MARIO FINAZZI

Nato nel 1905, è stato una grande animatore della fotografia italiana fin dagli anni Quaranta e in occasione dell’edizione del volume “Otto fotografi italiani d’oggi”, è presentato dai suoi amici, come fotografo dalle qualità interpretative del soggetto, il quale viene tradotto fotograficamente con un potente chiaroscuro che sottolinea il suo vigore espressivo. Allievo di Enrico Lattuada che lo guidò verso il processo interpretativo del soggetto, nel 1930 inizia la sua attività fotografica e già con la foto del maestro di Sci Leo Gasperi, Finazzi dimostra  l’adeguamento dei mezzi tecnici all’immagine estetica. 

Dal 1930 al 1940 va a fondo nelle esperienze tecniche al bromolio, carbone, gomma bicromata, fresson, separazione dei toni, viraggi. Tra il 1938 e il 1943 è attratto dalla vita, subendo l’influenza del cinema francese e si accosta così ad un realismo ante litteram che produrrà immagini come “il mio caro amico Tom”(1940), “Lago” (1941), “Ritratto di Marocchina” (1941), “Sonia” (1942). In seguito si avvicina al surrealismo tentando diversi modi d’astrazione; è il caso di “Bottiglie” (1943), “Tondelli” (1945) e si dedica alla solarizzazione, o meglio all’effetto Sabatier che, secondo Finazzi, rappresentava la scelta di una tecnica funzionale all’espressione che lo porta a trovare l’identità fra l’intuizione e il mezzo meccanico «indispensabile per esprimersi liberamente».

Sebbene sono le solarizzazioni che lo fanno conoscere a livello internazionale, egli dice, dopo che furono maggiormente apprezzate all’estero, in particolar modo dal Groupe des Quinze e soprattutto da Masclet, non che dal gruppo Fotoform del dr. Steinert, che queste «non sono tutto» e si orienta ancora una volta verso la fotografia neorealista. B. Morucchio però rivela una differenza d’impostazione tra il primo realismo; quello del ’38 – 43’ con quello del 1954. In quest’ultimo periodo egli vede una ricerca dell’oggetto in funzione alla sua sensibilità, mentre in quello precedente rivela una maggiore attenzione alla realtà in funzione della sua psicologia. Va sottolineato che M. Finazzi in entrambi due i suoi periodi neorealisti, si oppose vivamente alle immagini orientate solo verso la cronaca a discapito della liricità poetica.