SCIENZIATI DELLA LONDON SCHOOL OF HYGIENE AND TROPICAL MEDICINE DUBITANO DEGLI ESPERIMENTI SUGLI ANIMALI.

Il British Medical Journal (BMJ) pubblica un lavoro condotto da alcuni scienziati della London School of Hygiene and Tropical Medicine dal quale risulta che gli esperimenti sugli animali possono essere di scarso beneficio per trovare cure alle malattie umane.

Il team di scienziati ha preso in esame quegli studi condotti su animali che vantavano di avere importanza clinica per gli esseri umani. Da un sistematico esame è emerso che tali esperimenti sono stati spesso condotti in maniera poco qualificata e né la progettazione del protocollo, né la valutazione dei risultati sono state elaborate e condotte adeguatamente.

L’inconsistenza di queste ricerche su animali è determinata inoltre, secondo la pubblicazione su BMJ, dalle seguenti ragioni:

- Le specie animali utilizzate sono così differenti dall’Uomo che i risultati su di esse ottenute non sono trasferibili agli esseri umani;

- I dosaggi delle sostanze somministrate agli animali sono diversi da quelli somministrati all’uomo;

- Da piccoli gruppi sperimentali emergono necessariamente conclusioni poco significative;

- Sono stati riscontrati criteri molto variabili nella selezione degli animali;

- Il modo in cui le malattia o le lesioni sono state indotte è troppo differente dall’insorgenza spontanea che invece si verifica nell’Uomo.

ANIMALISTI ITALIANI - Settore Vivisezione: Queste ragioni, insieme a molte altre, sono definite da alcuni scienziati come le ragioni scientifiche dell’anti-vivisezionismo ovvero, i motivi in base ai quali è necessario abbandonare l’uso degli animali nella sperimentazione e sviluppare metodi di ricerca affidabili per la salute dell’uomo, nonché per quella degli animali.

La speranza è che la scienza sappia finalmente riconoscere uno dei suoi più grandi errori, accettando che gli esperimenti sugli animali sono da sempre, ed ora più che mai, un freno al progresso scientifico e, in tal senso, il lavoro pubblicato su BMJ, seppure non contrario alla vivisezione, rappresenta un valido stimolo per una necessaria, e sempre più urgente, autocritica della scienza.