Le storie di Motta Baluffi: Delfo ottobre 1944

Delfo dopo l'8 settembre 1943 con il disfacimento dell'esercito italiano, tornò a casa a piedi dalla Grecia ed arrivò nottetempo. Dopo qualche giorno una pattuglia di carabinieri e repubblichini lo vide e gli chiesero i documenti.

Egli rispose che al momento ne era sprovvisto ma che comunque li avrebbe accompagnati presso il comune di Motta Baluffi dove erano custoditi. 

Così si mise davanti ed accompagnò le forze dell'ordine presso il comune.

 Davanti alla porta, con gesto ossequiente, si inchinò davanti a loro e li invitò ad entrare per primi. 

Non appena furono entrati, con un balzo fulmineo chiuse la porta a chiave dietro di loro e balzando giù per le scale fuggì attraverso il mais dileguandosi. 

Verso sera presso la sua abitazione si presentarono i repubblichini, guidati dal loro capo "al  Toscanino"ed entrarono in casa a malo modo. Minacciarono i familiari chiedendo loro dova si fosse nascosto e la madre rispose che era a soldato, in  guerra. In quel momento giunse a casa il fratello; il Toscanino minacciò di portare via lui, ed allora la moglie allora incinta ebbe uno svenimento e cadde a terra. 

Come una tigre ferita a cui vengono minacciati i piccoli, la madre di Delfo prese in mano la molla del focolaio e si avventò contro i repubblichini spingendoli fuori di casa. Questi minacciarono di tornare in forza con un camion per portarli tutti in Germania. La madre rispose loro di tornare con un bel camion grande, perchè sarebbero stati in molti ad attenderli.

 Fortunatamente i fascisti di li a poco avevano altro a cui pensare e non tornarono. 

Nel frattempo Delfo si unì ad una squadra di fuggiaschi e partigiani  nei boschi che allora coprivano la golena tra Motta e Torricella del Pizzo. L'unico nome dei compagni di Delfo che riesco a ricordare è quello di Darico. 

Qualche giorno dopo il 25 Aprile  Delfo si trovava a Cremona, nei pressi dell'allora famigerata Villa Merli. Poco lontano, in una bottega di barbiere vide che sulla sedia era seduto il Toscanino. Gli si presentò davanti, lo tirò giù dalla sedia dicendogli che lo avrebbe consegnato a Villa Merli (dove nel frattempo erano stati giustiziati diversi fascisti), ma appena fuori dal locale lo allontanò a calci nel sedere.

 

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