Allora Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto, e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro. E salendo sul trono per contemplare il suo perfetto lavoro, s'accorse che le sue mani erano ancora sporche dell'argilla con la quale aveva creato l'uomo e la donna. Con un gesto istintivo fece così con le mani, per pulirsi, e dalle sue dita caddero sulla Terra tanti minuscoli gnocchi fangosi. Nel loro interminabile volo, mentre assumevano lentamente forme umane, i grumi nati dalla mano destra cercavano di svicolarsi da quelli nati dalla mano sinistra a calci, a unghiate, a morsi, ma sempre invano; le due fazioni imploravano con voci disumane il loro Creatore che li separasse come aveva fatto con ogni altra cosa, ma, lo sappiamo, in quel giorno Dio si stava riposando.

Atterrate su un territorio piccolo come un fazzoletto, le due bolge urlanti continuarono disperatamente a cercare di dividersi, ma più si straziavano e più si ritrovavano avviluppate l'una all'altra. Quando Dio se ne accorse, il lunedì seguente al riposo, provò a rimediare mandando un suo profeta: "Rimettete la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno di spada", ma si sa com'è andata a finire. A tutt'oggi, le due bolge non sono ancora riuscite a separarsi: senza un altro intervento divino nessuno potrà convincere israeliani e palestinesi a vivere insieme.

                                                             Anno 30 d. C

Una donna della Samaria porse da bere a Gesù scandalizzando gli apostoli. I Vangeli non lo riportano, ma il  Maestro rispose profeticamente: –  Vedrete che si parlerà a lungo di questa samaritana.

                                      Anno 2001, Nablus, quartiere dei  samaritani

Da duemila anni a questa parte, almeno per i samaritani, nulla è cambiato: la samaritana continua a soccorere gli assetati; questa volta non si tratta di Gesù ma dei suoi compaesani palestinesi. Se il Popolo Eletto li ha sempre trattati da ebrei impuri, bastardi, la popolazione di Nablus li considera dei concittadini. Nonostante siano palestinesi a tutti gli effetti, i samaritani si riconoscono a una distanza di venti metri:  le donne hanno una camminata occidentale, ancheggiante,  sono pettinate come le attrici americane degli anni ‘40 e mostrano un sorriso dolce e indelebile sulle labbra pesantemente pitturate di rosso acceso.

I maschi sono più riservati, quasi gelosi di quell'indole generosa che tuttavia si rivela sempre.

La loro festa, che ricorda il sacrificio di Abramo sulla montagna di Gerezim dove sorge il loro tempio, è festa per l’intera città e quindi anche per i mussulmani: la carne ha un sapore particolare, come se l’agnello sacrificale fosse conscio della sua importanza e ce la mettesse tutta per fare una bella figura davanti a Dio; si beve ottimo vino e di solito c’è una luna che sembra più bassa del solito. Le musiche d’accompagnamento sono quelle dell’antica tradizione ebraica.

La presenza dei samaritani a Nablus è vitale, si direbbe che la loro vocazione ad aiutare gli altri è rimasta intatta nei millenni. Quando Nablus fu annessa a Israele dopo la guerra dei Sei giorni, nel ‘67, i samaritani occuparono quei ruoli strategici che facevano da ammortizzatori tra i palestinesi e gli invasori israeliani. Per esempio, all’Ufficio di Collocamento e all’Anagrafe, nessun palestinese si sarebbe mai presentato se allo sportello ci fosse stato un soldato israeliano, mentre coi samaritani i rapporti sono sempre stati cordiali, se non amichevoli. In qualche caso si può chieder loro un favore, ad esempio un aiuto per visitare un figlio in carcere. Per i permessi i samaritani sono preziosi: ottenere un lasciapassare per la Giordania può richiedere anche un paio di mesi se ci si rivolge a un israeliano (che è sempre una scommessa), mentre è assai probabile che un samaritano lo faccia avere in tempi molto brevi, e soprattutto senza umiliazioni.

Da tre anni a questa parte i samaritani svolgono un mestiere nel quale sono preziosi, quello di tassisti. Può sembrare un lavoro come tanti altri, ma in Palestina, capirete, richiede una certa specializzazione. Da quando Sharon è al potere, gli israeliani hanno cancellato l’autonomia dei palestinesi, e gli spostamenti sono molto faticosi: passare da un paese all’altro, anche vicini una ventina chi chilometri, è un’impresa ardua, costellata da posti blocco e da soldati arroganti che, per ingannare il tempo, fanno scendere i passeggeri e li perquisiscono dalla testa ai piedi, oppure si divertono facendo una partita a carte coi viaggiatori. Il gioco non ha un nome ma si potrebbe chiamare "Punisci te stesso". I giocatori sono due, un soldato israeliano e un passeggero palestinese preso a caso. Il primo non perde mai. Il secondo viene invitato a scegliere una carta da un mazzo molto diverso dai soliti, non ci sono semi né numeri, ma solo parole scritte in due lingue per maggiore chiarezza; ogni carta contiene un'indicazione precisa: "Smontare i sedili dell'auto", oppure "Stai fermo per un'ora su una gamba sola", 'Torna a casa a piedi"…Queste sono le carte più fortunate. Chi ha la sfortuna dalla sua parte può scegliere "Smonta e rimonta il motore dell'auto" o, peggio ancora "Scegli liberamente la gamba sulla quale preferisci essere sparato".

In questi viaggi che molto simili a una roulette russa, i buoni samaritani sono amuleti portafortuna e rendono la vita un po' più facile; quando i soldati vedono alla guida di un taxi un correligionario (anche se lo considerano un ebreo di serie B) si trattengono dal mostrare la loro crudeltà, rimettono in tasca il mazzo di carte e lasciano correre, sia pur di malavoglia.

Chissà cosa inventeranno in futuro questi ebrei di serie B per aiutare i compaesani di Gesù. Se i palestinesi scomparissero, come qualcuno sogna, i samaritani perderebbero ogni motivazione e finirebbero per diventare ebrei come gli altri, e forse non ne sarebbero contenti.

Data la loro indole, è evidente che sono contro ogni forma di violenza, compresa quella verbale a cui si abbandonarono una sola volta, quando i soldati israeliani, durante l'ultima invasione, sganciarono una delle loro bombe intelligenti che danneggiò per sbaglio il Tempio dei samaritani sul monte Gersim e ferirono con un'altra, ancor meno intelligente,  un componente della comunità. La vittima era un sordomuto che non poteva sentire l'avvicinarsi di uno stormo di Apache e nemmeno il rombo del missile aria-terra che aveva come obiettivo un’abitazione civile.

In realtà, più che un errore umano, sembra che il missile fosse un avvertimento che qualcuno aveva voluto lanciare dagli alti comandi: le feste coi mussulmani devono finire, a ciascuno il suo Dio. Nonostante la paura, i samaritani continueranno a offrirci tutti gli anni il loro agnello sacrificale dal sapore inimitabile.