ASSOLO TRA STORIA E TRADIZIONE

Ancora una decina di anni fa Assolo sembrava un paese-museo, un centro rurale sfuggito alle leggi del tempo e all’assedio del cemento: vecchie case dell’ottocento, spessi muri di pietra con grandi portali aperti sui cortili, carri a buoi sistemati in un angolo "su impedrau”, forni a legna accesi per il pane, austeri patriarchi seduti al sole a ricordare e raccontare storie e vicende affidate alla memoria orale.

Verso la fine del ’70 l’immagine antica del paese si è in parte frantumata. Adesso solo qualche telaio tesse ancora e sono rare le case dove si espande la fragranza del pane appena sfornato. Restano immutate, invece, le “domus” del secolo scorso che non hanno ceduto alla tentazione di profondi cambiamenti. Un po’ dovunque emergono, con eccezionale frequenza, solo in parte conosciute: sono ben 16 nuraghi censiti.
Ceramiche e tombe romane sono affiorate vicino alla chiesa campestre di Santa Lucia, monete e lucerne sono state raccolte accanto alla sorgente di Garusa, rinomata un tempo per la bontà dell’acqua. Fa parte delle tradizioni più antiche la convinzione che la sorgente di Santu Pedru abbia la proprietà con le sue acque, di combattere la febbre.

Storia e leggenda s’intrecciano sulla cima del colle “Giuerreddu”: in una cavità di un grosso nuraghe conosciuta come “Sa Rutta ‘e Gruppìu” si nascondeva un temibile bandito, forse Agrippino Maxia di Senis, che finì impiccato. La leggenda dice che “su bandìu” aveva nascosto nel tronco cavo di un ulivo un tesoro di monete d’oro;per scoprirlo basta attendere che i raggi del sole al tramonto si riflettano sul metallo prezioso,ma si rischia di provocare l’ira di Gruppìu ed è meglio abbandonare la ricerca.

Pagina realizzata da
Angelica Caria e M. Luisa Serra

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