MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA GIORGIO NAPOLITANO IN OCCASIONE DELLA PRESENTAZIONE
DEL LIBRO CON CD DI NELLA ANFUSO AL TEATRO ALLA SCALA IL
GIORNO 14 SETTEMBRE 2009
Relatore Prof. Bruno PINCHARD
DOTT.SSA NELLA ANFUSO
FONDAZIONE CENTRO STUDI RINASCIMENTO MUSICALE
VILLA MEDICEA ''LA FERDINANDA"
59015 ARTIMINO
IN OCCASIONE DELLA MANIFESTAZIONE PROMOSSA DALLA "FONDAZIONE CENTRO
STUDI RINASCIMENTO MUSICALE" PER LA PRESENTAZIONE DELLA
PUBBLICAZIONE "ORFEO, UNA GIUSTA PREGHIERA", IL PRESIDENTE DELLA
REPUBBLICA ESPRIME IL SUO AUGURIO PER LA MIGLIORE RIUSCITA
DELL'EVENTO, CHE COSTITUISCE UN'ULTERIORE SIGNIFICATIVA TAPPA DI UNA
LUNGA ATTIVITÀ
DELLA
FONDAZIONE DI APPROFONDIMENTO E RICERCA IN CAMPO ARTISTICO E
FILOSOFICO.
A LEI, GENTILE DOTTORESSA, E A QUANTI PARTECIPANO ALLA VITA
CULTURALE DEL CENTRO STUDI GIUNGA IL CORDIALE SALUTO DEL PRESIDENTE
NAPOLITANO, CUI UNISCO IL MIO PERSONALE.
DONATO MARRA
SEGRETARIO GENERALE PRESIDENZA REPUBBLICA
MITTENTE:
SEGRETARIATO GENERALE PRESIDENZA REPUBBLICA
PALAZZO DEL QUIRINALE
PIAZZA DEL QUIRINALE
00187 ROMA
Fondazione Centro Studi Rinascimento
Musicale
Museo "Annibale Gianuario",
Artimino
Ecole Doctorale de Philosophie -
Universités Lyon 3, Grenoble 2
La S.V. è
cortesemente invitata, Lunedì 14 Settembre 2009 alle ore 17.00,
Foyer del Teatro alla Scala di Milano, alla presentazione del Libro
e CD di Nella Anfuso
Lectio Magistralis
Claudio Monteverdi
Orfeo "...una giusta
preghiera..."
a cura di
Bruno Pinchard - Universités Lyon 3, Grenoble 2
La presente pubblicazione mette in
risalto un fenomeno filosofico e creativo che ha visto la luce
in Italia durante la Rinascenza, fenomeno esclusivamente
italiano nel panorama della civiltà occidentale.
Di breve durata, il Platonismo
Musicale ha costituito un filone che ha la sua alba nel XV
secolo e vede il suo tramonto sul finire del XVI secolo, con
l’ultima generazione che si protrae sino ai primi decenni del
Seicento.
Misconosciuto e mal compreso, è
stato riscoperto nella seconda metà del secolo scorso
soprattutto ad opera di un musicista, musicologo e studioso di
ampio respiro, cioè Annibale Gianuario, seguìto da una
schiera di giovani studiosi di vari paesi europei, in special
modo francesi, che ne continuano l’opera e ne tramandano il
messaggio.
Nella Anfuso
(collaboratrice fra l’altro del Prof. Gianuario), la quale ha
svelato e fatto conoscere il Platonismo Vocale, illustra
con una eccezionale mole di documenti storici, sia estetici che
tecnici, la realizzazione pratica di una pagina emblematica
dell’Orfeo monteverdiano: la “giusta preghiera”. La
Anfuso non solo svela il vero significato delle due versioni,
ma anche ne offre una interpretazione magistrale. Il CD accluso
alla pubblicazione contiene un’altra primizia: l’esecuzione di
due madrigali di Francesco Rasi (all’epoca i Cantori
erano musicisti completi e quindi anche compositori), primo
interprete del ruolo di Orfeo, a Mantova.
Questo “Possente spirto”
emerge come exemplum finalmente autentico, mai
udito fino ad oggi, un esempio che dovrà essere il
modello per una interpretazione del canto monteverdiano
finalmente rispettosa dei desiderata del Divino Claudio.
This volume wishes
to present and give relevance to a philosophical and artistic
trend which flourished in Italy during the Renaissance, an
exclusively Italian phenomenon in Western civilization.
We are referring
to Platonism in music: it had a brief existence, its dawn in the
XV century to last till the end of the XVI, with the last
generation at the beginning of the XVII.
Almost completely
ignored and often misunderstood, it was rediscovered in the
second half of the last century mainly by Annibale Gianuario,
musician, musicologist and scholar whose wide-ranging research
is being carried on by a number of young scholars, especially in
France.
Nella Anfuso,
herself a collaborator of professor Gianuario, has substantially
contributed to reveal and make known the phenomenon of Platonism
in music. Drawing from a wealth of historical documents which
belong to the tradition of aesthetics as well as to the area of
technical writings, Anfuso chooses to present an emblematic
piece by Monteverdi: the “giusta preghiera”. Not only
does this volume reveal the true significance of the two
versions but offers an unparalleled interpretation. The CD
herewith enclosed presents another absolute novelty: the
performance of two madrigals by Francesco Rasi (at the time the
Cantori were composers as well as singers), first
interpreter of Orfeo in Mantua.
This “Possente
spirto” emerges as an exemplum: an authentic, unheard
example that will have to be the model for any future
interpretation of Monteverdian singing which wishes to do
justice to the legacy of the Divine Claudio.
In occasione di
una ennesima edizione moderna, alla Scala, dell’Orfeo
monteverdiano, in attesa che l’Italia le dia la
possibilità di divulgare la autentica e plurisecolare
Scuola italiana di Canto (come sarebbe imprescindibile dovere,
per una nazione, cioè mantenere in vita un patrimonio non
soltanto fragile poiché immateriale ma anche per lo stretto
legame connesso alla lingua, specchio della propria identità)
formando una schiera di giovani interpreti, senza cui è vano
desiderio credere di realizzare il “parlar cantando” del
divino Claudio, Nella Anfuso offre la possibilità
di conoscere e gustare, finalmente, “la gorgia soave et
spiccata, et è la più naturale” della “giusta
preghiera” di Orfeo (Lettera del 24 Luglio 1627 ad
Alessandro Striggio).
La cantatrice, le
cui interpretazioni monteverdiane costituiscono la reference
a livello mondiale (cfr. i CDs “Parlar Cantando I” e “Parlar
Cantando II”), realizza le due versioni di
“Possente spirto” svelando di ognuna di esse le precipue
caratteristiche estetiche e tecniche.
La versione A,
considerata fino ad oggi un canovaccio e quindi mai eseguita, si
rivela essere invece la più pregnante, una preghiera
“spondaica” in puro spirito ellenico, di una pienezza
espressiva inaudita in quanto eseguita dalla Anfuso secondo gli
“effetti”tecnico-espressivi rivoluzionari
cacciniani: Francesco Rasi (Tenore e Basso contemporaneamente,
come la scuola vocale del tempo prevedeva), il primo interprete
di Orfeo, in Mantova, era allievo di Giulio Caccini, maestro
insigne riconosciuto in tutta Europa.
La versione B,
oggetto fino ad oggi di parodia continua, finalmente
rivive con la Anfuso come “canto incantatore”,
essendo la grande cantatrice italiana l’unica, oggi, che riesca
a commuovere con “la gorgia soave et spiccata”, in cui
trilli e passaggi, magnificamente “spiccati”,
acquistano, finalmente, un significato ed un valore altamente
patetici.
In the occasion
of yet another contemporary performance of Monteverdi’s
Orfeo at the Teatro alla Scala, while waiting for Italy
to give her the chance to spread the authentic and
longstanding Italian School of Singing, Nella Anfuso
offers the possibility to discover and enjoy “la gorgia soave
et spiccata, et è la più naturale” (the suave spiccato
virtuosism, the most natural) of the “giusta preghiera”
(proper prayer) of Orfeo. (Letter to Alessandro Striggio 24th
July 1627). Anfuso believes that it is a must for Italy to
revive and promote this glorious heritage, endangered because of
its immateriality but precious also for its connection with the
history of the language as mirror for the establishment of a
national identity. Anfuso also deems it necessary to train
a new generation of young interpreters, without whom it would a
vain pursuit to try and achieve the “parlar cantando” (to
speak singing) of the Divine Claudio.
The cantatrice,
whose Monteverdian repertoire is nowadays the internationally
recognized authority (cfr. the two CDs Parlar Cantando
I and Parlar Cantando II), interprets the two
versions of “Possente Spirto”, revealing, in each
interpretation, the peculiar aesthetic and technical features.
Version A,
until today considered an early draft and therefore never
performed, emerges as the most significant, a “spondaic”
prayer, in pure Hellenic style. Anfuso’s interpretation reaches
here a novel expressivity as she performs it according to the “effetti”,
the revolutionary technical and expressive solutions,
introduced by Caccini: Francesco Rasi (both Tenor and Bass as it
was typical at the time), first interpreter of the Orfeo
in Mantua, was himself a disciple of Giulio Caccini, illustrious
teacher renown all over Europe.
Version B,
which has been so far the object of constant parody, is
finally brought back to life by Anfuso as “canto
incantatore” (“enchanting chant”). Anfuso is the only
interpreter who is actually able to move with “la gorgia
soave et spiccata”, where the trills and passages,
beautifully “spiccati” finally acquire a highly pathetic
significance.
Mais connaît-on vraiment Monteverdi? Lorsqu’il fut redécouvert,
on fut séduit par ce qu’on croyait être ses étrangetés, et l’on
chercha surtout à les accorder à la sensibilité du moment, qui
n’était pas encore tout à fait dégagée des effusions du
romantisme, sans toujours en pénétrer l’esprit. Celui-ci
pourtant avait été clairement défini, et cela par Monteverdi lui
- même. Il explique et justifie l’étonnement admiratif du P.
Mersenne percevant le feu intérieur qui semblait dévorer la
musique italienne de son temps à travers la conception
humaniste, toute nouvelle alors, du Parlar cantando.
Seule le pouvait la découverte de l’art vocal des maîtres
d’Italie, qui allait bientôt conquérir l’Europe.
Nella Anfuso est depuis des années l’infatigable propagandiste
d’un art perdu qu’elle a su ressusciter. Une telle entreprise
demandait des qualités exceptionnelles rarement réunies en un
même personne.
Au
XI siècle Guide d’Arezzo se plaignait de la distance qui
séparait, disait-il, le cantor et le musicus.
Nella Anfuso nous démontre qu’un artiste peut être aussi un
musicus. Car surtout la musique qu’elle fait revivre par son
talent nous conquiert et nous émeut.
Sa
grande science et son immense talent nous on fait découvrir un
Art vocal qu’on croyait perdu à jamais.
Jacques Chailley
Professeur Emérite de la Sorbonne
Do we
really know Monteverdi? Since the day it was rediscovered,
musicologists have been seduced by what were considered his
peculiarities, and have tried to mould them into the
contemporary sensibility, mostly still influenced by the
effusions of romanticism, without a chance to really penetrate
the authentic spirit of his work. Spirit which had however been
clearly defined by Monteverdi himself. He explains and justifies the
admiration and amazement felt by P. Mersenne, when he perceived
the inner fire which seemingly devoured Italian music, by
evoking the humanistic idea, totally new at the time, of
parlar cantando. This could only be achieved through the
discovery of the powerful vocal art of the Italian masters,
which was soon going to conquer Europe.
Nella anfuso
has been for years the untiring advocate of a lost art that she
has successfully brought back to life. Such a demanding task
requires exceptional qualities so rarely to be found in the same
person.
In the XI
century Guido d’Arezzo complained about the distance which
separated the cantor and the musicus.
Nella Anfuso
has shown that an artist can be a musicus as well.
Because the music that Anfuso has managed to renew with her
talent, conquers and moves us.
Her great
knowledge and artistry and her immense talent help us discover a
Vocal Art which we believed lost forever.
Jacques
Chailley
Professeur
Emérite de la Sorbonne
Le retour
d’Eurydice
PREFACE
par Bruno
Pinchard
Nella Anfuso a
voué sa vie à une vocation simple : transmettre l’art du chant.
Encore faut-il se mettre d’accord sur ce que l’on appelle chant.
On ne compte plus le nombre de cantatrices qui, à l’issue d’une
carrière qu’on espère glorieuse, ont voulu se mettre au service
de leur art en formant des élèves. Mais que savent ces
cantatrices que ne savaient leur maître et leurs émules ? Nella
Anfuso a refusé de faire croire que l’art du chant ne se
transmettait que comme une suite de recettes de métier au
service d’un beau talent. Nella Anfuso a prétendu transformer le
chant qui lui avait été transmis pour le rendre, après elle,
plus lumineux, plus pur, plus savant qu’elle ne l’avait reçu.
Ainsi cette chanteuse s’est faite philologue et s’est donné les
moyens de remonter aux origines de l’art du chant de la
tradition italienne.
Sur ce chemin de
haute remémoration, une surprise l’attendait. Voici qu’un maître
venu d’autres expériences et d’autres combats allait lui
enseigner un art de chanter si fidèle à une idée antique de
l’art qu’il lui faudrait redéfinir tous les repères admis,
toutes les habitudes acquises, toutes les valeurs reconnues. Ce
maître, violoniste, chef de chœur, philologue et ami des
meilleurs musicologues de son temps, et d’abord de Malipiero
l’éditeur de Monteverdi, s’appelait Annibale Gianuario. Nous
sommes au Conservatoire de Florence dans les années 70 et une
révolution va se produire dont nous sommes encore les témoins
étonnés. Sous l’action d’Annibale Gianuario, Nella Anfuso va
tenter une remontée vers les mystères de la tradition vocale qui
conduit aux plus grands moments de la culture humaniste. Elle
donnera alors un témoignage au monde qui a valeur, désormais,
d’exemple.
Annibale
Gianuario partait d’un fait évident qui avait pourtant du mal à
trouver son public : l’art de chanter à l’époque humaniste
n’avait que peu à voir avec les prouesses du chant scénique de
l’opéra, de l’opéra vénitien des origines comme de l’opéra
vériste qui triomphait alors sur les scènes du monde entier au
nom de la tradition italienne. Car Italie dans le chant a
d’abord signifié, au-delà d’une musicalité naturelle liée à la
chanson populaire du sud, canzone et frottole, la poursuite
d’une célébration de la parole dont l’art oratoire latin avait
été la première codification. Le « cantus obscurior » que
Cicéron décelait dans la langue soumise aux règles de la
rhétorique était la véritable mesure d’une expérience de la
parole héritière des mélopées des devins et devenue l’instrument
de la persuasion des individus et des peuples.
Cette dimension à
la fois humaine et politique de la parole a été au centre des
enquêtes que la Renaissance a entreprise, dès l’époque du De
vulgari eloquentia de Dante, jusqu’aux tentatives les plus
hardies de Claudio Monteverdi. C’est à Florence que la
reconstitution d’un chant humaniste a été d’abord tentée, autour
de la justement célèbre Camerata di Bardi, jusqu’à ce que
Monteverdi dégage une forme proprement artistique de ces essais
qui auraient pu rester confinés dans une dimension purement
archéologique. Il s’appuya dans sa conquête sur la lumière du
platonisme qui avait inspiré ses prédécesseurs de Florence
contemporains de la Renaissance par Marsile Ficin du platonisme
hermétique. Conscient qu’un monde opératique était en train de
naître, il a voulu une dernière fois dégager la spécificité d’un
parler en chantant capable d’émouvoir les auditeurs comme le
racontaient les récits merveilleux des Anciens. C’est ainsi
qu’il a fondé sa musique à partir de l’opposition célèbre entre
le cantar parlando, matrice des opéras futurs, et le
parlar cantando, fine pointe des idéaux de la parole
humaniste.
Nella Anfuso
s’est vouée à l’étude, la reconstitution, la diffusion et la
transmission du Parlar Cantando de Claudio Monteverdi, tel qu’Annibale
Gianuario en avait reformulé l’idée après guerre. Pour être
complète, l’évocation de cette lignée devrait d’ailleurs montrer
sa dette à l’égard des spéculations de Gabriele d’Annunzio sur
la capacité de l’humanisme musical de Venise à répondre aux
splendeurs de l’art de Wagner. Il reste que nous sommes
aujourd’hui, grâce à cette école, devant un corpus philologique
exemplaire, un explicitation théorique approfondie et une
discographie abondante qui est sans exemple dans ce que l’on
appelle peut-être un peu vite la renaissance du « baroque ». Car
quel baroquisme faut-il déchiffrer dans cet idéal de la
parole amplifiée par les inflexions de la voix au service d’un
idéal classique de la communication humaine ? S’il fallait
fédérer ce mouvement autour d’un mot, il serait plus juste de le
rassembler dans un nom propre, celui d’Orphée, et dans un mythe,
l’orphisme, cet orphisme qu’au même moment le grand philologue
Giorgio Colli sut explorer dans ses racines par son édition des
fragments des présocratiques, la Sapienza greca.
Avec le Parlar
cantando, une civilisation se penche sur des états
antérieurs de parole, sur la toute-puissance d’une parole
archaïque capable de faire résonner les harmoniques des
sentiments humains et de les faire entrer dans la tâche
d’édifier la cité. Nella Anfuso est devenue l’Eurydice heureuse
de cet orphisme-là et c’est une bonne nouvelle pour tous ses
fidèles que cette femme aux talents multiples ait pris le soin
de rassembler en un livre unique et un exposé coordonné toutes
les dimensions de sa connaissance du chant. Nous ne pouvons plus
que formuler un vœu, que de cette œuvre commune qui a réuni les
recherches d’Annibale Gianuario et l’art de Nella Anfuso naisse
l’inspiration de talents nouveaux qui, à l’instar de Claudio
Monteverdi, transforme le savoir acquis en la pure aurore d’un
chant nouveau. Mais ce serait alors plus qu’une nouvelle heure
de la musique universelle, ce serait, comment le nommer
autrement, le lever d’un nouveau soleil après le déclin du
précédent et l’entrée dans un nouvel âge de la lumière.
Bruno Pinchard est
professeur de philosophie à l’Université de Lyon, spécialiste
de la Renaissance. Il a participé dès les années 80 aux
rencontres organisées par Annibale Gianuario et Nella Anfuso au
Centro Studi musica Rinascimentale, et a soutenu en 1982
sous la direction de Louis Marin, à l’Ecole Pratiques en
Sciences sociales de Paris, une thèse sur la dimension
philosophique du Parlar cantando : L’Orphée moderne.
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