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(www.promiseland.it) Oggi,
perfino le riserve di acqua dolce del pianeta sono minacciate dalla combinazione
di siccità, eccesso di coltivazione e pascolo.
In Africa orientale, le falde acquifere sono scese a profondità tali per cui
nella regione si prevedono gravi carenze già a partire da questo decennio.
Sorte analoga toccherà ai cinque paesi africani che si affacciano sul
Mediterraneo. Le falde acquifere del Messico stanno precipitando rapidamente L’acqua
dolce, un tempo considerata una
risorsa praticamente inestinguibile, sta
diventando scarsa in molte aree del pianeta. Fra il 1940 e il 1980, a
livello mondiale, l’uso di acqua è raddoppiato, in gran parte per soddisfare
i bisogni di una popolazione umana in rapida crescita. Il 70 per cento di tutta
l’acqua consumata è destinata all’agricoltura: alla coltivazione di
alimenti umani e animali. Oggi, il 15 per cento delle terre agricole nel mondo
– circa 270 milioni di ettari – viene irrigato, con un consumo complessivo
annuo di quasi 4000 miliardi di metri cubi d’acqua l’anno. Si prevede che
fra breve il fabbisogno d’acqua per irrigazioni agricole aumenti fra il 25 e
il 30 per cento. Negli Stati Uniti, soprattutto negli stati dell’Ovest, la
carenza di acqua dolce è a livelli critici, con
un consumo che eccede del 25 per cento la capacità di rigenerazione.
Sebbene gli americani si stiano rendendo conto del problema che investe la parte
occidentale del paese, sono inconsapevoli del ruolo
che l’allevamento di bovini e di altro bestiame ha nell’abbassamento delle
falde acquifere. Quasi
metà dell’acqua consumata negli Stati Uniti è destinata alle coltivazioni di
alimenti per bovini e altro bestiame.
Per produrre un chilo di carne di bovino allevato a cereali sono necessari
centinaia di litri d’acqua, che servono all’irrigazione della terra su cui
vengono coltivati i foraggi. L’economista Frances Morre Lappé nota che “l’acqua
utilizzata per produrre cinque chilogrammi di carne bovina, equivale al consumo
domestico complessivo della [mia] famiglia in un anno”. Ricorre a una
metafora il giornalista di “Newsweek”, quando scrive: “Nell’acqua
necessaria per dissetare un manzo di 450 chili si potrebbe far galleggiare un
incrociatore”. Secondo David Pimentel, produrre
un chilogrammo di proteine animali richiede quindici volte più acqua di quella
necessaria per produrre la stessa quantità di proteine vegetali. Oggi, gran
parte dell’acqua dolce disponibile in Nordamerica viene utilizzata per la
coltivazione di cereali destinati all’alimentazione animale: il risultato è
che le falde acquifere del Midwest e delle Grandi Pianure si stanno rapidamente
esaurendo, e che la carenza sta rapidamente cambiando le modalità di utilizzo
dell’acqua nei settori industriali, commerciali e domestici. E’ già
accaduto che, nella zona occidentale del paese, alcune città e quartieri
residenziali abbiano subito razionamenti di acqua, con forti limitazioni
all’uso domestico e industriale. Di rado, però, i consumatori sono informati
del fatto che il divieto di innaffiare prati, lavare automobili e utilizzare
acqua per scopi di non immediata necessità, è dovuto alle enormi
quantità di acqua pompate per far crescere i cereali destinati
all’alimentazione di bovini e di altro bestiame. Quasi la metà dei
bovini allevati a cereali negli Stati Uniti vengono cresciuti in stati del West
o del Midwest, che attingono ad un’unica falda. La
falda Ogallala è una delle più grandi riserve sotterranee d’acqua al mondo:
si estende dal Texas al South Dakota, attraverso otto stati, coprendo un’area
tre volte superiore a quella dello stato di New York. Oggi, gli agricoltori
attingono dalla falda Ogallala una quantità d’acqua superiore a quella che
scorre annualmente nel fiume Colorado. Gran parte di quest’acqua è pompata
dagli stati cerealicoli, per irrigare la terra su cui crescono i cereali
destinati ai milioni di bovini allevati nelle praterie del West e nelle stalle
d’ingrasso del Midwest. Negli ultimi quarant’anni sono stati prelevati, da
questa riserva sostanzialmente non rinnovabile, circa 480 chilometri cubi
d’acqua. Gli idrogeologi stimano che la falda sia già dimezzata in Kansas,
Texas e New Mexico. In Texas, un quarto dell’acqua presente nel sottosuolo è
già stata utilizzata e, nella parte settentrionale dello stato, molti pozzi in
cui sono prevalenti le coltivazioni intensive di sorgo destinato
all’alimentazione bovina, si stanno esaurendo. Il livello delle falde acquifere è ormai così basso che lo U.S.
Department of Agricolture prevede che in meno di quarant’anni le aree irrigue
delle Grandi Pianure “si debbano ridurre del 30 per cento”. In California, dove il
42 per cento di acqua dolce è destinata all’irrigazione di cereali bovini per
alimentazione animale e all’abbeveraggio di bovini e altro bestiame, le
falde acquifere sono scese così in profondità che si registrano fenomeni di
subsidenza: circa 13.000 metri quadrati nella San Joaquin Valley sono
sprofondati, in alcuni punti di quasi dieci metri. Dalle falde della San Joaquin
Valley viene attinta acqua a “un ritmo che supera la capacità di
rigenerazione di 2000 miliardi di litri all’anno”. Gli allevatori del West
hanno a lungo goduto del privilegio di accedere alle risorse idriche locali. Nei
primi tempi, essi fecero in modo di costruire i propri recinti vicino a fiumi e
torrenti, per soddisfare il bisogno d’acqua della mandria. Il controllo sui
“diritti d’acqua” ha contribuito a garantire agli allevatori il potere
politico ed economico necessario per dettare condizioni sull’uso dei territori
vergini. Oggi, numerosi torrenti e fiumi che attraversano le praterie sono
ridotti a rigagnoli, o completamente disseccati, a
causa dell’eccesso di pascolo, dell’erosione del suolo e della
desertificazione. Sfortunatamente, le attuali
normative tributarie federali incentivano agricoltori e allevatori a pompare
sempre più acqua dalla falda acquifera sotterranea. In New Mexico, Texas e
Kansas, il proprietario di un terreno ha diritto di sfruttamento totale della
falda acquifera sottostante, per compensare “il fatto che i costi di pompaggio
aumentano con l’abbassamento del livello di trivellazione per raggiungere la
falda”. Anche il costo d’acquisto degli utensili di trivellazione e
pompaggio è deducibile dal reddito imponibile: negli Stati Uniti, la metà del
costo di realizzazione di impianti di irrigazione è stato sopportato dal
governo federale che, in effetti, ha sussidiato agricoltori e allevatori con
fondi pubblici. Negli ultimi novant’anni,
il governo federale ha sponsorizzato “trentadue progetti di irrigazione in
diciassette stati del West, dove il 20 per cento dei terreni agricoli sono ora
irrigati grazie al contributo del governo federale”. Lappé riferisce di uno
di questi progetti, nei pressi di Pueblo, Colorado, finanziato dal governo
federale con 500 milioni di dollari, finalizzato a un piano di irrigazione a
favore dei coltivatori di sorgo, mais ed erba medica destinati
all’alimentazione animale. Il GAO calcola che il costo idrico di queste
coltivazioni sia prossimo a 54 centesimi di dollaro per acre-foot, anche se
l’onere per gli agricoltori è di soli 7 centesimi per acre-foot. Nello Utah,
gli agricoltori pagano 18 dollari per acre-foot per l’acqua proveniente dal
Bonneville Water Project, mentre il governo federale per garantire l’acqua
sostiene un onere di 306 dollari per acre-foot. Spesso, secondo analisi ufficiali del governo, il valore di mercato del mangime
prodotto è inferiore al costo sostenuto dalle casse federali per fornire acqua.
Molti agricoltori e
allevatori hanno fatto fortuna traendo il massimo beneficio dai sussidi federali
ai progetti di irrigazione. Oggi, secondo Lappé, un quarto delle terre irrigate
grazie a progetti sussidiati dal governo federale appartiene solo al 2 per cento
dei proprietari terrieri. Il Congresso degli Stati Uniti stima che nel West i
sussidi federali destinati a progetti di irrigazione ammontino a 2,2 miliardi di
dollari; fra 500 milioni e 1 miliardo di dollari sono destinati prevalentemente
a coltivatori di fibre vegetali e di cereali per alimentazione animale. Nella
sola California, più di 6 milioni di ettari irrigati con acque interessate da
sussidi federali sono controllati illegalmente da potentati industriali e
familiari. Analizzando l’effetto dei sussidi all’irrigazione
sull’allevamento nelle regioni occidentali degli Stati Uniti, l’economista
David Fields, della Cornell University, ha dato voce alle preoccupazioni di
molti: “Secondo una relazione del
General Accounting Office, la Rand Corporation e il Water Resources Council
hanno chiarito bene quanto i sussidi all’irrigazione a favore dei produttori
di bestiame siano economicamente controproducenti… le attuali pratiche di
utilizzo delle acque minacciano di minare alla base l’economia di tutti gli
stati della regione.” I
bovini sono anche causa di un altro problema ambientale legato alle acque:
infatti, ogni anno producono quasi un miliardo di tonnellate di rifiuti
organici, la maggior parte dei quali, almeno negli Stati Uniti, si riversano sul
terreno e penetrano nella falda, inquinando pozzi, fiumi e lagi del paese. Il
geografo alimentare Georg Borgstrom stima che, in America, una quantità di
agenti inquinanti, doppia rispetto all’intero settore industriale, sia
ascrivibile ai bovini e ad altro bestiame d’allevamento. Gli allevamenti intensivi
sono una pericolosa fonte di inquinamento organico, responsabile di circa la metà
degli inquinanti organici tossici rilevati nell’acqua dolce. Il manzo
d’allevamento medio produce ogni giorno più di 20 chilogrammi di sterco: in
un allevamento medio ci sono 10.000 capi, per un totale di 200 tonnellate di
sterco al giorno. Per inquadrare il problema nella giusta prospettiva, le scorie
organiche prodotte dall’allevamento medio sono equivalenti a quelle prodotte
da un insediamento umano di 110.000 abitanti. L’azoto dello sterco bovino si
trasforma in ammoniaca e nitrati, si
sparge sul terreno e percola nella falda acquifera o nell’acqua di superficie,
inquinando pozzi, fiumi e torrenti, contaminando l’acqua potabile e uccidendo
la fauna ittica. Con
la crescita della domanda di carne bovina fra i consumatori benestanti delle
nazioni industrializzate, la
disponibilità di acqua dolce pura, in tutto il mondo, potrebbe ridursi
drasticamente. La carenza di acqua dolce e la contaminazione delle acque di
superficie stanno già creando non poche tensioni fra paesi che condividono
corsi d’acqua, ma anche all’interno di singoli paesi, fra le diverse forze
sociali che, a diverso titolo, reclamano la propria quota di risorse. Testo di Jeremy Rifkin Traduzione di Paolo
Canton Tratto dal libro: ”Ecocidio,
ascesa e caduta della cultura della carne” Mondadori, 2001 Nel testo originale sono
presenti numerose note esplicative. Jeremy Rifkin, presidente
della Foundation on Economic Trends di Washington, insegna alla Wharton School
of Finance and Commerce, dove tiene i corsi dell’Executive Education Program
sul rapporto fra l’evoluzione della scienza e della tecnologia e lo sviluppo
economico, l’ambiente e la cultura. Per un approfondimento delle
problematiche etiche, ecologiche, salutistiche, sociali ed economiche legate al
consumo della carne: www.saicosamangi.info |
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