Nasce a Luogo di Romagna il 15 gennaio 1901.

«Libertà e invenzione nell’impiego dei bianchi e dei neri», così N. Pozza apre la presentazione della mostra tenutasi a Vicenza nel 1959 presso la Casa del Palladio, a quattro anni dall’esposizione del “Misa”. 

In occasione della sua prima esposizione presso la “Galleria Calibano” nel 1955 L. Magagnato parlò di libertà, «valori astratti» e «di pittura astratta», nominando Kokoschka e Vedova per la pittura e Pabst e Karsh per il campo fotografico. Pozza poi continua aggiungendo che nelle opere di Bulzacchi è possibile scorgere senza operare forzature la pittura di Mirò, per la scoperta di certi graffiti su alcuni muri, o Picasso per quella sua capacità di deformare. Emerge quindi, da questa breve presentazione, un fotografo estremamente versatile capace di catturare immagini e tradurle secondo una propria logica utilizzando al meglio le possibilità tecniche che gli sono fornite dalla sua Hasslblad e Rolleiflex e dai relativi obiettivi, i quali sono impiegati, assieme ad altri fattori tecnici, allo scopo di stupire l’osservatore. 

E’ questo il caso delle opere che vanno sotto il nome di “White Line”, realizzate nel corso del 1955/’58, nome che identifica chiaramente la resa fotografica. Questa è tesa a creare forti contrasti di bianchi su uno sfondo scuro, effetto  ottenuto calcolando il tutto in funzione d’essi, e lasciando sottoesposto il resto. Questa padronanza del mezzo tecnico, è frutto di un lungo periodo sperimentale che vede Bulzacchi già attivo fin dal 1918. Nel 1942, due sue fotografie sono pubblicate sul Foto Annuario, e l’anno successivo ne sono pubblicate tre. Partecipa a pochi concorsi, mentre più frequentemente è invitato a far parte di Giurie Nazionali. Per le sue qualità di tecnico e di chimico collaborò con A. Ornano.  

Il suo allievo Placido Barbieri ricorda di aver utilizzato per moltissimo tempo formule per lo sviluppo e la stampa da lui inventate.