80 Km. seguendo sempre la
statale n. 115. Al Km. 27, Palma di Montechiaro.
Molte chiese barocche e resti d?l castello costruito nel XIV secolo su
un'altura, a destra prima del paese, antico feudo dei Tomasi di Lampedusa,
antenati del "Gattopardo". Una piccola strada conduce a Marina
di Palma (6 Km.), spiaggia. Licata
(Km. 48). Questo centro industriale di 42.000 abitanti è situato vicino
alla foce del Salso. Porto e spiaggia. il Palazzo del Municipio conserva
interessanti opere d'arte. La Chiesa Madre contiene una cappella del XVII
secolo con un crocifisso del XVI secolo. Nell'antico Convento del Carmine,
tombe del XVI e XVII secolo. A ovest della città, Castello di S. Angelo
del XVI secolo, da dove si gode di un bellissimo panorama. AI Km. 60,
sulla destra, Castello di Falconara (XIV secolo) e spiaggia di Falconara
Sicula. La strada arriva poi a Gela. Non prendete la deviazione che evita
la città, ma girate a destra proprio davanti l'ospedale e al cartello
"Polizia Stradale", per visitare le fortificazioni greche della
zona archeologica.
COME
ARRIVARE A GELA
In treno: linee da Siracusa a
Canicatti e Caltanissetta. In macchina: da Agrigento 80 Km., Caltanissetta
82 Km., Catania 97 Km., Palermo 207 Km., Ragusa 58 Km. e Siracusa 144Km.
GELA
NELLA STORIA
L'antica Gela fu probabilmente
fondata su consiglio dell'oracolo di Delpho attorno al 688 a.c. da
popolazioni venute da Creta e da Rodi che si installarono su un suolo che
apparteneva ai Sicani. Il nome della città fu preso da quello che questi
ultimi avevano dato ad un fiumicello e che si awicina all'espressione
italiana "Gelo" (dal latino gelidus): freddo. Sottomessi ai
vincitori gli abitanti possono riguadagnare Gela che resterà aperta e
senza difesa fino al 339 a.c. A quel tempo, Timoleone, che governava
Siracusa, decide di ripopolarla con delle popolazioni rivierasche del Mare
Egeo. La città si ingrandisce verso l'ovest e i bastioni sono ricostruiti
(ne vedremo delle tracce nella zona del Capo Soprano). L'opera, eseguita a
tempo di record, comprende torri, porte e perfino porticine segrete. A
dispetto di questo notevole sistema di difesa, Agatocle, nel 311, invade
la città che egli accusa di tradimento, manda a morte 4.000 abitanti e li
fa sotterrare in fosse comuni (che sono state in parte ritrovate). E non
è tutto! Dopo la morte di Agatocle, nel 284, dei mercenari mamertini
attaccano la città e la saccheggiano. Due anni più tardi, Phintias,
tiranno di Agrigento, la fa distruggere salvando solo i templi e decide di
ricostruirla ai piedi del Monte Ecnomos dandole il suo nome (oggi Licata).
Gela ormai deserta affonda nell'oblio. Nell 230, Federico lì di Svevia
fonda nella sua area una nuova città, battezzata Terranova. Nel 1927,
Mussolini le ridarà il nome di Gela, in ricordo del suo glorioso passato,
di cui non esiste più un gran che. Si ècercata invano la tomba di
Eschilo che vi mori durante il suo secondo viaggio in Sicilia. La leggenda
vuole che egli sia stato colpito in testa da una tartaruga che un'aquila
in volo si era lasciata sfuggire dagli artigli.
VISITARE
GELA
Bastano tre o quattro ore per
visitare Gela; gran parte di questo tempo sarà dedicato alla visita del
museo. La Zona del Capo Soprano offre una curiosità archeologica con le
sue mura greche appartenenti alla parte occidentale degli antichi bastioni
della città. Questa muraglia greca, la più bella di tutta la Sicilia,
deve il suo eccezionale stato di conservazione al fatto che essa fu
nell'antichità ricoperta rapidamente da una duna. Gli scavi cominciarono
nell 948, e si rese necessario, in alcuni punti, sgombrare più dii O
metri di sabbia per portare alla luce queste fortificazioni risalenti
approssimativamente al V e al IV secolo a.c. e che costituiscono una delle
scoperte più importanti di questi ultimi anni. Questa muraglia che si
estende su 300 m., parallelamente al mare e poi verso il nord, raggiunge
talvolta gli 8 m. di altezza. Essa si compone di due parti distinte: nella
parte inferiore, alta più di 3 m., blocchi di pietra squadrati, e, sopra,
mattoni di terra secca. È la prima volta che è stata portata alla luce
una tale costruzione. A causa della preziosità del reperto, gli
archeologi hanno rivestito questa parte fragile con lastre di vetro e con
una copertura il cui effetto estetico è disastroso. Ma appariva difficile
lasciare esposto alle intemperie un muro che aveva resistito per tanti
secoli e che ci è pervenuto quasi intatto nella sua coltre di sabbia. La
rarità di pietra nella regione spiega l'utilizzazione di terra secca per
la parte alta della cinta, inaccessibile ai colpi di ariete. È verosimile che questa tecnica sia
stata utilizzata in numerose altre costruzioni, soprattutto a Eraclea
Minoa, ma la muraglia greca di Gela è l'unico esempio che sia così' ben
conservata. Si tratta di una curiosità archeologica e storica più che di
un'opera estetica, e, se non siete sensibili a questo tipo di reperti,
avrete la possibilità di passeggiare, oltre la cinta, sulle dune
ricoperte in primavera da una meravigliosa vegetazione. Uscendo dalla zona
archeologica, poco dopo l'Hotel delle Mimose, dietro l'ospedale, potete
vedere i resti delle terme di epoca ellenistica con un piccolo
stabilimento di bagni pubblici. Il Corso Vifforio Emanuele attraversa la
città in tutta la sua lunghezza e non offre grande interesse. Menzioniamo
soltanto sulla sinistra la Chiesa di 5. Giacomo, ricostruita nel 1952 sui
resti di una chiesa del XVI secolo distrutta durante la guerra. Il Corso
costeggia Piazza Umberto I sulla quale si erge la principale chiesa, la
Chiesa Madre (XVIII secolo) con una facciata neo-classica, a due ordini,
probabilmente costruita sui resti di un tempio dorico. Alla fine del Corso
Vittorio Emanuele si trova il Museo Archeologico, nella zona detta Mulino
a Vento.
UN
MUSEO ECCEZIONALE
Se i monumenti non hanno
lasciato che poche tracce della storia prestigiosa di Gela, gli archeologi
hanno strappato al suolo un vero tesoro conservato al museo. Non avrebbe
senso attraversare questa città senza dedicare almeno qualche ora alla
sua visita. Aperto, in inverno dalle 9.00 alle 14.00 ed in estate dalle
9.00 alle 13.00 e dalle 15.00 alle 18.00; domenica dalle 9.00 alle 13.00.
Chiuso il martedi. Per secoli, il suolo di Gela è stato derubato da
cercatori clandestini e la maggior parte degli oggetti trovati, sono stati
dispersi nel mondo. Dal XIX secolo hanno cominciato a costituirsi delle
collezioni private. La più importante, riunita da Carlo Navarra, formava
l'oggetto di un catalogo fin dal 1871 e forniva già un quadro quasi
completo della fisionomia storica e archeologica dell'antica città. Gli
scavi ufficiali iniziati nell 901 permisero di arricchire il museo di
Siracusa. L'importanza delle scoperte, specialmente quella delle mura
greche nel 1948, dovevano indurre i responsabili dei lavori a creare un
museo sul posto. Fu così' che fu inaugurato nel 1958 il Museo Nazionale
di Gela. Gli oggetti, che vanno dal VII al III secolo a.c., sono
presentati in maniera apprezzabile. Vasi greci, statue, bronzi, terrecotte
e ceramiche costituiscono un insieme unico. Uno dei più bei pezzi è la
superba testa di cavallo in terra cotta trovata a Mulino a Vento. Essa
apparteneva probabilmente a un gruppo che decorava il frontone di un
tempio arcaico. Questo museo ècosì' ricco che nell 972 attirò la
bramosia dei ladri e fu saccheggiato. Le sue straordinarie collezioni di
monete e di gioielli rubati sono state poi ritrovate all'estero. Esse sono
state restituite e hanno ripreso il loro posto. La
zona Mulino a Vento, che costituiva l'antica acropoli di Gela si trova
proprio a fianco del museo. Sono già stati portati alla luce resti di
abitazioni che risalgono a Timoleone, le rovine di due templi dorici del
VI e V secolo a.c.; una colonna dorica oltre ad una parte dello stilobate
nel giardino Rimembranza. Quest'ultimo dovrà essere esplorato negli anni
a venire ed èmolto probabile che nuovi pezzi importanti saranno scoperti
durante gli scavi. È là,
in effetti, che si trovava la città arcaica. la b'ndii di Tucidide, che
comprendeva, come tutte le grandi città siciliote, un numero elevato di
edifici religiosi. Quelli di Gela possedevano generalmente una ricca
decorazione di terracotta, essendo il suolo della città molto argilloso.
Ciò spiega anche il numero importante di elementi coroplastici radunati
nelle vetrine del museo. Tutte queste rovine, hanno, a dire il vero, poca
importanza per il profano, ma hanno dato l'awio a tante meraviglie, che si
può perdonare loro se ci deluderanno. La veduta che si scopre sul mare e
sul lido evoca ricordi più recenti. È là
che sbarcava, una mattina del luglio 1943, la flotta americana. Ancora una
volta, la città era in parte demolita; ma sarebbe rinata dalle sue ceneri
con una nuova ricchezza: il petrolio. Da
Gela a Caltanissetta. 82 km. dalla strada di Caltagirone, che segue il
fiume Gela. In prossimità delle rovine del Castelluccio, castello
medioevale del XIV secolo su uno sperone roccioso dominante la pianura,
prendete sulla sinistra la strada S190 che attraversa Mazzarino (573 m. di
altitudine) e Pietraperzia, prima di arrivare a Caltanissetta.
| Stampa
questa pagina | |