INTEGRATORI ALIMENTARI: SI O NO?

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Moltissime persone fanno uso quotidiano o saltuario di integratori alimentari, mentre altrettante persone si chiedono se effettivamente servano questi supplementi vitaminici in un’era in cui esiste un’abbondanza di cibo.

Abbiamo veramente bisogno di queste aggiunte alla nostra dieta?

Per capirlo vediamo di analizzare l’effettiva qualità/quantità di vitamine, minerali, enzimi ed aminoacidi che ci vengono forniti attraverso l’alimentazione. Tralasceremo dall’articolo le considerazioni sugli elementi esterni (come smog, fumo, ecc.) che contribuiscono a distruggere buona parte delle nostre riserve, aumentando quindi il nostro fabbisogno.

I campi dove vengono seminate frutta, verdura e cereali, sono sempre più poveri e depauperati: il vecchio tradizionale sistema in cui si usava ruotare i campi per far si che le singole culture prelevassero un nutrimento diverso di volta in volta, assieme alla sana abitudine di sfruttare il campo per 3 anni, e di lasciarlo riposare per un anno (con l’impiego di Erba Medica che contribuiva a ri-fertilizzare la terra con l’ausilio dei suoi azotobatteri), hanno lasciato lo spazio a monoculture intensive che impoveriscono drasticamente il terreno.

Ad esempio le rigogliose insalate o il salutare spinacio viene fatto crescere in poco più di una notte con l’ausilio di una potente, quanto tossica, pasticca di superfertilizzante posta sotto le radici dell’ortaggio: questo cocktail di acqua, superfertilizzante ed ovviamente di antiparassitari, contiene solo il vago ricordo di vitamine e minerali che le insalate di un tempo disponevano.

Gli alberi da frutto crescono in ammassi, dove non c’è nemmeno lo spazio per distendere le radici, dove ogni pianta sfrutta il minimo di minerali che riesce a "rubare" al resto del gruppo e che usa principalmente per restare sana e forte, a discapito dei suoi frutti: l’essenziale è sopravvivere, poi, eventualmente, anche riprodursi.

Questa frutta e verdura, dopo essere stata irrorata con antimuffa e prodotti preservanti, staziona e viene trasportata da frigo in frigo (pregiudicando così ulteriormente la presenza di vitamine e minerali tramite il processo dell’ossidazione), fino ad arrivare sulle nostre bancarelle meravigliosamente attraente, ma povera di elementi nutrizionali, mentre le tossine derivanti da fertilizzanti, antiparassitari e cere laccanti, non si contano. Anche la preparazione, la lavatura e la cottura ne diminuiscono drasticamente il valore vitale, in quanto moltissime vitamine/minerali/enzimi si disperdono nell’acqua essendo idrosolubili, oppure vengono distrutti dal calore prolungato.

Diviene assurdo a questo punto parlare di "5 porzioni al giorno di frutta e verdura" per avere un corretto apporto di vitamine e minerali: se si parla di "questa" frutta e verdura, ne servono molte di più.

Analogo discorso lo si può fare per la carne: sempre più spesso veniamo informati che manzi, polli, pesce d’allevamento vengono foraggiati con farine animali (ricavate da triturazioni di bestie morte in seguito a malattie) miscelate con oli minerali anche esausti e con medicinali scaduti. Se poi aggiungiamo l’adrenalina che scorre a fiumi nelle loro vene al momento del trasporto e poco prima della morte (nociva se presente in alte quantità nel nostro organismo), l’antibiotico per preservarli dalle malattie e gli ormoni per gonfiarli d’acqua e farli crescere a poco prezzo, ci possiamo fare un’idea più precisa del perché sempre più persone scelgono proteine vegetali, o perlomeno prediligono carne biologica.

Anche le combinazioni alimentari sono importanti: proteine e amidi digeriti assieme causano fermentazioni e processi putridi che certamente non giocano a nostro favore per l’assimilazione dei nutrienti.

Ma consideriamo anche una situazione ideale: ortaggi e frutta biologici, raccolti e trasportati in brevissimo tempo, preparati con arte e consumati crudi nel pieno rispetto delle combinazioni alimentari. A questo punto gli alimenti introdotti devono fare i conti con il nostro sistema digerente: intolleranze alimentari (che irritano le mucose dell’intestino, diminuendo notevolmente la capacità di assorbimento delle vitamine), intestino irritato o con flora batterica decimata (per cause iatrogene, cioè a seguito di assunzione di medicinali), organi digestivi la cui funzionalità è diminuita a causa dello stress.

Alla fine, da un ipotetico valore 100 di partenza come potere nutritivo, ne resta 15, forse 20 (fermo considerando che nel caso di alimenti d’origine biologica, il valore è indubbiamente più alto).

Iniziano così a presentarsi alopecie, problemi alla pelle, influenze, bronchiti, depressioni, nevrosi, isteria, otiti, emorragie, insonnie, congiuntiviti, anemie ed altro ancora. Per darvi un esempio concreto, buona parte delle bronchiti ricorrenti dei bambini si potrebbero evitare fornendo loro una sufficiente dose di betacarotene, precursore della vitamina A ma senza controindicazioni, in quanto in inverno il loro organismo ne consuma il quadruplo, ed è essenziale per prevenire infezioni, al pari della vitamina C.

Ed ancora: la depressione e/o stanchezza post-partum esisterebbero in forma ridotta se la neo-mamma avesse l’accortezza di integrare la sua alimentazione con le vitamine del complesso B assieme alla vitamina B1. In molti stati europei è prassi comune dare tali integratori alle partorienti evitando loro momenti veramente difficili, soprattutto per le pluripare.

Ma come capire quali vitamine servono al nostro organismo?

Uno dei modi più semplice è basarsi sui sintomi della persona (pelle secca, macchie cutanee, vista doppia, ecc..) per poi, in base ad una formulazione personale, suggerire il giusto integratore.

Un altro metodo consiste negli esami del sangue che, anche se incompleti (in quanto alcune vitamine/minerali non si riescono a valutare esattamente, essendo presenti principalmente in specifici organi) danno un’idea approssimativa della carenza vitaminica della persona. Purtroppo hanno una grossa limitazione, in quanto per esempio, una persona sotto stress abbisogna di una dose di vitamine del complesso B di molte volte superiore rispetto quella che serve ad una persona che passa un momento sereno: quindi, mentre gli esami potrebbero dare una presenza rassicurante di vitamine del complesso B, in realtà l’organismo potrebbe averne un disperato bisogno.

Un terzo sistema per trovare l’eventuale carenza di vitamine e/o minerali è certamente l’uso della kinesiologia applicata. Tramite un test muscolare, il vostro bioterapeuta è in grado di verificare se il vostro corpo ha bisogno di una determinata sostanza o meno; questo vale sia per gli alimenti che per le vitamine ed i minerali. Il test ha bisogno di controlli ed incroci, ma in mani esperte si rivela molto affidabile.

Trovate le sostanze di cui siamo carenti, rimane un ultimo compito: acquistare degli integratori validi che sopperiscano al nostro bisogno.

Il nutrizionista americano Peter Gillham, porta un esempio molto significativo: prendiamo per esempio una confezione nuova di vitamina C di 500 mg che è stata appena confezionata. Ciascuna tavoletta contiene 500 mg ed essendo fresca è dotata di un alto livello di energia vitale. Adesso lasciamola su di uno scaffale oppure in un magazzino per alcuni anni: dopo 5, dieci anni le tavolette di vitamina C saranno sempre di 500 mg ma l’energia se ne è andata, è morta, ha valore zero per il nostro organismo.

Inoltre Gillham ribadisce che i moderni metodi di lavorazione hanno la prerogativa di depauperare il prodotto finale, fornendo solo il 10-30% della sostanza vitale. Vi siete mai chiesti perché una B complex della marca Z funziona mentre quella della marca Y non funziona? Entrambi hanno 50 mg ma Z possiede l’energia per attivarli, mentre Y non ne possiede.

Infine alcuni integratori, specie se non naturali, possono contenere metalli pesanti, e quindi fare più male che bene all’organismo.

A onor del vero, chi mangerebbe mai una mela avvizzita?