Montagne che passione...
...raccontai
agli amici delle grande montagne, alte da toccare le nuvole, piene di neve e
ghiaccio tutto l’anno, di gente che ci abita con i loro bestiame, contadini d'alta quota,
sfidano il gelo e il freddo senza paura, camminano con degli
zoccoli strani ai piedi, sono come noi fanno latte e formaggio, e dove non si
può arrivare a piedi ci sono dei sentieri di corda e dei rifugi per dormire, io c’ero
stato, dissi per stupire, ci andavo con il mio migliore amico, Beppe, si partiva
il mattino presto, quasi all’alba, per evitare il caldo, con zaini a spalle,
pieni di viveri, qualche ricambio per sopportare meglio il freddo e il sacco a
pelo; si camminava per delle ore, e più si saliva in alto più mi sentivo
mancare l’ossigeno nella testa e nei polmoni, ogni tanto si faceva una sosta
per riposare e godersi il panorama, che spettacolo ragazzi! Sotto di noi,
lontane, si vedevano le città a forma di punti, sembravano delle formiche, e
sopra di noi, abbastanza vicino, il cielo azzurro senza riflessi, denso e puro. I boschi di pini e salici
ci accompagnavano un pezzo e poi niente, pietre, erba corta di tutti i colori,
rocce di dimensioni giganti a forme irregolare, torrenti di filo d’acqua
scorrevano
da tutte le parti. In una di queste soste vidi per la prima volta un camoscio,
scendeva verso valle con agilità elegante, dall’emozione gridai: Beppe,
guarda che gazzella! Forse ancora adesso Beppe sta ghignando. Verso il
pomeriggio tardi, quasi a sera si arrivava in uno di questi rifugi, stanchi ma
soddisfatti, si mangiava, chiacchierava a luce di luna o di candela, oppure si
rimaneva muti a sentire la voce del silenzio delle montagne e a sospirare. Non
sono mai riuscito a dormire, a chiudere gli occhi, avevo la testa come un
tamburo, vuota, e Beppe mi diceva che devo prima farci l’abitudine, ma quanto
tempo dovrà passare? sono decine di volte chi veniamo, dissi io, e lui
sorridente mi diceva di tenere gli occhi chiusi e non pensarci. Impossibile
proprio non pensare, mi sentivo come un cammello in alta quota, o mi scoppia il
cuore dal emozioni, o il cervello dalla pressione!
Si usciva presto, che era ancora buio, per vedere il sorgere del sole, ragazzi, noi qui abbiamo visto da sempre il sole sorgere dall’alto, ma in montagna è il contrario, sei tu più alto del sole, ai nostri piedi c’era un mare di nuvole sembravano dei pezzi sparsi di cotone. Dall’incantesimo mi veniva voglia di buttarmi giù, giuro, non era suicidio il mio, ma la felicità di quegli attimi sospirati.
Se non facesse così freddo, per un attimo avrei creduto di essere nel paradiso, e da li a poco avrei trovato mio padre correva sulle nuvole e con per mano il mio aquilone preferito.