1. L'ottavaLa successione dei suoni e'suddivisa in ottave. Un'ottava puo' essere
definita come la distanza che separa due suoni che l'orecchio umano percepisce
come uguali, ma ad altezze diverse (il suono piu' acuto ha una frequenza doppia
rispetto al piu' grave). Deve il suo nome al fatto che i "gradini"
principali che un suono deve fare per raggiungere il suo simile che lo segue - o
che lo precede - sono, appunto, otto. 2. Toni e semitoniPiu' precisamente l'ottava e' divisa in dodici parti uguali: i sette suoni principali e le cinque alterazioni. Queste dodici frazioni sono chiamate semitoni; due semitoni formano un tono. Per capire meglio questo concetto si pensi alla tastiera di un pianoforte, composta di tasti bianchi e tasti neri. I tasti bianchi corrispondono ai sette suoni principali (le sette note), i tasti neri alle loro alterazioni. Il passaggio da un tasto a quello adiacente (bianco o nero) e' un semitono (o mezzotono).3. Le noteA ognuno dei tasti bianchi corrisponde il nome di una nota. La successione
delle note e' la seguente: Do, Re, Mi, Fa, Sol, La, Si; dopodiche' comincia
l'ottava successiva con un nuovo Do e cosi' via. I paesi di lingua tedesca e
anglosassone usano una notazione che utilizza le lettere dell'alfabeto, dalla A
(il nostro La) alla G (il nostro Sol). Nota Storica:La notazione italiana (do, re, mi, ecc.)
nasce intorno all'anno mille con Guido d'Arezzo, che, come aiuto mnemonico per
le varie altezze della scala, suggerisce ai suoi cantori di usare la prima
strofa dell'inno a San Giovanni di Paolo Diacono, utilizzando la prima strofa di
ciascun verso: 4. Le alterazioniLe alterazioni hanno la funzione di spostare un suono, avanti o indietro, di un semitono (o di un tono, nel caso di alterazioni doppie). Le note alterate corrisponderanno quindi ai tasti neri del pianoforte. Le alterazioni sono due: il Diesis (simbolo #), alterazione ascendente, e il Bemolle (simbolo b), alterazione discendente. Ogni tasto nero, percio', potra' contemporaneamente avere due nomi. Ad esempio, il tasto nero tra Do e Re potra' chiamarsi Do diesis o Re bemolle, quello tra Fa e Sol Fa diesis o Sol bemolle, ecc. Le alterazioni vengono neutralizzate dal Bequadro (simbolo), che riporta il suono alla nota naturale.Si ha uno spostamento di un tono nel caso del Doppio Diesis (simbolo , movimento ascendente) e del Doppio Bemolle (simbolo , movimento discendente). 5. Il PentagrammaIl pentagramma e' composto da cinque righe orizzontali parallele. Su di esse, e negli spazi che le separano, vengono scritte le note. Sul margine sinistro del pentagramma sono indicate la chiave, il tempo e la tonalita'. E' suddiviso in battute, o misure, spazi compresi tra due linee verticali. 5. Le ChiaviLe Chiavi sono segni che indicano come leggere le note sul
pentagramma. La piu' usata e' la chiave di Sol o di Violino, che
fissa la posizione del Sol sulla seconda riga. Da li' si puo' determinare la
posizione delle altre note.
Altra chiave frequentemente utilizzata e' la chiave di Basso, che determina la posizione del Fa sulla quarta riga. 6. Il TempoIl tempo indica il numero di movimenti (o accenti) contenuti
all'interno di ogni battuta. E', quindi, l'indicatore metrico-ritmico di un
brano musicale. Viene espresso da una frazione posta all'inizio del pentagramma,
frazione che indica il contenuto, in termini di valore delle note, di ogni
battuta. Il tempo e' binario quando all'interno della battuta vi sono due
delle unita' assunte come valori base del tempo (es. un tempo di 2/4) e ternario
se queste unita' sono tre (es. 3/4). Inoltre si distingue tra tempo semplice
e composto. Si ha tempo semplice se l'unita' di base e' assunta di per
se', come negli esempi appena citati; composto se, invece, l'unita' di base e'
assunta quale multipla di una suddivisione ternaria (es. il tempo di 6/8 e'
composto di due movimenti di 3/8 ciascuno; il tempo di 9/8 da tre movimenti
ecc.) Tempi semplici piu' usati
Tempi composti pił usati
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