, passavano il tempo facendo zoccoli o aggiustando qualche attrezzo
rotto, mentre i giovanotti si divertivano giocando, magari anche d'azzardo:
"Cattivo vezzo che si potrebbe togliere introducendo delle piccole
industrie, come è avvenuto per quella degli stecchi a Buscate, dove in una
sera un giovinotto può guadagnarsi almeno centesimi quaranta".
Praticamente si potrebbe dedurre una notevole attività lavorativa a
domicilio, chiaramente non regolarizzata, supportata da una attività
commerciale organizzata, capace di sfruttare il prodotto non molto usuale.
La Guida tecnica delle industrie della provincia di Milano, nel 1899,
portava sotto la voce stuzzicadenti la ditta Draga e C. di Buscate, la Pia
casa degli incurabili di Abbiategrasso e Schiappati Carlo di Castano Primo,
il quale produceva stuzzicadenti in penna. La stessa non indicava nessun
industriale della seta nel nostro paese, ma sotto la voce Acque Gassose
il nome di Ballarati Ambrogio. Certamente
non si trattava di una attività estremamente redditizia, come poteva essere
quella delle industrie della seta, ma portava i suoi frutti in una piccola
struttura produttiva essenzialmente agricola. Nel 1891 il Numero di
libretti di risparmio e credito dei depositanti presso i singoli uffici
postali della provincia di Milano al 31 dicembre, indicava in numero
9 quelli di Buscate, per un deposito totale di lire 52,12; 383 a Castano
Primo, per un valore di lire 93.043,98 e 484 a Cuggiono, per lire 138.293,85; non facevano
parte della tabella paesi come Arconate, Robecchetto o Magnago. Certamente
non si trattava di un'attività secondaria perché nel 1910 il Serpieri
scriveva in merito al nostro paese: "A Buscate notevole assai è la
fabbricazione degli stuzzicadenti: tutte le famiglie di quel comune ne
fabbricano, a tempo perduto, e li cedono ad alcune ditte commerciali che li
vendono in Italia ed anche ne esportano all'estero. Dicesi che ciò dia
luogo nel comune a un annuo movimento commerciale di circa 100.000 lire".
Da queste parole si deduce che la produzione di quei piccoli oggetti
rimaneva nel substrato economico contadino, anche dopo l'espansione
industriale del primo Novecento, anzi si adeguava alle nuove infrastrutture
rendendosi competitiva nientemeno che all'esterno del territorio nazionale. Un altro
settore industriale probabilmente presente a Buscate dopo il 1900, era
quello della concia delle pelli. Nel 1880 si riteneva un settore importante
in Italia, costituito da piccole aziende ad alta produttività, soprattutto
in Piemonte che guidava la produzione con 176 opifici (dei quali 61 a forza
vapore e 135 a forza idraulica), seguito dalla Lombardia con 141 (9 a vapore
e 113 a forza idraulica).
La possibilità di spostamenti offerta dalle tramvie, oltre che la
possibilità di sfuggire nei comuni aperti al dazio, unita alla minore
imposizione della tassa sugli esercizi e rivendite, favorì l'esodo in
campagna di alcune imprese cittadine, come potrebbe essere avvenuto per la
Carlo Marti e C. (manifattura in pelli di capra e vitelli cerati esportati
in Francia per la produzione di calzature), premiata con medaglia d'argento
all'esposizione di Milano del 1881 e localizzata in strada Barona, fuori
Porta S. Celso a Milano nel 1880. Non sappiamo con precisione quando e come
arrivarono a Buscate le aziende di concia delle pelli, tuttavia nel 1916
esse costituivano, insieme al settore tessile (la filanda, nel frattempo,
era stata venduta dal signor Imhoff alla più grande società del Banco
Sete), i comparti industriali più importanti del comune. Si può
concludere dicendo che la vocazione di Buscate, dopo l'unificazione del
regno, fu prevalentemente commerciale e agricola piuttosto che industriale.
L'esportazione di stuzzicadenti, prodotti a domicilio nelle famiglie del
paese, era l'attività redditizia che serviva a integrare il reddito della
terra. L'industria faceva fatica ad emergere, nonostante il complesso
produttivo dei paesi limitrofi, anche se, nel primo decennio del 1900 si
assistette all'impianto di strutture industriali di piccole o medie
dimensioni. L'ultima cosa che possiamo affermare è questa: lo sviluppo
della fabbricazione degli stuzzicadenti fu parallelo ad una espansione del
settore definibile "alberghiero". Infatti, nell'ultimo decennio
del 1800 e nel primo Novecento, a Buscate si verificò un incremento
notevole della concessione di licenze per la vendita al minuto di vino e
liquori, attività che erano strettamente connesse a quella più classica
delle osterie o trattorie. Nel 1914 se ne contavano ben 16, per una
popolazione di circa 3.000 abitanti (2.925 al 31-12-1913). |
|
|