Il dialetto di Motta Baluffi: le regole ortografiche

La cultura e la lingua popolare sono tramandate oralmente, ma purtroppo con il passare del tempo, a causa del mutamento delle condizioni di vita e con il ricambio generazionale, ogni giorno si perde inesorabilmente qualcosa. Raramente i fatti e le cose che riguardano i piccoli paesi come Motta passeranno alla storia, ma non per questo meritano di cadere nell’oblio. Con il mio modestissimo lavoro ho inteso tramandare per iscritto alcuni vocaboli e modi di dire del nostro dialetto, o almeno quello parlato nella seconda metà del XX secolo. Non esistendo regole grammaticali specifiche, essendo il dialetto una lingua parlata, le ho create io su misura, spero che nessuno se ne abbia a male.

La doppia vocale affiancata sta a significare un prolungamento del tempo di pronuncia, essendo il dialetto di Motta molto "cantilenato". Non esistono esempi da poter citare nella lingua italiana.

La E è di due tipi: É di ECCO, E di ECO.

La O è di due tipi: Ó di OCA, O di ORA.

Esiste un suono simile alla EU francese trascritto con  Ö (neuf)

Esiste un suono simile alla U tedesca (MULLER) trascritto con Ü

Sono uguali a quelle della lingua italiana ad eccezione di una deformazione della S, trascritta con Š. La pronuncia è simile a quella della S in ESEMPIO, COSA, ROSA.

Esiste una particolare pronuncia della SC, che vengono scandite staccate fra di loro, dal suono simile a quello usato in SCODELLA, trascritto  con SK

La speranza è quella di salvaguardare una lingua, la lingua dei nostri padri, che lentamente ed inesorabilmente si sta perdendo. 

Ancora oggi chi  parla il dialetto è visto con diffidenza, considerato uno zotico o peggio un ignorante. 

Fra qualche anno, se si continua così, la conoscenza del dialetto sarà esclusiva delle persone colte. 

Il dialetto è un patrimonio, è cultura, facciamo in modo di salvare il salvabile, perchè moltissimo ce lo siamo già perso.

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