MOVIMENTO MARIANO - AUSILIARIE DELLA MADONNA


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VI Puntata

La formazione > Lucia racconta

Madre mia, fiducia mia!

II MEMORIA DI LUCIA : 3° puntata


Lucia racconta che poche volte riusciva a ritirarsi, perché oltre ad essere incaricata di badare ai bambini che le vicine affidavano alla mamma e anche a lei, poiché la madre faceva anche da infermiera nelle cose semplici nei suoi dintorni. La gente andava pure a casa sua per consultarla, quando il malato non poteva uscire. E, se c’era bisogno passava le notti accanto ai malati di lungo tempo, a turno, con le figlie più grandi, perché i membri della famiglia si potessero riposare. Perfino se l’ammalato era un padre di bambini piccoli, questi erano portati in casa dalla Lucia, che era incaricata di trattenerli con giochi e insegnava pure a fare matasse con l’arcolaio e a guidare le spole nel telaio.

(La madre è una donna esemplare sotto tutti i punti di vista religioso – umanitario – caritativo)
In casa di Lucia, comunque, c’era sempre movimento per la frequenza di ragazze che andavano ad imparare il mestiere di sarta o di tessitrice. Per queste ragazze i giorni trascorsi nella loro famiglia li ricordavano sempre come i migliori della loro vita. Le ragazze lavoravano non di giorno perché occupate al lavoro dei campi, ma nelle serate fino a tardi.
Dopo la cena e le preghiere che seguivano, dirette dal padre, si cominciava a lavorare. (Altro che TV – Computer – Telefonini da infinite conversazioni – discoteche ecc.)
La sorella Maria andava al telaio e il papà le riempiva i rocchetti. Teresa e Gloria andavano a cucire; la mamma filava; Carolina e Lucia dopo aver messo in ordine la cucina si occupavano di togliere le imbastiture e di attaccare i bottoni. Il fratello per tenere tutti svegli sonava la fisarmonica, a cui si univano con vari canti. (Che organizzazione e che armonia, che unione, che fusione e che comunione di beni materiali e spirituali: è un vero incanto!)
I vicini andavano spesso a fare compagnia e dicevano che anche se non potevano dormire a causa dell’allegra brigata, si sentivano partecipi della loro gioia e serenità e a loro passavano tutti i cattivi umori udendo questa festa che si faceva nella famiglia di Lucia: Famiglia sempre in festa.

Parecchie donne dicevano alla madre di Lucia: “Beata te! Che figli meravigliosi, il Signore ti ha dato!”

A tempo proprio facevano anche la spannocchiatura al chiaro di luna. Lucia allora si sedeva sulla cima di un mucchio di granturco e lei doveva dare un abbraccio sorpresa quando capitava una pannocchia rosso scuro.
Intanto le esperienze vissute nella Prima Comunione lasciarono un gran segno in tutta la sua vita, favorendole una intima unione con Dio. Ma insieme a tanti vezzeggiamenti Lucia ebbe pure molte sofferenze dovute anche alla sua fine sensibilità spirituale.

Arrivò all’età di 7 anni. La madre voleva che Lucia iniziasse a custodire le pecore. Il papà non avrebbe voluto e neanche le sorelle più grandi, avrebbero desiderato per lei un’eccezione per l’affetto che le portavano, ma la madre non cedette. Carolina aveva 12 anni e doveva iniziare a lavorare nei campi o imparare a fare la sarta o la tessitrice se ne aveva voglia. E così a Lucia fu affidata la custodia del loro gregge.


Intanto si sparse subito la voce che Lucia iniziava la vita di pastora e molti pastori volevano essere suoi amici. Lei disse sì a tutti e così andavano insieme sui monti. Il giorno dopo la montagna fu piena di pastori e di greggi. Ma Lucia non si sentiva a suo agio fra tanto gridare. Così si scelse solo tre compagne con le quali si accordò per andare in pascoli diversi e scelsero il monte Cabeço. Salirono con le greggi fin sulla cima del monte, ai loro piedi c’era un gran bosco, che si stendeva nella piana della valle con ulivi – castagni – pini – lecci ecc. Dopo colazione Lucia invitò le compagne a dire il Rosario e accettarono volentieri. (Oggi non viene neanche in mente alle ragazze di fare una tal proposta di preghiera, figuriamoci!...)
Avevano appena cominciato, quando vedono davanti ai loro occhi, come sospeso nell’aria, sopra il bosco, una figura, come se fosse una statua di neve, che i raggi del sole facevano un po’ trasparente. Che roba è quella? Domandarono le amiche un po’ impaurite. Non so, rispose Lucia. Continuarono la preghiera sempre con gli occhi fissi in quella figura, che scomparve appena la finirono. Lucia stette zitta, secondo il suo solito. Ma le compagne spifferarono tutto nelle loro famiglie. La cosa arrivò alle orecchie della madre che le disse: “Senti un po’, dicono che hai visto giù di lì non so che. Si può sapere, che hai visto?” – Rispose: “Non so.” E siccome non sapeva spiegare, aggiunse: “Pareva una persona avvolta in un lenzuolo, di cui non si riusciva a vedere né gli occhi e né le mani”. – Stupidaggini di bambini, disse la madre con tono spregevole.


Passò un po’ di tempo e tornarono nello stesso posto e si ripetè la stessa cosa durante il Rosario. E, così fu ancora per un’altra volta e le compagne raccontavano tutto in famiglia. La madre di Lucia sentì parlare per la terza volta di questi fenomeni dalla gente di fuori, senza che Lucia ne avesse mai fatto cenno. E allora domanda di nuovo alla figlia: vediamo un po’ – cos’è questa roba che voi vedete giù di lì? – Mamma non so cos’è!
Intanto parecchi cominciavano a prendere in giro Lucia e le amiche. E poi dal tempo della Prima Comunione, spesso restava assorta e le sorelle le dicevano con una punta di ironia: “Stai vedendo qualcuno avvolto in un lenzuolo?!” – Queste parole di commiserazione e di ironia colpivano molto la sensibilità di Lucia che era abituata solo a ricevere carezze e attenzioni. A questo punto Francesco e Giacinta, chiesero di custodire il gregge e di unirsi a Lucia, la quale lasciò le compagne e si unì ai suoi cugini accordandosi di andare non più sui monti per non incontrare gli altri pastori.

Un giorno andarono nella proprietà dei genitori di Lucia e verso metà mattina cominciò a cadere una pioggerellina fine per cui cercarono una roccia per ripararsi ed entrarono per la prima volta in una grotta. Si trovava in mezzo ad un uliveto di proprietà del padrino Anastasio, di là si vedeva il piccolo paese natìo, la casa dei suoi genitori e altro.

Passarono là la giornata anche se la pioggia era finita e splendeva un sole bello e caldo. Fecero il solito spuntino e recitarono il Rosario, dicendo solo AVE MARIA e Padre nostro! Per far presto per mettersi subito a giocare. Finita questa preghiera iniziarono il gioco dei sassolini. Mentre erano tutti intenti, si alzò un vento forte che scuoteva gli alberi tanto da far alzare loro gli occhi, poiché il giorno era sereno. Allora, videro sopra l’uliveto quella figura di cui si è detto prima. Francesco e Giacinta non l’avevano mai vista e lei Lucia, da riservata che era, non aveva mai detto nulla a loro. Man mano che la figura si avvicinava riuscirono a vedere le forme di un giovane dai 14/15 anni, bianco come se fosse di neve, che il sole rendeva trasparente simile a cristallo e di grande bellezza. Arrivato vicino disse: “Non abbiate paura, sono l’Angelo della pace. Pregate con me. E inginocchiatosi a terra, curvò la fronte fino al suolo (gesto di adorazione) e fece ripetere 3 volte queste parole: “Mio Dio, io credo, adoro, spero e vi amo! Io vi domando perdono per quelli che non credono, non adorano, non sperano e non vi amano!” – Poi, alzatosi, disse: “Pregate così perché i Cuori di Gesù e di Maria stanno attenti alla voce delle vostre suppliche”.
Le sue parole si impressero talmente nella loro anima che non le scordarono più. E da allora trascorrevano molte ore prostrati a terra ripetendo quelle parole, fino a cadere dalla stanchezza. Lucia raccomandò di mantenere il segreto e questa volta, grazie a Dio, i cugini ascoltarono.
(Ecco, l’adorazione è uno degli aspetti del nostro Carisma di “Ausiliarie della Madonna”, a cui voi del Movimento Mariano volete unirvi, con essa s’intende riparare le offese arrecate ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria e in particolare consolare quello della Madre Santissima Maria. A tal fine ogni primo sabato di mese dedichiamo a questo scopo la nostra adorazione comunitaria con una veglia mariana. Ma ciò che dobbiamo acquisire sempre più è lo spirito di adorazione che consiste nel pensiero rivolto spesso a Dio come atto di amore, di riparazione, di fronte ad una bestemmia, ad un evidente peccato o con un servizio sgradevole fatto con amore o con un atto di obbedienza alla sua volontà. Questo si può anche concretizzare con momenti di adorazione-preghiera personale in casa in orari possibili o in Chiesa quando non c’è nessuno o anche nell’adorazione organizzata in parrocchia. Per restare in sintonia ricordare spesso le parole dell’Angelo e il suo atteggiamento, se non si può fisicamente, si fa con la mente e il desiderio del cuore, almeno all’inizio di ogni preghiera di adorazione).


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