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"Rompi il ghiaccio"


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CAPITOLO I

L'analisi che segue è stata fatta su un testo pubblicitario che è stato mandato in onda nel mese di Aprile 1995. E' stato scelto come oggetto di studio lo spot di una linea telefonica di intrattenimento; questa linea telefonica fa parte di quel gruppo di servizi denominato "telefoni erotici".
Questi servizi telefonici, che si sono sviluppati in Italia da circa un anno, hanno in comune prefissi anomali - quali quelli intercontinentali - e vengono generalmente riconosciuti come numeri "144". Da quando sono stati importati dagli Stati Uniti, questi telefoni hanno riscosso un notevole successo, nonostante il costo elevato che impongono all'utente. Gli "144" offrono servizi quali informazioni utili di vario genere ( appuntamenti culturali, etc.), ma sono diventati famosi per le possibilità di comunicazione interpersonale che offrono.
Alcuni di questi utilizzano messaggi pubblicitari particolarmente espliciti e diretti; altri si servono di allusioni per creare complicità e sedurre l'utente televisivo.
Lo spot che mi accingo ad analizzare appartiene al secondo tipo.


CAPITOLO II

Cominciamo con una breve descrizione del testo pubblicitario.
Lo spot è a colori, dura dieci secondi ed è strutturato in due sequenze.
possiamo elencare gli eventi rappresentati come segue :
· antidissolvenza da uno schermo uniformemente bianco all'immagine blu che raffigura una lastra di ghiaccio; nella parte bassa/centrale dello schermo è sovraimpressa la scritta "144.171.171";
· viene alzato il volume del rumore di sottofondo che ricorda un vento artico, in grado quindi di trasmettere la sensazione di freddo;
· una voce femminile fuori campo dice "Rompi il ghiaccio con la linea calda", con un tono marcatamente sensuale. Nello stesso istante compare la scritta che riporta il testo parlato;
· la telecamera finora immobile si sposta lungo l'asse longitudinale, in direzione della lastra di ghiaccio. La telecamera urta il ghiaccio frantumandolo;
· scompare la scritta "rompi il ghiaccio" e la scritta "linea calda" si sposta al centro dello schermo. Dal margine sinistro esce una linea che attraversa la scritta ed esce dal margine destro. Contemporaneamente sullo sfondo il ghiaccio si muove in modo caotico;
· qui c'è lo stacco ed inizia il secondo frame, molto simile al primo. La telecamera è distante dalla lastra di ghiaccio - integra - e subito vi penetra e la frammenta;
· lo spot si chiude con una dissolvenza al bianco.


CAPITOLO III

Intoduciamo il piano plastico con l'analisi del linguaggio verbale di questo testo. Nello spot viene sovraimpressa la scritta "rompi il ghiaccio, con la linea calda". Per capire il significato di questa frase è meglio ricorrere alla definizione di "ghiaccio" che il "Dizionario Garzanti della Lingua Italiana" dà:
ghiaccio : s.m. acqua ridotta allo stato solido per essere
stata portata alla temperatura di zero gradi.
Il lessema "ghiaccio" mantiene in tutti i suoi utilizzi il significato di "qualcosa di freddo", poiché condizione necessaria per la sua esistenza; possiamo quindi dire che "freddo" è il sema nucleare del lessema "ghiaccio". Dalla definizione si deduce inoltre che "stato solido", cioè "solidità", è un altro sema nucleare dello stesso lessema.
Nella realizzazione del semema "ghiaccio" il contesto può donare sfumature di senso - o classemi - che possiamo trovare nelle seguenti frasi:
"lastra di ghiaccio" : classema "unità" e "immobilità";
"cuore di ghiaccio"(fig.) : classema "insensibilità".
La frase "rompi il ghiaccio con la linea calda" chiama in causa i semi nucleari suddetti; questo viene palesato dalla seconda parte della frase che sta su un livello semantico differente.
Il lessema "calda" viene a qui ad opporsi al classema "freddo" di cui sopra, creando quella figura che in Retorica si può chiamare Antitesi metonimica : essa consiste in una opposizione (antitesi) tra due termini tra i quali c'è stato un trasferimento semantici. Si oppone cioè un aggettivo (S1= calda) ad un sostantivo (S2= ghiaccio) che ha per caratteristica il contrario di S1(freddo); la metonimia si realizza nell'uso di due termini che stanno a profondità semantiche diverse, cioè un lessema (S2) ed un classema(S1).
L'espressione "rompi il ghiaccio propone due differenti interpretazioni : la prima è anche la più immediata e consiste nella lettura letterale della frase. In questa fase il lettore (detto empirico) sceglie un percorso isotopico d'interpretazione che lo porta a pensare di dover rompere del ghiaccio; continuando la lettura si accorge però di essere in errore. La preposizione "con" introduce infatti un complemento di mezzo, grazie al quale dovrebbe riuscire a rompere un'ipotetica lastra di ghiaccio; finora lo spot non si è completamente esplicitato poiché è possibile che pubblicizzi un nuovo modello di picozza o qualcosa di simile. Nel proseguo della lettura viene abbandonato il percorso isotopico prima scelto, per l'incongruenza delle due frasi: è evidente che la "linea calda" non è un utensile.
A questo punto il lettore fa ricorso alla sua enciclopedia alla ricerca di un altro percorso isotopico che consenta la comprensione del messaggio nella sua totalità.
Nella seconda interpretazione il lettore empirico (LE) si rivela essere anche lettore modello, cioè in grado di capire (competente) il messaggio dello spot. Ricorre quindi all'interpretazione idiomatica della frase "rompi il ghiaccio" che, come suggerisce anche il dizionario, significa"vincere l'esitazione e iniziare una conversazione o altro".
Il percorso interpretativo del lettore empirico è naturale perché l'interpretazione letterale è la prima che si mette al vaglio, ma è anche spinto dal linguaggio visivo dello spot che sembra volerlo imbrogliare rappresentando del ghiaccio.
Ecco le due interpretazioni nello schema :


E' evidente che nelle due interpretazioni il visual ha due ruoli diversi: nella prima è strettamente denotativo (è ghiaccio in quanto ghiaccio); nella seconda il ghiaccio sta per qualcos'altro, è connotato dal percorso isotopico , affinché la lettura sia coerente.
Più avanti scopriremo di cosa il ghiaccio è connotato.


CAPITOLO IV

Prima di addentrarci nello studio del linguaggio visivo, è opportuno fare una premessa terminologica circa il concetto di spazialità per un'immagine. Riprendo la proposta di Omar Calabrese1 di individuare quattro spazialità in un quadro :


Ho ritenuto necessaria questa precisazione perché nello spot in questione risulta complesso individuare delle spazialità. Apparentemente tutto il filmato non sfrutta lo "spazio prospettico sfondato" e si risolve sul piano di superficie. Dalla telecamera è inquadrata una lastra di ghiaccio che succesivamente verrà frantumata.
Fermiamoci alla lastra ancora integra: essa giace sullo spazio superficiale. Quando però compaiono le scritte in sovraimpressione, l'ordine spaziale viene meno; questo perché S.Q. deve risultare il confine tra quadro-immagine(spf+sq+sm) e lo spazio in aggetto (S.A.),ove sta il fruitore. Le scritte spostano questo confine e diventano la parte più "esterna" del quadro. Manca quindi una dimensione spaziale entro cui collocare questo tipo di scritte 2 .
Sebbene la lastra di ghiaccio sembri essere sullo sfondo, non possiamo parlare di spazio prospettico, bensì di superficie a due strati: uno più vicino allo spazio in aggetto che accoglie le scritte , ed uno più profondo che contiene il ghiaccio.


Il modello si complica ulteriormente quando il ghiaccio viene frantumato dalla telecamera(questo movimento di macchina verrà approfondito più avanti). Succede infatti che la telecamera fisicamente posizionata tra S.Q. e S.A. procede verso S.P.F.-lo sfondo -, supera le scritte (S.Q.) che scompaiono, si infrange contro S.P. - il ghiaccio - e ci introduce in S.P.F.
In realtà il ghiaccio frantumato non è uno sfondo prospettico, ma la disomogeneità e la frammentazione ce lo fanno percepire come una superficie a localizzazione indefinita3 Il linguaggio visivo si articola secondo tre famiglie di categorie plastiche: cromatiche, topologiche, eidetiche.
Nella ricerca delle categorie cromatiche ci imbattiamo nuovamente nella distinzione figura/sfondo. Quest'ultimo raffigura il ghiaccio ed ha l'azzurro come colore predominante - seppur nelle sue sfumature naturali. Le figure, cioè le scritte, hanno due colori: il numero telefonico e la frase "rompi il ghiaccio" sono bianche. La scritta "con la linea calda" è rossa. Possiamo notare l'opposizione bicromatica azzurro/non-azzurro che riprende l'opposizione bipolare di figura/sfondo. Parlo di bicromatismo perché i colori delle scritte sono coerenti tra loro e si oppongono al ghiaccio secondo due categorie cromatiche:
- saturo vs non saturo, poiché il ghiaccio ha un colore meno denso e più tenue
- lucido vs opaco, che fan sembrare le scritte non reali, cioè senza un referente nel mondo naturale(come è di fatto).
Per quanto riguarda le categorie topologiche, le scritte si dispongono centralmente (vs laterale...e non periferico) lungo l'asse verticale. Procedendo dal basso verso l'alto troviamo il numero di telefono(144.171.171),la frase "con la linea calda" e poi la frase "rompi il ghiaccio.
Per quanto riguarda la lastra di ghiaccio, l'analisi topologica si fa più difficile, tanto da poter definire "il ghiaccio" una figura complessa.

Questo perché innanzitutto l'intero schermo è occupato dalla lastra e risulta impossibile quindi delimitarla. Per meglio chiarire questa difficoltà riprendo lo studio sullo spazio cinematografico ad opera di Casetti e Chio4 .
Tutto ciò che è compreso entro i bordi dello schermo si dice in, mentre ciò che è escluso off. Per ogni immagine "in" ci sono sei parti "off", cioè i quattro lati adiacenti lo schermo, lo spazio dietro la scenografia e lo spazio dietro la cinepresa.
Di quest'ultimo non farò supposizioni ma mi limiterò più avanti a dire che coincide con lo "spazio in aggetto". Il filmato ci dice cosa c'è dietro la "scenografia" perché dopo che il ghiaccio si frantuma, viene inquadrato ancora altro ghiaccio - dobbiamo supporre che sia una lastra di ghiaccio a spessore infinito. La cinepresa non ha movimenti orizzontali o verticali, bensì longitudinali, quindi noi non sappiamo dove finisce il ghiaccio. Lo spazio off può essere:
· non percepito - fuori dai bordi e mai richiamato
· immaginabile - evocato da qualche elemento
· definito - già usato prima
L'ultima possibilità è già stata scartata. Le altre due sono equiprobabili. Lo spazio off non è percepito e non abbiamo elementi per escludere la possibilità che la lastra di ghiaccio si estenda lateralmente all'infinito. Avviene anzi il contrario poiché lo "spazio in" non è caratterizzato da figure uniche(come per esempio una persona), bensì da figure facilmente ripetibili. Il quadro è omogeneamente irregolare e quindi potenzialmente infinito per una sorta di "inerzia del sistema". In sostanza non si può evincere se l'immagine è un'unità o un dettaglio e perde significato la distinzione tra dettaglio e frammento5 .

In secondo luogo il ghiaccio è una figura complessa perché racchiude in sé entrambi i contrari delle categorie semantiche utilizzate per descriverlo. Esso è infatti regolare e irregolare allo stesso tempo; ha forme irregolari ma che sottostanno a regole intrinseche. E' simmetrico e asimmetrico, è caotico perché regolato da un altro tipo di ordine. Risulta quindi difficile usare categorie eidetiche perché anche l'opposizione linea retta vs linea curva è presente nelle due possibilità: il ghiaccio è squadrato e arrotondato allo stesso tempo.
Il lettering permette considerazioni più semplici. Nel testo pubblicitario vengono usati due tipi di carattere6 . Per il numero telefonico e la scritta "rompi il ghiaccio" è usato un carattere grosso, molto spesso e a metà tra retto e curvilineo: il colore è bianco.
Per la scritta "con la linea calda" è stato impiegato un tipo di corsivo più sottile, arrotondato e di colore rosso. Questa antitesi plastica mostra la validità delle considerazioni fatte nel capitolo III e mostra come il piano del contenuto si manifesta.
La scelta cromatica non è casuale: "linea calda" è scritta in rosso perché rosso e caldo sono caratteristiche del lessema "fuoco" e quindi accomunabili. Il bianco delle altre scritte è stato preferito al più ovvio azzurro del ghiaccio per motivi di leggibilità visiva (per far risaltare la scritta). Il bianco si dimostra comunque adatto per il collegamento che ha con la neve, che a sua volta è in rapporto di contiguità con il ghiaccio.
Giunti a questo punto mi sembra doveroso approfondire lo studio dello spot con una digressione sulle categorie cinesiche. Mi sembra importante studiare i movimenti nel testo pubblicitario perché risultano significativi, sia per quanto riguarda la sintassi filmica(e analisi semionarrativa ampiamente trattata nel cap.v), sia per la figurativizzazione7 .
Cominciamo con delle considerazioni tecniche riguardo alla sintassi filmica. Possiamo subito individuare l'opposizione profilmico / di macchina che definisce la mobilità delle inquadrature . Questa categoria corrisponde ai contrari movimento nell'immagine / movimento dell'immagine: il primo si riferisce ad uno spostamento della realtà rappresentata, mentre il secondo indica movimento della rappresentazione, cioè della cinepresa. Nello spot analizzato abbiamo un movimento di macchina che avviene lungo l'asse longitudinale, in direzione dell'oggetto rappresentato. Lo spostamento suddetto può essere apparente (se consiste in una zoommata) o reale(se avviene lungo un carrello).In entrambi i casi sono necessari considerazioni di due tipi.
La prima riguarda lo spazio in aggetto precedentemente descritto e il suo rapporto con il "quadro". A mio avviso tra lo spazio superficiale e lo spazio in aggetto c'è un legame rigido. Questo significa che la zoommata, o movimento di carrello, trascina longitudinalmente tutto S.A. e con esso quello che chiameremo più avanti l'enunciatario. Ciò avviene per la sovrapposizione di due ruoli che la cinepresa può avere. Da una parte la soggettiva e dall'altra l'oggettiva. Quest'ultima vuole che la cinepresa sia un occhio esterno alla rappresentazione, mentre la soggettiva attua un cambio di punto di vista, identificandosi con una figura rappresentata. Il passaggio oggettiva®soggettiva avviene nel momento di trasformazione della telecamera da una situazione statica ad una dinamica. Dal momento che nello spazio in (spazio rappresentabile) non c'è alcuna figura - abbiamo infatti una lastra di ghiaccio fermo -la soggettiva viene attibuita proprio all'enunciatario, a colui che sta fruendo del testo pubblicitario. La seconda considerazione precedentemente annunciata riguarda il passaggio della cinepresa dallo stato dinamico a quello statico. Quando essa cioè si infrange contro il ghiaccio. Se non ci fosse stato passaggio da oggettiva a soggettiva, sarebbe stato un paradosso filmico poiché la telecamera è un occhio esterno che è considerato fisicamente assente8 .
In questo caso però la ripresa in soggettiva risulta originale e coerente con la discorsivizzazione in atto nei confronti dell'enunciatario/attore.
Avevo annunciato che avrei utilizzato delle categorie cinesiche per cui evidenziare il processo di figurativizzazione che si instaura nei confronti della rappresentazione del ghiaccio. Mi sto riferendo alle inquadrature che raffigurano la lastra frantumata . Questo argomento verrà ripreso anche nel cap v (linguaggio auditivo) ed è stato introdotto nel precedente cap III. Per comodità d'esposizione, ripropongo lo schema che descrive le due accezioni della frase "rompi il ghiaccio":


I due percorsi isotopici devono essere coerenti al loro interno. Nel primo(int. lett) abbiamo la frase "rompi il ghiaccio" e la rappresentazione di un po' di ghiaccio: coerente. Nel secondo (int. idiom.) c'è coerenza tra la scritta "rompi il ghiaccio" e la scritta "con la linea calda", ma apparentemente non con la rappresentazione del ghiaccio. Voglio dimostrare che la coerenza interna di quest'ultima è totale.
Innanzitutto bisogna dire che si sente il bisogno di coerenza per una sorta di inerzia del sistema (l'isotopia è una necessità). Il secondo passo consiste nel far riferimento alla psicologia della forma9 . Questa Scuola studia la percezione e in particolare la percezione delle figure in rapporto allo sfondo. A noi serve il principio che regola la percezione di un oggetto in movimento: l'occhio infatti percepisce lo scarto tra oggetti che si sviluppano lungo l'asse staticità vs dinamicità. Questo evidenziarsi dallo sfondo eleva gli oggetti a figure, cioè a unità discrete della rappresentazione, unità a sé stanti e indipendenti.
Il terzo ed ultimo passaggio si rifà al passato degli studi cinesici. Una precisazione è d'obbligo: a differenza del linguaggio verbale in cui sono identificabili unità discrete, il linguaggio cinesico è costituito da unità graduali(che non si oppongono ma sfumano).
Abbiamo quindi due categorie semantiche:

Da ciò si deduce come sia poco adatto un approccio strutturale.
I segni che costituiscono i movimenti/gesti possono essere chiamati gestemi. Essi subiscono la divisione che Peirce fece dei segni, cioè in arbitrari(simboli), iconici(icone),intrinseci(indici). Quelli che ci interessano sono le icone che hanno la caratteristica di somigliare a ciò che significano.
E' mia intenzione dimostrare che i pezzi di ghiaccio, muovendosi, sono eletti a figure, interagiscono (tra loro) e diventano portatori di segni iconici. Essi infatti si spostano lungo l'asse ravvicinato/distanziato della prossemica10 , toccandosi, sfiorandosi e separandosi. Questi movimenti a mio avviso possono essere catalogati come segni cinesici ostentatori di affetti11 .
Riassumendo possiamo dire che nel testo è successo questo:
1. viene creato un significato del ghiaccio che non viene espresso;
2. il sonoro è la voce di una donna che rivolge ad un uomo, il che attribuisce una marca di umanità allo spot(cap v);
3. Dal momento che i "frammenti" di ghiaccio si muovono, li individuo come figure (potremmo dire attori) che possono sopperire al bisogno di corporeità, antropomorfizzandosi. Questo è facilitato dalla tipologia e lentezza dei movimenti: quasi delle carezze che li fanno entrare nella classe degli ostentatori di affetti.


Mi rendo conto che questo discorso non ha validità dimostrativa, ma quel che vorrei sottolineare è il bisogno di corpo che vige in questo spot. Nel prossimo capitolo riprenderò da un altro punto di vista la tensione che si viene a creare nel testo pubblicitario. Una tensione dovuta alla allusione alla corporeità, che però viene omessa e, in quanto palesemente assente, risulta presente. Il mio ragionamento si basa sulle modalità di imitazione/simulazione di un oggetto; ho ritenuto importante considerare simulazione non solo la somiglianza plastica, ma anche la possibilità di rimandare a qualcos'altro con codici cinesici e sonori.


CAPITOLO V

Dopo aver analizzato il linguaggio verbale e visivo, non ci rimane che concentrarci sul linguaggio auditivo . Nella descrizione dei codici sonori di un filmato bisogna tener conto della distinzione tra i contradditori suono diegetico vs suono non-diegetico.
Il suono diegetico ha la caratteristica di avere la fonte che è stata inquadrata almeno una volta. Questo poi può essere onscreen oppure offscreen in base alla presenza o assenza della fonte nell'inquadratura.
I suoni presenti nello spot sono di due tipi: il primo è dato da del rumore di vento e dal rumore del ghiaccio che si infrange; il secondo è una voce. Chiamiamo il primo non-diegetico e diciamo che ha un ruolo introduttivo allo spot perché ci fa capire in quale situazione ci troviamo. Trasmette l'idea di una località artica. Questo rumore attiva uno scambio di informazioni tra il sonoro e il visual raffigurante il ghiaccio(che potrebbe essere in un bicchiere per rinfrescare una bibita gassata). Grazie a questa comunicazione di informazioni, si può definire questo tipo di sonoro non tanto rumore contestuale , quanto rumore co-testuale. Il secondo rumore che si sente corrisponde allo scontro tra cinepresa e lastra di ghiaccio. Questo è diegetico onscreen esteriore1 . Anticipo l'argomento del prossimo capitolo per sottolineare la modalità di rottura del ghiaccio. Essa non è fulminea e quindi non produce un rumore secco e veloce, bensì si prolunga nel tempo. Si può ricondurre questa dilatazione temporale a due fattori. Il primo è strettamente denotativo e rivela la naturale resistenza che il ghiaccio esercita contro la forza che tenta di spaccarlo. Il secondo mira a trasmettere detensione, il ritorno allo stato di quiete2 .
L'ultimo suono che sentiamo è la voce che recita la frase "rompi il ghiaccio con la linea calda , 144.171.171". Questa voce è non-diegetica e quindi viene definita over .
Essa è innanzitutto femminile e con un chiaro tono sensuale .
La voce over è importante per completare la dimostrazione della presenza di "corpo" nelle immagini. Qui troviamo una situazione simile a quella avuta nel capitolo III.


Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una apparente incoerenza. Una voce femminile comunica sensualità e fisicità destinata ad un pubblico umano e precisamente di uomini.
A questo punto mi sembra doveroso ammettere che tra "ghiaccio" e "uomo" si sia instaurato un nesso. Per la precisione il lessema ghiaccio è stato connotato del sema "fisicità umana" che voce femminile ed enunciatario hanno in comune.
Si ottiene quindi :



CAPITOLO VI

Per poter comprendere la struttura del testo pubblicitario è necessario fare un'analisi semio-narrativa dello spot. Innanzitutto alcune notazioni tecniche; come ho già detto lo spot consta di sequenze praticamente identiche. La ripresa di due scene molto simili prende il nome di frequenza ripetitiva1 : il montaggio di queste si chiama découpage2 , cioè accostamento di immagini che trattano la stessa situazione e che sono quindi in rapporto di analogia.
In queste immagini lo scorrimento del tempo è lineare, detto anche vettoriale progressivo. Abbiamo quindi :


Dopo questa digressione, riprendiamo ancora una volta la frase "rompi il ghiaccio con la linea calda". Il verbo "rompi" è all'imperativo, si riferisce direttamente al "lettore" e propone un'azione (rompi il ghiaccio) tramite un mezzo(con la linea calda).
Con la semiotica narrativa possiamo trasformare questa frase nel modo mostrato nello schema. Chiamiamo S il lettore, cioè l'enunciatario che qui diventa attante; chiamiamo O ciò che il ghiaccio impedisce di raggiungere (es. una donna ).
EN1(F) ( S -> O ) Enunciato di trasformazione che porta S a congiungersi a O.
EN1 consta però di due EN(E) o meglio del passaggio da uno stato iniziale ad uno finale. Quindi :
EN(F):
[ EN2(E) (S u O)] -> [ EN2(E) (S ^ O) ]
Questo tipo di trasformazione si dice congiuntiva perché termina con (S ^ O) .
Dal momento che O è desiderato da S, possiamo dire che O viene assiologizzato e acquista una "valenza positiva" lungo l'articolazione della categoria timica(euforia vs disforia). In questo spot l'enunciatore si pone come aiutante di S che è l'enunciatario(prova qualificante in cui S-O); grazie a questo, S sconfigge l'opponente(S2) ghiaccio (prova decisiva in cui S u O) e si congiunge con Ov ( prova glorificante in cui S ^ O).
Il destinatario si trova così investito di un Programma Narrativo.


La modalizzazione avviene quindi nelle quattro fasi:
- contratto, in questo caso "esplicito", in cui il destinante fa-fare (manipolazione)al destinatario ("usa il mio aiutante e avrai il tuo ov");
- competenza, essere del fare ("non puoi rompere il ghiaccio senza la linea calda");
- performanza, far essere ® cambio di stato ("rompi il ghiaccio");
- sanzione, essere dell'essere ® "congiunto a ov sarai felice".

La pubblicità è quindi una promessa ed una dimostrazione della efficacia della "linea calda". Ben due volte viene infatti dimostrata la facilità con la quale si può rompere il ghiaccio usando la linea calda tramite la ripetizione di due sequenze identiche.



CAPITOLO VII

In questo capitolo analizzerò nuovamente lo spot per esprimere un giudizio estetico sullo stesso. L'impresa si rivela subito ardua perché in passato sono stati elaborati modelli di analisi estetica, ma applicati alla pittura; usarli per studiare il Cinema richiede rielaborazione. Per la pubblicità bisogna crearli.
Innanzitutto bisogna ridurre il campo d'interesse, evidenziando quali tipi di pubblicità hanno pretese estetiche e quali no. Propongo al riguardo di catalogare gli spot utilizzando due categorie semantiche:

digitale vs analogico

informativo vs seducente


La prima coppia di contrari fa riferimento alla presenza di un testo verbale e un testo visivo. Quando in uno spot hanno più importanza le parole che le immagini, si parlerà di messaggio digitale. Nella situazione contraria avremo un messaggio analogico.
Informativo e seducente non sono contrari. Sono stati arbitrariamente messi in opposizione da me. Sono in realtà la conseguenza dell'opposizione razionale vs emotivo e emisfero sinistro vs emisfero destro, a cui una pubblicità può rivolgersi. Se fa appello alla razionalità delle persone, un messaggio tenta di convincere con informazioni , mentre se tenta di suscitare emozioni, si può parlare di seduzione.
Prese singolarmente queste opposizioni non ci sono di grande aiuto: proviamo allora a incrociarle1 .

Escludo dall'articolazione delle categorie i rispettivi contradditori e ottengo

A questo punto esamino le combinazioni di termini indicando per ognuno dei termini complessi una "valenza estetica", cioè la capacità di trasmettere canoni estetici e di proporsi come portatrice di essi. Li rappresento con i simboli [- -];[-];[+];[++].

Questo grafo serve, nelle intenzioni, ad indicare l'intensità estetica di uno spot. Essa può essere positiva o negativa. Per capire l'identità dei termini complessi disposti lungo l'asse verticale, prendo ad esempio il [non cattivo]. In questo settore faccio rientrare lo spot fin qui analizzato. Per capire la valenza estetica del testo pubblicitario dobbiamo immaginare un segmento in cui i vari punti segnano il passaggio dal "buono" al "cattivo". Assumiamo M come punto medio. Troviamo così le gradazioni di valenza come si vede nello schema .

Se rapportiamo questa digressione all'oggetto di questo scritto, vediamo come lo spot è un "non-cattivo" comunicatore di valori estetici. Non ne è privo perché infatti presenta un originale utilizzo delle riprese ed un allusivo utilizzo della parola. Sicuramente questo è troppo poco per essere considerato "buono", il che richiede una maggiore ricercatezza stilistica e un allusione ben più sottile che permetta quasi il completo distacco discorsivo del prodotto .
Giunti a questo punto abbiamo determinato un modello per individuare la capacità di un messaggio pubblicitario di esprimere valori estetici: non ci resta che individuare due poli entro cui catalogare gli spot. Faccio ancora una volta riferimento all'ormai indispensabile "Analisi del film" di Casetti e Chio. In questo libro i due attori individuano i poli suddetti nell'opposizione classico vs barocco .
Propongono inoltre due categorie di analisi dei filmati, che sono:

Neutro vs Marcato

Omogeneo vs Eterogeneo

Queste si riferiscono a tutte le scelte che si devono fare nel girare un film, cioè la storia, gli attori, le riprese, il montaggio, il tempo cinematografico,etc.
Le due categorie si intersecano con l'opposizione classico/barocco, come si vede sotto:

Classico || Barocco
omogeneo || omogeneo
neutro || marcato

Viene inoltre identificata un terzo stile detto "moderno" che risulta dalla negazione dei primi due. Avremo quindi:

Moderno - eterogeneo -neutro e marcato

Vengono a delinearsi così tre stili:
1. Classico - ove le scelte sono medie e coerenti; c'è equilibrio espressivo e funzionalità comunicativa. Le immagini sono centrate e i richiami al "fuori campo" sono limitati.
2. Barocco - ove vengono fatte opzioni estreme e radicali. Sono accostate immagini piatte ed immagini profonde. La luce non è naturale e omogenea, ma compare per squarci. Può esserci staticità e dinamismo nella stessa inquadratura.
3. Moderno - in cui non c'è prevedibilità. Vengono esasperati i punti di vista nella loro parzialità. C'è decentramento delle figure e il richiamo al fuori campo non è raro.
Queste considerazioni non mi sono però utili per un'analisi che parta dal testo.
Devo tornare al momento della comparsa di questi due termini per individuarne le unità discrete riconoscibili. Mi imbatto però subito in un problema: la distinzione tra Classico e Barocco nelle arti figurative trova migliore applicazione nella pittura, mentre io devo studiare un filmato. Sono quindi costretto a considerare il filmato come una limitata successione di immagini fisse(come quadri) e successivamente rapportare alcune categorie al tipo di montaggio filmico.
Storicamente Classico e Barocco furono confrontati da Wolfflin che per primo considerò il secondo come categoria storica assoluta.
Egli individuò cinque modi fondamentali di rappresentazione secondo gli schemi della pura visibilità:

1. lineare vs pittorico
2. visione di superficie vs profondità
3. forma aperta vs forma chiusa
4. molteplicità vs unità
5. chiarezza assoluta vs chiarezza relativa

Per comprendere questi cinque modi di rappresentazione è necessario individuare il nesso che li accomuna. Tutti esprimono caratteristiche della modalità in cui le figure si fanno percepire dall'occhio. Possiamo riassumere lo stile classico come rappresentazione nitida, marcata, finita nei suoi limiti, chiara e molteplice poiché riconoscibili le sue unità costituenti. Il barocco al contrario si propone come negazione delle stesse, dandoci perciò un "quadro" più sfumato, indefinito, formato da un tutt'uno plastico in cui le parti sono irriconoscibili.
Rimane tuttavia il problema di come trasporre queste caratteristiche ad un filmato. La soluzione si trova se ci si sofferma sulle variabili che marcano una fotografia. Ricordo infatti che per scattare una fotografia bisogna considerare questi fattori:

- luminosità
- messa a fuoco
- apertura diaframma/tempo d'esposizione .

Queste sono le variabili che consentono di trasmettere quello che in pittura fa il tratto.

Otteniamo quindi:

Per rientrare in uno dei due stili, un filmato(come un quadro) deve presentare tutte le caratteristiche dell'uno o dell'altro stile. Se questo non avviene lo inscriviamo nello stile moderno (poiché marcato da eterogeneità). Nella classificazione di un filmato è importante anche considerare il ruolo della messa in serie(o montaggio). Certo risulta difficile in questa sede fare una casistica delle varie possibilità espressive perché in realtà il montaggio interagisce con la realtà rappresentata. Possiamo dire però che le scelte tecniche devono rispecchiare l'articolazione delle categorie neutro vs marcato e omogeneo vs eterogeneo sopracitate. A titolo d'esempio immaginiamo di trovarci di fronte ad un filmato che ha una messa in serie comune, poco originale, privo di intrecci temporali(cioè lineare): lo potremmo definire classico.
Alla luce delle ultime considerazioni, appare possibile definire "classico" lo spot analizzato. Questo perché per come è costruito rientra nella media ed è coerente; C'è sì un utilizzo originale della cinepresa ma non è estremizzato. In realtà come ho già detto all'inizio del capitolo, questa pubblicità non si propone come portatrice di valori estetici, o per lo meno, solo in parte. A mio avviso il testo in questione non è propriamente adatto a essere considerato esteticamente; ben più importante è aver tentato di costruire un modello d'analisi applicabile ai filmati pubblicitari.

CAPITOLO VIII

Siamo ormai giunti alla fine di questa analisi ed è ora di evidenziare i risvolti sociali di questo messaggio pubblicitario. Questo spot promette la conoscenza di persone con le quali condividere esperienze di vario tipo.
Integrandosi nell'ampio mercato delle linee telefoniche di intrattenimento, il testo analizzato rivela una situazione inquietante della nostra società. Evidenzia infatti le difficoltà che le persone riscontrano nella comunicazione interpersonale. Possiamo riscontrare due problematiche: una consiste nel venir a contatto con nuova gente, il che risulta sempre più difficile. Questo perché spesso si usano le istituzioni di appartenenza come "vivaio" di amicizie: in realtà non ci sono occasioni di conoscere gente se non all'interno di scuole, al lavoro o nel proprio rione. Quando queste possibilità non sono sfruttabili, viene a ergersi un muro tra le persone, una lastra di ghiaccio che gela ogni possibile contatto.
La seconda problematica consiste nell'incapacità di trattare con le persone quando ci si trova faccia a faccia. Sono convinto infatti che molti utenti di questi servizi non hanno intenzione, laddove possibile, di incontrare chi sta all'altro capo del filo. Molte volte ciò non è neanche concesso ed il rapporto si realizza nella totale virtualità. Pare così incomprensibile il successo che i suddetti servizi riscuotono.
Evidentemente l'utilizzo di questi mezzi comunicativi è sintomo di problemi psicologici non trascurabili. A molta gente risulta difficile accettarsi per quel che si è e quindi farsi accettare dagli altri. Sebbene queste problematiche siano facilmente attribuibili a tutti noi, non posso che condannare il rifugio in una comunicazione asettica e incolore, quale quella telefonica. Al giorno d'oggi comunicare appare tanto indispensabile quanto difficile.


BIBLIOGRAFIA

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