Mi chiamo Luciana C. e risiedo in provincia di Pesaro. 8 anni fa la mia terza figlia, P., all'età di 15 anni ha ricevuto la vaccinazione obbligatoria anti-tifica per il libretto sanitario. Si è ammalata subito ed è diventata praticamente allergica a tutto: farmaci, alimenti, allergeni aerei, prodotti chimici in genere (conservanti, profumi ecc). Dopo aver tentato tutte le terapie messe a disposizione dalla medicina ufficiale, senza nessun beneficio, anzi con aggravamento della situazione, siamo ricorsi ad un Centro in Germania specializzato nella medicina omotossicologica.

Dopo un'immediata diagnosi che indicava come causa scatenante un danno da vaccinazione anti-tifica, è iniziata la terapia che ha permesso a mia figlia di tornare a vivere una vita quasi normale. Anche se deve sempre stare molto attenta a prevenire, finchè utilizza i farmaci che mantengono in efficienza il suo sistema immunitario sta abbastanza bene. Appena smette (è stata costretta a farlo 3 volte perché noi non avevamo più mezzi economici) insorgono emergenze anche gravi. L'ultima è stata il 1° luglio 2002 quando dopo una crisi allergica dovuta all'ingestione di una caramella, ha avuto anche una crisi cardiaca.

Non siamo potuti ricorrere all'ospedale, in quanto già in un'altra emergenza nell'ottobre 2000, era stata cacciata (si, non dimessa) senza lettera di dimissioni, solo perché aveva rifiutato il trattamento cortisonico (a cui ha avuto reazioni allergiche) ed ha detto che poteva assumere solo farmaci omotossicologici.

Tutt'oggi siamo scherniti, combattuti sul piano personale da Asl, Regione e Ministero. Un funzionario della Regione che occupa un posto di responsabilità, dopo che io avevo detto che siamo abbandonati a noi stessi e che in caso di emergenze non so dove portare mia figlia (le uniche cure di emergenza che riceve sono in seno alla famiglia, ma noi non siamo medici!) mi ha risposto: "si muore, tanto prima o poi dobbiamo morire!".

O ci sottoponiamo a questa dittatura, o siamo abbandonati a noi stessi (ma Hitler non era morto?).

Cordiali saluti.

Luciana C.