Allora
Dio, nel settimo giorno portò a termine il lavoro che aveva fatto, e cessò nel
settimo giorno da ogni suo lavoro. E salendo sul trono per contemplare il suo
perfetto lavoro, s'accorse che le sue mani erano ancora sporche dell'argilla con
la quale aveva creato l'uomo e la donna. Con un gesto istintivo fece così con
le mani, per pulirsi, e dalle sue dita caddero sulla Terra tanti minuscoli
gnocchi fangosi. Nel loro interminabile volo, mentre assumevano lentamente forme
umane, i grumi nati dalla mano destra cercavano di svicolarsi da quelli nati
dalla mano sinistra a calci, a unghiate, a morsi, ma sempre invano; le due
fazioni imploravano con voci disumane il loro Creatore che li separasse come
aveva fatto con ogni altra cosa, ma, lo sappiamo, in quel giorno Dio si stava
riposando.
Atterrate
su un territorio piccolo come un fazzoletto, le due bolge urlanti continuarono
disperatamente a cercare di dividersi, ma più si straziavano e più si
ritrovavano avviluppate l'una all'altra. Quando Dio se ne accorse, il lunedì
seguente al riposo, provò a rimediare mandando un suo profeta: "Rimettete
la spada nel fodero, perché tutti quelli che mettono mano alla spada periranno
di spada", ma si sa com'è andata a finire. A tutt'oggi, le due bolge non
sono ancora riuscite a separarsi: senza un altro intervento divino nessuno potrà
convincere israeliani e palestinesi a vivere insieme.
I
maschi sono più riservati, quasi gelosi di quell'indole generosa che tuttavia
si rivela sempre.
La
loro festa, che ricorda il sacrificio di Abramo sulla montagna di Gerezim dove
sorge il loro tempio, è festa per l’intera città e quindi anche per i
mussulmani: la carne ha un sapore particolare, come se l’agnello sacrificale
fosse conscio della sua importanza e ce la mettesse tutta per fare una bella
figura davanti a Dio; si beve ottimo vino e di solito c’è una luna che sembra
più bassa del solito. Le musiche d’accompagnamento sono quelle dell’antica
tradizione ebraica.
La
presenza dei samaritani a Nablus è vitale, si direbbe che la loro vocazione ad
aiutare gli altri è rimasta intatta nei millenni. Quando Nablus fu annessa a
Israele dopo la guerra dei Sei giorni, nel ‘67, i samaritani occuparono quei
ruoli strategici che facevano da ammortizzatori tra i palestinesi e gli invasori
israeliani. Per esempio, all’Ufficio di Collocamento e all’Anagrafe, nessun
palestinese si sarebbe mai presentato se allo sportello ci fosse stato un
soldato israeliano, mentre coi samaritani i rapporti sono sempre stati cordiali,
se non amichevoli. In qualche caso si può chieder loro un favore, ad esempio un
aiuto per visitare un figlio in carcere. Per i permessi i samaritani sono
preziosi: ottenere un lasciapassare per la Giordania può richiedere anche un
paio di mesi se ci si rivolge a un israeliano (che è sempre una scommessa),
mentre è assai probabile che un samaritano lo faccia avere in tempi molto
brevi, e soprattutto senza umiliazioni.
Da
tre anni a questa parte i samaritani svolgono un mestiere nel quale sono
preziosi, quello di tassisti. Può sembrare un lavoro come tanti altri, ma in
Palestina, capirete, richiede una certa specializzazione. Da quando Sharon è al
potere, gli israeliani hanno cancellato l’autonomia dei palestinesi, e gli
spostamenti sono molto faticosi: passare da un paese all’altro, anche vicini
una ventina chi chilometri, è un’impresa ardua, costellata da posti blocco e
da soldati arroganti che, per ingannare il tempo, fanno scendere i passeggeri e
li perquisiscono dalla testa ai piedi, oppure si divertono facendo una partita a
carte coi viaggiatori. Il gioco non ha un nome ma si potrebbe chiamare
"Punisci te stesso". I giocatori sono due, un soldato israeliano e un
passeggero palestinese preso a caso. Il primo non perde mai. Il secondo viene
invitato a scegliere una carta da un mazzo molto diverso dai soliti, non ci sono
semi né numeri, ma solo parole scritte in due lingue per maggiore chiarezza;
ogni carta contiene un'indicazione precisa: "Smontare i sedili
dell'auto", oppure "Stai fermo per un'ora su una gamba sola",
'Torna a casa a piedi"…Queste sono le carte più fortunate. Chi ha la
sfortuna dalla sua parte può scegliere "Smonta e rimonta il motore
dell'auto" o, peggio ancora "Scegli liberamente la gamba sulla quale
preferisci essere sparato".
In
questi viaggi che molto simili a una roulette russa, i buoni samaritani sono
amuleti portafortuna e rendono la vita un po' più facile; quando i soldati
vedono alla guida di un taxi un correligionario (anche se lo considerano un
ebreo di serie B) si trattengono dal mostrare la loro crudeltà, rimettono in
tasca il mazzo di carte e lasciano correre, sia pur di malavoglia.
Chissà
cosa inventeranno in futuro questi ebrei di serie B per aiutare i compaesani di
Gesù. Se i palestinesi scomparissero, come qualcuno sogna, i samaritani
perderebbero ogni motivazione e finirebbero per diventare ebrei come gli altri,
e forse non ne sarebbero contenti.
Data
la loro indole, è evidente che sono contro ogni forma di violenza, compresa
quella verbale a cui si abbandonarono una sola volta, quando i soldati
israeliani, durante l'ultima invasione, sganciarono una delle loro bombe intelligenti
che danneggiò per sbaglio il Tempio dei samaritani sul monte Gersim e
ferirono con un'altra, ancor meno intelligente,
un componente della comunità. La vittima era un sordomuto che non poteva
sentire l'avvicinarsi di uno stormo di Apache e nemmeno il rombo del missile
aria-terra che aveva come obiettivo un’abitazione civile.
In
realtà, più che un errore umano, sembra che il missile fosse un avvertimento
che qualcuno aveva voluto lanciare dagli alti comandi: le feste coi mussulmani
devono finire, a ciascuno il suo Dio. Nonostante la paura, i samaritani
continueranno a offrirci tutti gli anni il loro agnello sacrificale dal sapore
inimitabile.