STORIA di AVIANO


        E' nel 1161 che il nome di Aviano affiora per la prima volta in un documento, essendo citato nella restituzione, o nuova concessione al Vescovo di Belluno, del suo dominio temporale, da parte dell'imperatore Federico, che già ne lo aveva spogliato.

        In seguito riscontriamo negli Annali del Friuli (Manzano, voll. 3 e 4), vari e differenti nomi di persone, specie del cognome « di Avíano », che nel luogo possedevano beni feudali.

        1278: i fratelli Odorico, Purifiliaso e Endriguzio, figli di Bertolasio d'Aviano, avevano, dalla Chiesa d'Aquileia, quattro mansi (colonia della misura di diversi campi friulani), come retto e legal feudo di Aviano, e un casale a feudo d'abitanza nel castello di Aviano;

        1278: Odorico e Purifiliaso d'Aviano vennero riconosciuti vassalli nobili dal patriarca Raimondo della Torre;

        1300: il patriarca Pietro Gera riconfermò a Rigempretto fu Pietro d'Aviano le case del castello d'Aviano;

        1320: Pietro fu Ardemano d'Aviano venne investito dell'abitanza che aveva Níccolò fu Albrico Cane nel castello d'Aviano;

        1329: Pietro de Rubeis vi ebbe un feudo d'abitanza « a patto che riaccomodi il muro crollante delle fortificazioni di quel castello, per tutto il tratto della casa investitagli eguale all'altro muro del castello medesimo ». In un'investítura d'abitanza del 1329 è detto che i nuovi investiti (vari membri) potevano edificare « in essa Abitanza, nonchè sul muro del Castello stesso, siccome gli altri abitatori del medesimo »;

        1334: il castello d'Aviano con la gastaldia e il garito venne consegnato, dal vicario e conservatore della Chiesa d'Aquileia, durante la sede vacante, ai fratelli Morando, Odorico e Nanfosio di Porcia, « sino al pagamento di 1000 lire di piccoli... per la difesa di esso castello contro Rizzardo da Camino » (consegna poi sostituita con quella di Sacileto);

        1337: « Capitanato e Gastaldia di Sacile, Canipa (Caneva) e Aviano vennero date dal Patriarca a Federico di Savorgnano », per un anno (nuova prova, queste ultime due, della particolare appartenenza di Aviano al Patriarcato d'Aquileia).

Anche da queste sole citazioni si potrebbe capire che il Castello d'Aviano era, al tempo dei Patriarchi d'Aquileia, feudo d'abitanza: grado inferiore, per la sua spezzettatura, nell'ordinamento feudale. Come dire che il sovrano, o principe, non lo considerava proprietà ereditaria, e intera, di una data casata nobile, ma particolarmente sua, quindi concedeva in affitto a questo o a quello, questa o quella parte, con una certa preferenza alla famiglia dei nobili di Aviano. Non muterà questo stato di cose la Repubblica Veneta, insediando, dove poteva, propri signorotti, quale, in Aviano, il Cristoforo da Tolentino, donde i Gabrieli, coi segreto intento di liberarsi dei feudatari friulani. « Le due ragazze » figlie del Tolentino «,si sposarono ai fratelli Angelo e Cristcoforo Gabrieli », dice lo Zorattí; « e con essi presero il possesso del castello e della comunità di Aviano »

 

1 CONSORTI « DI AVIANO  »

 

» In Aviano, o in Castello, il che in questo caso è lo stesso, esisteva, da epoca remota, una nobile famiglia di carattere feudale, dal cognome:

« di Aviano ». L'abbiamo vista affiorare dal buio del tempo in un'investitura patriarcale del 1278; la troviamo, attraverso altre investiture, nell'epoca della Repubblica Veneta. Da queste investiture ricaviamo i seguenti nomi, sia maschili che femminili:

1444:  Giacobino qm Nicolò,

1444:  Michele qm Nicolussio,

1483:  Nicolò qm Michele,

1541:  Camilla qm Salvatore,

1557:  Giacomo,

1567:  Francesco qm Gaspare,

1587:  Melchiorre qm Simone,

1627:  Antonio qm Nicolò, « unico crede maschio e discendente della casa Aviana »,

1672: Elena,

1675: Antea e Lucrezia, sorelle dell'Antonio,

1694: Lucrezia qm Antonio

« Della famiglia Aviano poco o nulla ci è dato conoscere. Dalle investiture però indubbiamente si rileva che la sua esistenza risaliva all'epoca patriarcale, e quantunque non abbia avuto parte alcuna nelle vicende della patria, i suoi parentadi, per esempio cogli Spilimbergo e cogli Attimis ci danno indizio che, seppure fosse modesta di fortune, non tanto dissimile dovea essere la sua condizione dalle altre famiglie castellane della Patria ». Così il Porcia

 « Si spense questa antica casata nel 1675, con Antonio qm Nicolò »

Già prima della morte dell'Antonio (novembre 1675), donne della casata d'Aviano portarono, o legarono per testamento, beni feudali al marito.

       1541. Camilla qm Salvatore lasciò erede « di certi beni di abitanza » Lodovico de Raspanti, perugino;

        1557: Ludovico de Raspanti lascia a « Giacomo dei consorti di Aviano e suoi successori [ ... ] certi beni feudali ». Qui si tratta di un ritorno di beni alla casata originaria.

1567: « Simone qm Marc'Antonio de Steffani, cittadino veneto », viene investito « di una casa ed orto a lui donati dallo zio nob. Francesco dei consorti d'Aviano qrn eccellente sig. Ga-spare dottor di leggi ».

        Gli Stefani di Castello erano cittadini veneti. Delle varie casate Stefani ch'ebbero nei secoli andati l'onore della cittadinanza originaria veneziana, vennero anni fa pubblicati alcuni documenti e note. Erano distinti due casati. uno passato dalla Toscana a Venezia nella prima metà del sec. XV; l'altro, fiorente già nella dominante sino dal secolo precedente, che probabilmente ebbe per culla la regione montuosa dei Sette Comuni del Vicentino, e del quale un ramo venne aggregato al consiglio nobile di Padova. A quale delle due famiglie appartenga la linea di Castel d'Aviano, non abbiamo tra mano documenti che ce lo possano dire con sicurezza. Gasparina Stefani qm Alvise ultimo degli Stefani di Castello, sposò Gio. Maria Polícreti [ ... ] Morta detta Gasparina @, il feudo passò nei figli che ottennero, fra l'altro, [ ... ]  investitura ducale 20 settembre 1700 » (11 cognome Stelani si riscontra nei registri parrocchiali di Montereale Valcellina).

        1672: beni feudali Pervengono, da Elena d'Aviano, ai « nobili Aurelio d'Attingis ed i nipoti suoi ex fratre, Benedetto Nicolò e Claudio qrn Maurizio ».

(« Gli Attímís che avevano scudo d'abitanza in Avíano erano una diramazione della linea degli Attimis detta dell'Orso, a cagione dell'orso nero in campo bianco del loro stemma. Detti Attimis, divenuti nobili d'Aviano per eredità di Elena d'Aviano, si spensero in Udine nel 1749 nella persona di Maurizio qm Benedetto ») (10)

         1694: Antonio Monte qm Alberto, viene investito, anche per i figli Carlo e Camillo, « suscetti con la qm nob. Lucrezia qm Antonio Aviano », di porzione di feudo di Avíano.

        Nel 1767 Antonio qm Alberto qm Camillo Monte vende a Gio. Batta Donadonibus « un terreno feudale entro il castello di Aviano ».

        Lo stesso, nel 1771, vende a Francesco Sartogo « tutte le sue ragioni, titoli e prerogative che come nob. di Aviano gli competessero ».

        Il Francesco Sartogo, con fratelli e nipoti, riceve investitura di quanto acquistato dall'Antonio Monte.

        Ma il Monte aveva venduto anche beni feudali di Castel d'Aviano, a Giuseppe qm Cesare Vando, che già ne aveva parte « dall'ascendente Antea d'Aviano ».

        Pier Giuseppe Vando riceve investitura per se e discendenti nel 1783. Egli riesce a far dichiarare il suo feudo, ormai comprendente la quota Monte, per l'avvenire inalienabíle, « contro alla natura del feudo stesso » (1 1). Mancano pochi anni al crollo della Repubblica Veneta. (N:B: I Vando erano « antica famiglia d'origine vícentina resi- dente in quel di Sacile »).

A proposito di Aviano castello, « confiscato per li demeriti de li feudatari ct fatta gastaldia », Alfonso di Porcia osservò che « di detta confisca non troviamo cenno nel lavoro dello Zoratti,

 

IL NOME « DI AVIANO »

 

Il toponimo "Aviano" (oralmente Aviàn Doviàa), deriva da un nome gentilizio di età romnana (Avilianus da Avilius o Avillius) presente il primo in iscrizioni Aquileiesi e il secondo in Concordiesi

Avia-orum significa luoghi disastrosi e difficili e quasi senza strada , il nome di aviano deriva da ciò.


Informazioni tratte dal libro "AVIANO DALLA PREISTORIA"

di Giuseppe di Ragogna edito nel 1967 Fratelli coserini (Pordenone)