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Pierre Teilhard de Chardin 1881 -1955

Il dramma di Teilhard de Chardin si può pressapoco descrivere così: non più un generico tentativo di conciliare fede e ragione, ma la precisa consapevolezza che la ragione abbia qualcosa da insegnare alla fede, perchè la razionalità umana non è ispirata dal demonio, ma da Dio. Potrebbe anzi essere l'irrazionalismo di una fede fanatica uno dei tanti aspetti del demonio, ma poichè le autorità ecclesiastiche mai si sono spinte a simile riflessione, cioè ad una condanna secca ed inequivocabile del fanatismo, e recentemente lo hanno anzi incoraggiato, cedendo alla piazza per la beatificazione di un certo Padre Pio, la questione è ancora aperta e chissà per quanto tempo lo sarà ancora.
Per un sacerdote arrivare a queste "conclusioni" non è e non era per nulla facile. Si trattava e si tratta di entrare in conflitto quasi galileano, dunque epico, con autorità ecclesiastiche nel loro insieme restie ad accogliere le verità, spesso incerte e provvisorie, della scienza. La verità continua a far paura ai dogmatici, segno che la loro fede è solo un trucco, perchè se avessero fede, non si comporterebbero così.
Del resto su questo rapporto tra religione cristiana e scienza vi è da millenni un seria ipoteca, la prima lettera ai Corinzi di San Paolo, il quale bollò il sapere dell'uomo come follia, senza peraltro distinguere tra sapere e sapere, come ad esempio anche il sapere di un medico (l'evangelista Luca, medico ad Antiochia e per molto tempo compagno di San Paolo) ed il sapere di un filosofo scettico, con cui lo stesso San Paolo ebbe a che fare nel famoso episodio dell'Aeropago.
Dunque, Teilhard de Chardin, nato a Sarcenat (Auvergne) nel 1881 ed entrato nella Compagnia di Gesù nel 1899, fu costretto dalla sua stessa natura di uomo che pensa e non accetta fideisticamente alcunchè dimostri qualche falla logica ed empirica, a porsi problemi di portata decisiva.
Formatosi in un clima positivistico, ma non positivisticamente dottrinario, comprese ben presto che la teoria dell'evoluzione era indiscutibilmente vera e che i dogmi della fede, in primis quella del "creazionismo" , erano pericolosamente vacillanti.
Pessimi difensori della fede, specie in ambito protestante, ma non solo, potrebbero obiettare che è nella perversa natura del gesuitismo "arrangiare" le proposizioni della fede alla realtà delle culture da "convertire" al cristianesimo.
Nulla di più falso, in verità. Il problema del gesuitismo non era e non è così generico.
Semmai vi potrebbe essere un problema di conversione delle culture che nulla hanno a che fare con i temi fondamentali della giustizia e della carità cristiana, ad esempio la cultura della colonizzazione e dello sfruttamento dell'indigeno, ovvero la strumentalizzazione del gesuitismo, ed in generale della "missione", a fini del tutto opposti a quelli dell'evangelizzazione.
Ma questo non richiederebbe alcuna preparazione teologica preliminare. Qualsiasi persona di buon senso dovrebbe e potrebbe saper distinguere quando la predicazione di "cristiana sopportazione" è falsa come Giuda, , e quindi si propone solo di sottomettere l'indigeno ignorante al bianco sfruttatore, e quando invece ha il senso autentico di liberare dall'idolatria, dall'animismo, dalla superstizione sciamanica e sacerdotale. La figura del medico-missionario che in tanti film hollywoodiani di seconda e terza categoria manda all'aria il potere dello stregone e dei totem semplicemente facendo punture di antibiotici è forse uno degli aspetti più veri del cristianesimo delle missioni.
Questo senza togliere che la "conciliazione" cinematografica presenta un aspetto aulico che nulla ha a che vedere con la realtà.

Che nella storia le due prospettive si confondano è pacifico, tanto più che il culto dei santi è spesso un sostitutivo dell'idolatria, come scrisse Hume, e questo è ancora più vero quando si beatificano "gesuiticamente" santi indigeni per ottenere consensi; ma che la prospettiva genuinamente ispirata sia morta, non è affatto scontato. E per l'appunto Teilhard de Chardin ne fu la prova evidente con il suo piccolo "martirio".
Per molto tempo gli venne proibito di scrivere libri su argomenti non scientifici, quindi di ordine religioso, teologico e filosofico.
Ciò è davvero ripugnante. Ma ancora più ripugnante è che il principale responsabile dell'odioso provvedimento sia da poco stato beatificato a sua volta. Chiesa incorreggibile o "questo" clero romano davvero da rivoltare da cima a fondo?

Lasciamo questa domanda senza risposta e proviamo a comprendere in cosa il pensiero di Teilhard de Chardin fu davvero innovativo.
Secondo Teilhard la teoria dell'evoluzione non è una semplice ipotesi che riguarda solo la biologia, ma una verità scientifica indicutibile che coincide con al realtà stessa dell'universo.
In pratica è l'essere stesso delle cose, degli enti esistenti nella loro realtà ontologica ad essere un continuo mutamento processuale progressivo.
Nell'evoluzione vi sono stati momenti e passaggi significativi ed uno di questi fu quando, alcuni miliardi di anni fa, dalla materia "stoffa dell'universo" che conteneva in potenza precisi programmi di sviluppo, si sono formati gli astri, il sole, i pianeti e quindi la terra.
Seguendo la biologia Teilhard mostra come attraverso un processo irripetibile (dunque davvero creativo, dove pertanto la creazione non viene affatto negata) si siano formate molecole, proteine, virus, batteri, cellule, organismi viventi complessi, costituendosi così la biosfera.
La stessa biosfera, espandosi, in tutte le direzioni e originando piante ed animali, attraverso una mutazione denominata "cefalizzazione crescente" ha preparato il terreno alla comparsa dell'uomo.
Alla comparsa dell'uomo è corrisposto il determinarsi di una nuova sfera, la "noosfera", che ha consentito il formarsi di una coscienza umana sempre più ampia.
Per noosfera scrive Carlo Formenti si intende il "termine con cui il filosofo definisce l’insieme di tecnologie, codici e sistemi di comunicazione che ricoprono il mondo come un immenso sistema pensante artificiale (Teilhard de Chardin scriveva mezzo secolo prima di Internet, ma ebbe folgoranti intuizioni sul futuro dei calcolatori, che emettevano allora i primi vagiti)".
Il pensiero di Teilhard è che questo processo non sia affatto giunto al termine e che l'umanità, stia marciando vero traguardi evolutivi ancora superiori. In ciò mostrando una singolare sintonia con il pensatore-guru di origine indiana Aurobindo.
La meta dell'uomo è infatti per Teilhard il punto Omega di cui si parla nell'Apocalisse, cioè Cristo, la coscienza cristica, intendibile anche come Logos non solo coesistente a Dio, ma come termine metafisico iscritto nella materia primordiale.
Per Teilhard il punto Omega non è quindi l'uomo generico, l'uomo della strada, l'uomo in carne ed ossa, trattandosi sempre di persona relativa e finita. Per questo l'individuo limitato tende ad andare oltre sè stesso, verso qualcuno che lo completi e gli dia senso.
Il fondatore di ogni senso è Cristo, ovviamente da intendersi come Logos e probabilmente come "pensiero di pensiero".
In tal modo il ciclo cosmico sarà compiuto e l'Alfa coinciderà con l'Omega.


Bibliografia
Le Opere di Pierre Teilhard de Chardin sono state tradotte e pubblicate da il Saggiatore nel 1968.
Nei sotterranei di qualche bibioteca potrebbero trovarsi, ma non è detto:
di G Straniero "L'ontologia fenomenologica di Teilhard de Chardin", Milano 1969
di F. Ormea "Teilhard de Chardin. Guida al suo pensiero scientifico e religioso" Firenze 1969 - due voll.
di R. Gibellini "La discussione su Teilhard de Chardin" Brescia 1968
di U. Staico "il pensiero politico di Teilhard de Chardin e la sua critica alla democrazia" Milano 1976
di L. Morgione "Teilhard de Chardin" Roma 1977

Una pagina decisamente controcorrente sulla posizione della Chiesa e di questo papa Giovanni Paolo II, in merito all'evoluzione si trova al sito



moses ~ 13 ottobre 2000 ~